Fahrenheit 77: Samuel Rosenthal
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(Riccardo M.)
Non era facile vivere di scacchi un secolo e mezzo fa. Ci riuscì, e molto bene, un intelligente, sveglio e astuto personaggio: Samuel Rosenthal.
Samuel era nato a Suwalki, in Polonia, da famiglia israelita, il 7 settembre del 1837. Studiò legge a Varsavia, poi, in seguito ai moti insurrezionali del 1864, emigrò a Parigi, dove nel 1888 avrebbe preso la cittadinanza francese.
Non perse tempo per mettersi qui in evidenza: giocava al Café de la Régence e vinse subito tre campionati consecutivi in questo circolo, dal 1865 al 1867. Poteva già essere considerato il più forte giocatore di Francia di quegli anni.
Fu tra i partecipanti a quello che nel 1867, a Parigi, venne considerato come il primo grande torneo all’italiana della storia. Il torneo era a doppio girone e le patte contavano zero punti. Doveva esserci pure l’astro nascente americano Paul Morphy, ma all’ultimo momento vi rinunciò. Il primo premio, uno splendido piatto in maiolica del valore di 5.000 franchi donato personalmente da Napoleone III, andò al vincitore Von Kolisch, che mise in fila Winawer, Steinitz e Neumann. Rosenthal fu soltanto 9° su 13, ma risulterebbero perse a forfait ben 8 partite.
Ugualmente non brillò troppo nel 1870 a Baden Baden, dove però sconfisse Anderssen. La miglior prova in assoluto della sua vita fu invece data dal 4° posto di Vienna 1873, un altro curioso e lunghissimo torneo disputato con mini-matches su 3 partite fra 12 giocatori.
Fu questo in pratica il primo super torneo svoltosi nella capitale austriaca e venne organizzato in occasione della quarta Esposizione Universale, all’interno del grandioso Palazzo dell’Industria, appositamente costruito. Si giocò addirittura per 38 giorni, fra il 21 luglio e il 29 di agosto, in una Vienna tuttavia semideserta e poco fortunata che vide, quell’estate, prima il crollo della borsa e poi un’epidemia di colera.
Rosenthal fu preceduto solo dal vincitore Blackburne (che però sconfisse nel mini-match diretto), da Steinitz e da Anderssen.
Eccone la tabella:

Nei tornei Samuel Rosenthal sapeva dare il meglio di sé. Fu invece un mezzo disastro nelle sfide individuali, che ne ridimensionarono notevolmente lo spessore. A Parigi nel 1864 perse nettamente dal barone Von Kolisch per 7 a 1 (senza patte), mentre nel 1869 perse da Neumann per 12 a 2 (con 8 patte). Andò meglio contro un avversario più “tenero”, John Wisker, sconfitto a Londra nel 1871 per 3 a 2 (con 4 patte).
Nel 1880 vinse il suo primo serio torneo (non di eccelsa categoria in verità), quello di Parigi, precedendo Albert Clerc e Jules Arnous De Rivière.
Evidentemente sentendosi in forma, lanciò una sfida al campione inglese Zukertort. E anche Zukertort lo superò largamente (7 a 1 con 11 patte). Il match, che assegnava il successo a chi per primo avesse vinto 7 partite, durò dal 3 al 25 giugno 1880, si svolse al St. George’s Chess Club ed ebbe una grande risonanza. Si pensi che tutte le 19 partite, accuratamente commentate niente meno che dal grande Steinitz, furono da questi pubblicate nella rubrica che egli teneva sul “Field” e così poi riportate dalla nostra “Nuova Rivista degli Scacchi” nei fascicoli da giugno a dicembre dello stesso anno.
Un curioso particolare: nel regolamento della sfida londinese con Zukertort si era, fra l’altro, stabilito che se la temperatura per tre giorni consecutivi, o per cinque giorni nel corso di una stessa settimana, avesse superato i 77 gradi Fahrenheit, a Rosenthal era concesso il diritto di interrompere il match e rimandarne la prosecuzione addirittura all’autunno. E’ vero che nel 1880 non esisteva l’aria condizionata, ma ricordo che i 77 Fahrenheit corrispondono ad appena i nostri 25 gradi Celsius. Ciò la dice lunga non tanto sulla sopportazione del caldo da parte di Samuel, quanto sulla sua abilità di imporre certe regole nei matches pur non avendone praticamente mai vinto nessuno d’importante.
La verità è che il nome di Samuel Rosenthal incuteva all’epoca timore e rispetto al di là di motivi strettamente tecnici. Infatti lui era ormai nel 1880 celebre per le numerose rubriche che aveva tenuto su giornali di larga diffusione quali “La Revue des jeux, des arts e du sport”, “La Republique Francaise” e “Le Monde illustré”. Inoltre molta considerazione aveva la sua capacità, per quegli anni eccezionale, di giocare alla cieca fino a 10 partite contemporaneamente, così come la sua abilità nelle simultanee favorita da una prontezza di analisi invidiabile. Tra queste si ricorda quella del 1891 al “Gran Cercle” di Parigi, quando, dopo oltre cinque ore di lotta (e lui aveva già 54 anni), poté chiudere con un ragguardevole risultato di 27,5 punti su 30 e una sola sconfitta.

Samuel Rosenthal era anche un buon giocatore per corrispondenza, ma soprattutto era un maestro di scacchi, un insegnante. E i suoi allievi appartenevano alla migliore aristocrazia parigina. La colonia spagnola a Parigi, ad esempio, lo fece decorare nel 1886 dell’Ordine di Carlo III.
Insomma, Rosenthal era un vero e proprio professionista, di quella categoria di persone che più che a vincere partite tiene assai al “vil denaro”. In proposito sarebbe passata agli annali la causa da lui intentata nel 1898 contro un suo allievo, tal De Bolaschow (o De Balaschow secondo altre fonti), al quale egli reclamava un onorario, non corrispostogli, per alcune lezioni di scacchi. L’avvocato di Rosenthal chiese durante il processo la bellezza di 25.000 franchi per risarcimento danni, una pensione annua di 1.500 franchi e in più 1.000 franchi per spese sostenute a causa di un viaggio. Il tribunale della Senna accolse tali richieste solo in minima parte, ovvero per appena 1.500 franchi di onorari vari.
Samuel Rosenthal morì a Neully-sur-Seine (Francia) il 12 settembre del 1902, pochi giorni dopo aver compiuto i 65 anni.
Un suo pronipote è lo scrittore americano David Shenk (Cincinnati 1966), tra l’altro autore nel 2008 del libro “The immortal game: A History of Chess”.