Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

I fantastici avvenimenti degli anni ‘70

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(Riccardo M.)
Un momento, prego: che non si cada in errore col titolo! No, non parliamo dell’epoca dei vari Fischer, Spassky, Larsen, Tal, Portisch eccetera, bensì degli anni Settanta del secolo XIX: cent’anni prima, sì, ma altrettanto gloriosi anche se geograficamente limitati a pochi Paesi. Vediamo allora in sintesi gli avvenimenti principali di quegli anni, nel mondo e qui in Italia.

(James Hamilton (1818-1880): “A Game Of Chess”, olio su tela)

Fra il 1870 e il 1879 gli scacchi conobbero senza dubbio un decennio di crescita e fulgore.

Il 1870 ….

fu l’anno della grande guerra franco-germanica, con Napoleone III che, sconfitto a settembre a Sedan dalle truppe del feldmaresciallo von Moltke, cedeva il passo a Guglielmo di Prussia.

E Adolf Anderssen (1818-1879) a Baden Baden sottolineava il nascente predominio tedesco, vincendo il torneo con mezzo punto di vantaggio su Wilhelm Steinitz (1836-1900), penalizzato dalla coppia di sconfitte subite proprio ad opera del “Leone di Breslavia”. Appena dietro, in terza piazza, giungevano Blackburne e Neumann. Si giocò dal 18 luglio al 4 di agosto, proprio mentre scoppiava la guerra tra Francia e Prussia, in una Baden Baden (che si trovava al confine tra i due Stati) parzialmente evacuata. Il giovane Adolf Stern, chiamato alle armi, aveva dovuto lasciare il torneo dopo il quarto turno (tra l’altro una patta con Steinitz).

Nominiamo Anderssen campione del mondo del 1870 (permetteteci d’ora in avanti questa “licenza”, visto che in quegli anni non poteva ancora aversi un’aggiudicazione ufficiale e condivisa del massimo titolo).

Il 1871 ….

vedeva l’emergere di un giocatore d’oltreoceano, il capitano George MacKenzie (1837-1891), e in Europa del medico e pianista di Riga Johannes Hermann Zukertort (1842-1888), che a Berlino batté in un match (5 vinte contro 2) il suo ex maestro Anderssen.

A Krefeld, cittadina al confine col Belgio, aveva invece prevalso un altro tedesco, Louis (Ludwig) Paulsen, dopo spareggio a tre con Anderssen e Minckwitz, un piccolo torneo noto per essersi concluso senza neppure una patta.

Anderssen s’imponeva invece nel pentagonale di Lipsia, dopo spareggio con Samuel Mieses. Zukertort assumeva la direzione della rivista “Berliner Schach-Zeitung”. Nominiamo Zukertort campione del mondo del 1871.

Johannes_Zukertort
J.Zukertort

Nel 1872 ….

si aveva la definitiva esplosione di Steinitz, che trionfava a Londra con due punti di vantaggio sul campione inglese Joseph Henry Blackburne (1841-1924) e poi batteva quest’ultimo in un match (+7 -1 =2). Quindi Steinitz apriva sul “The Field” una sua rubrica di scacchi, dalle cui pagine era solito sfidare Zukertort, suo acerrimo rivale, in colorite contese verbali. La contesa sulla scacchiera pure ci fu, ebbe luogo a Londra e prevalse Steinitz nettamente: +7 -1 =4. Nominiamo Steinitz campione del mondo del 1872.

Nel 1873 ….

Steinitz riusciva a prendersi la rivincita in torneo sul declinante Anderssen a Vienna, dove quest’ultimo finiva solo terzo, mentre sul gradino più alto un eccellente e mai domo Blackburne affiancava Steinitz, che però prevalse nelle due partite di spareggio. In un nuovo match Steinitz strapazzava Blakburne, decisamente inadatto per quella formula, con un eclatante 7 a 0, un incontro che rimase famoso perché per la prima volta gli “orologi a suoneria” presero il posto delle vecchie clessidre. Confermiamo Steinitz campione del mondo del 1873, poi 1874 e 1875.

Joseph_Henry_Blackburne
J.H.Blackburne: “The Black Death”

Nel 1873 s’iniziarono a giocare a Milano e a Roma i primi tornei cittadini italiani; a Roma G.Tonetti precedeva L.Sprega ed altri 23 giocatori. Il grande Serafino Dubois (1817-1899) assumeva la direzione della rubrica di scacchi de “L’Illustrazione Italiana”, che tenne fino al 1875, e ed ebbe un giorno di quell’anno l’occasione di giocare al “Caffè Ruccini”, in Piazza San Carlo, addirittura col generale Menotti Garibaldi.

Nel 1874 ….

moriva Howard Staunton, inglese, uno dei giocatori più noti del secolo, sul quale avrebbe pesato per sempre il (corretto) giudizio espresso in quei giorni dall’americano Paul Morphy: “Staunton aveva una conoscenza approfondita della teoria, somme capacità di analisi, notevole senso della posizione; ma tutte quelle qualità dovevano essere integrate da immaginazione e creatività, che in lui non ho mai riscontrato”.

A Chicago vinceva il suo secondo titolo americano George Henry Mackenzie (nato in Scozia), il quale tuttavia solo nel 1878 sarebbe tornato a misurarsi nei tornei d’Europa e avrebbe poi impresso il suo nome e la sua classe nel forte torneo di Francoforte 1887.

A Livorno nasceva la “Nuova rivista degli Scacchi”, creata (scrisse Dubois) “da una schiera di dilettanti, partigiani assoluti del Giuoco Francese”.

Il 1875 ….

vide un fiorire un po’ dappertutto in Europa dei tornei di campionato nazionale. L’Italia non fece eccezione, e sull’albo d’oro il primo a scrivere il proprio nome fu l’ingegnere romano Pietro Seni (1841-1909): il torneo, sponsorizzato anche da un nobiluomo, il marchese Forcella, si disputò a Roma dal 26 aprile al 26 maggio e Seni di mezzo punto ebbe la meglio su Giovambattista Maluta, Giovanni Tonetti e altri 6 concorrenti. Si giocava nelle magnifiche sale del Palazzo del Drago, sede del Circolo Filologico. La casa del marchese Forcella, poi caduto in disgrazia, dal 1871 era spesso frequentata dai migliori giocatori romani: Seni, Bellotti, Tonetti, Sprega e lo stesso Serafino Dubois, com’egli raccontava nei suoi “Quarant’anni di vita scacchistica”.

Ma in quell’anno in Europa fece scalpore di più il violento litigio che il permaloso e collerico Steinitz ebbe al London Chess Club, dal quale diede le dimissioni convinto di aver ricevuto insanabili sgarbi.

Serafino_Dubois_scacchi_chess

Nel 1876 ….

qualcuno inventò il “premio di bellezza”. Il primo della storia se lo aggiudicò, per la partita contro James Mason, l’inglese Henry Bird (1830-1908), che ebbe chiara fama non solo per l’apertura che porta ancor oggi il suo nome, ma anche per essere stato autore di un libro dal titolo “Analisi delle ferrovie nel Regno Unito”. E riapparve Blackburne, quasi inarrestabile in torneo, che a Londra vinse con un ottimo 10 su 11 precedendo Zukertort.

A Lipsia si ebbe la sfida fra Anderssen e un altro tedesco già emigrato in America, Louis Paulsen (1833-1891). Vinse quest’ultimo (di 15 anni più giovane) di misura: +5, -4, =1. Paulsen, impeccabile nella difesa e nel gioco manovrato, grande specialista del gioco “alla cieca”, fu inventore di una nota linea della difesa Siciliana.

Si spegneva ad Hastings Johann Jakob Lowenthal, ungherese di origine, tra i più forti giocatori del secolo. Sarà presto il protagonista di un nostro articolo.

La Germania stava ormai diventando, alla pari di Londra, la piazza principale degli scacchi: nel torneo di Dusseldorf, che già ne aveva organizzati diversi nel decennio precedente, s’impose Wilfried Paulsen, il fratello maggiore di Louis. Nominiamo Louis Paulsen campione del mondo del 1876, pur avendo lui “steccato” il pentagonale di Lipsia, dove fu preceduto dallo stesso Anderssen, da Goering e Pitschel.

Nel 1877 ….

la neo-costituita “Deutsches Schachbundes” organizzò il torneo di Lipsia in onore dei 50 anni di attività agonistica di Anderssen. Questi colse un pregevole 2° posto, ad onta dell’età e alla pari con Zukertort, il quale poi lo sconfisse nello spareggio. La vittoria assoluta arrise a Paulsen, ormai da anni fra i migliori 3 o 4 giocatori al mondo. Sul quarto gradino Winawer. Alla fine del torneo si organizzò un nuovo match Anderssen-Paulsen, con vincitore chi avesse conseguito per primo 5 partite. E alle 5 vittorie arrivò Paulsen, rinsaldando il suo valore, nella nona partita (+5 -3 =1). Confermiamo Louis Paulsen campione del mondo del 1877.

Anderssen_Feier_DSB_Leipzig_1877

Nel 1878 ….

altro netto successo di Louis Paulsen (8 su 9), a Francoforte, con Schwarz e Anderssen sul podio. A Parigi, in un celebre torneo svoltosi in occasione della Esposizione Universale, arrivava però con p. 16,5 su 22 il primo grande successo di Johannes Zukertort, davanti al polacco Simon Winawer (battuto per 3 a 1 nel match di spareggio), a Blackburne, Mackenzie, Bird, Anderssen, Englisch e altri 5 giocatori. Fu, questo, l’ultimo torneo giocato da Anderssen, che si spense l’anno successivo. Era presente a Parigi anche Steinitz, ma solo come giornalista! Nominiamo Zukertort campione del mondo del 1878 e 1879.

A Livorno nel 1878 si disputò il secondo campionato italiano, in agosto, sotto un caldo terribile (40 gradi), e prevalse ancora un romano, Luigi Sprega (1829-1887), che perse una sola partita e precedette di due punti Gustavo Maluta.

Proprio all’inizio dell’anno a Roma si riunirono nel “Caffè della Minerva”, nella omonima piazza, sotto la bandiera dell’Accademia i giocatori di tre e quattro caffè differenti. Ne diventò Presidente Giovanni Tonetti, ancora lontano dal pensare ad un seggio in Campidoglio, e Vice-Presidente Dubois. Per festeggiare la nuova sede fu organizzato un torneo, che durò mesi e al quale presero parte (narra Dubois) una trentina di giocatori: finì ad aprile del 1879 col successo di Leopoldo Bellotti davanti a Luigi Sprega e al Cav. Bartolomeo Forlico.

Nel 1879 ….

Lipsia organizzò il “1° Kongress des Deutschen Schachbundes”. Il favorito Paulsen fu solo secondo, preceduto dal giovane austriaco Berthold Englisch (1851-1897): gli anni passavano anche per lui. Englisch non fu una meteora, perché a Wiesbaden l’anno dopo avrebbe saputo confermare le sue qualità, appaiando in cima alla classifica Blackburne e Schwarz, in un torneo che vide Louis Paulsen appena al 9° posto.

All’Accademia Romana fece la sua riapparizione nel 1879 un vecchio amico e rivale di Dubois, l’inglese Marmaduke Wyvill (1815-1896), che Dubois descriveva “invecchiato però e generalmente un po’ brillo dall’abuso dei liquori; giuocò con alcuni dei nostri migliori con vario esito; con me perdé quasi tutte le partite”.

Riepiloghiamo allora i “nostri” campioni del mondo dei “nostri” fantastici anni ’70 : 1870 Anderssen, 1871 Zukertort, 1872, 73, 74 e 75 Steinitz, 1876 e 77 Louis Paulsen, 1878 e 79 Zukertort.

Cosa scrive invece la storiografia ufficiale? Scrive che i campioni del mondo “non ufficiali” debbano nell’Ottocento essere considerati Anderssen (1851-58), Morphy (1858-62) e Steinitz (1866-1894, allorché perse il match con Lasker). Alcuni considerano Steinitz il primo campione mondiale “ufficiale” a partire dal 1886, ovvero dal match da lui vinto con Zukertort a St.Louis e a New Orleans. Ma nel 1886 Zukertort (che infatti si spense nel 1888) già non era più quello degli anni ’70. Stento a credere che negli anni 1886-1894, quando aveva più di 50 anni, Steinitz sia sempre stato il miglior giocatore, e che lo sia stato tutti gli anni e per quasi trent’anni di seguito. Ma ormai si sa così, per convenzione e semplicità. Spesso ha la sua parte, in certe valutazioni storiche riassuntive, anche la personalità, e quella a Steinitz non difettava di certo. Grande campione, innegabilmente, ma anche grande manager di se stesso. E grande anche fisicamente, così grande e ingombrante che ha finito per ingombrare la storia degli scacchi anche un filino oltre i propri meriti.

Scherzi a parte e in conclusione, il decennio 1870-1879, con i nuovi orologi, i nuovi tornei nazionali, i primi “supertornei”, i “premi di bellezza”, le rubriche sui giornali, i nuovi organismi centrali, le nuove linee di gioco che seppero trovare i vari Zukertort, Bird, Paulsen, Winawer, eccetera, riuscì davvero a gettare le basi degli scacchi moderni. C’è da restarne affascinati e coinvolti. Fantastici anni ’70!

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