Sempre insieme
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(Mario Spadaro)
Quella che mi accingo a raccontarvi è una tragica vicenda poco nota, perché accaduta in tempo e luogo in cui non tutto quel che avveniva poteva essere conosciuto dal resto del mondo. Riguarda il triste destino di Vladimir Sergeevich Selimanov (nato il 21 febbraio 1939 e deceduto secondo le fonti ufficiali nel 1960), figlio di Nadezhda Andreyevna e sin da piccolo orfano di padre, ucciso in una epurazione stalinista, avvenuta negli anni quaranta.
[Toronto, gruppo dei partecipanti al Campionato del Mondo Juniores 1957, fonte chess-news.ru]

Vasily Vasilievich Smyslov e Nadezhda Andreyevna si incontrarono per la prima volta nel 1947, e l’anno seguente si sposarono. Nadia era tre anni più grande di età di Vasily, ma fu un grande amore, perché vissero insieme per 62 anni e morirono in tarda età, a distanza di due mesi l’uno dall’altra.
Quando si unirono in matrimonio il piccolo Vladimir era un bambino di 9 anni e Smyslov lo adottò e si prese cura di lui volendogli bene come se fosse suo figlio. Fu molto attento a curare la sua educazione e, poiché lui doveva la sua passione per gli scacchi a suo padre, il quale era stato un forte dilettante, divenne a sua volta l’istruttore scacchistico di Vladimir. Il ragazzo progredì molto bene tanto da diventare precocemente candidato maestro ed uno dei più forti giovani di Mosca.

Nel 1957 la famiglia raggiunse l’apice della felicità, quando Smyslov vinse nettamente il campionato del mondo contro Botvinnik (con due partite di anticipo rispetto a quelle previste) e Vladimir fu il candidato scelto dalla federazione sovietica per partecipare al Campionato del Mondo juniores, che quell’anno si sarebbe svolto a Toronto in Canada, succedendo a Boris Spasskij che aveva vinto quel titolo due anni prima.
E qui avvenne la svolta che avrebbe segnato negativamente il destino di questo sfortunato nucleo familiare.
Già il viaggio, iniziato il 2 agosto, fu pieno di contrattempi, secondo quanto pubblicato dall’allenatore e capo delegazione Igor Bondarevski nell’ultimo numero della rivista “Scacchi in Unione Sovietica” nel 1957; il rapporto descrive le vicissitudini di un duro viaggio (erano stati 16 ore a Copenaghen aspettando l’aereo per Gander, e poi avevano affrontato un interminabile calvario stradale), arrivando in ritardo giustificato a Toronto (la partita del 1° turno contro Lombardy, venne giocata dopo il 3° turno giovedi 8 agosto).

Selimanov, allora 18enne, perse con William Lombardy di New York e con Mathias Gerusel della Germania Ovest, pattò con Jongsma ed Hallerod, e vinse con Cardoso, Jobin, Aldrete, Mäkeläinen, Rabinowitz, Bahgat, e Bates. Con punti 8 su 11 terminò il torneo con un deludente (per le aspettative sovietiche) quarto posto.
Questa la partita con Lombardy:
Erano i tempi della guerra fredda e l’Unione Sovietica doveva dimostrare al mondo intero, e specialmente agli Stati Uniti, la sua superiorità in ogni campo umano, anche negli scacchi. Per ironia della sorte il Campionato invece venne vinto dall’americano Lombardy con punti 11 su 11 (!), quindi la debacle di Selimanov venne vista a Mosca quasi come un “tradimento alla madrepatria”.
[Anche Mark Tajmanov quando perse per 6 a 0 con Fischer nel 1971 in un match del Torneo dei Candidati, cadde in disgrazia presso le autorità sovietiche, che consideravano impossibile che un grande maestro sovietico potesse perdere con un risultato del genere. Come penalizzazione Tajmanov fu privato di tutti i titoli nazionali e non gli fu permesso di giocare tornei internazionali per due anni. Solo quando anche altri giocatori andarono incontro ad analoghe clamorose sconfitte contro Fischer, le sanzioni vennero gradualmente rimosse.]
Qualcosa si era purtroppo “rotto” nella psiche di Selimanov, che pochi anni dopo si suicidò saltando da una finestra (nel 1960, secondo le fonti russe). Smyslov e sua moglie non parlarono mai di quello che era successo a Vladimir. Nel libro sui campioni del mondo, “Kings of the Chess World”, Isaak e Vladimir Linder hanno scritto che gli Smyslov “sopportarono stoicamente la tragica morte del loro figlio”.
A questo proposito, sul British Chess Magazine di maggio 2010 venne riportato che quanto accaduto causò sofferenze inimmaginabili nella famiglia Smyslov, e quindi deve essere stato qualcosa di più forte dell’influenza polmonare di cui aveva sofferto Smyslov a determinare la mancata difesa del suo titolo mondiale nel marzo del 1958. Botvinnik iniziò con un 3-0 e Smyslov non fu mai in grado di ridurre il deficit a meno di due punti.
Le motivazioni che si conoscono sul suicidio del giovane sono discordi; secondo Andy Soltis ciò avvenne a causa dello scadente risultato ottenuto nel campionato mondiale junior, mentre secondo Gennadij Sosonko, che sostiene l’ipotesi pubblicata in un libro dal vincitore del torneo William Lombardy, perché le autorità lo avevano punito non permettendogli di lasciare l’Unione Sovietica per sposare una ragazza che aveva incontrato a Toronto e di cui si era innamorato.
Sosonko racconta di un caso simile capitato a Sergey Nemcanov, un campione di immersioni russo di 17 anni, che per amore di una ragazza americana conosciuta a Toronto volle disertare.

Vladimir Selimanov è sepolto con la madre Nadezhda Andreyevna e con il padre adottivo Vasily Smyslov nel cimitero di Novodevichy a Mosca, e sulla lapide in alto è stata incisa l’iscrizione “ВСЕГДА ВМЕСТЕ (SEMPRE INSIEME)”.
Mario Spadaro è nato a Catania nel 1946. Ha iniziato a giocare a scacchi a metà degli anni ’60 e nel 1970 ha partecipato a Bari ai quarti di finale del Campionato Italiano, ottenendo la qualificazione alla semifinale a cui non partecipò per motivi di studio. Dopo alcuni incontri internazionali a squadre per corrispondenza, per circa 46 anni abbandonò completamente il gioco. Nel 2016 improvvisamente ha sentito «il richiamo della foresta», e ha ripreso l’attività agonistica a tavolino: “«hasta la muerte», come dicono i miei amici sudamericani.” (Mario Spadaro)