Stallo d’amore
3 min read
(Fabio Lotti)
I pezzi che vediamo lì, sulla scacchiera, sembrano privi di vita, freddi e indifferenti. Eppure, eppure anche loro sono mossi da sentimenti umani…
Sentiva che era giunta la fine. Pochi fedeli rimasti al suo fianco, tutta una strategia sbagliata, un attacco stupido e impulsivo, solo morti per niente… E poi il caldo torrido, asfissiante che toglieva il respiro. Non ricordava a sua memoria un caldo così intenso, così tenace. Il Re si asciugò la fronte e gli sembrò che le immagini dei momenti più belli e più brutti della sua vita scorressero davanti a lui come un film a ritroso. Le vittorie e le sconfitte, lui tronfio di gloria a schernire il volto avvilito del Re nemico o battuto con l’animo spezzato dal dolore, l’urto delle falangi dei pedoni, il nitrire dei Cavalli, il sibilare degli Alfieri, il rumoreggiare cupo delle Torri, il volteggiare sinuoso e imprevedibile della Regina. Quanti sacrifici! Quanto sangue!…
Ancora niente, non un impercettibile muoversi lungo le colonne da dove doveva arrivare il pericolo, non un alito di vento in quella pianura pazzesca disseminata di cadaveri che sparivano come svaniti nel nulla. Questo era uno dei momenti più angosciosi della battaglia. Aspettare la mossa del nemico, aspettare e aspettare…
Poi l’attacco improvviso della Regina, la difesa disperata, ancora morti intorno a lui, a proteggerlo fino all’ultimo sangue, il nobile Alfiere, l’ardito Cavallo, l’infaticabile pedone. Un sospiro ed eccolo di fronte all’ineluttabile. Già il fatto che gli fosse capitato più volte avrebbe dovuto renderlo meno apprensivo, meno nervoso e invece…invece un brivido serpeggiò lungo la schiena. Destino terribile morire e risorgere, morire e risorgere continuamente! Meglio una vita sola come quella degli umani!
Lo spaventava soprattutto il buio che arrivava all’improvviso come una lama nel cuore e lo trascinava negli abissi della paura, una specie di caduta inarrestabile lungo un tunnel nero popolato di rumori terribili, fischi lamentosi in preda a lugubri agonie, una voragine infinita di angoscia fino al risorgere lento e doloroso alla vita…
Si riscosse sudato fradicio. Solo. Solo in quella immensa pianura infuocata dal sole. Solo con il suo coraggio. Respirava a fatica. Aveva vagato per tutto il campo di battaglia inseguito dalla nera ombra crudele. A nulla erano valsi i suoi sforzi. A nulla…
Ed ecco un’altra morte orribile che lo aspetta e un rinascere altrettanto orribile. Un ultimo sguardo intorno, un ultimo addio alle cose vissute. Poi faccia a faccia con la Nemica. Ora che era più vicino poteva vederla meglio. Capelli neri lunghi e sciolti, occhi anch’essi neri, profondi, bocca atteggiata ad una specie di vago, indecifrabile sorriso. Strano, si immaginava un aspetto diverso, più duro, più agguerrito, una smorfia, un ghigno di disprezzo insieme all’urlo tremendo della vittoria. E invece, e invece la perfidia femminile…
Rimase così fisso e sbalordito su quel volto falsamente sorridente e luminoso aspettando il colpo fatale, aspettando di essere ricacciato nel buio più profondo. Era pronto. Che lo trafiggesse a viso aperto come si conviene ad un vero Re! “Colpisci!” gridò con le ultime forze rimaste. “Colpisci!”…
Ma così non fu. Il colpo passò di lato e ad un tratto non poté più muoversi. La Regina nera, bella e immortale, lo aveva salvato. Stallo.
Stallo d’amore.
Fabio Lotti è nato a Poggibonsi (Siena) nel 1946. Laureato in Materie Letterarie, è Maestro per corrispondenza e collaboratore di riviste scacchistiche specializzate. Ha pubblicato vari testi teorici, tra i quali “Il Dragone italiano“, “Gambetti per vincere” e “Guida pratica alle aperture“.