Ignazio Calvi, un grande italiano
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(Riccardo M.)
Ignazio Calvi: un grande per gli scacchi italiani ed anche per il nostro Paese. Come pochissimi altri.
Il suo nome è ricordato a Finale Emilia dall’ “Istituto Tecnico Statale Ignazio Calvi”, scuola che gli venne intitolata nel lontano 1890, e lo si trova a Chieti (e mi auguro non solo a Chieti) nella “Via Ignazio Calvi”.
Non è molto, anzi è poco ma, specie in anni come questi, ci accontentiamo. E’ comunque certamente di più di quello che fecero, in proporzione, Adriano Chicco e Antonio Rosino, i quali nella loro, peraltro benemerita, “Storia degli scacchi in Italia” (Marsilio, Venezia 1990), gli dedicarono, stranamente, appena 6 misere righe delle loro oltre 600 pagine, restando ben lontani da quella discreta colonna che nel 1971 lo stesso Chicco e Giorgio Porreca gli avevano riservato nel loro “Dizionario Enciclopedico degli scacchi”.
Sotto il titolo di questo post potete vedere il ritratto di “Ignace Calvi, auteur du Cours d’Echecs (Palamède)”, autore Alexandre Laemlein (24,1×15,6 cm.), suo contemporaneo, conservato presso l’Institute national d’histoire de l’art (INHA) in rue de Richelieu 58 a Parigi. Il sito dell’INHA aggiunge nelle note la seguente dicitura: “Ignazio Calvi était homme politique et patriote italien”.
Di Calvi abbiamo già parlato brevemente qui sul nostro Blog, presentandovi due suoi studi ed una breve biografia.
Ma il personaggio merita di non essere mai dimenticato in quanto Ignazio è stato, oltre che scacchista e problemista, una vera gloria dell’Italia, uno degli artefici del nostro Risorgimento. Quindi approfondiamo ancora un poco sulla sua vita.
Calvi nacque a Reggio Emilia il 21 gennaio 1797, visse soprattutto a Finale Emilia e studiò chimica farmaceutica.
Reggio Emilia e Modena sono località che nella storia d’Italia hanno scritto delle pagine importanti e che videro per la prima volta apparire la bandiera tricolore: Napoleone, le Repubbliche Cispadana e Cisalpina, l’occupazione degli austriaci, la riconquista da parte di Napoleone nel 1805, poi di nuovo Francesco IV d’Asburgo-Este, fino al 1830-31 con il “risorgimento modenese” di quella romantica, rivoluzionaria figura che fu Ciro Menotti, il grande patriota che divenne il simbolo del nostro cammino verso l’indipendenza nazionale e che fu condannato a morte il 26 maggio del 1831.
Ignazio Calvi, che già quando era studente in chimica aveva preso parte ai moti liberali del 1819, non c’era per fortuna in quella famosa lista di “57 congiurati” di Menotti, ma ne è stato un fiancheggiatore, anche lui aveva partecipato attivamente ai moti patriottici, al punto che, non potendo evitare la persecuzione da parte degli Estensi, decise di mettersi in salvo ed espatriare qualche mese più tardi.
Insieme ad alcuni altri combattenti s’imbarcò ad Ancona e raggiunse Marsiglia, da lì fu a Grézieu La Varenne (Lione) e infine a Parigi. Nella capitale francese abbracciò le idee di Giuseppe Mazzini e con un altro gruppo di volontari tentò nel 1834 di tornare in Italia per rovesciare il regno di Carlo Alberto. Non ci riuscì e riparò di nuovo a Parigi, dove lo raggiunse anche la moglie, Anna Vettolani, e dove sarebbe vissuto fino al 1848, quando scoppiò la Guerra d’Indipendenza e quando volle far definitivo ritorno a casa perché sentiva che la sua terra aveva bisogno del suo concreto impegno.
A Parigi Ignazio Calvi si guadagnò da vivere esercitando il mestiere di farmacista. Fu così che ebbe l’occasione di riprendere in mano un suo amore giovanile, quello degli scacchi, e quindi iniziarono le sue frequentazioni al famoso “Café de la Régence”, dove conobbe Louis-Charles de Labourdonnais (1795-1840), il quale a partire dal 1834, quando sconfiggeva l’inglese Alexander MacDonnell, veniva un po’ considerato da tutti come il campione del mondo.
Ma la Régence era stato frequentato negli ultimi decenni anche da altri forti giocatori, i migliori di Francia, quali Mery, Carlièr, Bernard, Leger. Tutta la passione e il valore di Ignazio Calvi poterono di conseguenza esprimersi al meglio.
Curiosamente, non fu Calvi il primo italiano di fama a frequentare La Régence: il primo era stato probabilmente quello che Philidor aveva definito “il miglior giocatore europeo dopo di me”, ovvero Verdoni, un misterioso franco-italiano del quale non si conosce altro se non il cognome e la data della morte (1804) e che nel 1786 era stato co-autore di una fortunata opera, il “Traité des Amateurs“.
Ignazio Calvi poté anche contribuire alla fondazione, fortemente voluta da Labourdonnais, della prima rivista di scacchi apparsa nel mondo, “Le Palamède”, uscita nel 1836.
Purtroppo nel 1839 Labourdonnais si ammalava (morì a dicembre dell’anno seguente) e la rivista cessò le pubblicazioni, che ripresero solo nel 1842 sotto la guida di Pierre Charles Fournier de Saint-Amant (1800-1872).
Come vedete dall’immagine, ancora nel 1842 il sottotitolo recitava “revue mensuelle des échecs et autres jeux”. Le Palamède trattava infatti anche qualche altro gioco, ma principalmente gli scacchi e su di essa figurarono i primi problemi e le prime partite di Ignazio Calvi, il quale era molto abile tanto nell’uno quanto nell’altro ramo.
Era talmente abile che sapeva sempre rapidamente trovare, e prima di altri giocatori, la soluzione a certi problemi che circolavano in quegli anni. Fra questi, ad esempio, c’era il cosiddetto “tema indiano”, un “matto in 4 mosse”, una specie di rompicapo inventato nel 1845 da un religioso britannico compositore di scacchi, Henry Augustus Loveday, e che Saint-Amant volle mostrare agli amici de La Régence. Eccolo:

Casa critica, stallo, batteria, scacco doppio di scoperta: le aveva inventate tutte il reverendo Loveday, che (avendo lavorato in India) si faceva chiamare Shagird, tanto che Staunton, il quale per primo ricevette il suo manoscritto, lo aveva scambiato per un indiano. Anche stavolta Calvi fu il primo a risolvere.
La soluzione è 1.Ac1 b6 2.b4 b5 3.Td2 Rf4 4.Td4#
Dal 1842 al 1847 Calvi, pubblicò su “Le Palamède” il suo “Cours d’échecs” in 47 lezioni, un corso molto apprezzato anche fuori dei confini francesi e che in seguito sarebbe stato tradotto in inglese da C. Kenny per il The Chess Player’s Chronicle. Il 1847 fu l’ultimo anno di pubblicazione della rivista parigina.
In quei 18 anni di permanenza a Parigi Ignazio Calvi ebbe l’opportunità di stabilire rapporti amichevoli con molti giocatori e molti personaggi, a partire da La Bourdonnais e Saint-Amant. La sua notorietà parigina era diffusa in alcuni ambienti e la principessa Cristiana Trivulzio Barbiano di Belgioioso-Este, mazziniana e protettrice di alcuni esuli italiani, lo volle come istruttore e maestro.
Il suo effettivo valore negli scacchi seppe dimostrarlo soprattutto nel 1842, in una interessante sfida con un altro dei migliori nomi d’Europa di quel tempo, il francese di origine estone Lionel Kieseritzky (1806-1853). La sfida terminò in parità, 7 vittorie per parte ed una patta. Un ottimo e significativo risultato.
Ecco una partita di questo match:
Ma non tardò di tornare l’ora degli scontri sul campo, oltre che sulla scacchiera, e riecco Ignazio nel 1848 nella sua Finale Emilia ad organizzare compagnie di combattenti e volontari. Partecipò ad una delle battaglie della primavera del 1848 intorno a Goito, quando per la prima volta si fronteggiarono i battaglioni dell’esercito piemontese contro le truppe austriache del feldmaresciallo Radetzky.

Modena era però anche una piazza piuttosto attiva con gli scacchi e così nella seconda metà del 1849 egli ebbe occasione di battersi in alcuni match con i più validi esponenti locali, ovvero Carlo Bonetti (8 vittorie a testa e 4 patte), Francesco Discart (10 vittorie a 5 e 2 patte), Luppi (4 vittorie a 0) e Marchisio (2 a 0).
Gli anni successivi videro scemare l’impegno del non più giovane Ignazio negli scacchi, ma restò intatto quello relativo alla sua partecipazione politica. Nel 1859 era ancora sul campo agli ordini del suo vecchio generale Zucchi, poi divenne aiutante maggiore a Reggio e a Ferrara, quindi fu nominato deputato della “Costituente Modenese”, che avrebbe approvato l’annessione delle province modenesi al Regno di Savoia, infine prestò la sua opera presso il tribunale militare di Ferrara.
Finalmente, nel 1862, alla bella età di 65 anni, si decise a lasciare l’esercito e a riprendere a Finale Emilia l’antica attività parigina di farmacista, nei pressi della sua abitazione di Piazza Garibaldi.
Ma Ignazio Calvi non lesinò fino agli ultimi mesi della sua esistenza di lottare e di lavorare per gli altri, ovvero per il miglioramento delle condizioni di vita dei suoi concittadini. E così oggi possiamo leggere queste parole sul sito del suo comune, Finale Emilia:
“Nel 1863, il 16 di agosto, Ignazio Calvi fonda con i suoi principali amici la Società di mutuo soccorso e di istruzione fra gli operai, il cui oggetto è il “miglioramento intellettuale, morale e materiale della classe operaia” e che svolgerà la propria attività “aprendo scuole, assegnando sussidi a quelle esistenti e concedendone altri per l’accettazione gratuita di essi”. Ma non solo, perché la Società di mutuo soccorso finirà per occuparsi anche di attirare i giovani nelle loro ore di svago e istituire concorsi, premi e borse di studio per i più meritevoli”.
Ignazio Calvi morì a Finale Emilia il 17 agosto del 1872.
Un grande personaggio.
Sempre bello quando puoi dire che un tale personaggio, stimato e ammirato nel mondo, è un tuo connazionale!