Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Un torneo internazionale su Internet fra detenuti di 8 nazioni

7 min read

(Riccardo M.)
Diamo subito questa inconsueta notizia, così come ci è pervenuta dall’Ufficio Stampa della FSI:

“Nei giorni 5 e 6 agosto si disputerà un torneo internazionale a squadre tra detenuti delle carceri di diversi Paesi del mondo, che verrà giocato via web. Ad organizzarlo è lo Sceriffo Thomas Dart del Cook County (Illinois, USA) Department of Corrections. Le nazioni invitate sono: Armenia, Bielorussia, Brasile, Inghilterra, Italia, Spagna, Russia e USA. Si giocherà via web sul sito chess.com

A rappresentare i colori azzurri è stato invitato il carcere di massima sicurezza di Spoleto, la cui attività di recupero dei detenuti attraverso il gioco degli scacchi ha meritatamente varcato i confini nazionali. Merito dell’istruttore Mirko Trasciatti, il quale, grazie al progetto CONI “Sport in carcere”, ha condotto lezioni di scacchi dal 2015 al 2018 con risultati molto positivi.

Martedi 6 agosto è prevista una conferenza stampa online: gli istruttori che operano nelle diversi carceri avranno così la possibilità di illustrare su scala mondiale il modo in cui esplicano la loro attività e come operano per il recupero dei detenuti.

Tra gli ospiti d’onore che saranno collegati via Skype anche l’ex Campione del Mondo (il dodicesimo della storia) Anatoly Karpov”.

Qualche altro particolare: ogni squadra sarà formata da 4 giocatori, i cui nomi dovrebbero restare anonimi. Ogni nazione incontrerà tutte le altre, in un unico girone all’italiana di 7 turni. Il tempo di riflessione sarà di 15 minuti, senza incremento. Il primo turno inizierà alle ore 8,00 del 5 agosto (fuso orario centrale degli Stati Uniti); con pausa di 10 minuti fra un turno e l’altro, intorno alle 10,30 saranno conclusi i primi 4 turni; martedì 6 agosto inizierà ugualmente alle 8,00 il 5° turno e intorno alle 10,00 terminerà il torneo e sapremo il nome della nazione vincitrice.

Gli organizzatori non hanno previsto alcun premio speciale per le squadre, neppure per la vincitrice, tuttavia un particolare certificato di riconoscimento verrà creato e inviato via email a ciascun sito nazionale. Ci sembra giusto così. Tutti gli organizzatori locali sono stati comunque invitati a provvedere ad eventuali premi locali. Mikhail Korenman, coordinatore del programma di scacchi presso il Department of Corrections della Contea di Cook, sarà il direttore di gara.

Sul tema del gioco degli scacchi nelle carceri abbiamo nel nostro Blog già parlato un paio di volte, la seconda circa due mesi fa grazie proprio ad un post di Mirko Trasciatti, che è il principale artefice dell’iniziativa scacchi/carcere in Italia.

Questo torneo internazionale fra detenuti giunge a proposito per scambiare qualche parola con Mirko ed approfondire un poco il tema.

D.:
Mirko, nel tuo post dal titolo “Scacchi dietro le sbarre”, scrivesti che “Gli scacchi non sono solo passione e hobby ma possono rivelarsi potenti strumenti di aggregazione sociale”. I risultati in questa direzione ti paiono già incoraggianti e quindi costituiscono una spinta a continuare ed allargare sempre di più il vostro meritevole raggio di azione?

R.:
I risultati arrivati in questi anni sono stati importantissimi sia a livello scacchistico sia sociale. Con il CONI-Umbria siamo partiti da un semplice progetto, e nel corso del tempo siamo riusciti a trasformarlo in qualcosa di internazionale. Per questo non posso che ringraziare in primis il CONI-Umbria che mi ha supportato in ogni iniziativa, poi la FSI ed il carcere perché mi hanno permesso di realizzare eventi alcune volte “border line”. Ovviamente questo non dovrà essere considerato un punto di arrivo, ma un’ulteriore spinta a continuare e migliorare sempre di più. Ho voluto dare al mondo la possibilità di capire che gli scacchi anche all’interno di un carcere possono essere giocati come li conosciamo noi, attività di circolo, tesseramenti, tornei omologati, campionati a squadre, ecc. Con un po’ di buona volontà e pazienza si può realizzare tutto. 

Inoltre, come avevo citato in quel post, gli scacchi possono essere utilizzati come strumento di aggregazione; infatti nel corso di scacchi che sto tenendo in carcere ho avuto persone di ogni etnia, lingua e crimine, ma di fronte ad una scacchiera non ci sono state distinzioni. Ho visto detenuti parlare di scacchi con le guardie carcerarie e cercare di risolvere insieme a loro degli esercizi. Mi viene in mente un po’ la storia di Eugene Brown, un ex detenuto americano che ha imparato a giocare durante il suo periodo detentivo. Una volta uscito dal carcere, Brown ha aperto un club di scacchi allo scopo di allontanare i giovani dalla strada e dal crimine.

D.:
Ti risulta, Mirko, che il tuo/vostro lavoro presso il carcere di Spoleto abbia suggerito al CONI e alla FSI (e con quali risultati) simili sperimentazioni anche altrove in Italia? In un precedente post (“Scacchi in carcere a Spoleto”), a firma del consigliere nazionale FSI Fabrizio Frigieri, si accennava anche a Foligno e Viterbo. Altre iniziative analoghe ci sono state nel frattempo in altre regioni d’Italia?

R.:
Sì, dopo Spoleto il CONI-Umbria ha aperto le porte degli scacchi al carcere di Terni (credo un anno e mezzo dopo, ma non ne sono certo. Dovrebbe essere stato nel 2017-2018). Molti miei colleghi mi hanno chiesto informazioni su come iniziare un progetto simile. Nel 2019 so per certo che un corso di scacchi tramite il CONI regionale è stato avviato anche a Pesaro-Urbino.

Nel post del consigliere FSI Frigieri si parlava poi del match di Serie C-21 del 2018 tra i club “Diamoci Una Mossa” di Foligno e il “Bobby Fischer” di Viterbo, dove la squadra ospitante questa volta era composta interamente da detenuti. Il match infatti si è disputato all’interno del carcere ed è stata la prima volta in assoluto che un match di un Campionato Italiano a Squadre si sia svolto all’interno di un carcere.

D.:
Mirko, sai chi oggi sia all’avanguardia in questo settore? Forse gli Stati Uniti?

R.:
Direi proprio di sì. Gli USA in questo campo sono molto avanti, anche perché da loro il tasso di criminalità è alto e in molti si adoperano per il sociale (sia per fornire un futuro migliore a chi ha già sbagliato, sia per togliere persone dalla strada). Non è la prima volta infatti che gli USA sfidano altre carceri nel mondo. Ci sono molti precedenti con la Russia. Da sottolineare che nelle carceri americane ci sono finiti anche Maestri Internazionali o altri giocatori di scacchi non titolati. D’altronde negli USA sono previste pene detentive anche per piccoli periodi, ed è sicuramente più facile “finire dentro” rispetto, ad esempio, ai Paesi europei.

D.:
Ricordo che nel tuo post scrivesti anche (parlando del torneo del dicembre 2018) che “…. i detenuti non erano dei veri e propri novizi”. Una curiosità: ma ti è capitato di vedere detenuti che si interessino/appassionino, per la prima volta nella loro vita, agli scacchi? E i giocatori che non sono più novizi sono in condizione, all’interno del loro istituto, di operare per diffondere fra altri la conoscenza del nostro gioco? In pratica, esistono dotazioni di (ad esempio) scacchiere murali e altri strumenti simili?

R.:
Sì, ci sono fra i detenuti anche giocatori che sono partiti da zero. Tra i miei precedenti articoli (dovrebbe essere quello che si riferisce al primo torneo in carcere del dicembre 2016) narro di un detenuto che nel mio primo giorno era lì in biblioteca, sede di gioco, per caso. Incuriosito dagli scacchi mi chiese di poter partecipare. Oggi lui è una 2^N, con Elo FIDE Standard e FIDE Blitz. Nel corso del tempo ho avuto il piacere di avere altri giocatori che partivano da zero, tutti invogliati da chi ha frequentato/frequenta il corso. Ogni anno lasciavo loro orologi analogici (i vecchi “Aradora” in legno, tanto per intenderci) e dei set completi in legno. Ogni giorno loro scendono e giocano a scacchi! Alla fine del 2018, il CONI-Umbria ha regalato ad ogni giocatore detenuto un set di scacchi. Purtroppo però, a causa della recente riforma sportiva, alcuni progetti sono stati sospesi, ma i detenuti di Spoleto continuano a scendere ogni giorno in biblioteca per allenarsi. In pratica si tratta di un piccolo circolo all’interno di un istituto penitenziario! Io seguito ad andarci grazie all’art.17 dell’ordinamento penitenziario, che consente l’ingresso in carcere a tutti coloro che “avendo concreto interesse per l’opera di risocializzazione dei detenuti dimostrino di poter utilmente promuovere lo sviluppo dei contatti tra la comunità carceraria e la società libera””.

D.:
Quali sono i vostri programmi per i prossimi mesi?

R.:
Intanto ci stiamo concentrando su questo evento che voi qui oggi presentate e che ci sta portando via molto tempo e caricando di tensione. Per il futuro, non resterà che un ultimo passo in avanti per poter dire che il mio operato avrà veramente aperto nuove frontiere. E’ un progetto in fase di sviluppo, insieme ad un mio grandissimo amico scacchista. Per adesso non posso anticipare niente, ma sicuramente per la fine del 2019 spero che potrete vedere qualcosa.

D.:
Prevedete altri tornei internazionali affini a questo organizzato dalla Contea di Cook? E in Italia?

R.:
Per il momento no. Finora ho cercato di rendere indimenticabile ogni anno con qualche iniziativa unica nel suo genere. Come già detto, questo incontro internazionale fra otto nazioni necessita di essere curato in ogni suo più piccolo dettaglio e quindi si sta pensando solo a tale importante evento del 5 e 6 agosto prossimi, evento che per ora giustamente assorbe tutte le nostre energie e i nostri pensieri.  

In bocca al lupo a Mirko e ai nostri giocatori!


P.S. La prima fotografia è di Alessio Vissani, è stata scattata durante il torneo del 13-15 dicembre 2018 ed è fra quelle pubblicate poi sul sito rgunotizie.it. Le altre due sono state scattate dallo staff del carcere durante l’incontro di Serie C del CIS tra il circolo “Bobby Fischer” di Viterbo e quello di Foligno “Diamoci Una Mossa” (rappresentato per l’occasione da una squadra di detenuti).

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