Uno Scacchista

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Scacchi leggendari: Beverwijk e il torneo degli Altiforni o “Hoogovens”

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(Riccardo M.)
Il nostro andirivieni nel tempo ci porta oggi in Olanda negli anni fra il 1938 e il 1967, nella cittadina di Beverwijk, che fu sede di uno dei più noti appuntamenti scacchistici annuali europei.
In verità nelle prime edizioni si trattò di un torneo essenzialmente locale, con successi degli olandesi Bakker e Van Dijk, Cortlever, Wijnans, Van den Hoek, Van Sheltinga (due volte), Euwe (3 volte).

Crebbe di spessore dagli anni ’50, con le vittorie di Jan Donner (3 volte), Pilnik, Rossolimo, Pirc, Milic, Stahlberg, Matanovic, Olafsson, Petrosian, Ivkov, Larsen (2 volte), Keres e Nei, Geller e Portisch, Polugaevsky e Szabo. Noi italiani ci ricordiamo (vero, sì?) di un ottimo terzo posto di Francesco Scafarelli nell’edizione del 1956.

Ma parliamo un poco di quest’angolo quasi dimenticato di Olanda, richiamando quanto scrisse Claudio nell’ormai conosciuta, dai nostri lettori, pubblicazione del 2015 dal titolo “I luoghi degli scacchi”:

Beverwijk. E’ stato a lungo denominato torneo degli Altiforni, o più precisamente di “Hoogovens”, dalla Koninklijke Nederlandsche Hoogovens en Staal Fabrieken (Società reale olandese degli alti forni e acciaierie), che lo sponsorizzava”. 

“C’era una volta un importante torneo internazionale, le dune e le spiagge del Mare del Nord da una parte, le ciminiere delle fonderie dall’altra. Ogni scacchista dei Paesi Bassi, dilettante o gran maestro, si prenotava con largo anticipo per misurarsi in uno dei tanti tornei, adatti ad ogni categoria.

La leggenda mosse i primi passi a Beverwijk nel 1938, tenne duro negli anni della guerra, saltando solo l’edizione del 1945. Si aprì al mondo nel dopoguerra, quando i giocatori stranieri venivano ospitati nelle case dei lavoratori siderurgici e la locale zuppa di piselli divenne il simbolo del torneo e dell’accoglienza. Ancora leggenda vuole che in queste case sbocciasse pure qualche grande amore tra le figlie dei tulipani e i tenebrosi maestri stranieri.

Nel 1968 il torneo traslocò nelle vicina Wijk aan Zee, con armi, bagagli, zuppa di piselli e altiforni. Tutti i campioni – eccetto Fischer, chissà perché –  vi giocarono e vinsero. Le dune da una parte, i pennacchi delle ciminiere dall’altra.

“Come doveva essere romantico, naïf, povero e bello lo scacchismo di una volta!” (così scriveva il  campione italiano 1981 Roberto Messa, in “Torre & Cavallo”, marzo 2007). “Come si fa a descrivere meglio questi luoghi dell’Olanda settentrionale? Meglio ancora delle parole riuscirebbe forse solo un pennello, un pennello per l’agitarsi del mare mugghiante al di là delle dighe, un pennello per le pale dei mulini a vento e per i campi di tulipani giunti fin quassù da Costantinopoli, un pennello per la grande inondazione del 1421 alla quale sono legati tanti miti, un pennello per quella campagna che Edmondo De Amicis rappresentava come “un succedersi di praterie verdi percorse da lunghe file di salici e ontani, con bastimenti che, scorrendo su un canale che non si vede, sembrano navigare sull’erba dei prati.

Ci vorrebbe un pennello per le barche dei pescatori di anguille di Volendam, per le ampie gonne rigate e gli zoccoli di legno delle donne, per gli orecchini di perle delle ragazze, ci vorrebbe un pennello per le maioliche e le case colorate di Delft e per il mercato del formaggio di Alkmaar, ci vorrebbe un pennello per le migliaia di biciclette e per il Bazaar di Beverwijk (lo Zwarte Markt o Mercato Nero), che è il più grande mercato coperto d’Europa (e sempre aperto)”.

Sì, ci vorrebbero altre zuppe di piselli ed altri canali nascosti, altri cronisti come Roberto Messa e come Edmondo De Amicis, e poi altri pennelli e pittori come i Van Ruysdael, Janssen, Rembrandt van Rijn. E come, più di tutti, il grande Johannes van der Meer (detto Jan Vermeer)”.

Finiamo con una scoppiettante conclusione di partita, che ci mostrò un giorno Enrico Paoli, quella dell’edizione del 1962 con protagonista ancora una volta il magnifico David Bronstein. A “finire nel forno” dell’attacco vincente del sovietico fu qui il campione belga Albéric O’Kelly.

Bronstejn-O’Kelly, Beverwijk 1962

In apparenza il Nero ha ottenuto buoni risultati sul lato di Donna: la colonna aperta con pressione su c2, il punto debole del bianco in c3 dove potrebbe andare a piazzarsi fra qualche tratto il Cavallo. Ma quel che non aveva previsto era …..

25.Axd5! Td8

O’Kelly non si è fidato di 25…. exd5, per 26.e6 fxe6  27.Txe6 Dc5  28.Dd3 che minaccia la decisiva Txg6+.

26.Axa8 Cxe5

O’Kelly forse aveva visto qui solo il seguito 27.Df4, al quale avrebbe replicato semplificando con Cxg4. E invece arriva ….

27.Dxd8+! Dxd8  28.Txe5

Questo il punto cruciale: non si può riprendere l’alfiere in a8 per via di 29.Cf6+ Rf8  30.Td1 Re7  31.Td7+! Rxf6  32.f4! ed il bianco minaccia matti da ogni parte.

Quindi il belga gioca ….28….Cc3 e dopo 29.Af3 f5  30.Cxe6! Dd2 subito abbandona senza attendere la probabile replica di Bronstejn: 31.Tce1 fxg4 e 32.Cg5

David Bronstein si classificò solo secondo quella volta a Beverwijk, con una sola sconfitta contro l’argentino Pilnik, superato di mezzo punto (12/17) dal campione di casa Jan Donner, il quale, pur perdendo da Averbakh e Parma, riuscì ad “infornare” ben 9 vittorie. Fu, quella del 1962, anche l’edizione che portò ad etichettare come “re delle patte” (ben 16!) lo jugoslavo Petar Trifunovic.

L’ultimo della storia a firmare il cartellino a Beverwijk fu Boris Spassky nel 1968, quando vinse precedendo il connazionale Anatoly Lutikov e poi Ciric, Larsen e Darga.

Così scrivevamo: “La manifestazione si trasferì l’anno successivo a Wijk aan Zee, e Beverwijk scomparve definitivamente dalla mappe scacchistiche”.

Wijk aan Zee è in effetti la località, sulla costa del Mare del Nord, in cui hanno sempre avuto la sede gli Altiforni della Koninklijke Nederlandsche Hoogovens en Staal Fabrieken. La società avrebbe poi cambiato proprietà e quindi denominazione più volte: prima “Corus”, poi “Tata Steel”, e sono stati questi nuovi nomi ad accompagnare successivamente la storia di un’altra ancor più nota leggenda, quella del torneo di Wijk aan Zee. Altre deliziose “zuppe di piselli”! Torneremo a parlarne.

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