Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Lei, caro Jaroslav, gioca veramente male … !

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Caslav

(Riccardo M.)
L’aneddoto che vi presento mi è stato raccontato una quarantina di anni fa dal maestro Enrico Paoli. A lui lo raccontò una decina di anni prima il protagonista del curioso fatto, un maestro internazionale di Cecoslovacchia del quale, purtroppo, non ricordo con certezza il nome. Forse si trattava di Jaroslav Sajtar? Ma il nome non ha grande valore ai fini della storia, pertanto mi piacerà chiamare comunque Jaroslav il protagonista di questo racconto.

Ebbene, un giorno Jaroslav fu invitato a tenere una seduta di simultanea nella cittadina boema di Čáslav dal sindaco di quella città, Piotr, che pure era un discreto giocatore di scacchi e dama. C’erano quasi 300 chilometri dalla sua Ostrava fino a Čáslav, ma Jaroslav non poteva dire di no al vecchio compagno di scuola Piotr. Jaroslav (se proprio di lui si sia trattato) non è mai stato un nome troppo conosciuto in occidente, tuttavia seppe ottenere alcuni buoni piazzamenti in tornei degli anni ’40, tanto che nel 1985 la FIDE lo nominò “grande maestro onorario”.

Una nebbiosa domenica di novembre di un anno imprecisato Jaroslav partì dunque in treno alla volta della cittadina di Čáslav, un centro che nei secoli passati era stato fiorente fino a che venne completamente devastato e bruciato (era il 1640 circa) dalla truppe svedesi durante la Guerra dei Trentanni.

Il guaio è che prese il treno un po’ troppo per tempo, e così arrivò al circolo cittadino circa un paio di ore prima dell’ora programmata per la simultanea e ben prima dell’arrivo del sindaco, che era anche il presidente del circolo stesso.

Il locale era già aperto e vi si trovava un gruppetto di persone chine a discutere di alcune posizioni sulle scacchiere. A Jaroslav si avvicinò un signore calvo e rubizzo sui cinquant’anni, con uno strano gilet a quadroni color arancio che mal nascondeva la sua palese obesità.

“Buon pomeriggio, signore, mi chiamo Sebastian e sono il segretario di questo circolo”.
“Salve, io sono Jaro e vengo da Ostrava”.
“Jaro, posso chiederle, se non va di fretta, di giocare una partitella veloce con me?”.
“Certamente, per me è un onore”.

Sebastian naturalmente non sospettò per nulla di trovarsi di fronte al maestro internazionale Jaroslav Sajtar, e poco mancò che gli chiese se voleva accettare un vantaggio di tratto e pedone, come si usava in tempi più vecchi in certi vecchi circoli. Si limitò soltanto a concedere allo sconosciuto ospite i colori bianchi.

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La partita (una Ponziani) correva via veloce e Jaroslav intorno al venticinquesimo tratto sacrificò un Cavallo, che Sebastian, con una smorfia di disgusto e scuotendo il faccione, prese al volo senza pensarci un attimo. Jaroslav aveva teso una sottile trappola e stava mettendo il nero in una rete di matto, quando, per una imperdonabile distrazione, accadde l’imprevedibile. Aveva semplicemente dimenticato di non aver ancora giocato il tratto “h3” per assicurarsi la casa di fuga per il re, e di conseguenza la sua Ta1xa7?? si rivelò un’incredibile svista: Sebastian replicò afferrando la sua torre in “b8” e con un largo sorriso la sbattè in “b1”: “Sono spiacente di darle scaccomatto, caro Jaro!”. Gongolava per il matto, Sebastian, mentre con aria soddisfatta infilava, gonfiando ancor più la pancia, i due pollici nei taschini del suo strano gilet, quasi avesse vinto il primo premio al torneo sociale.

“…. Eh, sì, matto, e non è neppure la prima volta che mi càpita!”
“Le posso adesso chiedere, Jaro, se lei è qui per partecipare alla simultanea che un forte maestro terrà da noi fra circa un’ora?”
“Certo, caro Sebastian, sono qui proprio per questo!”
“Eh no! Mi scusi, sa, Jaro, ma io vorrei essere molto, molto franco con lei. Non si offenda, ma le consiglio caldamente di non farlo, rischierebbe di mettere in cattiva luce questo circolo, dal momento che lei gioca veramente, ma veramente male! Perde cavalli, prende matti da principiante …..”
“No, non mi offendo, Sebastian, anzi la comprendo; pertanto adesso esco a prendere una boccata d’aria fresca, a fare due passi e a riflettere su queste sue parole. A più tardi!”.

Jaroslav Sajtar si accese tranquillamente un sigaro ed uscì dal circolo, dirigendosi stavolta verso il vicino municipio dell’amico sindaco, dietro la chiesa gotica dei Santi Pietro e Paolo. Scendevano silenziose le ombre del pomeriggio e dal cielo il primo nevischio di novembre veniva a ricoprire il selciato di un leggero e scivoloso manto gelato. “Meno male” -rifletteva Jaroslav con se stesso, accelerando con prudenza il passo e stringendosi bene addosso il cappotto- “che di solito commetto queste enormi sviste in partite che non contano nulla!”.

Dopo tanti anni, e dopo aver raccontato tante volte la storiella, Jaroslav ancora scoppiava a ridere ogni volta che cercava di descrivere l’espressione sbigottita del segretario Sebastian quando questi, dopo circa mezz’ora, lo vide rientrare al circolo sotto braccio a Piotr, il sindaco di Čáslav, e pronto a tenere la simultanea!

Per la cronaca, il risultato fu di 16 partite vinte per Jaroslav Sajtar e appena 4 patte. Il povero e sempre più paonazzo Sebastian fu il primo dei 16 a prendere matto! E naturalmente non riuscì più, quella sera, a profferire parola.

Morale? Beh, forse meglio “non accettare caramelle dagli sconosciuti”, come recitava il titolo di un fortunato film giallo degli anni ’80. A proposito di film, la cittadina di Čáslav (appena 10.000 abitanti) è anche la patria di un noto regista vincitore di Oscar (“Qualcuno volò sul nido del cuculo”): Miloš Forman. E quest’ultima è tra le poche cose sicure del presente racconto.

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