Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Scacco matto all’assassino (9)

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Excursus sul rapporto giallo-scacchi nella letteratura poliziesca

(Fabio Lotti)

Excursus sul rapporto giallo-scacchi nella letteratura poliziesca

Ecco un’altra puntata del “viaggio in giallo” del nostro Fabio. Qui tutte le precedenti puntate. (UnoScacchista)

[La foto di apertura è di Gerardo Enrique Soto]


Nel thriller La stanza dei morti di Franck Thilliez, pubblicato dalla Nord editrice 2007, la protagonista principale, il brigadiere Lucie Henebelle del commissariato centrale di Dunkerque, ad un certo punto fa un paragone che interessa i giocatori di scacchi “Potremmo paragonare il “fattuale” al gioco degli scacchi al computer, mentre la coppia “fattuale/spirituale” al giocatore di scacchi ben più temibile”. Ma al suo collega Raviez non piacciono gli scacchi e la invita a lasciar perdere le sue considerazioni a ruota libera. Un altro spunto sugli scacchi quando Vigo compra l’ultimo modello di scacchiera elettronica e alla fine del suo colloquio per un posto di lavoro durante il quale tratta male il suo interlocutore “Scacco matto. Il re è morto” sottolinea lo scrittore. Un piccolo-grande (a seconda dei gusti) difetto di questo libro (che si legge volentieri) è la solita esagerazione maniacale di certi autori di volere per forza sorprenderci con continui colpi di scena. Fino all’ultimo istante quando si sta (finalmente) per chiudere il libro e tirare un sospiro di sollievo. Ma ormai ci siamo abituati ed il colpo di scena per noi attempati lettori sarebbe quello che non ce ne fossero per niente e tutto filasse liscio come l’olio. E poi ci infilo il solito metodo (ormai stancante) di usare le frasi in corsivo per mettere in rilievo i ragionamenti interni del/della protagonista. Che inventassero qualcosa di nuovo!


In Asassinio all’Università di Thomas Kyd, Polillo editore 2007, sappiamo che il tenente Phelan sa giocare a scacchi e collega i bambini prodigio “con una certa prosperosità, perché i campioni di scacchi e quelli che vincevano i giochi a premio avevano quell’aspetto”. Per lui, comunque, gli scacchi sono un gioco “pretenzioso”, non vuole saperne di regole e gioca con una “semplicità così ingannevole” da irritare il suo avversario e capo Cleveland Jones. L’inizio non è mica male. Sentite un po’ “In un’aula di una non meglio identificata università americana, l’austero professor Biddler si accinge a mostrare a una trentina di studenti lo spezzone di un film con l’intento di spiegare alcune sue teorie sugli effetti sonori. Nel silenzio generale le luci vengono spente e il proiettore viene messo in funzione dalle esperte mani di Miss Ridgeway, la segretaria del corso. Quando qualche minuto più tardi le luci si riaccendono, il professor Biddler giace morto, e un nitido foro di proiettile sulla nuca testimonia con grande chiarezza cos’è accaduto. Chi è stato? E soprattutto come ha fatto l’assassino, al buio e in silenzio, circondato da tutte quelle persone, a commettere il delitto? Incaricato del caso è il giovane tenente Phelan, noto per le sue brillanti intuizioni ma anche per i modi sbrigativi, poco adatti a un ambiente protetto e riservato come quello accademico…” Direi un prodotto dignitoso.


Il diabolico Bishop sta alla base del racconto La curiosa omissione di Isaac Asimov in I racconti dei vedovi neri, minimum fax 2007. Il signor Atwood ha ricevuto un lascito di diecimila dollari da un suo amico burlone, chiusi in una cassetta di sicurezza in una banca degli Stati Uniti. Per trovarla deve riuscire a decifrare il significato della frase “La curiosa omissione in Alice” che gli è stata detta in punto di morte. A risolvere l’enigma è il solito Henry, il cameriere della strana e divertente combriccola dei Vedovi Neri, basandosi proprio sul doppio significato di Bishop, Alfiere e vescovo.


Nel racconto Mistero all’obitorio di Fredric Brown in I delitti della camera chiusa di autori vari, Polillo 2007, abbiamo una partita di scacchi tra il dottor Skibbine e Mr. Paton “due veri e propri fanatici degli scacchi”. La partita si chiude con uno scacco doppio di Cavallo a Re e Regina in favore del dottore.


Nel libro Il letto d’ebano di Rufus Gillmore, Polillo 2008, sin dalla prima pagina veniamo a sapere che il detective dilettante Griffin Scott e il narratore Lopez sanno giocare a scacchi e intraprendono una partita addirittura su una scacchiera dipinta sul pavimento dello studio. Iniziando con una Quattro Cavalli. Il detective sta perdendo quando arriva la notizia della morte di una donna famosa. Dalla seconda di copertina “Il letto d’ebano è quello sul quale giace il corpo della bella e famosa Helen Brill Kent, morta per un colpo d’arma da fuoco sparato a bruciapelo. Secondo la polizia di New York si tratta di suicidio, data l’assenza di indizi che inducano a pensare altrimenti. La stanza della vittima era chiusa a chiave e non ci sono impronte né segni di lotta; anche l’atteggiamento composto del volto della donna sembra confermare l’ipotesi degli investigatori. Com’è infatti possibile che una persona minacciata da una pistola spianata a pochi centimetri dal viso mantenga un’espressione così serena? Ma non appena Griffin Scott, psicologo, rinomato pubblicitario e detective dilettante, arriva a casa accompagnato dal procuratore distrettuale si rende conto che la donna non si è tolta la vita, bensì è stata uccisa da qualcuno dotato di una mente straordinariamente ingegnosa”


In Il mistero degli incurabili di Lorenzo Beccati, Kowalski 2008, a pagina 115 c’è un riferimento all’automa del Turco che sa giocare a scacchi con il nano dentro al congegno che viene smascherato. Poiché la storia è ambientata a Genova nell’anno 1589, l’episodio non ha riscontro storico dato che l’automa venne inventato dal Wolfgang von Kempelen nel 1770 (se non sbaglio).


L’altra verità-Omicidio sulla scacchiera di Mario Filippo Caliò, edito dallo stesso Caliò nel 2007, ruota intorno ad una partita a scacchi che il morto ammazzato stava giocando con l’assassino. La domanda  principale è “Perché la posizione dei pezzi sulla scacchiera è diversa da quella ricavabile da un foglio in cui sono state trascritte le mosse?


In La Rosa e il Serpente di Ariana Franklin, Piemme 2008, ci sono anche gli scacchi quando Mansur gioca contro l’abate e Adelia Ortese Aguilar, un medico della dotta scuola di Salerno, guardando la scacchiera dice proprio al suo fedele “Stai perdendo”.

Mansur “Gioca meglio di me, che Allah lo maledica” risponde. Siamo nell’Inghilterra del XII° secolo. Prosa piacevole, semplice e veloce venata di una istintiva ironia, con qualche ragguaglio di troppo sulla storia che appesantisce un po’ (ma solo un po’) la vicenda gialla vera e propria. E poi usi e costumi medioevali, il matrimonio, l’amore cortese, la vita nel convento, la disperazione di essere donna in un mondo maschilista, momenti di angoscia e paura, l’amore sofferto e ritrovato. Nel complesso un buon libro. Ottimo rispetto a certe schifezze che sono in circolazione.


In Il cigno nero di Nassim Nicholas Taleb – Saggiatore 2008 – a pag.78 “…. Esistono tuttavia alcune eccezioni; per esempio è stato dimostrato che i grandi giocatori di scacchi si concentrano sui possibili punti deboli di una mossa ipotetica, mentre i giocatori alle prime armi cercano di confermare le loro ipotesi invece di falsificarle. Ma non mettetevi a giocare a scacchi per praticare lo scetticismo. Gli scienziati ritengono che sia la ricerca delle proprie debolezze a farne bravi giocatori di scacchi, non che sia il gioco degli scacchi a trasformarli in scettici…..”


In Uomini che odiano le donne di di Stieg Larsson, Marsilio 2007, l’eroina della storia con la testa un po’ fuori posto fa conoscenza degli scacchi grazie al suo avvocato “Mangiavano il prosciutto di Natale e giocavano a scacchi. Lei era del tutto disinteressata al gioco, ma da quando aveva imparato le regole non aveva mai perso una partita”.


Alla prossima.


Fabio Lotti è nato a Poggibonsi (Siena) nel 1946. Laureato in Materie Letterarie, è Maestro per corrispondenza e collaboratore di riviste scacchistiche specializzate. Ha pubblicato vari testi teorici, tra i quali “Il Dragone italiano“, “Gambetti per vincere” e “Guida pratica alle aperture“.

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