Mario Monticelli e “la grande impresa di Mariotti”
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Sergio Mariotti a Milano nel 1982 (Foto dall'Italia Scacchistica n.919)
(Riccardo M.)
Il veneziano Mario Monticelli e il fiorentino Sergio Mariotti sono, con ogni probabilità, i due giocatori di più alto livello internazionale che abbia avuto l’Italia negli ultimi cento anni. E sono anche gli unici italiani, azzardo a dire, che in un’ideale classifica di tale periodo storico possono entrare a far parte dei migliori cento giocatori del mondo.
Venezia e Firenze la loro patria. Due città d’arte come poche altre. Un caso? Forse no, dal momento che gli scacchi sono, per dirla con un altro campione, Alexander Alekhine, soprattutto arte. Li accomuna qualcosa, oltre all’arte e a quell’ideale piazzamento nelle classifiche mondiali? Pensiamoci un attimo…
Beh, immagino che starete pensando ai loro risultati, ai loro titoli e alle caratteristiche tecniche del loro gioco. No, a me semplicemente fa piacere tornare indietro di quasi quattro decenni e mezzo e ricordare le parole che Mario Monticelli dedicò a Sergio Mariotti sulle pagine del Corriere della Sera del 23 luglio del 1976. I loro due nomi accomunati nelle stesse pagine del giornale più importante della penisola!
Era da pochi giorni terminato il torneo “interzonale” di Baguio (Manila, Filippine). Non avevamo ancora internet, sui telegiornali il pallone a farla da padrone, e così io passavo ogni mattina dall’amico edicolante sotto casa a sfogliare quotidiani e periodici nella speranza dell’avverarsi di un miraggio, quello di leggere il nome di Sergio Mariotti avanti a tutti nella classifica finale. Purtroppo una partenza non felice condannò Sergio ad un torneo di rincorsa che non poteva concludersi con una rimonta chiaramente impossibile. Sarebbe stata necessaria una delle prime tre piazze. Pazienza. Del resto lui non era tra i favoriti e sarebbe stato un po’ arduo auspicare che tutti i grandi maestri presenti gli potessero lasciar strada. Però il suo torneo fu ugualmente ricco di emozioni e belle partite. E con soddisfazione lessi pertanto quelle parole di Monticelli. Eccole:
(Mario Monticelli, Corriere della Sera, 23 luglio 1976)
“La fiducia nelle doti di fantasia, di coraggio e di tecnica di Sergio Mariotti, il solo scacchista italiano che abbia la qualifica di grande maestro, non è andata delusa: egli ha magnificamente figurato nel torneo interzonale di Baguio conclusosi l’11 luglio. I partecipanti erano venti, fra i miglioro giocatori del mondo.
Se si pensa che Mariotti, pur non raggiungendo nella classifica finale il gruppo di testa, si è piazzato alla pari con l’ex campione del mondo Spassky, il rivale di Fischer, si comprende il valore della prova da lui sostenuta.
A differenza della quasi totalità degli avversari incontrati, Mariotti non è un professionista del gioco: non è cioè uno scacchista a tempo pieno, e gioca solo qualche torneo all’anno. Se i grandi confronti ad alto livello fossero per lui la regola, potrebbe aspirare a risultati ancora più brillanti di quelli conseguiti a Baguio, dove il suo gioco è stato bensì inizialmente incerto (solo tre punti su 10 partite, ma fra esse era già significativo il pareggio con Spassky, in cui il sovietico si era salvato in posizione inferiore) ma si è splendidamente elevato in seguito.
Nelle altre nove partite, Mariotti non ne ha perduta alcuna, vincendone cinque e pattandone quattro. Nessuno degli altri concorrenti, in questa seconda fase, ha realizzato l’altissimo eccezionale punteggio di 7 su 9. Oltre a questa magnifica e purtroppo tardiva rincorsa dei favoriti, Mariotti si è segnalato per il risultato ottenuto contro il gruppo dei giocatori sovietici, che dal torneo delle Filippine si ripromettevano la conferma del loro predominio. Mariotti ha ottenuto contro di loro 2,5 su 4, senza subire alcuna sconfitta”.
Come scriveva Monticelli, molto pesò sulla prestazione di Mariotti il problema del lavoro: Sergio ci ha un giorno raccontato come là a Baguio, in particolare, fosse arrivato appena il giorno precedente l’inizio del torneo; l’ambientamento, in un’umida località dell’altro emisfero distante circa diecimila Km. dall’Italia, era tutt’altro che semplice, e quasi tutti i suoi avversari, sovietici in primis, avevano raggiunto Baguio con almeno una settimana prudenziale di anticipo.
A questo punto sarete forse (in specie i lettori più giovani) curiosi di sapere come andò quel torneo e quali giocatori furono promossi alla fase successiva di quel ciclo mondiale. Beh, questo in rete lo potreste trovare, ma ormai io direi di vedere come proseguiva l’articolo di Monticelli, che quindi mi piace riportare qui quasi integralmente:

“I tornei interzonali del 1976 costituiscono la penultima prova di selezione per qualificare il giocatore che sfiderà nel 1978 l’attuale campione del mondo Karpov. A Baguio il faticosissimo torneo è stato vinto con 13 punti dal giovane brasiliano Costa Mecking. Quest’anno Mecking è apparso ancora una volta in gran forma: le basi della sua vittoria sono state praticamente gettate nelle prime 10 partite, in cui ha ottenuto 8,5 punti, mentre nella seconda fase è calato, ma senza poter essere più raggiunto. Secondo e terzo ex aequo il cecoslovacco Hort e il sovietico Polugaevsky; quarto un altro sovietico, Tseshkovsky, cui la sconfitta patita ad opera di Mariotti in una brillante partita ha impedito di raggiungere il terzetto di testa; ai posti 5 e 6 il deludente Ljubojevic e l’ungherese Ribli; 7, 8 e 9 Balashov, Panno e Kavalek, 10-14 Mariotti, Spassky, Gheorghiu e Uhlmann. Seguono Quinteros, Browne, Torre, Biyasas, Harandi, Tan e Pachman…. Mecking, Hort, Polugaevsky, poi i primi tre dell’altro interzonale di Biel e Korchnoi giocheranno nel 1977 una serie di incontri da cui uscirà lo sfidante di Karpov. Teoricamente avrebbe diritto di aggiungersi ai 7 anche Fischer, ma il celebre “rinunciatario” al titolo mondiale non sembra avere alcuna intenzione di riprendere le armi, e certamente non lo farebbe per partecipare a una eliminatoria”.
Ricordate come andò a finire, sì? Volle il destino che due anni dopo si sarebbe tornati per la finale mondiale di nuovo a Baguio, in un altro piovosissimo luglio, ma i protagonisti furono Korchnoi (che avrebbe superato gli altri rivali) e ovviamente Karpov. Dopo aver “tifato” per il mio coraggioso collega bancario Sergio Mariotti, fino all’ultimo tifai per quel “rinunciatario” di Bobby Fischer, sognando una impossibile sua riapparizione davanti ad una scacchiera per la riconquista di un secondo titolo mondiale. Ma i sogni son desideri, come recitava Cenerentola in un celebre film di Walt Disney, e accade talvolta soltanto nei film che diventino realtà.
Noi però abbiamo fatto un altro miracolo: siamo riusciti a fermare il tempo almeno per altre 24 ore, e cioè a quel 27 giugno del 1976 di Baguio. Perciò vi promettiamo di presentarvi presto, proprio con i commenti del suo protagonista Sergio Mariotti, quella brillantissima partita contro il sovietico Vitaly Tseshkovsky, perno della “grande impresa” di Sergio e partita che è stata sopra citata dal grande Mario Monticelli. Non perdetevela.
Continuate a seguirci e …. tantissimi AUGURI al nostro Sergio, che oggi compie gli anni!