20 settembre 1920, nasce ufficialmente la FSI
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(Adolivio Capece)
“…e finalmente esaurite tutte le formalità burocratiche, dichiaro a tutti gli effetti costituita la Federazione Scacchistica Italiana!”
Le campane delle chiese di Varese suonavano mezzogiorno quando con questa parole Luigi Miliani sancì la nascita della nostra Federazione. Era il 20 settembre 1920. Poco prima si era concluso l’esame delle schede elettorali che avevano confermato Miliani come Presidente, con votazione effettuata subito dopo l’approvazione dello Statuto: erano state queste le due ultime (fondamentali) ‘formalità burocratiche’.
Uno scrosciante applauso scoppiò spontaneo da parte degli oltre sessanta Congressisti raccolti nel salone al primo piano del Caffè Principale di Corso Vittorio Emanuele. Poi tutti si alzarono, seguirono abbracci e strette di mano, sorrisi e reciproci complimenti: “l’opera tanto ardentemente desiderata dagli Scacchisti Italiani era stata portata a compimento.”
Da neanche due anni si era conclusa la Prima Guerra Mondiale e c’era molta voglia di unità, oltre al desiderio di costruire qualcosa di duraturo.
E poi i Congressisti, tutti insieme con aria festante, confluirono nella vicina Birreria Nazionale dove ebbe luogo il banchetto conclusivo e alla fine dopo tre intensi giorni di lavori ognuno rientrò nella propria sede.
Sono passati cento anni da quel 20 settembre 1920 quando la Federazione Scacchistica Italiana (FSI) fu ufficialmente costituita a Varese dove era stato organizzato il Congresso degli scacchisti italiani nell’ambito dei festeggiamenti per il 50° anniversario della riunificazione di Roma all’Italia.
13 i circoli rappresentati direttamente, più 6 per adesione scritta.
Presenti poi 50 scacchisti a titolo individuale, mentre un’altra trentina a loro volta avevano inviato adesione scritta. Queste presenze individuali non devono stupire: all’epoca erano poche le città dove esisteva un circolo scacchistico, chi abitava in piccoli centri seguiva le poche rubriche sui quotidiani e giocava soprattutto per corrispondenza o si dedicava alla soluzione dei problemi grazie in particolare alle riviste L’Eco degli Scacchi (nata nel 1897 ma che concluse le pubblicazioni proprio alcuni mesi prima della Assemblea di Varese) e ‘L’Italia Scacchistica’ (fondata nel 1911, che tra l’altro nell’occasione fu scelta come organo ufficiale della Federazione), ma aveva rare occasioni per partite a tavolino, quasi solo con sfide individuali o partecipazione a simultanee.
Il Congresso si svolse dal 18 al 20 settembre; la seduta inaugurale ebbe luogo nel bellissimo salone superiore della Camera di Commercio molto opportunamente concesso per l’occasione. Le successive riunioni, come detto, al primo piano del Caffè Principale.
I congressisti alloggiavano all’Albergo dell’Angelo.
Ricordiamo infine che in occasione della ‘tre giorni’ varesina, furono organizzati un torneo lampo, una gara di soluzione problemi e alcune simultanee tenute da Leone Singer, che ebbero grande successo di partecipazione e di pubblico.
Nel comunicato conclusivo si legge che la votazione finale per scheda segreta “elesse l’Ing. Cav. Uff. Luigi Miliani come Presidente; poi il Nob. Ing. Luigi Padulli come vice-presidente e il Prof. Rag. Giuseppe Orlandi come Segretario Generale. Risultarono eletti come Consiglieri Alberto Batori, Anton Mario Lanza, Terenziano Marusi e l’Avv. Enrico Mildmay.” [NdR: foto di apertura]
Infine per unanime acclamazione venne eletto Presidente Onorario l’illustre maestro Avv. Cav. Carlo Salvioli. [NdR: foto sottostante]
La prima sede della Federazione fu a Milano, in via Burigozzo 3. Poi la sede federale è stata trasferita a Varese, Roma, Venezia e infine ancora Milano, dove si trova ormai stabilmente da oltre mezzo secolo.
Un secolo di storia in sintesi
Questa volta la FSI era finalmente destinata a durare e a proseguire la sua attività, anche se con varie vicissitudini. Vediamo i momenti salienti, ricordando che Luigi Miliani ne fu presidente dal 1920 fino al 1944, anno della sua morte.

Nel 1927 ci fu un cambio di denominazione per imposizione governativa: la FSI mutò la denominazione in A.S.I. (Associazione Scacchistica Italiana – come già si era chiamata nel 1892, in occasione di uno dei primi tentativi di costituire un organismo nazionale) e con tale sigla (che verrà mantenuta fino alla fine della seconda guerra mondiale) il 24 febbraio 1928 entrò a pieno titolo nel neonato C.O.N.I.
Il riconoscimento come Federazione Sportiva fu dovuto all’inserimento degli scacchi tra le discipline in programma nell’Ottava Olimpiade moderna, disputata a Parigi nel 1924. Questo inserimento costituì in pratica il riconoscimento ufficiale degli scacchi come sport.

Gli scacchi furono inseriti nel programma dei Giochi Olimpici anche nel 1928.
Una data molto importante fu quella del 15 maggio 1930, quando l’Associazione Scacchistica Italiana venne eretta a Ente Morale: per gli scacchi fu un importante, utile e prestigioso riconoscimento.
Arriviamo al 1932, quando in vista dell’organizzazione della nuova edizione delle Olimpiadi il CIO fece una ‘revisione’ del programma e molti sport (per esempio tennis e calcio) vennero cancellati dalle Olimpiadi poiché i campioni più rappresentativi erano considerati ‘professionisti’; il CIO decise che anche i giocatori di scacchi dovevano essere considerati ‘professionisti’ e quindi non potevano partecipare ai Giochi. Per cui nei Giochi Olimpici del 1932 gli scacchi non furono più inseriti.
Approfittando di questa decisione e dato che in base ai criteri del periodo mussoliniano gli scacchisti non erano considerati dei ‘veri sportivi’, nel 1934 la Associazione Scacchistica Italiana fu trasferita dal CONI all’OND – Opera Nazionale Dopolavoro.
Dopo la guerra, nel 1945, l’OND fu cancellato e nacque l’ENAL (Ente Nazionale Assistenza Lavoratori); gli scacchi tornarono alla dizione Federazione, ma – a sorpresa – non ci fu l’inserimento nell’ENAL; invece il 2 maggio 1946 la FSI fu inserita nell’ambito del Ministero della Pubblica Istruzione, il che provocò per alcuni anni seri problemi finanziari, che si risolsero solo nel 1960 sotto la presidenza del Conte Gian Carlo Dal Verme (fino ad allora grande mecenate insieme al predecessore Eugenio Szabados) quando finalmente la FSI fu ufficialmente associata all’ENAL, ricevendone i contributi.

Nel 1978, quanto l’ente fu chiuso, la FSI passò sotto il controllo diretto della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Poi finalmente, grazie alla meritoria opera dell’allora presidente Nicola Palladino, nell’estate del 1988 la FSI è (ri)entrata nel CONI come “disciplina sportiva associata”.
In questi primi anni del Terzo Millennio gli scacchi hanno assunto una posizione di sempre maggior prestigio nell’ambito del nostro massimo organo sportivo grazie alla presidenza di Gianpietro Pagnoncelli che oggi, celebrando i primi cento anni di vita della FSI, conclude il suo mandato lasciando ai suoi successori una federazione forte che (problemi politici del CONI permettendo) entra nel secondo centenario di vita con concrete prospettive di un passaggio da ‘disciplina associata’ a ‘Federazione Sportiva’ a tutti gli effetti.
50 anni di tentativi infruttuosi
Come abbiamo detto all’inizio, l’Assemblea del 1920 portò a compimento “l’opera tanto ardentemente desiderata dagli Scacchisti Italiani.”
E infatti la costituzione della Federazione arrivò a conclusione di una lunga serie di tentativi che nel corso dei quasi cinquanta anni precedenti avevano provato a dare al nostro Paese un’organizzazione scacchistica unitaria. Vediamoli in sintesi.
Il primo tentativo dell’Accademia Romana degli Scacchi, come ricordò Alberto Batori nel suo intervento all’Assemblea Costituente del 1920, risaliva addirittura al 1874! Possiamo ipotizzare che una volta realizzata l’unità d’Italia a livello politico, anche gli scacchisti abbiano cominciato a sentire il desiderio e forse l’esigenza di creare un organismo nazionale.
Ma i tempi non erano ancora maturi per cui questo primo tentativo non ebbe seguito e dovranno passare quasi vent’anni per un secondo: era il 1892, quando a Torino, fu costituita l’Associazione Scacchistica Italiana (ASI), che però visse un solo anno.
Ma il seme cominciava a germogliare. Così sei anni dopo, nel 1898, ancora a Torino, nacque l’Unione Scacchistica Italiana (USI) che fu fondata grazie ai circoli della stessa Torino, di Roma, Catania, Genova, Livorno, Napoli, Palermo, La Spezia, Treviso, e successivamente anche Milano. L’USI organizzò vari tornei nazionali: Roma 1900, Venezia 1901 e Firenze 1905, tutti vinti da Arturo Reggio; poi Milano 1906, vinto da Giovanni Martinolich. Nel 1911, in occasione del Cinquantenario dell’Unità d’Italia, si giocò ancora a Roma: vinse il triestino Matteo Gladig al quale fu attribuito ufficialmente per la prima volta il titolo di Campione Italiano. Ma proprio alla fine del 1911 l’USI concluse la sua attività.
Ma non era ancora passato un anno, che, negli ultimi mesi del 1912, ci fu un altro tentativo, in virtù del quale vennero organizzati il torneo di Viareggio 1912, vinto da Alberto Batori, e il torneo di Bologna 1913, vinto ancora una volta da Arturo Reggio. Fu la prima volta in cui per indicare l’insieme dei circoli apparve il termine “federazione”. Poi lo scoppio della Prima Guerra Mondiale scrisse, almeno per qualche anno (fino al 1920), la parola fine.
La Federazione Scacchistica Italiana e suoi Presidenti
1920 – 1944 Luigi Miliani, (Livorno 1875 – Venezia 1944)
19.11.1945- 2.5.1946 e poi 2.5.1946 – 12.4.1947 commissariata (G.C. Dal Verme)
1947-1948 conte Gian Carlo Dal Verme (Milano, 1908-1985)
1949 duca Gaetano del Pezzo (Napoli, 1892-1970)
gennaio-marzo 1950 commissariata (ammiraglio Luigi Biancheri)
1950-1958 Eugenio Szabados (Ganger, Ungheria, 1898- Venezia 1974)
1958- 1979 conte Gian Carlo Dal Verme
1980 – 1994 Nicola Palladino (Milano, 1932 – 2008)
1994-1996 Sergio Mariotti (Firenze 1946)
1996 – 2002 Alvise Zichichi (Milano, 1938 – Roma 2003)
2003 – 2004 Franco Pedrazzini (Codogno di Lodi, 1936 – 2010)
ottobre 2004 – marzo 2005 commissariata (Giuseppe De Capua – CONI)
2005 – 2020 Gianpietro Pagnoncelli (Pontirolo Nuovo /Bg/, 1950)
Nella didascalia relativa alla fotografia di Luigi Miliani c’è un errore: infatti la scritta “Venezia 1875-1944” fa pensare che Miliani sia nato e morto a Venezia. Miliani era livornese di nascita e di formazione scacchistica. Fu infatti allievo, come egli stesso testimonia, di Emilio Orsini, cofondatore e direttore per molti anni de “La nuova rivista degli scacchi”. Si allontanò da Livorno, una volta diventato ingegnere laureandosi presso l’Università di Pisa, perché vinse il concorso di assunzione al Magistrato delle acque di Venezia, dove si trasferì e visse il resto della sua vita. Per diverso tempo la sua residenza (e forse anche vi morì) sembra sia stata ad Este, in prov. di Padova.
Alessandro, grazie molte da parte del maestro Capece per il commento e per la precisazione.
Abbiamo provveduto alla correzione.
buonasera,
leggo con tanto interesse quanto raccontatomi per anni, senza pero averne avuta certezza documentale. Grazie di aver pubblicato questo pezzo di storia, e di aver potuto vedere foto inedite del mio caro avo, Giuseppe Orlandi.
Cordialmente
Paolo Orlandi
Paolo, grazie molte da parte del maestro Capece per il commento; ci fa piacere averle confermato dei bei ricordi famigliari.