Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

La leva scacchistica della classe ’03

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(UnoScacchista)
Ci sono situazioni che meritano di essere descritte con qualcosa in più di un commento tecnico. Situazioni che non si possono spiegare ma che si possono intuire, comprendere, condividere perché… ci si può riconoscere in quello che è successo.

Situazioni che, se fossi un poeta, potrei raccontare con parole appropriate e ben scelte. Io però non sono un poeta e allora prendo in prestito l’ispirazione da un autore vero, Francesco De Gregori, che nel 1982 scelse la metafora del ragazzino di fronte al rischio di sbagliare un calcio di rigore per invitarci tutti ad osare e a guardare avanti con coraggio, altruismo e fantasia.

Questa rivisitazione della splendida “La leva calcistica della classe ’68” è in parte uno scherzo, in parte il riconoscimento del grande talento di Alireza Firouzja, che non è certamente sminuito dall’aver perso un finale di Re e pedoni evidentemente patto contro il Campione del Mondo e con pochi secondi a disposizione.

Se posso darvi un consiglio, avviate il video con la canzone di De Gregori e leggete la mia versione mentre “Il Principe” canta il suo testo originale.

La leva scacchistica della classe ’03

Conta le mosse dei Re in opposizione
Conta veloce le mosse di pedone
Testa nel panico che gira lenta
E poi magari muove

Firouzja pensa che sembra un uomo
Con le mossette su casa scura
Diciassett’anni e il cuore pieno di paura

Alireza non aver paura
Di sbaglia’ ’n finale di pedone
Non è mica da questi particolari
Che si giudica un giocatore
Un giocatore lo vedi dal coraggio,
Dal tatticismo, dalla strategia

E chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai
Di giocatori tristi che non hanno vinto mai
Ed hanno appeso gli scacchi a qualche tipo di muro
E adesso scrivono dentro un blog
E sono incavolati da dieci anni
Per una donna che non han sacrificato mai
Chissà quanti ne hai veduti,
Chissà quanti ne vedrai

Lui ci provò fin dal primo momento
Ma per pensare non c’era più tempo
E allora mise la mano sulla scacchiera
E mosse più veloce del vento

Prese il suo re che sembrava stregato
Alla sua mano rimaneva incollato
Andò in c3, capì senza guardare
E alzò la mano per abbandonare


Firouzja-Carlsen
Altibox Norway Chess 2020

69. Rc3?? e abbandona


Ma Alireza non aver paura
Di sbaglia’ ’n finale di pedone
Non è mica da questi particolari
Che si giudica un giocatore
Un giocatore lo vedi dal coraggio,
Dal tatticismo, dalla strategia

Il ragazzo si farà,
Anche se ha le spalle strette
Questo altr’anno vincerà
Con l’Alfiere che va in “e sette”


Ho scritto questa canzone pensando ad un bambino che il pomeriggio, su un campetto sterrato, impara il senso ed il limite della competizione, impara il successo ed il fallimento, la paura e la gioia di vincere. Tutto questo è ancora nel sentimento del calcio giocato, a tutti i livelli, anche in una finale di Champions” (F.De Gregori).

Credo che, con gli opportuni parallelismi, ciò valga pienamente anche nel mondo dei nostri amati scacchi, giocati sui tavoli di un circolo di periferia o in una finale di Campionato del Mondo.


NdA: Visto che qualcuno se lo chiederà, l’Alfiere va in e7 a dare Scacco Matto come nell’Immortale e nella Sempreverde, era chiaro no?

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