Com’è facile rimanere ingannati!
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Hans Fahrni, dal libro del torneo di Barmen del 1905
(Uberto D.)
“Il maestro svizzero Hans Fahrni ancora ride della conclusione di una delle partite in una sua simultanea!” si legge sul numero di marzo 1962 di “Chess Life“. Di conclusioni inaspettate e di errori clamorosi ce ne sono stati e ce ne saranno molti, ma addirittura da far ridere… Cosa sarà mai successo al vincitore del torneo internazionale di San Remo del 1911?
Già perché Hans Fahrni può essere sconosciuto ai più, ma non fu proprio un signor nessuno agli inizi del secolo scorso. Nato il primo di ottobre 1874 a Praga, all’epoca capitale dell’impero austro-ungarico, nel 1909 vinse a Monaco un quadrangolare con Tartakower, Alapin e Spielmann, per poi imporsi due anni dopo nel torneo di San Remo davanti a Levitsky, Przepiorka, Gunsberg, Kostic, Forgacs, Réti e Rosselli del Turco.

Fu un forte giocatore di match e nel 1908 riusci a pattare un incontro su 3 partite contro Alekhine; fu anche il primo a scrivere, nel 1922, una monografia sulla variante di apertura 1.e4 Cf6 che battezzò “Difesa Alekhine”, nome con il quale la conosciamo oggi.
Ma torniamo al titolo di questo post e all’episodio divertente che gli capitò. Dovete sapere che Fahrni era anche un formidabile esperto di simultanee. Nel 1911 a Monaco stabilì l’allora record di ben 100 avversari!
Secondo quanto scrive “Chess Life“, riprendendo un articolo in tedesco comparso su “Schach-Echo” nel Novembre del 1961, durante una delle sue tante esibizioni in simultanea Fahrni, con il Bianco contro un avversario decisamente debole, si venne a trovare in questa deplorevole posizione.
Fahrni è ovviamente spacciato, visto che il pedone nero promuoverà per primo e che la neo-promossa Donna controllerà la casa di promozione del pedone bianco. Prima di abbandonare, Fahrni tentò un’ultima trappola:
1. a3 (muovendo il pedone all’indietro!)
Il suo avversario, un anziano signore, si immerse in una lunga riflessione e alla fine giocò
1… h5 (muovendo anche il suo pedone all’indietro)
La partita continuò con lo stesso meccanismo e alla fine dopo
2. a2 h6 3. a1=D+ il Nero abbandonò.
Abbastanza confuso dall’inaspettata conclusione, lo sconfitto commentò: “Strano, avevo calcolato che avrei promosso una mossa prima di lei! Non è possibile che io abbia mosso il mio pedone nella direzione sbagliata?”
Fahrni rispose: “No! Anche se lei avesse mosso il suo pedone nell’altra direzione, avrebbe perso comunque!” e dimostrò sulla scacchiera che dopo 1. a3 h3 2. a2 h2 3. a1=D+ Rg2 4. Db2+ Rh1 5. Dc2 Rg1 6. Re3 h1=D 7. Df2# il Nero avrebbe preso matto.
Il gentiluomo rimase molto impressionato dalla manovra vincente e disse, con ammirazione, “Quindi la mia posizione è stata davvero sempre persa. Com’è facile rimanere ingannati!”
Mi sembra di sentire l’eco di risate in lontananza… siete voi o il furbo Fahrni?
Solo una pignoleria: Sanremo si scrive tutto attaccato
Anche se è vero che in passato la questione San Remo – Sanremo è sempre stata dibattuta
Grazie per i commenti, Michele. E’ come dici: la città si chiama Sanremo, ma ho sempre visto il torneo presentato con il nome di “Torneo scacchistico internazionale di San Remo” ed è questa la forma che ho scelto per il post.