Giocatori o giocatrici?
4 min read
(Daniel Perone)
In questi ultimi mesi in tanti hanno scritto della miniserie di Netflix “La Regina degli Scacchi” e della sua giovane protagonista Beth Harmon. Ho riletto “Le Donne si dimenticano quanto valgono?” e “Le Donne sanno bene quanto valgono!” di Topatsius ed oggi, tanto per cambiare, anch’io scrivo delle donne ma anche dell’altro genere, gli uomini.

La mamma di mia mamma, nonna Geltrude, diceva: “Noi donne parliamo delle persone, gli uomini delle cose“.
Lei non poteva neppure lontanamente immaginare che, quarant’anni dopo la sua morte, un gruppo di scienziati ha tentato – con buon successo – di affermare con decisione e certezza quel suo detto popolare con un algoritmo che legge le emozioni:
“Moshe Koppel, docente di informatica presso l’università israeliana di Bar Ilan, è in grado di farlo. Il gruppo di ricercatori da lui guidato ha infatti condotto con successo un esperimento di individuazione di genere: con l’aiuto di un algoritmo di loro invenzione, gli scienziati hanno esaminato testi anonimi riuscendo a determinare il sesso dell’autore con un’approssimazione superiore all’80%. Un risultato che esprime una svolta tecnologica a un dibattito molto antico, dato che per secoli si è discorso se uomini e donne avessero un modo diverso di comunicare.”[1]
A questo punto sono sicuro che voi pensiate: “Questo non c’entra con il Nobil Gioco!”
Ma solo in apparenza non c’entra giacché la scrittura non è l’unico mezzo per comunicare, ce ne sono altri che vanno al di là della parola, perché noi essere umani possiamo comunicare attraverso espressioni artistiche o altre attività dell’intelletto.
Un valido esempio di ciò sono la musica, la pittura, la fotografia, il cinema, il teatro e ovviamente anche gli scacchi che sono una piccola fetta di questa grande torta della comunicazione.

In tutti questi casi i protagonisti cioè il musico, il pittore, il fotografo e l’attore, lasciano intravedere i loro sentimenti, le loro emozioni e questo include anche gli scacchisti: pensate, molto banalmente, all’immediatamente dopo una vittoria o dopo una sconfitta.
Tutti siamo esposti a momenti di felicità e infelicità. Tutti abbiamo del nervosismo, dei dubbi, delle incertezze e ognuno di noi può reagire in maniera diversa.
Ad esempio, nella mente degli scacchisti – uomini e donne indifferentemente – i dubbi e le incertezze, risalgono alla prima mossa della partita e continuano sino alla sua fine; quindi, gli scacchisti, vivono emozioni forti giacché attorno ai pezzi ruotano sentimenti contrapposti, illusione-disillusione; coraggio-paura, ecc. la voglia di vincere, la paura della scelta.
Tutte queste difficoltà incidono fino a evidenziare i differenti sessi? Per il momento non esiste nessun esperimento in riferimento agli scacchisti e comunque non credo sia una cosa facile individuare il loro genere.
Sappiamo che da secoli le donne hanno la possibilità di giocare a scacchi alla pari degli uomini; hanno già raggiunto il livello di GM ed anche nella storia del nobil gioco si annoverano donne che – ognuna al suo tempo ed a modo suo – brillarono della massima lucentezza.
Allora forse basterà riprodurre alcune partite senza indicare se il giocatore sia una donna oppure un uomo per stabilire – con buon successo – la differenza?
A mo’ di intrattenimento ho provato ad osservare le partite di entrambe i sessi e a un certo punto ho scoperto che gli uomini sono più “battaglieri”, rispetto alle donne che, invece, preferiscono rischiare utilizzando linee di gioco un po’ bizzarre.
Ebbene, adesso potete divertirvi anche voi ad indovinare i protagonisti di ogni partita oppure di andare a leggere le soluzioni nascoste sotto i pulsanti. A voi la scelta.
Partita 1
Partita 2
Partita 3
Partita 4
Talvolta le donne e gli uomini “parlano” lo stesso linguaggio e non è facile stabilire chi gioca col bianco e chi gioca col nero.
Partita 5
[1] “Nuovo Magari” A. de Giuli; C. Guastalla; C. M. Naddeo (Alma Edizioni), Giugno 2014
Bibliografia:
Parmeggiani Stefania, Così con una formula leggiamo le emozioni, La Repubblica 29/09/2011