Saavedra, uno studio figlio di molti padri
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(Mario Spadaro)
La posizione di Saavedra è uno degli studi più famosi sui finali di scacchi, tuttavia Saavedra è stato quello che ha messo soltanto l’ultimo pezzo, in un puzzle iniziato e continuato nel tempo da diversi giocatori.
Tutto ebbe inizio a Londra nel 1875 presso il City of London Chess Club, in cui fu giocata una partita tra Fenton e Potter.
Questi i due giocatori:
Richard Henry Falkland Fenton (Londra 3 marzo 1837 – 16 marzo 1916) era un giocatore minore, a cui piaceva confrontarsi con avversari più forti di lui; tra le altre, sono presenti sui data base sue partite contro Blackburne e Lasker. Si presume che, con Leopold Hoffer ed Isidor Gunsberg, sia stato occasionalmente coinvolto come giocatore nascosto nell’apparato dell’automa scacchistico Mephisto.

Partecipò dignitosamente al torneo di Londra del 1892 vinto da Lasker, nel quale figuravano due giocatori da me trattati su questo stesso blog in altri articoli (Loman piazzatosi al terzo posto e Gossip, come consuetudine ultimo).

William Norwood Potter (Londra 27 agosto 1840 – Sutton, Surrey 13 marzo 1895) era un forte maestro, scrittore ed editore di scacchi, che nello stesso anno giocò un match a Londra contro il formidabile Johannes Zukertort (considerato fra gli anni 1870 – 1886 il numero due al mondo, alle spalle di Wilhelm Steinitz), perdendolo di misura col risultato di + 2 – 4 = 8.
In qualità di giornalista scacchistico collaborò con Steinitz col quale strinse amicizia; nel 1879 pareggiò un match contro James Mason, col risultato di + 5 – 5 = 11.
Sua sorella, Mary Potter, fu la fondatrice delle Suore della Piccola Compagnia di Maria, istituzione religiosa indicata anche come le sorelle blu e dedicata alla cura dei sofferenti e dei malati, oggi diffusa in tutto il mondo.
La prassi in uso a quel tempo imponeva che quando un giocatore affrontava un avversario molto più forte, quest’ultimo doveva concedergli dei vantaggi per equilibrare la partita; ed infatti il maestro Potter aveva concesso che Fenton giocasse col Bianco, dandogli due mosse di vantaggio (il pedone bianco in e4 era già posizionato ed il Bianco doveva aggiungere un’altra mossa) e giocando col Nero con un pedone in meno, nella fattispecie senza il pedone f7.
Fenton-Potter Londra 1875
Il Nero è privo del Pf7 e il Bianco ha due tratti di vantaggio
La prima parte di questa storia terminò qui e per tanto tempo non si sentì più parlare di tale evento.
Vent’anni dopo, come il titolo del famoso secondo romanzo di Alexandre Dumas che proseguiva la vicenda dei tre moschettieri, anche per questa partita vi fu un seguito.
William Norwood Potter muore il 13 marzo 1895 ed il responsabile della rubrica di scacchi del giornale scozzese Glasgow Weekly Citizen, Georges Emile Barbier pensò di commemorare Potter dedicandogli un articolo.

Georges Emile Barbier (Isle sur le Doubs 24 febbraio 1844 – Montaure 17 dicembre 1895) era originario della regione di Besançon, si era trasferito nel Regno Unito esercitando la professione di professore di francese, prima nello Yorkshire, poi a Londra ed infine a Glasgow, quale responsabile del Dipartimento di Francese dell’Istituto scolastico Athenaeum.
Fu giornalista, compositore ed uno dei più forti giocatori tra i residenti in Scozia e vinse il Campionato scozzese del 1886; fu detentore della Coppa Challenge Ovest della Scozia negli anni 1889, 1890, 1891, 1892, e Campione del Glasgow Chess Club (Outram Cup) nel 1892 e nel 1893. È stato presidente del Glasgow Chess Club.
Alla fine del 1895 si ammalò e ritornò in Francia, morendo a Montaure in Normandia, più precisamente nella frazione di Ecrosville (oggi piccolo comune di circa 700 abitanti denominato Saint-Aubin-d’Écrosville).
Barbier dunque scrisse un necrologio per il Glasgow Weekly Citizen il 6 aprile 1895, e tre settimane dopo, il 27 aprile, ricostruì l’interessante posizione finale della partita di Potter contro Fenton.
Il British Chess Magazine del 1984, a pagina 403, riporta un articolo intitolato «The Saavedra Saga» del giocatore scozzese Ian Mullen, che si era imbattuto in una colonna di scacchi non datata, che si pensava provenisse dal Falkirk Herald del 1910.
Lo scrittore (probabilmente AJ Neilson) commenta che “era presente alla «nascita» di questo finale di partita, che ebbe luogo al Glasgow Chess Club un pomeriggio.”
Si afferma anche che gli altri presenti all’epoca erano lo sceriffo Spens, W. Black e per l’appunto proprio Barbier.


Tuttavia, Barbier, andando a memoria o forse perché iniziavano a comparire i sintomi di quella malattia cerebrale che lo avrebbe condotto alla morte entro l’anno, commise un errore, riportando in effetti una posizione leggermente diversa da quella che si era presentata nella partita, cambiando la collocazione dei pezzi e spostando il pedone di una colonna verso l’est ed il Re Nero da h3 ad h6.
Il Nero muove, il Bianco vince
Durante la settimana intercorsa prima della pubblicazione del numero successivo del Citizen, Barbier ricevette molte lettere di lettori e segnalazioni da parte dei soci del club che gli indicavano l’errore.
Così il 4 maggio, nel pubblicare la soluzione (che utilizzava proprio la tecnica dimostrata da Zukertort (1. … Td6+ 2. Rb5 Td5+ 3. Rb4 Td4+ 4. Rb3 Td3+ 5. Rc2), decise di presentare una sua rielaborazione della posizione, sostenendo che, spostando il Re Nero da h6 in a1, la posizione si sarebbe trasformata in uno studio di patta.
Il Nero muove e patta
La manovra, pubblicata da Barbier l’11 maggio 1895, è conosciuta come «la falsa soluzione del Saavedra»: 1. … Td6+ 2. Rb5 Td5+ 3. Rb4 Td4+ 4. Rb3 Td3+ 5. Rc2 Td4! 6. c8=D Tc4+ 7. Dxc4 stallo.
A questo punto entra in scena Saavedra ma, prima, vediamo chi era.

Il Reverendo Fernando Saavedra (1847 o 1849 Siviglia, Andalusia, Spagna – 1º maggio 1922 Dublino, Irlanda) era un padre passionista spagnolo che in quel periodo risiedeva a Glasgow; fu un appassionato di scacchi, ma da ciò che risulta, come giocatore era di basso livello, stante che negli incontri a squadre con numerosissimi giocatori, veniva schierato nelle ultime posizioni.
Il British Chess Magazine del 1893 alle pagine 34-36 riporta che partecipò nel 1892 per la squadra della Scozia Occidentale all’incontro annuale che si svolgeva contro la Scozia Orientale; le due squadre erano composte ciascuna da 60 giocatori, Georges Emile Barbier giocò in 1a scacchiera pattando, mentre Saavedra (scritto erroneamente come F. Soavreda) vinse essendo schierato in 47a scacchiera.
Dal Rapporto di Dundee Courier, di lunedì 14 maggio, pagina 6, si evince che partecipò nel 1894 per la squadra della Scozia Occidentale all’incontro che si svolse contro la Scozia Orientale; le due squadre erano composte ciascuna da 92 giocatori e Saavedra vinse una partita e perse l’altra essendo schierato in 79a scacchiera.
Nel British Chess Magazine del 1985, a pagina 125, Ken Whyld nota che Saavedra giocò senza successo in fondo al tabellone per Glasgow nel 1915 (come mostrato nel British Chess Magazine di quell’anno a pagina 131).

Saavedra morì nel 1922 ed Harrie Grondijs nel 2004 pubblicò questa fotografia in bianco e nero della sua tomba, sulla cui croce compare accanto al suo nome quella del Rev.do P. Laurence Kieran, 83 anni, morto due anni prima.
Nota della Redazione: incuriositi dalle scritte in lingua inglese sulla croce, abbiamo preso contatto con la comunità passionista di Dublino, che ci ha inviato (e-mail privata del 9/2/2021 a Roberto Cassano) una fotografia a colori della tomba e la conferma che il Reverendo Saavedra è sepolto nel piccolo cimitero dei Fratelli della Passione di Monte Argus a Dublino.

– Cortesia di Padre Paul Francis Spencer C.P., archivista, Convento dei Passionisti, Mount Argus, Dublino.
Ringraziamo Padre Paul Francis Spencer per la grande cortesia e la gentilezza dimostrata nel rispondere alla nostra richiesta
Adesso possiamo tornare alla posizione di Barbier, quella col Re Nero in a1. Il pomeriggio di martedì 14 maggio, nei locali del Glasgow Chess Club, il reverendo Fernando Saavedra, mostrò a Barbier la manovra vincente, e quest’ultimo la segnalò sul numero del Weekly Citizen del 18 maggio, ripubblicando il diagramma già riportato il 4 maggio, stavolta con la didascalia: «Il Nero muove, il Bianco vince».
Il Nero muove, il Bianco vince
Ed ecco la soluzione di Saavedra:
E fu così che il modesto Saavedra, con una sola mossa azzeccata, inopinatamente divenne celebre nel mondo scacchistico, ma ciò non avvenne subito.

Infatti Barbier morì pochi mesi dopo e lo studio rimase per vari anni noto solo in ambito locale, probabilmente per mancanza di riviste specializzate che lo divulgassero nel resto dell’Europa, venendo soltanto più volte ripubblicato sul Farkirk Herald a cura di un giocatore e scrittore di nome Archibald Johnston Neilson, il quale evitò che finisse nel dimenticatoio.
La tenacia di Neilson nel tenere accesa la fiammella del ricordo, continuò finché questi nel 1902 lo mostrò ad Emanuel Lasker, in visita al Glasgow Chess Club nel contesto di una tournée in Gran Bretagna (altre fonti invece asseriscono che fu il giocatore di scacchi e giornalista tedesco Richard Teichmann a visitare Glasgow ed a cui fu mostrato lo studio; successivamente Teichmann riferì a Lasker quanto gli era stato manifestato).
Lasker rimase entusiasmato dallo studio (all’epoca le sottopromozioni erano rare), restando colpito dal valore didattico della sequenza vincente, tanto che lo pubblicò sul Brooklyn Daily Eagle il 1º giugno 1902, donandogli quella visibilità internazionale che finora non aveva avuta, ed inoltre ne discusse in una sua conferenza dal titolo «L’aggressività del re nel finale», da cui fu prodotto un estratto, pubblicato nel numero di ottobre 1902 del British Chess Magazine.
Il Bianco muove e vince
Si giunse così alla forma conclusiva dello studio, i cui ultimi rimaneggiamenti (pedone in c6, tratto al Bianco, tema «Il Bianco muove e vince», sono stati evidentemente operati da Lasker.
Per finire, una piccola appendice relativa al tentativo non riuscito di un giocatore irlandese, di attribuirsi la paternità di questo studio a discapito di Saavedra.
Tim Krabbé nel 2001 pubblicò sul suo sito Chess Curiosities, di avere ricevuto una email da David McAlister con la quale si comunicava che nel corso di una ricerca sulla carriera di James Alexander Porterfield Rynd (1847-1917), il primo campione irlandese di scacchi, aveva trovato una colonna di scacchi che Porterfield Rynd aveva pubblicato sul Dublin Saturday Herald lo stesso 25 maggio 1895.
In questo articolo era descritta una fantomatica partita giocata in simultanea da Porterfield Rynd contro il tenente colonnello W. Lynam, nella quale si era verificata la posizione dello studio.
Se ne deduceva quindi che Saavedra non avesse scoperto la soluzione, ma che la conoscesse avendo visto questa partita; tuttavia tale affermazione non resse ad un’analisi più approfondita del caso.
Infatti a gennaio del 2002 John Roycroft scrisse su EG Chess (n°143 p.523-527) un articolo intitolato The Portefield Rynd affair che sollevando molti dubbi, di fatto confutava quanto sostenuto da Rynd.
Lo stesso Tim Krabbé, pubblicò un correttivo (151. 1 December: Duck of the century) nel quale si affermava che Rynd era un plagiario anche per un’altra partita inventata (Porterfield Rynd – Yates che terminava con un finale brillante, ma completamente copiato da uno studio di H. Cordes) e che la vicenda che gettava discredito su Saavedra era stata un «canard» ossia una falsa notizia (http://www.xs4all.nl/~timkr/chess2/diary_8.htm).
Pertanto, gloria e meritata chiara fama a Saavedra, ma nella storia di questo studio sono entrati, ciascuno col proprio contributo, anche Fenton, Potter, Zukertort, Barbier, Neilson (che ne evitò l’oblio) e Lasker.
Esprimo sincera e doverosa gratitudine a Roberto Cassano, mia esperta e paziente guida nella stesura di articoli scacchistici, senza il cui aiuto non avrei potuto completare questo pezzo, così come oggi viene presentato ai lettori. La foto del reverendo Saavedra e quella a colori della sua tomba, costituiscono un’assoluta anteprima mondiale.
Mario, ti ringrazio del tuo commento. Effettivamente nessun altro le aveva mai pubblicate.