Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Perché dare 0,40 pts alla patta è meglio di 0,50, di 0,25 e di 0,33

8 min read

(Riccardo M.)
Il mio recente post Vogliamo dare 0,25 punti alla patta anziché 0,50? riprendeva un po’ spiritosamente una proposta vecchia di un secolo del giornalista e giocatore di scacchi inglese Louis Zangwill.

E concludevo il discorso con queste parole: “mi chiedo se Zangwill avesse ragione: è la vittoria il vero obiettivo della partita? E mi chiedo se c’è oggi in giro per il mondo qualche maestro o dirigente scacchistico al quale quella proposta di Zangwill non dispiace del tutto e la ripresenterebbe, semmai in forma più attenuata: che 4 patte combattute possano valere appena come una vittoria (magari fortunata) mi appare un poco eccessivo, ma qualcuno ha mai pensato a patte da 0,40 a testa?”

Non so se su Facebook ci sono stati dei commenti (siamo abituati ad averli più che altro lì), ma sul Blog c’è stato questo intervento della Redazione:

“Interessante post, Riccardo.
Quando scrivi “Qualcuno ha mai pensato a patte da 0,40 a testa?” però, dimentichi i molti tornei giocati con il sistema di punteggio 0-1-3 (1 punto alla patta e 3 punti alla vittoria), che di fatto equivale a 0,33 punti per la patta in casi di assegnazione di 1 punto alla vittoria. La risposta alla tua domanda è quindi “Sì”, con una via di mezzo tra lo 0,25 di Zangwill e lo 0,40 che suggerisci tu”.

E poi quest’altro di Piercarlo Barocelli:

“Effettivamente, almeno nel calcio, da quando la vittoria vale tre punti le partite sono più vivaci e i gol sono molto aumentati. È un’idea da perseguire”.

Entrambi molto appropriati questi commenti, e quindi mi ero riproposto di approfondire un pochino. Mi è parso di vedere in entrambi una predilezione per il sistema “3 – 1 – 0”.

Nessuno, credo, avanzerebbe oggi una proposta estrema come quella avanzata da Louis Zangwill dopo il torneo del 1922. Badate bene: si trattò di un torneo in cui si ebbero appena 32 patte su 120 partite, pochissime. Ma qualche ragione l’avrà pure avuta Zangwill, tanto è vero che perfino Capablanca fece altri tipi di proposte atte a vivacizzare il gioco e diminuire le patte. E periodicamente l’argomento-patte torna alla ribalta.

Perché, allora, non si è mai arrivati ad una riforma di certe regole, pure in presenza, oggi, di percentuali di patte nei tornei che arrivano ad essere il triplo o più di quelle del torneo di Londra 1922? E sono di più anche perché, è giusto ricordarlo, il perfezionamento della teoria delle aperture e la superiore abilità nelle difese rende sempre più arduo trovare vie per spezzare l’equilibrio sulla scacchiera.

Potrei però tentare un altro tipo di risposta: ai nostri giorni l’interesse prevalente a cui le istituzioni scacchistiche e gli organizzatori si appoggiano è sempre quello dei maestri e grandi maestri, in quanto il pubblico viene scarsamente considerato. E a maestri e grandi maestri due partite da 0,50 punti ciascuna fanno per solito più comodo di una vittoria ed una sconfitta: si resta imbattuti e si mettono da parte gli stessi punti, a volte riposandosi di più e stressandosi di meno. Magari il ragionamento sarebbe un pochino diverso se lo 0,50 fosse sostituito, come appunto propongo, da uno 0,40!

E il pubblico? Qui porto un esempio: lo scorso anno un vecchio amico della sezione scacchi del dopolavoro che frequentavo, volendo riprendere ad interessare sé (e i figli) agli scacchi, mi chiese dove poteva seguire “in diretta” le partite dei tornei. Gli ho dato l’informazione. Qualche tempo dopo mi spiegò che aveva provato a collegarsi, ma che aveva incontrato quasi esclusivamente partite patte e che non ne era rimasto attratto per niente. Ecco, proseguendo su questa via si lavora sempre di più per i già praticanti, per i soliti noti, e si semina poco per far crescere l’interesse di nuovi appassionati o far ritornare l’interesse a vecchi appassionati: il pubblico “che si accalca” come ai tempi di Zangwill conta oggi sempre di meno, a decidere sono le èlites scacchistiche e ciò generalmente piace agli ‘addetti ai lavori’.

E allora? Io non la penso come l’esagerato Zangwill (0,25 alla patta), ovviamente, mentre 1 punto alla patta contro 3 alla vittoria (0,3333 vs 1, ovvero 1 vs 3) mi pare porti ad alcuni eccessi che lo 0,40 alla patta mitigherebbe certamente. Faccio alcuni esempi in proposito.

Cosa avremmo con la regola del “3-1-0”?

Prendiamo il caso di un torneo con 10 giocatori e 9 turni: Uno score di 2-7-0 (5,5 pts oggi) avrebbe 13 punti, esattamente come uno score di 3-4-2 (5 pts oggi) o uno di 4-1-4 (4,5 pts oggi). Io non vedo esattamente sullo stesso piano di merito un 4-1-4 e un 2-7-0. Applicando 0,40 alla patta avremmo invece: a 2-7-0 punti 4,80, a 3-4-2 punti 4,60, a 4-1-4 punti 4,40, il che mi pare più equo e non modificherebbe l’ordine di classifica.

Altro esempio sempre sui 9 turni: Uno score di 3-6-0 (6 pts oggi) avrebbe 15 punti, esattamente come uno score di 4-3-2 (5,5 pts oggi) o di 5-0-4 (5 pts oggi). Io non vedo esattamente sullo stesso piano di merito un 3-6-0 e un 5-0-4. Applicando lo 0,40 alla patta avremmo invece: a 3-6-0 punti 5,40, a 4-3-2 punti 5,20, a 5-0-4 punti 5,00, il che mi pare più equo e, come il precedente, con modificherebbe l’ordine di classifica.

Ultimi esempi della stessa specie:

Uno score di 6-0-3 (6 pts oggi) avrebbe 18 punti, cioè un punto in più di uno score di 4-5-0 (6,5 pts oggi), che ne avrebbe 17. Sarebbe così rovesciata la classifica dei due giocatori. Ebbene, a me non sembra che una prestazione di 4-5-0 sia inferiore alla 6-0-3, ed infatti applicando lo 0,40 alla patta i due score riceverebbero gli stessi punti: 6, cosa che mi pare più equa.

Uno score di 5-1-3 (5,5 pts oggi) avrebbe 16 punti, cioè un punto in più di uno score di 3-6-0 (6 pts oggi), che ne avrebbe 15. Sarebbe così, anche in questo caso, rovesciata la classifica. A me però non sembra che una prestazione di 3-6-0 possa considerarsi inferiore ad una di 5-1-3, ed infatti applicando lo 0,40 alla patta i due score riceverebbero gli stessi punti: 5,40, e anche ciò mi pare più equo.

Insomma, questi esempi mostrano casistiche nelle quali una certa porzione della classifica sarebbe diversa applicando i tre diversi criteri, ovvero quello prevalente da sempre (1- 0,50- 0), quello varie volte già sperimentato (3- 1- 0) e vigente da parecchi anni anche nel calcio, e quello da me proposto, ovvero: 1 — 0,40 — 0, il quale ultimo naturalmente è quello che meno si allontanerebbe dalla pratica attuale.

Di prim’acchito non sembrerebbe esserci tanta differenza fra il criterio 0,3333 e lo 0,40, invece la differenza c’è eccome! Lo abbiamo appena visto.

Per trovare un riscontro più pratico sono andato a guardare le classifiche di alcuni tornei disputati e ne ho trovato uno più visibilmente adeguato degli altri nel supportare con chiarezza la mia proposta.

Siamo a Mosca 1975. Questa fu la classifica finale per le prime 5 posizioni, con lo score di ciascuno tra parentesi (vinte-patte-perse):

1.Geller 10,5 punti (6-9-0)
2.Spassky 10 punti (6-8-1)
3.4.5. Kholmov (5-9-1), Vaganjan (7-5-3) e Korchnoi (8-3-4) 9 punti.

Ecco come cambierebbe la classifica applicando il criterio “3-1-0”:

1.2.Geller e Korchnoi 27
3.4.Spassky e Vaganjan 26
5.Kholmov 24

Vi piace più la seconda classifica della prima? Ritenete che l’ “8-3-4” del terribile Viktor equivalga il “6-9-0” di Geller? Io direi di no (altri forse sì, liberi di pensarlo). Ed ecco come invece apparirebbe la classifica applicando il criterio “1 — 0,40 — 0”:

1.Geller 9,6
2.3. Spassky e Korchnoi 9,2
4.Vaganjan 9
5.Kholmov 8,6

Insomma, il premio che il mio sistema darebbe a Korchnoi per la sua spregiudicatezza e combattività lo innalzerebbe dal 3°-5° gradino al 2°-3°, ma non al 1°-2° come con il sistema “3-1-0” che mi pare un pochino esagerato.

Vi prego: non sollevatemi ora l’obiezione che “se ci fosse stato un tipo diverso di punteggio i giocatori si sarebbero comportati nel gioco in modo diverso e quindi avremmo avuto una classifica diversa”. Noi dobbiamo prendere quei risultati avutisi, e non altri, semplicemente per andare a verificare se e come, applicando a posteriori un diverso criterio di punteggio, quei risultati sarebbero cambiati.

In pratica: è più che ovvio che se Geller, Spassky, Kholmov, Vaganjan, Korchnoi e gli altri partecipanti di Mosca 1975 avessero giocato con una regola dello “0,40 alla patta”, i loro risultati sarebbero stati diversi da quelli visti e quei GM si sarebbero probabilmente comportati ben diversamente negli ultimi turni, in specie all’ultimo turno. Ciò è lapalissiano.

Ma, al fine di portarvi un esempio pratico, io non ho a disposizione tornei svoltisi con la regola dello “0,40” (mai applicata, no?), e devo riferirmi giocoforza a normali tornei. Però è fuor di dubbio che, qualora quei 5 GM avessero giocato con la regola dello “0,40” e qualora a fine torneo avessero tutti avuto lo score sopra visto, ecco che la classifica che propone il sistema da me sponsorizzato si presenterebbe (almeno a mio parere, è chiaro) più aderente alle finalità proposte dal medesimo, ovvero quelle di dare un piccolo premio in meno alle patte (0,40 anziché 0,50) per incentivare un pochino di più la battaglia.

E non mi si dica che ho scelto appositamente quel torneo (Mosca 1975), ad arte, cioè che quello e non altri dimostrerebbe (casualmente) la validità della mia tesi. Ripeto: l’ho scelto soltanto perché l’esempio mi è parso più chiaro di altri, più atto a mostrarne il meccanismo, ma avrei potuto sceglierne altri cento o mille, nessuno dei quali avrebbe potuto attestare una fallacità della tesi stessa.

E’ insomma evidente (ma è proprio questo lo scopo della proposta!) che applicando una diversa regola riscontreremmo un approccio diverso alla partita e al torneo da parte dei giocatori (magari non tutti con la stessa intensità), così come lo stiamo riscontrando nel gioco del calcio da quando la regola del 3-1-0 ha preso il posto della 2-1-0: che ci siano molti più gol e pertanto più spettacolo, è come dice il nostro lettore Piercarlo, fuori da ogni dubbio. Quanti “zero a zero” si vedono oggi in giro nel campionato di calcio? Assai pochi, mi sembra, no?

Ripeto, io non sto cercando di dimostrare che il sistema da me proposto sia il migliore (altri potranno proporne di migliori) e non penso che esista un ‘sistema perfetto’. Sto solo cercando di proporre una regola nuova che potrebbe aiutare ad accrescere nel pubblico indistinto l’interesse nel gioco degli scacchi.

Vogliamo più spettacolo e più battaglia anche negli scacchi, come nel calcio? E nello stesso tempo non vogliamo allontanarci troppo da un criterio di equità e di rappresentanza numerica del gioco/valore espresso dai contendenti? E senza giungere agli estremi proposti dallo Zangwill o alle idee rivoluzionarie di Capablanca? E senza qualche sbavatura che vedo presente nel criterio “3-1-0”?

Ebbene, allora perché non provare il punteggio “1– 0,40– 0”, ovvero (lo chiamo così per brevità) “il Sistema 10400”?

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2 thoughts on “Perché dare 0,40 pts alla patta è meglio di 0,50, di 0,25 e di 0,33

  1. Su questa faccenda dei punti sono un conservatore: come Gianni Brera (e Arrigo Sacchi) credo che la partita perfetta finisca 0-0; analogamente, una partita a scacchi perfetta finisce in parità, lo sappiamo tutti perfettamente. Non vedo il motivo per penalizzare due giocatori che non hanno commesso errori, né due giocatori che magari hanno combattuto in maniera spettacolare, ma non sono riusciti a prevalere l’uno sull’altro.
    Per questi due motivi, a malapena posso approvare quello che in ICCF è diventato il primo criterio di spareggio: la quantità di vittorie; è dubbio che essere l’unico ad aver vinto con gli ultimi tre in classifica e perso col secondo valga più di averne vinte solo due (di cui una evidentemente col primo) senza sconfitte.
    Lo so, ci sono le patte di comodo, ma ci sono sempre state, anche negli anni d’oro, da Lasker in su: non fa parte della strategia complessiva in un torneo?
    Infine, l’aumento delle patte è dovuto alla più accurata preparazione dei giocatori: non è questa l’evoluzione naturale del gioco degli scacchi? Le partite dei grandi eroi romantici oggi ci fanno sorridere: la teoria delle aperture ha smontato tante varianti e tante altre ne ha scoperte, più precise; nuovi principi si sono affermati nel trattamento del mediogioco; la teoria dei finali è pervenuta alla perfezione dai sette pezzi in giù.
    In ogni caso, esistono sempre – e sempre esisteranno – giocatori creativi che ci deliziano con il loro gioco aggressivo e vengono sempre giocare delle partite sorprendenti e spettacolari, ma non possiamo pretendere che questa sia la norma.
    Teniamoci le patte e assaporiamone le sottigliezze; scopriamo quel che sarebbe potuto accadere e perché non è accaduto. Questa è roba da veri amatori!

  2. Non sono d’accordo con quest’idea di 0,40.
    Perché svalutare la patta? Svalutare la patta sarebbe, tra altri, svalutare lo stallo; una risorsa del gioco che può causare sorpresa, ammirazione e perfino stupore però mai indifferenza e pertanto abbellisce lo gioco. D’altro canto: perché penalizzare due avversari che non hanno commesso errori? Questo potrebbe demoralizzare i giocatori ed alla fine, pregiudicare i tornei.

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