Uno Scacchista

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Ivano Pollini e il suo “Cosmo enigma infinito” (come gli scacchi?)

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"Cosmo enigma infinito" di Ivano E. Pollini (particolare della copertina)

Cosmo Enigma infinito, l’uomo e l’universo” (agosto 2021) è il più recente lavoro di Ivano Ettore Pollini, nostro affezionato collaboratore. Qui, proprio sul palco di UnoScacchista, per la prima volta ha voluto presentarlo al pubblico. E noi lo ringraziamo per questa interessantissima conversazione.

Ivano, come ti è venuta l’idea di scrivere un libro sul cosmo, dopo tanti libri di scacchi?

La cosa è iniziata in modo un po’ casuale, ma in realtà il fuoco covava sotto la cenere da molto tempo.

All’università avevo letto alcuni noti libri di cosmologia (“I primi tre minuti” di Steven Weinberg, “La teoria della relatività” di Albert Einstein e “Dal big bang ai buchi neri” di Stephen Hawking) e ne avevo ricavato una strana impressione: quella di vivere in un universo certamente affascinante, ma che a volte appare assurdo e senza scopo.

Inoltre, la teoria della relatività generale di Einstein, pur avendola in generale intuita, nel complesso mi risultava a tratti incomprensibile. Ancora molti anni dopo, avevo insegnato molti aspetti della fisica, ma non avevo mai studiato né la relatività generale né la cosmologia. Così avevo dato un’occhiata a queste due discipline, più che altro per curiosità … e poi, il colpo di grazia me lo ha dato mia moglie, che un giorno mi ha spinto a vedere quello che io non vedevo dicendomi:

 “Adesso basta scrivere libri di scacchi… Scrivi piuttosto un libro di fisica, visto che l’hai insegnata per 40 anni”. A questo non ci pensavo proprio, considerato che esistono molti testi scritti da validi fisici. Ma poi, eccomi qui. Mi sono ritrovato a distanza di due-tre anni a scrivere un libro di cosmologia.

E come mai hai pensato a Uno Scacchista per far conoscere il tuo libro? Cosa hanno a che fare gli scacchi col cosmo?

A parte il fatto che anche gli scacchisti giocano nel cosmo e forse potrebbero volerlo conoscere un po’ meglio, posso dire che molti cosmologi avevano ed hanno la passione per gli scacchi.

È noto che Einstein, oltre che suonare il violino, giocava a scacchi ed esiste la registrazione di una sua partita con Oppenheimer. Questa partita col diagramma della posizione finale è stata anche riportata nel libro “57 storie di scacchi”, pubblicato dalle Messaggerie Scacchistiche nel 2014.

Così scopriamo che gli scacchi entrano a far parte della vita quotidiana e creativa di persone comuni e di giocatori professionali, ma anche di artisti, scienziati, psicologi, matematici, politici e teologi.

Albert Einstein diceva che: “Gli scacchi tengono in catene, imprigionano la mente e il cervello, limitando la libertà anche dei più forti”. La peculiare combinazione di complessità e semplicità del gioco ha un effetto ipnotico straordinario: i pezzi e le mosse sono così elementari che possono essere capiti da un bambino di 4 anni, ma le combinazioni sono così ampie e diversificate che una persona sola non potrebbe mai giocarle o conoscerle tutte, così come non potrebbe mai conoscere tutte le partite che possono vedere la luce sulla scacchiera.

Paradossalmente, nonostante si dicesse contrario a questo gioco, anche Einstein giocava a scacchi. Ecco una sua partita giocata col fisico Robert Oppenheimer:

Albert Einstein – Robert Oppenheimer
Princeton 1933
Ruy Lopez

Nella successiva foto vediamo invece il cosmologo Stephen Hawking giocare a scacchi con uno dei suoi figli.

Inoltre il fisico Richard Feynman usava gli scacchi per spiegare concetti riguardanti il cosmo, la sua geometria o le leggi fisiche che lo regolano. Feynman faceva notare che negli scacchi la diagonale e il lato della scacchiera si otteneva con lo stesso numero di passi di un Pedone (da 1 a 8) per cui la scacchiera non era euclidea, mentre in molte regioni del cosmo (dove non ci sono grandi masse e lo spazio è curvo) la struttura dello spazio-tempo è euclidea.

Notava inoltre che esistono alcune anomalie che si riscontrano nel cosmo e le illustrava con l’esempio di una posizione anomala su una scacchiera, dove c’erano tre Alfieri, di cui due dello stesso colore! Com’era possibile? Questo voleva dire che un giocatore, invece di promuovere a Regina, aveva promosso ad Alfiere !

Ma anche nel cosmo possono comparire strane anomalie che vengono risolte dai fisici con nuove regole (regole di selezione) di cui si devono poi scoprire le leggi fisiche retrostanti. Un tipico caso di anomalie nelle leggi fisiche nel cosmo (nelle particelle elementari) si è avuto col “decadimento beta”, in cui la legge di conservazione dell’energia non era conservata (!). In tal caso i fisici (Pauli) per mantenere la validità di tale legge avevano postulato una nuova particella – il neutrino – che è stata poi scoperta.

Ma l’universo è finito o infinito?

C’è un aspetto nella scienza che mi ha sempre sorpreso: il concetto di infinito. Per quanto riguarda il rapporto simbolico tra scacchi e cosmo, qui ricordiamo che il numero 8, che costituisce la base della scacchiera, riscritto in orizzontale ∞ rappresenta il concetto di infinito. Mi sono spesso chiesto perché l’universo non possa essere infinito. I fisici in genere hanno difficoltà ad accettare il concetto di infinito, anche se esistono notevoli eccezioni.

Tullio Regge, ad esempio, nel libro Infinito scrive: “La sola menzione dell’infinito procura a molti angoscia e un senso di insicurezza, mentre l’universo è infinito non solamente nella sua durata ed estensione, ma anche nella sua struttura logica. La nostra stessa esistenza e il nostro raziocinio sono resi possibili dall’infinito presente nella realtà e ne rispecchiano frammenti sconnessi. Se l’universo fosse finito e prevedibile cesseremmo di essere liberi”.

L’universo è stato creato o è sempre esistito?

Ad esempio, nella cultura cristiana, che l’ipotesi del mondo nato 5000 anni fa secondo Sant’Agostino, non potesse reggere di fronte all’evidenza sperimentale era già apparso chiaro negli anni venti del secolo scorso, quando i due astronomi Slipher e Hubble stavano osservando il movimento delle galassie. Poiché la luce di queste galassie lontane impiegava miliardi di anni prima di arrivare sulla Terra era chiaro che il mondo non poteva essere nato poche migliaia di anni prima. Anche San Tommaso d’Aquino aveva rigettato la dottrina dell’eternità del mondo dei Greci che era inconciliabile con l’idea della creazione del mondo da parte di Dio.

In realtà neppure la scienza è in grado di rispondere a questa domanda. La Creazione …  Come possiamo noi poveri mortali immaginare il big bang, l’istante da cui tutto inizia? Non è una esplosione, ma lo spazio che nasce e comincia ad espandersi, mentre il tempo inizia a fluire. Dire come fanno i cosmologi che il big bang è una fluttuazione quantistica del vuoto non aiuta molto e fa pensare che siamo figli del caso come sosteneva Democrito secoli fa. La realtà è che noi dobbiamo accettare i nostri limiti di persone comuni, la cui scarsa immaginazione non è in grado di poterci aiutare.

Diverso è il caso dei grandi artisti. Nel 1797 Joseph Haydn, che probabilmente non aveva una particolare cultura astronomica, ha composto La Creazione, un oratorio in cui, con un colpo di genio, descrive l’inizio del mondo nella Rappresentazione del Caos in pochi secondi. Haydn descrive il big bang, l’espansione del cosmo e il suono primordiale e, grazie alla capacità descrittiva del suo oratorio, tutto il cosmo risuona di musica. Haydn ci fa capire l’inizio dell’universo come nessuno prima di lui ha saputo fare.

L’introduzione de “L’oratorio” è forse la parte più emozionante. Haydn descrive prima il caos primigenio e subito dopo la separazione delle tenebre dalla luce. L’oratorio inizia con armonie cupe e dissonanti e poi esplode la luminosità di un accordo consonante in do maggiore nel momento stesso in cui viene creata la luce.

Ivano, noi alla fine cosa sappiamo dell’universo?

Nel libro si ripercorrono le principali tappe del cammino dell’uomo e della scienza, cercando di capire la trama dell’universo a partire dalla sua origine fino alla scoperta della materia e dell’energia oscura. La fitta nebbia del plasma primordiale che si era diradata in seguito alla formazione di atomi elettricamente neutri a una temperatura di alcune migliaia di kelvin avevano reso l’universo trasparente alla luce. Un miliardo di anni dopo, dagli addensamenti degli elementi primordiali si erano formate le prime stelle, le galassie e i pianeti. Oggi, a 13-14 miliardi di anni dal big bang, siamo meravigliati dall’armonia dell’universo e dal potere della scienza che è stata in grado di formulare il modello standard le cui previsioni sono state verificate dagli esperimenti.

Tuttavia, nonostante i notevoli risultati raggiunti, finora la scienza non è stata in grado di descrivere compiutamente fenomeni come il big bang, i buchi neri, l’asimmetria materia-antimateria e la materia e l’energia oscura. Il sogno di un viaggio interstellare attraverso i tunnel spazio-temporali è destinato a rimanere tale ancora per molto, anche si sono fatti molti progressi nello studio dei buchi neri.

Gli uomini, alzando gli occhi al cielo, hanno guardato indietro nel tempo per cercare di capire la loro posizione nel cosmo e il significato della loro vita.

E qui tornano in mente le parole di Steven Weinberg  (Premio Nobel per la fisica 1979) che nel libro “The First Three Minutes” scrive: “Lo sforzo di capire l’universo è tra le pochissime cose che innalzano la vita umana al di sopra del livello di una farsa, conferendole un po’ della dignità di una tragedia”.


Grazie, Ivano, auguriamo ancora tanto successo al cosmo, agli scacchi, a te e al tuo libro!

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