Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Kurt Richter, “il boia di Berlino”

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(Riccardo M.)
… o più precisamente: Kurt Paul Otto Joseph Richter. Vi parlo oggi di uno scacchista e analista/scrittore/editore tedesco che intorno alla metà del secolo scorso ha lasciato ai contemporanei ma anche ai posteri un bel numero di importanti lavori e ha dato il proprio nome a due molto note aperture:

  • la variante Richter-Rauzer della Difesa Siciliana (1.e4 c5 2.Cf3 d6 3.d4 cxd4 4.Cxd4 Cf6 5.Cc3 Cc6 6.Ag5)
  • e l’attacco Richter-Veresov della Partita di Donna (1.d4 d5 2.Cc3 Cf6 3.Ag5)

Scharfrichter von Berlin” (Il boia di Berlino) fu chiamato Kurt per il suo stile aggressivo, romantico, senza compromessi. Si è calcolato che Richter sia stato fra i primi 20 giocatori al mondo tra la metà degli anni ’30 e i primi degli anni ‘40. Nel 1950 la FIDE lo nominò Maestro Internazionale.

Le sue combinazioni uscivano come fulmini da nuvole temporalesche“, scrisse il connazionale Alfred Brinckmann (vincitore a Berlino nel 1927), che è lo storico di scacchi che più si occupò di lui.

Kurt Paul Otto Joseph Richter (24.11.1900 – 29.12.1969) non ebbe una vita facile. Da ragazzo perse il padre durante la prima guerra mondiale. Gli scacchi glieli aveva fatti conoscere il nonno quando aveva 10 anni. Superati alcuni problemi di salute al tempo della Grande guerra, presto il giovane Kurt fu costretto a lasciare la scuola in cerca di lavoro. Lo trovò nel settore assicurativo, ma la grande crisi finanziaria del 1929 cambiò il mondo e fu così che lui iniziò a guadagnarsi da vivere scrivendo articoli e libri di scacchi.

Nel frattempo aveva esordito come giocatore vincendo nel 1922 il Campionato di Berlino. A Wiesbaden nel 1928 vinse il suo primo torneo internazionale, che gli diede la spinta definitiva per abbracciare del tutto il mondo degli scacchi. Altri successi di Richter furono Amburgo 1932 e Bad Aachen 1935 (campionato tedesco), mentre a soffiargli il primo posto fu per ben tre volte Bogoljubov: ancora a Bad Aachen 1933, poi a Stoccarda 1939 e a Berlino 1940.

Conquistò ben 7 volte il Campionato di Berlino: 1922, 1923, 1929, 1933, 1936, 1938 e 1948 e si classificò quasi sempre ai primi posti nei tornei internazionali disputati a Berlino. Purtroppo non gli piaceva per niente viaggiare, allontanarsi dalla sua città natale, e pertanto non ebbe mai tante occasioni di ottenere risultati di prestigio. Partecipò tuttavia ai “Tornei delle nazioni” nel 1930, 1931 e 1936 (Amburgo, Praga e Monaco di Baviera) e in quest’ultima occasione vinse il bronzo individuale.

Per lui, una volta abbandonato il lavoro di assicuratore (che fu anche quello del padre), gli scacchi erano tutto. Tra l’altro rimase scapolo e visse con la madre. Mai egli mostrò di interessarsi alla politica. In Europa e in Germania accaddero tante cose molto serie nel trentennio fra il 1915 e il 1945, ma a Richter nulla poteva interessare al di fuori di quanto succedeva sulle 64 caselle.

Berlino fine anni Venti

Bisogna aggiungere che la sua città, Berlino, è stata probabilmente negli anni ’20 e ’30 uno dei luoghi al mondo ideali per un appassionato di scacchi. Si giocava in pratica tutti i giorni in svariati Club (quali lo Springer 1895) e “Caffè” della città: il Kerkau Palast, il Café Schiller (dove nel 1924 Richter vinse il torneo che festeggiava il 50° anniversario dello Schiller e dove per la prima volta apparve quel soprannome di “Scharfrichter von Berlin”), il Café Zielka, il Fiera Palast Café, il Moka Efti, il Café Vienna, il Café Imperator e il Café König.

Tutto ciò andò lentamente sgretolandosi dopo il 1933, con l’avvento al potere dei nazionalsocialisti. Tra l’altro qualche Caffè, come il König, era di proprietà di ebrei e presto ebbe difficoltà. Parecchi andarono poi distrutti sotto i bombardamenti della città nella seconda guerra mondiale. Consiglio caldamente, a chi volesse saperne di più, un lungo e bellissimo articolo dello scrittore scozzese Alan McGowan apparso su ChessBase nel febbraio del 2020 col titolo “A rich chess life: Berlin Chess Cafés 1920–1933”. Diverse volte vi è citato Kurt Richter, del quale il McGowan, che oggi vive in Canada, ha anche scritto (2018) una biografia: “Kurt Richter, A Chess Biography With 499 Games” edita dalla McFarland § Company.

Dagobert Kohlmeyer, un noto giornalista di scacchi tedesco dei nostri giorni, nel suo libro “Attacke! Große Angreifer der Schachgeschichte” (“Attacca! I grandi attaccanti nella storia degli scacchi”), Chaturanga 2016, inserisce fra questi grandi anche il bravo Kurt.

Abbiamo detto della difesa Siciliana e della Partita di Donna, ma di Richter si ricordano i contributi che diede nello studio di diverse altre aperture. Ad esempio:

  1. la Difesa Francese con 1.e4 e6 2.d4 d5 3.Cc3 Cf6 4.Ag5 Ae7 5.Axf6 Axf6 6.e5
  2. la Partita Spagnola con 1.e4 e5 2.Cf3 Cc6 3.Ab5 a6 4.Aa4 Cf6 5.d4

E non dimentichiamo quante altre volte a lui piacque sperimentare e giocare sistemi minori in torneo, dalla Difesa Polacca (1.d4 b5) al Gambetto di Budapest.

A proposito di variante “Richter-Rauzer” (ECO B60). Mi capitò una volta di sentir dire che si sia trattato di una sola persona, un’altra volta che erano due distinti maestri che insieme avevano studiato questa variante della Siciliana. Niente di tutto ciò: i due non hanno mai giocato né analizzato insieme, forse neppure si sono conosciuti. Vsevolod Rauzer (1908-1941) era un maestro ucraino, studioso della teoria delle aperture. Vi parleremo di lui in altra occasione. Ma torniamo a noi.

Dopo la seconda guerra mondiale Kurt Richter smise praticamente di giocare, dedicandosi esclusivamente all’attività editoriale e di scrittore. Divenne anche editore della “Deutsche Schachblättern”, una delle più celebri riviste mondiali dello scorso secolo. Quanto lui fosse stimato nel suo ambiente e in Germania, nonostante una modesta carriera agonistica, lo si intuisce anche da un articolo del sito americano  “EcuRed”, nel quale venivano riportate le parole di un altro giornalista tedesco, Hans Plaz: “La saggezza popolare stabilisce che ogni essere umano può essere rimpiazzato. Non nel caso di Kurt Richter”.

Fra i suoi libri ebbe anzitutto un grande successo nel 1936 “Kombinationen”, al quale nel 1976 il grande Paul Keres dedicò a sua volta un lavoro (in collaborazione con il giocatore berlinese Werner Golz) dal titolo “La bellezza delle combinazioni: l’opera di K.Richter, selezione dal suo Kombinationen”.

Se “Kombinationen” venne definito “un piccolo tesoro”, un altro libro molto popolare di Richter (scritto in collaborazione con G.Murkisch) e che mi fu segnalato tanti anni fa da un giocatore austriaco, ma che purtroppo, come altri, temo non sia mai stato tradotto in italiano, è “Kurzgeschichten um Schachfiguren”, ovvero “Racconti brevi sui pezzi degli scacchi”, un’opera divertente che alternava la presentazione di studi e partite a sorprendenti e distensivi aneddoti e curiosità sugli scacchi. Perfino in anni recenti ne sono uscite delle edizioni, ad esempio quella del 2017 pubblicata dalla “J. Beyer Schachbuch”.

Da ricordare è poi “Schachmatt”, dove il tema dello scaccomatto è profondamente analizzato nei tre campi dell’attività scacchistica, campi che nella prima parte del Novecento furono sempre tenuti ben distinti, ovvero: partita – studio – problema.

Di ogni nuovo lavoro di Richter era attesa la pubblicazione con grande interesse negli anni ’50. E così, quando il primo giugno del 1952 vide la luce il suo “Hohe Schule der Schach-taktik” (“Alta scuola di tattica scacchistica”), un elegante volume rilegato in tela con impressioni in oro e costellato di 740 diagrammi, ecco che le riviste di tutto il mondo gli dedicarono ampie recensioni. Una di queste apparve, non firmata, sul nostro “La Scacchiera”, nel dicembre 1952. Ne riporto qui uno stralcio:

Una splendida raccolta di 623 partite brevi ne forma il contenuto materiale per una progressiva e catalogata scuola di vera tattica. In tale campo Richter non teme rivali: sotto il suo metodico ed esemplificato insegnamento il lettore approfondisce, sviluppa il suo senso della combinazione che lo porta a saper cogliere nella partita quel particolare aspetto tattico che spesso conclude una superiorità strategica lentamente e duramente acquisita. Spesso, sfuggito “quel” momento, la partita non si vince più: dopo un inutile e lungo cincischiare si conclude con un’amichevole parità. Bisogna saper afferrare l’occasione al momento opportuno e Kurt ve lo insegna.

Ma è anche un eccellente apporto alla teoria delle aperture dai due punti di vista, contrari ma coesistenti. Per l’uno: tale mossa non va perché è un errore. Per l’altro: il mio avversario ha giocato tale mossa, ha commesso un errore, come posso io sfruttarlo? … Tutte le partite sono brevemente ma esaurientemente commentate dall’autore. Il campo di scelta è il più vasto: dai primi anni del secolo XIX fino ai nostri giorni. Partite di Grandi Maestri e di dilettanti sconosciuti; combinazioni splendide e profondi tranelli. Ci casca il notissimo maestro, dalla nomea mondiale, come il principiante che partecipa alla simultanea…”

Partite brevi, dunque quelle che chiamiamo “miniature”, o, come scrive Richter, “Schnell Matt”. Ma poi Richter stesso precisa in una nota che si debbano considerare “miniature” non soltanto quelle conclusesi con rapidi matti, ma anche tutte le altre partite, abbandonate o patte, terminate entro la ventesima mossa. Kurt Richter è stato tra i primi ad imporre definitivamente, pur se convenzionalmente, il numero limite di 20 mosse affinché una partita possa definirsi anche una “miniatura”.

Altro buon successo fu infine (nel 1959, ma l’ultima stampa, aggiornata, è del 2010) “Einfälle – Reinfälle: Schach zum Lesen und Lernen; 217 Diagramme mit Fragen und Antworten” (“Errori: scacchi da leggere e imparare; 217 diagrammi per tutti gli appassionati”). Richter scrisse nell’introduzione che questo libro poteva essere letto ovunque, sia in piscina sia in treno (insomma: non era necessaria una scacchiera portatile!).

Mi dite che non posso concludere questo articolo senza aver mostrato almeno una partita di Kurt Richter “il boia di Berlino”? Va bene, vi accontento, e spero che vi piaccia. In suo onore, è una miniatura.

Kurt Richter – H. Wagner
Amburgo 1932


La tomba di Kurt Richter è a Berlino, nel cimitero di “Karlshorster e Neue Friedrichsfelder Friedhof”. Fu ampliata e curata per qualche tempo dal fratello minore Gerhard e più recentemente (2013) è stata ritrovata e salvaguardata da alcuni scacchisti berlinesi grazie ad alcune donazioni.

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