L’immortale di James Mason
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(Riccardo M.)
Beh, in verità sì: immortale può essere considerato anche il bacio che Ava Gardner e James Mason si scambiarono nel 1951 sul set del film “Pandora and the Flying Dutchman”. James Mason (1909-1984) è stato un famoso attore inglese, tra i preferiti dalle signore degli anni ’40 e ’50, affermatosi nel 1945 col film (record d’incassi) “Il settimo velo” e poi protagonista di tante note pellicole con registi quali Mankiewicz, Hitchcock, Kubrick. Chi non lo ricorda, fra noi un po’ poco giovani, nella parte del maresciallo Erwin Rommel in “Rommel, la volpe del deserto” del 1951?
Eppure, oggi, quando sento questo nome, il mio pensiero non va all’attore ma ad un giocatore di scacchi, quindi ad un personaggio assai meno famoso, sia per le sue imprese riservate ad una nicchia di amatori, sia perché il James Mason scacchista visse tanti, ma tanti, anni prima dell’attore, precisamente fra il 1849 e il 1905.
Il James Mason scacchista ha in comune un particolare con il suo più celebre e posteriore collega Garry Kasparov, ovvero che anche il suo cognome non era quello del vero padre; ma mentre di Kasparov si conosce il nome del papà, che era Vajnštejn, dei genitori di Mason in realtà non si sa assolutamente nulla; lui era un trovatello irlandese, adottato da una famiglia che si trasferì a New York nel 1861, e che sarebbe poi tornato nella natìa Gran Bretagna nel 1878, dopo essere stato, a detta di Chessmetrics, per un certo periodo fra il 1876 e l’inizio del 1878, il secondo giocatore più forte del mondo alle spalle di Steinitz (e per alcuni mesi non consecutivi, sembra, anche leggermente avanti a Steinitz).
Per una breve biografia di James Mason mi avvalgo in primis di una sintesi di quanto riportato sul “Dizionario Enciclopedico degli scacchi” (1971) di A. Chicco e G. Porreca, e poi di alcune note in un articolo apparso nel 1995 su “Sentinel & Enterprise”.
Mason iniziò la sua carriera a New York, dove inizialmente si guadagnava la vita facendo il lustrascarpe e dove poi riuscì a trovar lavoro come giornalista al “New York Herald”. Pare abbia conosciuto il gioco degli scacchi frequentando nella capitale statunitense un caffè ungherese. Nel 1874 batté in due sfide il campione del Brooklyn Chess Club, Eugene Delmar, con 14 vittorie complessive contro 4 sconfitte. Nel 1876 vinse il torneo di Philadelphia davanti a Judd e Bird. In un torneo a New York lo stesso Henry Bird vinse contro di lui il primo “premio di bellezza” mai assegnato nella storia. Mason si prese presto una bella rivincita sconfiggendo in match Bird col largo punteggio di 13 a 6 (+11, =4, -4).

Rientrato in Europa, già ventottenne, era circondato da grandi aspettative, ma nel 1878 raccolse un deludente 9°-10° posto su 12 nel torneo di Parigi (vinto alla pari da Winawer e Zukertort), dove fu ad esempio battuto 0-2 da quel Bird cui si era mostrato nettamente superiore qualche tempo prima e dove riuscì a raccogliere appena due patte in 10 partite contro i primi 5 classificati.
Si riprese e nel 1880 giunse 4° a Wiesbaden, nel 1882 3° a Vienna dietro Steinitz e Winawer; sempre 3° a Norimberga 1883 (dietro Winawer e Blackburne) e 5° lo stesso anno a Londra; fu poi 2° (dietro Gunsberg e alla pari con Blackburne, Weiss, Englisch e Tarrasch) ad Amburgo nel 1885, di nuovo 3° a Bradford 1888, ad Amsterdam 1889 (alle spalle di Burn e Lasker) e a Londra nel 1892 (dietro Lasker e Blackburne).
James Mason toccò in effetti, dopo quello sfortunato torneo di Parigi, vette di gioco considerevoli, ma gli mancò in quasi ogni torneo quella continuità necessaria a conquistare la prima piazza. Esemplare la prestazione del 1888 a Bradford, quando si pensava ad un testa a testa finale per la vittoria fra lui e l’ungherese Gunsberg: Mason era imbattuto dopo i primi 14 dei 16 turni (8 vinte e 6 patte), ma perse le ultime due con Blackburne e Burn, finendo superato da Mackenzie e raggiunto al terzo posto da Von Bardeleben.
Si diceva che Mason fosse la “bestia nera” del franco-polacco Dawid Janowski; scriveva H.Schonberg che Janowski si lamentava così di Mason: “Non capisco, quando gioco con Mason sono come stregato; fuma continuamente i suoi pessimi sigari e sputa; non lo sopporto, ogni pochi minuti devo cospargermi di acqua di colonia”.
Lo stesso Schonberg aggiungeva di Mason che era fortissimo ma aveva un rivale ragguardevole nell’alcool, rivale che probabilmente gli impedì di raggiungere risultati ancora migliori. Pare che nel torneo di Londra 1899, dove non andò oltre la nona piazza, fu addirittura trovato, durante una partita, addormentato davanti a un caminetto! E l’abitudine ad alzare troppo il gomito gli aveva tirato un brutto scherzo già nel 1889: al torneo di New York (che doveva valere come campionato del mondo e che fu vinto alla pari da Chigorin e Weiss) al primo turno si sedette assai brillo davanti all’americano David Baird e lasciò la partita dopo appena otto mosse. Eppure agguantò lo stesso un discreto 7° posto e sconfisse Chigorin in entrambe le partite!
“Chess Monthly” scrisse che “non bisogna giudicare Mason per quello che ha fatto, ma per quello che poteva fare”. Insomma, non sapremo mai dove sarebbe potuto arrivare un Mason senza sigari e senza alcool.
Le ultime apparizioni di James Mason davanti alla scacchiera risalgono all’anno 1900, quando si classificò tristemente nelle retrovie nel grande torneo svoltosi a Parigi, e dominato da Lasker, in occasione dell’Esposizione Universale. Successivamente, ammalatosi, lasciò il gioco. Morì il 12 gennaio del 1905 a Rochford, all’età di 55 anni. Null’altro si sa della sua vita privata.
L’americano M.Fox scriveva nel 1987 che a Mason si poteva assegnare un curioso record, quello della più lunga serie di mosse di uno stesso pezzo: la sua Regina Nera fece 73 consecutive mosse (dalla n. 72 alla n. 144) nella partita contro Mackenzie a Londra nel 1882, e che “questa partita vanta anche altri due record: i pedoni neri “h” ed “f” non sono mai stati mossi e il Re Nero è arrivato in “g8” all’ottava mossa, dove è rimasto per le restanti 136 della partita”.
Altro record di Mason è l’aver preso parte al torneo più lungo della storia, quello di New York 1869, dove i 48 giocatori hanno dovuto incontrarsi due volte tra loro, per un totale di 94 partite! Non so se i citati record siano mai stati superati in seguito.
Mason produsse testi didattici quali “The principles of chess” (Londra 1894), che ebbe 5 edizioni, e “The art of chess” (Londra 1895, 4 edizioni). Raccolse in un volume una serie di partite brillanti (“Social chess: a Collection of Short and Brilliant Games With Historical and Practical Illustrations”, Londra 1900) e scrisse, insieme a Pollock, un libro sul torneo di Pietroburgo 1895-96. Il suo stile letterario venne considerato “eccellente”, come a volte lo era il suo gioco.
“Mason Variation” ovvero “Attacco Mason” è talvolta denominata l’apertura 1.d4,d5 2.Af4.
Un altro dizionario, la “Enciclopedia degli Scacchi” di Anton Mario Lanza (1889-1964), che fu uno dei fondatori della F.S.I., non poté, al contrario di quello citato di Chicco e Porreca, mai vedere la luce, nonostante gli sforzi del suo estensore che passò tutta la vita a raccogliere del materiale per esso.
Andiamo allora a pescare fra gli appunti che il maestro palermitano Lanza ci lasciò (questi risalgono al 1921) a commento di quella che mi piace definire “l’immortale di Mason” (Lanza in verità usa il termine “gemma”), giocata nel torneo di Vienna del 1882. Simon Winawer e James Mason si affrontarono 9 volte fra il 1878 e il 1883, con un totale di 5 vittorie contro 3 per il giocatore polacco, ma probabilmente questa (un “Giuoco Pianissimo”) è stata la partita più divertente. E forse avevano ormai voglia di divertirsi un po’ anche i due giocatori, visto che si era giunti già al 27° dei 34 previsti turni!
“Mason è in uno dei suoi momenti felici, ma Winawer (Nero) fida sulla sua sodezza di granito” (sodezza è proprio la parola usata dal Lanza!). “C’è qualche nube all’orizzonte, ma passeggiera -almeno così egli crede- e si prepara a riprendere uno dei due pedoni momentaneamente ceduti. Chi può prevedere la bufera che si scatenerà da un momento all’altro? … Ed ecco il primo colpo di tuono, a cui fa seguito un secondo e un terzo scoppio, l’uno più formidabile dell’altro. Il Nero corre ai ripari, fa leva disperatamente contro la valanga che scende e lo incalza, ma i puntelli gli si infrangono nelle mani, il terreno gli si apre al di sotto … e la montagna precipita, travolgendolo. Mason è già via, a riprendere il conversare interrotto, e il suo fine sorriso non dice certo ch’egli ha or ora creato una delle più belle combinazioni che si siano mai viste sulla scacchiera!”.
Vediamo quindi cosa accadde di così bello da far innamorare il nostro Lanza (sono sempre suoi i commenti alle mosse)! Ecco il momento cruciale di quella battaglia:
Mason-Winawer, Vienna 13.6.1882, turno 27
In pratica Winawer lottò ancora per un’altra inutile dozzina di mosse prima di deporre le armi dopo il tratto n. 56 di Mason.
E fu così che maturò la classifica finale a Vienna, per quel grande e interminabile torneo sponsorizzato dai baroni Von Kolisch e Rotschild. Nonostante il 2-0 affibbiato da Mason a Winawer si ebbe alla fine: 1.Steinitz e Winawer p.24; 3.Mason p.23; 4.Zukertort e Mackenzie p.22,5; 6.Blackburne p.21,5 ecc…
Curioso fu il fatto che erano previste partite di spareggio in caso di arrivo pari-merito. Steinitz e Winawer, dopo altre due partite concluse con una vittoria per parte, decisero però di dividersi equamente il primo premio.
L’irlandese James Mason poté comunque confermare quell’anno a Vienna tutto il suo valore: un discreto posto nell’alta classifica mondiale di ogni tempo se lo è certamente meritato.