Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

[R] Amarcord: Coppa Italia 1952-53

10 min read
R I S T A M P A

(Rodolfo Pozzi)
Un “Amarcord” dell’amico Fiorentino Palmiotto su “L’Italia Scacchistica” [1] mi ha dato l’idea di rispolverare le mie note sull’agonismo della gioventù, e ne è uscito un articolo che Adolivio Capece mi ha pubblicato [2], e che ho riadattato nel 2013 e per questo blog.

[Nella foto di apertura, Rodolfo Pozzi nel suo primo incontro a squadre (Como-Chiasso, 6.6.1952)]

Ventiduenne, ero entrato da meno di un anno nello scacchismo ufficiale e avevo conquistato… la 3a categoria (oggi 3a sociale).

TESSERE 1952 e 1954

I dirigenti del Circolo degli Scacchi di Como mi hanno invitato a partecipare alla Coppa Italia 1952-53, gara ad eliminazione diretta con la cadenza di 56 mosse in due ore e mezza, libera a tutti gli iscritti alla Federazione Scacchistica Italiana. Si gioca una partita al mese nella sede della Società Scacchistica Milanese organizzatrice del torneo, quindi molto comoda per noi comaschi rispetto alla maggior parte degli altri italiani. E’ un’occasione per incontrare forti giocatori: si può essere eliminati subito, ma c’è anche la possibilità di mettersi in luce.

Su ottanta iscritti al torneo, undici scacchisti del mio club si recano a Milano. Dopo la prima eliminatoria, che non devo superare, nei trentaduesimi di finale il mio avversario è Imer Pedrielli, 1a categoria di Carpi, che ha preso parte all’ultimo torneo regionale dell’Emilia. Eccolo, con i Neri, davanti a me: è un tipo alto, magro coi baffi, sui 35 anni. Si dimostra subito un attento pensatore, e io mi dico: “Ma cosa mi è venuto in mente… e se faccio una figuraccia?” Ma ormai ci sono. Nessuno dei due molla; lui sfodera un attacco ma io non gli do tregua. Ho guadagnato un P e ho piazzato la D in settima e una T in sesta e, dopo quasi quattro ore, alla 34a mossa, tra il mio stupore… rovescia il suo Re!

OK_POZZI PEDRELLI
Pozzi-Pedrielli, dopo 34. f4 (posizione finale)

La decisione mi sembra prematura, ma solo a casa (non avendo una scacchiera da viaggio per riguardarmi la partita in treno) capisco che Pedrielli avrebbe dovuto mettersi in condizione di cambiare le Donne rimanendo con due Pedoni di meno (34… De7; 35.D:e7 T:e7; 36.T:a6). Quindi sono stato bravo, e ho fatto bene ad andare a Milano!

Ora però, nei sedicesimi di finale, devo incontrare il maestro Giovanni Ferrantes, Direttore de “L’Italia Scacchistica”, che si è da poco classificato 2°-3° nel torneo magistrale di ammissione al Campionato Italiano, e 2° nel Campionato di Milano a mezzo punto da Ferruccio Castiglioni. E’ quindi in piena forma, e per me sembra proprio finita.

Ecco la partita.

FERRANTES – POZZI, Est Indiana E67, Milano, 25.1.1953
1.d4 Cf6; 2.c4 d6; 3.g3 g6; 4.Ag2 Ag7; 5.Cf3 Cbd7; 6.0-0 0-0; 7.Cc3 Te8; 8.b4 e5; 9.e3 e:d4; 10.e:d4 Tb8; 11.Ab2 b6; 12.Db3 Ab7;

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Ferrantes-Pozzi, dopo 12… Ab7 (i quattro fianchetti)

13.Tfe1 Te7 (!); 14.T:e7 D:e7; 15.Cb5? c6; 16.Te1 Df8; 17.Cc3 c5; 18.b:c5 b:c5; 19.Da3 c:d4; 20.Cb5 a6; 21.Cb:d4 Cc5; 22.Ac1 d5; 23.Af4 Td8; 24.c:d5 C:d5; 25.Ag5 Cf6; 26.Tc1 Cce4; 27.D:f8 R:f8; 28.Ae3 Cg4; 29.Tc7 C:e3; 30.f:e3 Cd6; 31.Ah3 (il B offre la possibilità di rimanere con gli Alfieri diversi) A:f3; 32.C:f3 Cb5; 33.Tc6 Td6; e, fra la meraviglia di tutti gli astanti per il modo col quale sono riuscito a tenere testa al maestro, Ferrantes non può fare a meno di accettare la patta.

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Ferrantes-Pozzi, dopo 33… Td6 (posizione finale)

Ho giocato alla pari contro un maestro di scacchi, e la partita deve essere ripetuta la domenica successiva a colori invertiti.

Eccoci di nuovo l’uno di fronte all’altro. Mi siedo, senza pensare a come potrà andare: ho già fatto molto e, come mi dicono Cambi, Camponovo e Marvin, i colleghi di Chiasso iscritti anche al circolo comasco, non ho nulla da perdere. Sulla scacchiera contigua alla nostra si svolge lo scontro fra i maestri Ferruccio Castiglioni di Milano e Vincenzo Nestler di Roma, che hanno anch’essi diviso i punti sette giorni prima: i vincitori di queste due partite si incontreranno negli ottavi.

POZZI – FERRANTES, Gambetto di Donna rifiutato, variante di cambio, Milano, 1.2.1953. Note di Rodolfo Pozzi (1953) e (in corsivo) del CM comasco Marco Bonetti (1.2.2013, esattamente 60 anni dopo!).

1.d4 Cf6; 2.c4 e6; 3.Cc3 d5; 4. c:d5 e:d5; 5.Cf3 c6; (dopo 5…c6 si può giocare anche 6.Ag5 o Ce5; 7.g3, ecc.) 6.g3 (si favorisce il N a giocare 6…Ce4; 7.Cxe4, dxe4; 8.Ce5 Df6; 9.Ad2 (se 9.Dc2 Ab4+; 10.Ad2 Axd2=) Af5; (meglio 6…Ae7 e 7…00. Dopo 6…Af5 il B poteva subito aggredire con 7.Db3, e se 7…Db6 si può già impedonare il lato di D poiché a qualsiasi altra mossa di D il B prosegue ottimamente il suo sviluppo, e 7…Dc8 non darebbe seguiti per la pressione su b7. Dopo 8.Dxb6 axDb6; 9.Ag2 Ab4; 10.Ad2 00; 11.00 e il B sta meglio +=).

7.Ag2 (dopo 7.Ag2 il N poteva approfittare e giocare subito 7…Ad6) Cbd7; 8.0-0 Ad6;

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Pozzi-Ferrantes, dopo 8… Ad6

9.Te1? (non è confacente alla posizione: meglio 9.Dd2 00; 10.Dg5 Ag6; 11.Af4 +=) 0-0; 10.Ad2? (questa mossa è debole. Dopo 10…Db6 (11.Ch4 Ae6); 11.b3 Ce4; 12.Cxe4 Axe4 seguita da 10…Te8! =+) Cb6?; (l’inizio di un piano sbagliato. Se ora il B giocasse 11.Ch4 Ae6;12.Dc2 Cc4; 13.Ag5 De7; 14.Cg5 +=) 11.Dc1 Cc4; (il N qui doveva giocare 11…Te8 e introdursi in e4 col C con pressione sulla colonna semiaperta, e, dopo De7, giocare Cc4). 12.Af4 (ancora il B si lascia scappare 12.Ag5, dato che il N non potrà mai tentare di liberarsi con 12…h6 per via di 13.Ah4 g5?; 14.Cxg5+-).

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Pozzi-Ferrantes, dopo 12. Af4

12… Dc7; (dopo 12…. Te8; 13.Axd6 Cxd6; 14.Df4 De7; 15.Ce5 Cfe4 =+. Oppure 13.Ad6 Dxd6!; 14.b3 Ca3; 15.Dg5 Ae4;16.Tac1 Cc2; 17.Ted1 De6; 18.Cxe4 =+. Oppure 13…Cxd6; 14.Df4 Te8; 15.b3 Ae4; 16.Cxe4 Cxe4). 13.A:d6 D:d6; 14.b3 Ca3 (minaccia Cc2); 15.Dg5 (ora Rodolfo gioca bene) Ag6; 16.Tac1 Tae8; (meglio Tfe8!, così non resta bloccata. Peccato la ritirata di D). 17.Dd2 (con 17.Ce5! si guadagna l’A campochiaro, 17…Ae4 Cxe4). 17… Ae4; 18.Ca4 (Ca4 non è propriamente corretta, ma è la mossa che porterà alla vittoria. Da qui in poi il N sbaglia tutto) Te7; 19.Cc5 Af5?

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Pozzi-Ferrantes, dopo 19… Af5?

Non andava bene nemmeno 19… b6, che indebolisce il Pc6. Ho la possibilità di guadagnare un Pedone, e divento un leone: se il maestro ha sbagliato vedrò di approfittarne. 20.Db2! b6? (così si perdono due Pedoni. Era meglio 20…Cb5; 21.a4 Cc7; 22.C:b7 Db4; 23.Cc5 Tb8); 21.D:a3 b:c5; 22.D:c5 D:c5 (se il N non cambia le D perde subito il Pc6; così invece si va più per le lunghe).

Mentre passeggio il maestro Nestler mi chiede come vado. “Ho un Pedone in più” dico, ed Ettore Volta, direttore di gara, dice: “E’ una terza categoria e ha già fatto una patta con Ferrantes”. Sorriso di Nestler.

23.T:c5 Tc8; 24.Ce5 Ad7; (nemmeno 24.Tec7 salva la partita, per 25.Tec1 Ad7; 26.C:d7 C:d7; 27.T5c3 Cf6 (per evitare A:d5); 28.Ah3, ecc., oppure 28.b4 a6 (se 28… Ce4; 29.A:e4 d:e4; 30.d5 (oppure b5) e il N perde ugualmente un altro Pedone) 29.a4 e se 29…Ce4 si ricade nella variante precedente, altrimenti 30.b5 e il Pc6 cade) 25.e3 (non è una perdita di tempo, in quanto si difendono i due P centrali e il Pc6 cade comunque) Ae8; 26.Tec1 Ce4; 27.A:e4 (27.Txd5! che guadagna un pedone) 27… d:e4; 28.C:c6 A:c6 (forzata per evitare la perdita della qualità); 29.T:c6 Tce8.

Ferrantes ha perso un altro P, e da questo momento capisco che ho la vittoria a portata di mano, purché non faccia errori. “Lei ha partita vinta” mi dicono Cambi e Camponovo. “Lei sta giocando splendidamente, è la rivelazione della coppa” mi dice Volta. Ma Ferrantes non lascia trasparire il minimo sentimento e riflette molto.

30.Tc8 (Tc7!) Rf8; 31.T:e8+ R:e8.

Il Nero non ha potuto evitare i cambi e si arriva al finale, con una T per parte, io sette P e lui cinque. “Qui ti voglio” sembra dire il mio avversario, che continua tenacemente, ma io continuo a passeggiare nei momenti di disoccupazione, canticchiando dentro di me.

32.b4 Tb7; 33.a3 Rd7; 34. Tc5 f6; 35.Rf1 (meglio f3!) Rd6; 36.Re2 g6; 37.Rd2 h5; 38.Rc3 h4 (il N offre un P per guadagnarne due); 39.g4 h3; 40.b5 Tf7; 41.Rc4 Rd7; 42.Tc6 g5

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Pozzi-Ferrantes, dopo 42… g5

Ad un tratto, prima ancora che egli muova, mi sembra che, dopo un robusto cambio di P, lui può catturarmi un P diverso da quello che avevo previsto. E, mentre penso, fa proprio quella mossa, e io immagino la sua T penetrata a spazzar via i miei P, accanto a due dei suoi, legati e tra poco liberi! La mia superiorità materiale sarà annullata dal suo vantaggio temporale? Mi si agghiaccia il sangue nelle vene. Le musiche che risuonavano nel mio cervello tacciono d’improvviso, e in un attimo vedo svanire il bel sogno.

Ma riprendiamo la calma: uno sguardo all’orologio mi dice che ho tempo per ragionare (tre quarti d’ora più di lui), e così, esaminata bene la situazione, trovo la mossa giusta, accorgendomi con sollievo che le mie preoccupazioni non erano giustificate. La partita continua, come prima; meglio di prima, perché ogni cambio favorisce me.

43. Rd5! f5; 44. g:f5 T:f5+; 45. R:e4 T:f2; 46. Tg6.

Il maestro Nestler, che torna a Roma dopo aver perso da Castiglioni, mi dice: “Signor Pozzi, i miei complimenti, sta vincendo benissimo”.

46… T:h2? (perde un terzo P, ma la partita era già compromessa); 47.T:g5 Ta2; 48.Tg7+ Rc8; 49.T:a7 h2; 50.Th7 1-0

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Pozzi-Ferrantes, dopo 50…. Th7 (posizione finale)

E finalmente, dopo quattro ore, il mio avversario mi dà la mano. La mia gioia è difficilmente contenibile; tutti si congratulano con me, e Ferrantes mi dice: “Bravo, sono contento di essere stato eliminato da te perché sei un giovane. Io avrei potuto giocare meglio, ma questo è un altro paio di maniche; tu hai giocato bene, non hai fatto mosse deboli, e appena hai potuto mi sei saltato addosso. Se giochi sempre così, puoi fare qualcosa di buono. A proposito, come ho fatto a perdere il Pedone?” Caro, indimenticabile maestro Ferrantes!

POZZI e FERRANTES 1969
Ferrantes e Pozzi a Como alla direzione dell’incontro Italia-Svizzera nel maggio 1969, 16 anni dopo.

Una “terza categoria” ha battuto un maestro in Coppa Italia, per di più dopo aver pattato con lui pochi giorni prima: il fatto sembra essere più unico che raro [3].

Ma, in un torneo ad eliminazione diretta, un solo giocatore vince tutte le partite: gli altri, prima o poi, sono sconfitti. La formula ha però un pregio: non vi sono incontri inutili, di fondo classifica, e ogni partecipante è ancora imbattuto.

Siamo agli ottavi di finale, e, al di là della scacchiera, c’è il maestro Ferruccio Castiglioni, campione milanese e 4° nell’ultimo torneo magistrale. Con il Nero, mi mette un po’ in imbarazzo col controgambetto di Budapest che non conoscevo, ma ne esco bene, e, anzi, ottengo un lievissimo vantaggio.

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Castiglioni-Pozzi, dopo 24… Tb7

Mi pare che la partita si avvii alla patta, ma commetto un errore, e allora gli do la mano dicendogli “La ringrazio”.

“La ringrazio io – mi risponde il mio sportivissimo avversario –, mi ha regalato la partita!”. “Sì, peccato perché era patta”. “Patta? Era patta se mi andava bene. No, no, lei tra un paio d’anni darà del filo da torcere a parecchi”.

Termina così la mia avventura in questa competizione, che sarà appannaggio proprio di Ferruccio Castiglioni. L’ingegnere milanese avrà ragione di Vanni di Genova nei quarti, del maestro (poi insignito del titolo di grande maestro) Enrico Paoli in semifinale, e, in finale, del maestro Cibolini di Piacenza, vincitore dell’edizione precedente. Ho avuto così la soddisfazione di essere stato battuto dal numero uno della gara.

In quell’occasione ho inoltre conosciuto personaggi, che oggi non sono più fra noi, con i quali avrei poi stretto una sincera amicizia, come Gino Piccinin, Enrico Paoli, Ettore Volta, Bruno Bertolasi, Giovanni Ferrantes, Ferruccio Castiglioni, Vincenzo Nestler, Walter Mari, Luciano Lilloni…

“L’Italia Scacchistica” mi ha definito il “giovanissimo e promettente Pozzi di Como” [4] e mi ha annoverato fra coloro che “si sono distinti per essersi battuti onorevolmente fino agli ottavi di finale” [5]. Ho pattato e vinto con giocatori ben più titolati di me, e il premio per il 9°-16° posto è stata una medaglia di bronzo, che naturalmente conservo tuttora e che fa bello spicco fra diverse altre.

Non avrò esaudito pienamente le aspettative in me riposte, anche perché in seguito mi sono dedicato allo studio delle figure degli scacchi, materia affascinante e non ancora del tutto approfondita. E nuova, se si pensa che i più antichi trattati sul nostro gioco sono apparsi nell’8° secolo d. C., mentre il primo libro sui pezzi è soltanto del 1937.

Dopo questa Coppa Italia ho praticato ancora a lungo l’agonismo, con alterni risultati, smettendo pressappoco quando ho conosciuto mia moglie. Gli amici del Club Esperia di Como, il circolo per il quale giocavo nei trascorsi anni sessanta, hanno detto allora: “Pozzi ha lasciato gli scacchi per la dama!”.


POZZI_FOTO Profilo

Nato a Como nel 1930, liceo classico, laurea in Economia e commercio, felicemente sposo, padre, suocero e nonno, dirigente industriale in pensione, appassionato di speleologia, preistoria e archeologia. Negli anni ‘50 e ‘60 animatore dell’attività scacchistica a Como e Delegato Provinciale FSI, ora Past President della Chess Collectors International Italia. Principali pubblicazioni (oltre a numerosi articoli): “Il Circolo degli Scacchi di Como dal 1945 al 1955”, Milano 1956; “I giochi di scacchi mongoli, riflesso della cultura nomade delle steppe”, Como 2002; “Scacchi: giochi da tutto il mondo” (con Gianni Gini), Lecco 2007.


[1] PALMIOTTO F., ‘Amarcord: Torino 1953’, L’Italia Scacchistica, Milano, n.1143/2000, pp.206-208.
[2] POZZI R., ‘Amarcord: 1952-53, La mia Coppa Italia’, L’Italia Scacchistica, Milano, n.1146/2001, pp.253-255.
[3] POZZI R., Il Circolo degli Scacchi di Como dal 1945 al 1955, La Grafica Moderna, Milano 1956, pp.41 e 71.
[4] FERRANTES G., ‘Coppa Italia 1952-53‘, L’Italia Scacchistica, Milano, n.568/1953, p.35
[5] FERRANTES G., ‘Coppa Italia 1952-53‘, L’Italia Scacchistica, Milano, n.575/1953, p.213

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