Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Mamedyarov e l’apertura dell’acqua salata (o “Salt Water Opening”)

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(Riccardo M.)
Gioco a scacchi da 28 anni e il mio giocatore di scacchi preferito nella storia è sempre stato Garry Kasparov. Le sue partite sono state incredibili. E’ da 28 anni che speravo di incontrarlo“.
Così parlò nell’estate 2021 Shahriyar Mammadyarov (o Shakhriyar Mamedyarov) per il sito di casa “Toplum.TV” dopo aver battuto in sole 7 mosse il suo quasi concittadino Garry Kasparov nel torneo blitz del Grand Chess Tour a Zagabria.

Qualche anno prima (era il 2016) sul sito “Estafet.AZ” si leggeva un’intervista al campione di casa nella quale alla pari con Kasparov egli poneva Bobby Fischer, precisando però “ogni epoca ha i suoi giocatori più forti e i paragoni sono sempre difficili”. Richiesto invece di quale fosse la partita che nella storia degli scacchi avesse più ammirato, citò la Kasparov-Topalov di Wijk aan Zee 1999, una Pirc vinta dal Bianco in 44 mosse e nota anche col nome di “Immortale di Kasparov”.

Di fantasia Kasparov ne ha (ne aveva?) tanta, da vendere, ma non mi risulta che il campione del mondo abbia mai giocato un tratto di apertura uguale a quello che ha avuto il coraggio di giocare Mamedyarov al secondo turno del Tata Steel Chess Masters di quest’anno (il 16 gennaio) contro il russo Andrey Esipenko:

Mamedyarov – Esipenko
Wijk aan Zee, 16 gennaio 2022

Si tratta, insomma, di una variante che ovviamente assomiglia a schemi tipici dell’Apertura Grob (1.g4). Nella posizione del diagramma le chances paiono reciproche, il che dimostrerebbe che la scelta di Mamedyarov non sia affatto da buttar via.

Quando ho visto (in diretta) giocare 3.g4!? (o ?!), spontaneamente ho pensato a denominare in qualche modo questa variante di apertura e immediatamente, riflettendo sulle origini geografiche del G.M. azèro, ho scelto “Apertura dell’acqua salata” o “Salt water opening”. Vi invito a chiamarla così, se vi va. Il motivo è semplice: Sumqayit, città natale di Mamedyarov, sorge nei pressi della capitale Baku, sul Mar Caspio, all’inizio della penisola di Absheron, o Abşeron, un nome che trae origine dalla voce persiana āb šuran, che significa appunto “acqua salata“.

La partita fra Mamedyarov ed Esipenko si è conclusa con una patta dopo 26 mosse, ma ancora sarebbe stata aperta ad ogni risultato. Non c’è dubbio che il G.M. azèro, a proposito di “acqua salata”, è quasi sempre in grado di mettere del sale nelle proprie partite, e in questo senso il suo apprezzamento per campioni quali Fischer e Kasparov è perfettamente comprensibile.

Non so se la “Salt water opening” avrà qualche imitatore. Io lo spero, perché mi piace vedere partite che escono presto dalle vie più battute. Ma intanto penso che, solo per il coraggio di questa scelta, il campione azèro si sia meritato che noi si parli qui un poco di lui.

Anzitutto ricordo che nel maggio 2017 Mamedyarov divenne il 13° giocatore nella storia degli scacchi mondiali ad aver oltrepassato il punteggio di 2800 Elo, il primo musulmano (da Ovqat.com). Nella classifica FIDE di gennaio 2022 egli (che è nato il 12 aprile del 1985 e che quindi ha quasi 37 anni) è ancora nei primi 10, al 9° posto con un Elo di 2767.

Shakhriyar Mamedyarov ha veramente gli scacchi nel sangue, essendo nato in una famiglia di scacchisti. Da piccolino imparò il gioco dal padre Hamid (classe 1955), che tuttavia era soprattutto un forte sollevatore di pesi, campione nazionale nel 1981. La sorella Zeynab (nata il 3.3.1983) vinse nel 2002 il campionato europeo under 20 e conquistò quell’anno il titolo di WGM. La famiglia Mamedyarov ha avuto almeno il 50% del merito nella vittoria dell’Azerbaigian al Campionato europeo femminile del 2009, quando schierò Zeynab in prima scacchiera e sua sorella Turkan in terza.

Zeynab e Turkan Mamedyarova (foto di Vladimir Barskij ed Eteri Kublashvili)

Nel 2018 Shakhriyar, grazie soprattutto alla splendida prova nella Olimpiade, raggiunse il 3° posto nelle classifiche mondiali ed un Elo di 2826, e fu nominato “Atleta dell’anno” nel suo Paese.

In verità nello stesso anno ci fu qualche polemica in Patria a seguito di una dichiarazione sui social network di Shakhryar che chiedeva maggiori sponsorizzazioni.

Intervenne in agosto sulla vicenda il vice-presidente della Federazione scacchistica azèra, Mahir Mammadov, con queste parole: “Shahriyar Mammadyarov merita i più alti premi e sponsor. È un grande giocatore di scacchi. Tuttavia egli ha uno sponsor permanente e questo è lo Stato dell’Azerbaigian. Gli sono stati forniti assistenza finanziaria e appartamenti. Credo che continuerà ad essere aiutato e i suoi risultati saranno sempre ben apprezzati. Il suo sponsor è lo Stato, ma ciò non significa che non possa avere sponsor anche da istituzioni finanziarie e commerciali private, che, anzi, invitiamo a sostenerlo. L’importante è non sollevare la questione in modo eccessivo” (dal sito “ikisail.az”).

S. Mamedyarov in una foto (2018) di Vladimir Barskij

Concludo con un augurio. In quella intervista sopra citata Mamedyarov disse che non aveva del tempo libero perché il professionismo negli scacchi impegna molto e richiede molti sacrifici (“devi lavorare sodo”), che non aveva del tempo neppure per insegnare ad eventuali allievi, e aggiunse che, se non fosse stato uno scacchista, avrebbe scelto di fare il cacciatore, attività che ogni tanto praticava con gli amici. Beh, quando, fra molti anni, lui avrà deciso di attaccare la scacchiera di giocatore al classico chiodo, non posso che sperare che vi attacchi definitivamente anche il fucile e che possa invece mettere tutta la sua esperienza di grande giocatore sulle scacchiere di didattica di fronte a tantissimi allievi di ogni età del suo Paese: la caccia è meglio darla ai Re avversari piuttosto che a poveri animali innocenti.

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