Solidarietà all’Ucraina invasa
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(Uberto D.)
Ci sono giorni in cui non si può parlare di scacchi. Ci sono giorni in cui sconvolge vedere come gli uomini non cambino mai e la violenza della guerra torni in primo piano nelle nostre vite. Ci sono giorni in cui ci si sente impotenti di fronte alla violenza delle azioni e alla ipocrisia delle parole. Ci sono giorni in cui ci si rende conto di come le nostre vite e le nostre società sembrino ormai assuefatte alla prevaricazione e alla sopraffazione (“tanto a noi non può succedere“). Ci sono giorni in cui si ha paura per gli amici che si trovano in zone di guerra e per il nostro futuro. Ecco, ieri è stato uno di quei giorni.
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin non si può propriamente definire una sorpresa e, anzi, mi fa arrabbiare sentire così tanti “esperti” dire “non me l’aspettavo“. Nulla accade dall’oggi al domani e la strategia di lungo termine di Putin è chiara da decenni. Ne ha parlato in maniera dettagliata ed estesa Garry Kasparov nel suo libro “L’inverno sta arrivando” e nei suoi molti interventi a convegni e dibattiti.
Il cuore del ragionamento di Kasparov è che l’adozione di una politica accondiscentente (“appeasement“) nei confronti dei dittatori non paga mai, perché ogni piccola concessione viene interpretata non solo come un confine superato ma anche come la conferma di poter andare oltre. La strategia russa di riconquistare progressivamente i territori che facevano parte dell’ex-Unione Sovietica può apparire temeraria, ma come spiegare altrimenti le mosse sullo scacchiere politico?
Il caso dell’invasione della Crimea nel 2014 è stato il più evidente dei molti conflitti locali in corso ai confini della Russia ed il più simile a ciò che stiamo vedendo in Ucraina: un’invasione giustificata dal pretesto di difendere le intenzioni separatiste di regioni come la Transnistria, l’Abcasia, l’Ossezia del sud, il Nagorno-Karabakh. Oggi il pretesto si chiama Donbass, ma l’invasione russa è ben più profonda e approfitta anche dell’appoggio logistico decisivo della Bielorussia, dal cui confine Kiev dista meno di 200 chilometri.

Quando leggerete queste righe le truppe russe avranno probabilmente già raggiunto Kiev, dimostrando che nonostante le tante parole spese negli anni passati, la guerra si gioca ancora sul territorio “boots on the ground“.
Stringe il cuore vedere le immagini dall’Ucraina con la popolazione in fuga, i colpi di mortaio e i raid aerei. Mi strazia vedere tanti luoghi che conosco di persona teatro di una guerra che torna in Europa, solo 20 anni dopo quella nei balcani. Colpisce anche la lentezza e l’apparente afasia del cosiddetto “mondo occidentale”, che non è stato in grado di impedire questa svolta violenta e non sembra essere in grado neanche di applicare in tempi rapidi sanzioni o ritorsioni politiche nei confronti della Russia.
Kasparov, da sempre oppositore di Putin, ieri ha ripetuto quali sarebbero secondo lui le misure da applicare oggi, tra cui bloccare le risorse finanziarie di Putin e accoliti, combattere la macchina della propaganda (oggi arricchita da hackers e diffusori di fake news) e rifiutare le forniture di petrolio e gas dalla Russia. “Ci saranno difficoltà e un prezzo da pagare così facendo; il prezzo è alto -conclude Kasparov- ma può solo aumentare se non si reagisce subito.”
Noi possiamo solo esprimere tutta la nostra solidarietà al popolo ucraino e sostenere tutti i russi che stanno manifestando il loro dissenso nei confronti di Putin.
People marching through central Moscow this evening chanting “No to War!” pic.twitter.com/BTQ3ZOGTan
— Matthew Luxmoore (@mjluxmoore) February 24, 2022
A Mosca c’è chi sfila gridando “No alla guerra”
Look at the size of anti-war protestors in St Petersburg, Russia. Wow pic.twitter.com/dHg9Uwt9RQ
— Ragıp Soylu (@ragipsoylu) February 24, 2022
Manifestanti contro la guerra a San Pietroburgo
Nel nostro piccolo mondo scacchistico ovviamente l’Ucraina e la Russia sono primattori sulla scena sportiva e molti giocatori sono noti a tutti e amici tra loro. Difficile sapere cosa stia loro succedendo e come gli scacchisti russi stiano vivendo quella che è una guerra lontanissima dalla competizione sportiva. Ecco una breve carrellata dei messaggi che sono circolati ieri su Twitter: non sono tutti, ovviamente, ma si percepisce come anche tra molti giocatori russi ci sia sgomento per quello che sta accadendo.
История видела немало чёрных четвергов. Но сегодняшний чернее прочих. #нетвойне #saynotowar
— Yan Nepomniachtchi (@lachesisq) February 24, 2022
“La storia ha visto molti Giovedì neri. Ma oggi è un giovedì più nero degli altri”
Молчание сделало сегодняшний день возможным. #нетвойне
— Peter Svidler (@polborta) February 24, 2022
“Il silenzio ha reso possibile ciò che accade oggi”
— Alexandra Kosteniuk (@chessqueen) February 24, 2022
Senza parole
It has been many years since I was in Ukraine, but to see what is happening now is heartbreaking. Stay strong 🇺🇦
— Hikaru Nakamura (@GMHikaru) February 24, 2022
“E’ passato molto tempo da quando sono stato in Ucraina, ma quello che sta accadendo mi spezza il cuore. Resisti Ucraina”
Tragic & inhumane. 😔
— Vidit Gujrathi (@viditchess) February 24, 2022
“Tragico e disumano”
In controcorrente rispetto a queste dichiarazioni Karjakin (nato in Crimea, quindi di nazionalità ucraina prima di trasferirsi in Russia), noto sostenitore di Putin:
Много людей спрашивают мое мнение по поводу Украины. Сперва я уже почти написал большой текст со своими мыслями, но потом наткнулся на пост @Anna_Shafran и… подписываюсь под каждым словом! Лучше не сформулируешь!👏👏👏https://t.co/5TJhrkauzp
— Sergey Karjakin (@SergeyKaryakin) February 24, 2022
“Sottoscrivo tutto quello che ha scritto Anna Shafran“, la quale, riassumendo, dice che “non abbiamo cominciato noi (russi, nda) la guerra in Ucraina. Sono a favore della pace e della serenità in Ucraina, e, siccome gli ucraini non hanno saputo garantirle, è un nostro sacro dovere andare ad aiutare. I nostri soldati sono stati mandati per la pace. Qualsiasi sostegno al regime di Kiev è un sostegno alla guerra.“. Preferisco non commentare, ma sarà impossibile dimenticare.
La FIDE, in un comunicato ufficiale, dichiara che “… a causa del rapido deterioramento della situazione geopolitica… riconsidererà lo svolgimento delle manifestazioni scacchistiche previste in Russia“. Il riferimento evidente è alle prossime Olimpiadi, che dovrebbero svolgersi a Mosca.
Molto poco (davvero non sono stati in grado di andare oltre un generico “deterioramento della situazione geopolitica” per descrivere quello che sta accadendo?) e molto meno di quanto altre Federazioni sportive hanno fatto…
Altre opinioni sono state molto più chiare:
The chess olympiad and the FIDE elections has to be relocated away from Moscow later this year.
The chess world has to show unity and solidarity with Ukraine.— Peter Heine Nielsen (@PHChess) February 24, 2022
“La sede delle Olimpiadi e delle elezioni FIDE di quest’anno devono essere spostata da Mosca. Il mondo degli scacchi deve dimostrare unità e solidarietà con l’Ucraina”

Spero davvero che questa guerra, per quanto terribile, rimanga confinata. Ricordo come negli anni della guerra fredda si usasse spesso il cosiddetto “Orologio dell’apocalisse” per rappresentare la vicinanza alla fine del mondo, con la guerra nucleare come rischio maggiore. Nel 2020 l’orologio segnava le 23:58:20, a solo 100 secondi dall’apocalisse. Da ieri la lancetta dei secondi si è rimessa in moto.
Condivido il pensiero di Kasparov e le parole di svidler, molto precise.
E mi associo allo scrivente nel “suo impossibile dimenticare ” rivolto ad un giocatore del quale non perderò più tempo a veder le partite…
Se il mondo fosse una scacchiera, avrei perso in poche mosse, colpa mia, ho fatto finta di non vedere quella minaccia.
Davvero incredibile la dichiarazione di Karjakin… Poteva almeno avere il buon senso di starsene zitto! Se fossi un organizzatore di tornei internazionali lo escluderei a vita da qualsiasi torneo!!!