Il “gran rifiuto” di Carlsen?
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Magnus Carlsen rivolge uno sguardo proprio alla nostra fotografa, Giulia Delprato
(Uberto D.)
“Se dovessi decidere oggi, non firmerei il contratto per giocare il prossimo match mondiale” ha dichiarato Carlsen pochi giorni fa ai media norvegesi. Una possibile decisione che il Campione del Mondo ha annunciato più volte, ma mai in termini così espliciti. Così, mentre Ding Liren ha completato il numero minimo di partite per essere ripescato al posto dello squalificato Karjakin per disputare il Torneo dei Candidati, comincia a delinearsi di nuovo lo spettro del 1975, quello del titolo assegnato a Karpov per rinuncia di Fischer.
Solo Carlsen conosce davvero le motivazioni per decidere di rinunciare alla difesa del titolo, anche se il riferimento ad una uscita di scena all’apice (e senza una sconfitta sulla scacchiera) sembra chiarire che il norvegese non intende ritirarsi dagli scacchi agonistici, ma evitare la pressione e la lunga preparazione alla sfida per il titolo di Campione del Mondo. A tal proposito, sembra addirittura che avesse già lasciato intendere al suo Team di secondi per il match di Dubai che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbero lavorato insieme per un match mondiale.

Di certo a me sembra poco comprensibile la sua volontà di vedere chi vincerà il Torneo dei Candidati prima di prendere la decisione definitiva. Non mi sembra sportivamente corretto tenere all’oscuro i possibili sfidanti di cose c’è in palio: un match mondiale o direttamente il titolo? Oppure un match con il secondo arrivato nel Torneo dei Candidati?
Le opinioni dei vari commentatori e giocatori sono diverse e in molti credono che Carlsen alla fine giocherà il match mondiale, specialmente se gratificato da una borsa importante. Altri invece ritengono che il norvegese non abbia più quella motivazione che il titolo di Campione del Mondo ha finora garantito, giudicando il numero 1 nella classifica Elo come un indice più veritiero dello status di miglior giocatore del mondo.

A corroborare questa interpretazione, l’obiettivo che Carlsen si era dato qualche mese fa (arrivare a 2900 di Elo) è per lui sicuramente più complicato e stimolante che confermarsi Campione del Mondo per la sesta volta. In effetti Carlsen ha cominciato a rispondere in maniera possibilista rispetto alla sua partecipazione alle prossime Olimpiadi in India e di certo continuerà a giocare tornei sia sulla scacchiera sia online, lasciando intendere che la data del suo ritiro è ancora lontana.
Una interpretazione che a me sembra molto verosimile nei risvolti psicologici è quella data sia da Henrik Carlsen, il padre di Magnus, sia recentemente da Judit Polgar: la difesa del titolo mondiale porta con sé un livello di stress difficilmente sopportabile perchè, di fatto, è legata solamente al mantenimento di uno status speciale e non alla conquista di qualcosa di nuovo. In parole semplici, se Carlsen vince rimane ciò che era (il “Campione”), mentre se perde diventa un ex-Campione, uno sconfitto; dove sta la gratificazione per la vittoria?

Bisogna avere una capacità di automotivazione non comune per auto-infliggersi le tensione della preparazione e delle molte partite e, semplicemente, forse Carlsen sente di averla esaurita e preferisce uscire da “vincente” che giocare svogliatamente un altro match e perderlo. Personalmente non vedo quale differenza possa fare lo sfidante (Firouzja o uno degli altri sette), ma da molti anni Carlsen ci ha abituato a prendere le proprie decisioni sulla base di ciò che ritiene meglio e non di ciò che viene dato per scontato.
Non posso che sperare di vedere Magnus di nuovo alla scacchiera in un match mondiale, ma al momento non lo do per molto probabile…