Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Massimo Bontempelli e la ‘satanica prova’ di Alekhine

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(Adolivio Capece)
“Il grande scacchista vive certamente in quel clima di sacra idiozia in cui stanno immersi i matematici e i musicisti”.
Così Massimo Bontempelli in “La donna del Nadir”.

Diciamo subito che «La donna del Nadir» non nasce come libro ma inizialmente era il titolo di una rubrica del quindicinale milanese «La terza pagina», che usciva il 10 e il 25 d’ogni mese al prezzo di Lire due. Di questa rubrica nel 1924 uscirono 71 puntate con altrettanti articoli sui temi più svariati a firma di Bontempelli, articoli che nello stesso anno vennero raccolti dapprima in un libretto intitolato «Cronache della quindicina» e poi finalmente nel libro vero e proprio pubblicato a Roma di nuovo con il titolo “La donna del Nadir”.

La frase citata in apertura appare nell’articolo in cui Bontempelli parlò della esibizione in simultanea alla cieca di Alekhine a Milano il 26 marzo 1923 contro dieci avversari.
Nello stesso pezzo si trova una delle frasi più celebri sugli scacchi: Il gioco degli scacchi preesisteva probabilmente alla apparizione dell’uomo e forse anche alla creazione del mondo.  E se il mondo ripiomberà nel caos e il caos si dissolverà nel nulla, il gioco degli scacchi rimarrà, fuori dello spazio e del tempo, partecipe dell’eternità delle idee.”

Ricordiamo che l’esibizione di Alekhine si svolse nei locali della Società Artisti e Patriottica; iniziò alle 3 del pomeriggio: “una lotta titanica” la definì L’Italia Scacchistica; nove delle dieci partite si conclusero entro 6 ore, una – quella di Padulli – durò altre 2 ore. Quindi l’esibizione andò avanti fino alle 23 (ma in una successiva pagina de L’Italia Scacchistica si legge che fu ‘chiusa alle 22 e mezza, sette ore e mezza di gioco senza mai che il celebre Maestro abbia abbandonato la poltrona da dove ordinava le mosse’). Il risultato finale fu di 6 vittorie di Alekhine, due partite perse e due partite pareggiate. Vinsero G. Bussola, della sezione scacchi della Società Artisti e Patriottica, e Luca Morelli, della Società Scacchistica Milanese.
Vediamo questa partita pubblicata su L’Italia Scacchistica con note di Enrico Mildmay.

Alekhine – Luca Morelli
Milano 1923, simultanea alla cieca
Difesa Scandinava (all’epoca detta ‘Nordica’)

Pattarono Alberto Barassi e A. Stuparich. Persero Giorgio Bombig, Felice Germonio, Tullio Tagliabue, G. Amici, Giuseppe Padulli (dopo 8 ore – oppure 7 ore e mezza? -, con Padulli che “resistette per due ore – un’ora e mezza? –  in un difficilissimo finale”) e il decimo giocatore che da alcune fonti è indicato come A. Firtz e da altre come sig. Mezoley (ma potrebbe anche essere accaduto che abbiano giocato entrambi, con Mezoley subentrato dopo un certo numero di ore al posto di Firtz, che come vedremo potrebbe essere in realtà Otto Fiertz di Torino, che forse ad un certo punto lasciò il posto dovendo rientrare a casa).

Piccolo inciso: attenzione a non confondere questa esibizione (alla cieca) con un’altra simultanea che Alekhine aveva giocato ancora a Milano tre giorni prima, il 23, non alla cieca (ricordata anche in ‘Storia degli scacchi in Italia’ di Chicco-Rosino): 4 partite contro 8 giocatori milanesi che giocavano in coppia.

Vediamo una partita pubblicata su L’Italia Scacchistica con le note di Padulli.

Alekhine – G.Padulli & A.Stuparich
Milano 1923, simultanea
Apertura Spagnola

Veniamo alla esibizione del 26: di Bussola, Stuparich, Amici e Firtz (e Mezoley) non ho trovato il nome di battesimo poiché – almeno in particolare su L’Italia Scacchistica nelle annate dell’epoca – non risultano altre citazioni; cosa strana specie per G. Bussola, che vinse: ma forse è sbagliata l’iniziale del nome, poiché in un elenco dei soci della Artisti e Patriottica e più tardi della Scacchistica Milanese risulta un Ambrogio Bussola, del quale però poi non si hanno ulteriori notizie.
Poi c’è notizia di uno Stuparich che nel 1925 entrò nel Direttivo della Scacchistica Milanese ed è anche possibile che sia lo stesso Stuparich poi diventato presidente del circolo di San Remo, che nel 1930 organizzò il grande torneo in cui giocò anche Alekhine.
Infine, come detto, in un paio di resoconti risulta citato un Otto Fiertz (con la ‘e’ centrale) di Torino schierato negli incontri a squadre con Milano del 25 giugno 1922(a Milano) e del 29 aprile 1923 (a Torino), ma senza altri dettagli.
Nessuna notizia per Mezoley, ma va segnalato un Giovanni Meszely socio della Artisti e Patriottica: chissà se…
Nessuna notizia per Amici. Gli altri giocatori erano invece noti e attivi in quegli anni.

Bontempelli inizia l’articolo sulla esibizione del 26 marzo scrivendo di ‘averne letto’, quindi è probabile che non sia andato di persona a vedere ma che abbia trovato la notizia su un quotidiano dell’epoca.
Ma vediamo insieme l’intero articolo.

«Ho letto con ammirazione stupefatta e paurosa la descrizione della satanica prova agli scacchi compiuta l’altro giorno a Milano da Alekhine, Alekhine il Grande: il quale ha giocato dieci partite contemporaneamente contro dieci distinti avversari; e mentre ognuno di questi aveva davanti a sé la scacchiera, egli, Alekhine il Grande, stava seduto in una poltrona, con le spalle voltate agli avversari e alle scacchiere, e non aveva dinanzi a sé nulla: e così a memoria rapidamente vinse quasi tutte le partite rimanendo per quasi otto ore fermo là a guardare in un angolo vuoto, e pronunciare indicazioni cabalistiche (si riferisce alle mosse in notazione -NdR).

Certo, è più grande colui che con immagini e pensieri crea mondi spirituali e fantastici: Dante Alighieri, per esempio, è più grande di Alekhine il Grande.
Ma l’ammirazione che possiamo avere per Dante è meno stupefatta di quella che in noi suscita Alekhine. Dante opera con facoltà delle quali ognuno ha in sé il germe: Alekhine opera all’infuori di ogni facoltà umana. 
 È il signore di qualche potenza di cui ci è occulto ogni principio. L’ammirazione che possiamo tributargli è necessariamente fatta di paura. Ciò che egli compie ha in sé qualcosa di inumano e di atroce.
Non senza ragione del gioco degli scacchi non si conosce l’origine: esso probabilmente preesisteva all’apparire dell’uomo sulla terra, e forse anche alla creazione del mondo; e se il mondo ripiomberà nel caos, e il caos si ridissolverà nel nulla, il gioco degli scacchi rimarrà, fuori dello spazio e del tempo, partecipe dell’eternità delle Idee.
Perciò, mentre esso è immune di ogni elemento fisico, d’ogni manualità, pure non può nemmeno apparirci come un fatto della intelligenza, la quale è facoltà umana e complessa, mentre la scacchistica è una potenza extraumana e mostruosamente semplificata.
Un grande poeta o un grande filosofo ce lo immaginiamo come un uomo totale: il Grande scacchista ha in sé quel tanto d’uomo, e non più, che basta a regger la sua vita fisica e gli permette di pronunciare le formule che comunicano all’umanità i suoi astrali meccanismi.
Il grande scacchista vive certamente in quel clima di sacra idiozia in cui stanno immersi i matematici e i musicisti.»

A proposito delle esibizioni alla cieca di Alekhine, ricordiamo che nel 1924 a New York giocò 26 partite (16 vinte, 5 pari, 5 perse, in 11 ore e mezza); in questa occasione un giornalista nel New York Times gli chiese quando aveva imparato a giocare alla cieca. “A scuola a 12 anni” rispose Alekhine. “la maestra non voleva che giocassi con un compagno di scuola durante le ore di lezione e ci separò; lui tenne la scacchiera, continuammo a giocare, ma poiché ero lontano fui costretto ad imparare a memorizzare la scacchiera e la posizione…”

Successivamente nel 1925 a Parigi arrivò a 28 partite (22 vittorie, 3 pareggi e 3 sconfitte) e poi nel 1933 a Chicago salì a 32: 19 vinte, 9 pari, 4 perse, dopo 12 ore e mezza.


Massimo Bontempelli (Como, 12 maggio 1878 – Roma, 21 luglio 1960) è stato uno scrittore, saggista, drammaturgo, poeta, compositore, e giornalista.
Era figlio di un ingegnere delle Ferrovie dello Stato che per motivi di lavoro si trasferiva frequentemente con la famiglia da una città all’altra.
Massimo frequentò il liceo (classico) a Milano, poi prese la maturità ad Alessandria (1897), quindi frequentò la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino, laureandosi nel 1902. Nel 1921 e 1922 visse a Parigi.
Si trasferì poi a Milano, dove rimase fino al 1924, quando andò a vivere a Roma.
Ebbe una vita intensa e politicamente controversa, aderì molto giovane al futurismo.
Si potrebbe pensare che fosse un buon giocatore di scacchi, ma non è così.
Sappiamo che imparò le mosse e le regole negli anni del soggiorno a Parigi quando molti amici provarono a insegnargli a giocare, ma non si interessò mai al gioco vivo.
Possiamo dire invece che gli scacchi lo appassionarono dal punto di vista per così dire filosofico e questo lo portò a scrivere alcune frasi particolarmente eclatanti per gli scacchi stessi.
Una l’abbiamo già vista, un’altra la troviamo nel romanzo breve dal titolo “La scacchiera davanti allo specchio“, che proprio a Parigi cento anni fa, nel 1921, cominciò a scrivere e che fu pubblicato poi nel 1922 dall’editore Bemporad di Firenze. Romanzo scritto per i ragazzi, definito “racconto strambissimo e quasi incredibile”.

Per la trama rimandiamo al simpatico post di MrsP “La scacchiera davanti allo specchio“.

E’ appunto in questo racconto che troviamo l’altra frase celebre, che anticipa quanto Bontempelli scriverà poi nell’articolo sulla esibizione di Alekhine; è quando il Re degli Scacchi ad un certo punto dice:

Gli Scacchi sono molto, molto più antichi degli uomini; molti secoli dopo che esistevano gli Scacchi sono nati gli uomini, che sono all’ingrosso una specie di pedoni, con i loro alfieri, re e regine; ed anche i cavalli, ad imitazione di quelli degli Scacchi. Poi gli uomini hanno fabbricato delle torri; hanno poi fatto anche altre cose, ma quelle sono tutte superflue.
E tutto quello che accade tra gli uomini, specialmente le cose più importanti che si studiano poi nella storia, non sono altro che imitazioni confuse e variazioni impasticciate di grandi partite a scacchi.
Solo noi Scacchi siamo veramente eterni.”

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