Garibaldi giocava a scacchi?
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(Riccardo M.)
No, Giuseppe Garibaldi non giocava a scacchi.
Nel romanzo di Davide Lisino “Eroi esauriti” si legge: “Dopo cena Garibaldi uscì sul ponte di coperta a fumarsi un sigaro. Accornero era rimasto nel salone a giocare a scacchi con un commerciante di strumenti musicali.
Questi durante la guerra civile suonava gli assalti con la tromba per i confederati ribelli, e ora vendeva le stesse trombe all’esercito dell’Unione. Garibaldi non suonava la tromba e non giocava a scacchi. Era un ottimo giocatore di dama, questo sì; ma gli scacchi, per carità. Era più facile diventare generale d’armata che giocare a scacchi. Si appoggiò alla balaustra, a dritta, e respirò l’aria fresca del fiume. Le luci del battello danzavano sull’acqua come delfini luminosi. Garibaldi chiuse gli occhi e lasciò che lo sciabordio delle pale che ruotavano a poppa lo cullasse nel buio per qualche istante. Non aveva paura di morire ….”
Peccato non giocasse a scacchi. Perché il nome di Garibaldi ci è caro. A me anzitutto in quanto nel 1859 Ernesto Teodoro Moneta, prima di ripudiare la guerra per sempre, si era arruolato nei “Cacciatori delle Alpi” di Garibaldi e aveva combattuto a Bormio e sullo Stelvio agli ordini del comandante.
Ma è familiare anche al nostro “UnoScacchista”, almeno da quando, in Corso Garibaldi della sua Sarteano (Siena), il giugno di ogni anno si svolge una manifestazione dalla bellissima scenografia, denominata “Gli scacchi viventi”.
E che dire di Marco Bonavoglia, che ad ottobre dell’anno scorso, in un torneo organizzato all’Osteria “Garibaldi” di Barlassina (Milano), ha vinto con un eloquente e “fischeriano” risultato di 6,5 su 7? E Marco si sarà accontentato di mangiare pedoni o si sarà pure fermato a gustare i celebrati gnocchi fritti del locale?
Ci mancava, infine, Roberto Cassano che correttamente interviene perché Garibaldi è caro anche a lui, non solo perché ebbe occasione di visitare il Compendio Garibaldino di Caprera , ma anche per ricordarmi che non è vero che Garibaldi non giocava a scacchi. No, che non è vero. Perché ci giocava Domenico Menotti Garibaldi (Mostardas, 16 settembre 1840 – Roma, 22 agosto 1903), primogenito di Giuseppe e Anita Garibaldi, battezzato con il nome di Domenico in onore del padre di Garibaldi e chiamato anche Menotti in onore del patriota Ciro. Domenico Menotti a 20 anni partecipò alla spedizione dei Mille, nella quale si distinse. Poi divenne Generale. E proprio con questo grado viene ricordato, come un dilettante più che discreto, dal grande Serafino Dubois, il quale ebbe occasione di giocarci nel 1873 al Caffè Ruccini in Piazza S. Carlo a Roma.
E allora no, che non è vero! E poi basterebbe guardare qui. Eh, già, tuttavia qui si parla di un tal Oscar Garibaldi, giocatore attivo fra il 1946 e il 1952, del quale poco altro si sa ma che tanto scarso non fu, dal momento che lo ritroviamo tra i finalisti del Campionato argentino disputato a Buenos Aires nel settembre del 1947. Quel titolo lo vinse H.Rossetto, davanti a M.Luckis e H.Pilnik, e Oscar Garibaldi fu onorevolmente undicesimo con 7,5 su 17. E di nomi di probabile origine italiana non c’erano solo lui e Rossetto, ma pure: Maderna, Piazzini, Sanguinetti, Piro, Rebizzo, Corte, Beretta e Marini.
Per concludere, rispondendo alla domanda del titolo: almeno due Garibaldi giocavano davvero a scacchi! E nemmeno troppo male.