Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Bisogna saper perdere

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(Riccardo M.)
Un giorno Tigran Petrosjan, uno che di campioni mondiali se ne intendeva, disse che “il campione del mondo è soltanto un primus inter pares”.

Tra i primissimi dei “primi inter pares” c’era un tempo Mikhail Botvinnik (1911-1995), campione mondiale dal 1948 al 57, dal 1958 al 60 e dal 1961 al 63. Guardate qui di cosa, indipendentemente dal livello dell’avversario, era capace il grande giocatore moscovita.

Ljutov-Botvinnik, Leningrado 1925
Ljutov-Botvinnik, Leningrado 1925

1. … h5 2.Dxh5 (se 2.g4 hxg4+ 3.Dxg4 Dh1+ 4.Rg3 De1+ e poi Dxd2 e si dovrebbe vincere) …. Dh1+ 3.Rg4 Dd1+ 4.Cf3 Dd7 matto

Doppio autoblocco e matto sulla diagonale: sembra uno studio. Bravissimo Botvinnik a non perdere l’occasione!

Ma c’è qualcosa, dovremmo chiederci, che può distinguere un campione da un grande giocatore? Beh, io ho sempre pensato che in ogni disciplina, e non solo negli scacchi, il campione è quello che riesce a pretendere da se stesso (e poi a dare) qualcosa di più nel momento decisivo, nelle occasioni più importanti, proprio quando forse a qualcun altro, come suol dirsi nel tennis, “trema un po’ il braccio”.

E Botvinnik, persona intelligente, fredda e razionale, le occasioni nelle quali si doveva dare “un pizzico di più” le sapeva ben riconoscere. E sapeva anche riconoscere, senza dubbio pure più facilmente, quelle nelle quali si poteva tranquillamente dare “un pizzico di meno”.

Pizzico dopo pizzico, a Mosca fra il 29 giugno e l’8 luglio del 1955 si svolse un incontro fra le nazionali dell’Unione Sovietica e degli Stati Uniti. I sovietici schieravano Botvinnik, Smyslov, Bronstejn, Geller, Keres, Petrosian, Taimanov e Kotov: uno squadrone! Gli statunitensi avevano Reshevsky, Bisguier, Evans, D.Byrne, R.Byrne, Horowitz, Kashdan e H.Steiner. Una bella differenza: 8 grandi maestri contro due!

Ciascun giocatore doveva incontrare quattro volte lo stesso avversario di scacchiera. I risultati dei 4 turni furono, tutti a favore della squadra di casa: 5,5 – 2,5 (I), 7 – 1 (II), 5,5 – 2,5 (III) e ancora 7 – 1 (IV). Nel punteggio complessivo, un nettissimo 25 a 7, pesarono in particolare i tre cappotti inferti da Smyslov, Petrosian e Kotov ai rispettivi avversari. Gli statunitensi vinsero appena due partite su 32, con Reshevsky al primo turno su Botvinnik e con Donald Byrne al terzo su Geller.

L’unico “minimatch” che vide prevalere i maestri a stelle e strisce fu appunto, e sorprendentemente, quello di prima scacchiera, di misura un bravo Samuel Reshevsky (vinta la prima e tre successive patte) su Botvinnik.

Ebbene, si disse che prima dell’incontro uno sponsor/tifoso americano avesse offerto un premio di 1.000 dollari a Reshevsky se fosse riuscito a battere il campione sovietico nel “minimatch” di prima scacchiera.

A quei tempi mille dollari erano davvero tanti. Troppi per resistere … Chi lo sa? E così vissero tutti felici e contenti …

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