Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Il mio “Esercizio di stile”

3 min read

(P. Marconi)
Raymond Queneau, nel suo “Technique du roman” (tecnica del romanzo), paragona la struttura del suo romanzo a una partita a scacchi, un gioco che gli era familiare e che aveva praticato.

Secondo Queneau “Non è ammissibile lasciare che i personaggi di un romanzo si dimenino come degli omuncoli sfuggiti dai loro vasi rotti, invece di considerarli come pezzi su una scacchiera, con la sequenza delle mosse che costituisce la concatenazione tra i capitoli, e lo scacco matto finale la vittoria dell’autore.

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La sua amicizia con François Le Lionnais, figura di assoluto rilievo nella cultura scacchistica, aveva dato inizio all’Oulipo (OUvroir de LIttérature POtentielle – Officina di letteratura potenziale), collaborazione feconda di idee, produzioni letterarie e contaminazioni.

Una delle provocazioni geniali di Queneau furono gli “Esercizi di stile”, ovvero 99 interpretazioni, con stili e punti di vista diversi, di un banale episodio di vita quotidiana, che l’autore descrive così (traduzione di Umberto Eco, uno dei membri di Oulipo):

Sulla S, in un’ora di traffico. Un tipo di circa ventisei anni, cappello floscio con una cordicella al posto del nastro, collo troppo lungo, come se glielo avessero tirato. La gente scende. Il tizio in questione si arrabbia con un vicino. Gli rimprovera di spingerlo ogni volta che passa qualcuno. Tono lamentoso, con pretese di cattiveria. Non appena vede un posto libero, vi si butta.  Due ore piú tardi lo incontro alla Cour de Rome, davanti alla Gare Saint-Lazare. È con un amico che gli dice: «Dovresti far mettere un bottone in piú al soprabito». Gli fa vedere dove (alla sciancratura) e perché.

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A partire da questo spunto, ho voluto cimentarmi nel mio “Esercizio di stile” scacchistico.


Sabato pomeriggio. Ero sulla S, la linea bianca e nera che attraversa la città.
Eravamo appena partiti dal capolinea, con i 64 sedili occupati solo per metà, quando uno spilungone, con un collo da cavallo ed un cappello floscio bianco, saltò in avanti, posizionandosi con protervia davanti a un contadino in maglia nera, sostenendo che quest’ultimo lo urtava!
Un altro contadino si fece avanti, cercando di fermare il giovanotto, senza peraltro riuscirci. Un pazzo, con uno strano copricapo a punta, si spostò di fianco per infilarsi tra di loro, ritrovandosi però inchiodato dallo sguardo severo di una donna in lutto stretto.
La situazione a centro vettura si era fatta complessa: c’erano pedoni che non riuscivano a salire, mentre altri, en passant, venivano spintonati e fatti scendere a forza.
Due uomini panciuti, spaparanzati come dei re ai lati della vettura, si arroccarono sui sedili in fondo senza trovare opposizione.
Una robusta signora in bianco, con torreggiante cappellino in organza, si mosse verso il centro per scendere alla traversa di Cour de Rome, ma rimase molto sorpresa nel vedere le bandiere vicino all’orologio della fermata.
Eravamo ormai arrivati al capolinea e tutti si affannavano qua e là cercando una buona posizione per evitare un matto che continuava a minacciare tutti.
E lo spilungone dal collo di cavallo? In un lampo era sceso a St. Lazare per cambiare il suo cappotto sdrucito con uno cui non mancassero bottoni e prepararsi, così, ad un’altra corsa sulla S.


Così come Queneau suggeriva infinite interpretazioni di uno stesso brano, anche gli  scacchi, partendo da una posizione nota e con regole fisse, permettono di creare infinite variazioni. Non possiamo quindi dire che ogni nostra partita è un personale “esercizio di stile”?

13 thoughts on “Il mio “Esercizio di stile”

  1. Coinvolgente, Mrs P. Hai perfino saputo immaginare le “bandiere vicino all’orologio della fermata” (altri tempi in ogni senso)! Bravissima.

    1. Grazie, anche se è segno che avevo appreso i rudimenti degli scacchi… un bel po’ di tempo fa, purtroppo!

  2. Analogia piena di significati quella tra scacchi e letteratura; ciò dimostra ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, la ricchezza e profondità del “gioco” degli scacchi. Grazie all’autrice per averla elegantemente dimostrata ancora.

    1. Grazie Fabrizio. Credo che le i punti in comune fra scacchi e letteratura siano stati poco esplorati finora. Chissà, potrebbe essere il tema di un prossimo articolo, forse.

  3. Trovo anche questo articolo Davvero interessantissimo, lo avrei ricordato volentieri ai miei compagni nella lezione su Quesnay con il mio docente Holden, lo scrittore Giorgio Vasta, se lo avessi conosciuto! Anzi lo giro subito a lui. Magari mi risponde. Gli interesserà sicuramente. Sarei onorato di conoscerla, perché credo, scorrendo le varie parti del blog, di avere molto da imparare da lei! Nel mio piccolo, sto cercando di divulgare un libro scritto su un argomento molto particolare, che è la relazione allegorica tra il gioco e il Vangelo. Sto facendo molta difficoltà a muovermi, forse perché, penso, il gioco degli Scacchi non ha la fama di essere un gioco facile e popolare, almeno in Italia. Ha per caso qualche consiglio? Vede qualche articolo di suo interesse nel mio blog, oppure come lo orienterebbe? Le chiederei un giudizio spassionato, per me sarebbe utilissimo. http://Www.greenchess.org. Inoltre, il gruppo Facebook “Clericus Chess”, in cui diffondo i miei lavori. Le mie passioni, oltre al cinema horror, e la scrittura: gli Scacchi (mi piacciono molto le sistematizzazioni alla Steinitz, e più recenti Moskalenko, Silman), loro relazione con computer (visto anche il suo articolo su Turing) e tra le storie sugli Scacchi, ovviamente, quanto Poe ed altri scrissero sul Turco! Ho visto anche che lei ha pubblicato Italia a Scacchi con Mario Leoncini (ovviamente, chi non lo conosce, se ha interesse per queste cose, in Italia😊). Mi dica qualcosa! Cordiali saluti

  4. Buongiorno Sig. Rossi,

    La ringrazio per i complimenti.

    Dev’esserci stato un equivoco. Io sono Roberto Cassano, questo articolo non è mio, e non sono io il gestore del blog “UnoScacchista” al quale collaboro da un anno e per il quale ho scritto un buon numero di articoli.

    Mi chiede dei consigli per il suo blog ma io non saprei proprio cosa dire se non fare i miei complimenti per quanto ha saputo realizzare; deve sapere che non sono affatto un esperto di blog: io scrivo cose di vario genere sul gioco degli scacchi – per il piacere di farlo – principalmente perché ho letto tanto anche se ho ancora molto da leggere.

    Lo sa che al convegno ‘Clericus Chess’ di Roma nel dicembre 2016 mi accreditai ma poi non riuscii ad essere presente? Peccato perché ci saremmo già potuti conoscere; comunque se vuole ci possiamo scrivere sulle nostre mail private e magari sentire anche a voce anche perché sono tanti gli argomenti toccati, alcuni dei quali a me completamente sconosciuti; scriverò a breve all’indirizzo trovato sul suo blog e sarà un piacere conoscerla.

    Grazie ancora per i suoi commenti e continui a leggerci,
    R. Cassano

    1. Grazie sig. Cassano, si figuri, leggo solo ora perché il sistema di notifiche di Word press, che uso da poco, non mi ha notificato la risposta. Ci metto mano e spero di renderlo user friendly. Mi fa piacere sentirla, non si preoccupi, so bene che è una “mission” quasi “impossible” promuovere il gioco in Italia. Lo faccio anch’io per diletto principalmente, senza precludermi sviluppi futuri perché intanto… sono ahimè disoccupato di lungo corso.

      Visto che mi parla del suo interessamento per Clericus (non sapevo della mancata partecipazione), ne deduco che lei è un religioso… sbaglio? Avrei comunquepiacere di introdurla, se vuole e se ha un profilo Facebook, nel gruppo chiuso Clericus Chess che già contiene i suoi “colleghi” che giocarono a Clericus, nonché il mondo di simpatizzanti, non solo religiosi ma anche, che si muove intorno al torneo. Ho visto che i Polonia ne hanno fatto una versione molto più partecipata, ma i due Padri polacchi che giocarono in Italia, al momento, sono un po’ defilati per impegni vari (ma sono anche loro nel gruppo). Lo aggiorno su ogni novità riguardante l’evento e, magari, con la sua presenza riuscirei più facilmente ad animarlo😊. Se uscirà qualche novità sul torneo, se mai si rifarà nel 2018, … si saprà sicuramente anche nel gruppo con un po’ di anticipo. Mi faccia sapere e grazie per l’attenzione. Cordiali saluti

  5. Buongiorno Sig. Rossi,

    ringrazio per l’attenzione ma non sono un un religioso. Lei si ?

    Ricordo bene che avrei voluto partecipare, sia chiaro esclusivamente come spettatore, alle Conferenze di Roma del 2012 e 2016; se esistono, è possibile ricevere gli atti via e-mail ?

    Per ricevere puntualmente notifica dei successivi post, tutte le volte che scriverà, metta il segno di spunta nel quadratino alla sinistra di ‘Notificami nuovi post via e-mail’.

    Le scriverò subito in privato, per ora, auguri per la miglior diffusione possibile del suo libro sulla ‘Scacchetesi’ e per le sue attività da Istruttore.

    Cordiali saluti

  6. Buongiorno Sig. Rossi,

    mi scuso se Le rispondo solo ora e La ringrazio per i Suoi complimenti sul mio pezzo. Io mi diletto di teatro da vari anni (pur essendo ormai non più giovane) e qualche anno fa, con il mio gruppo, abbiamo messo in scena vari brani liberamente ispirati ad “Esercizi di stile” di Raymond Queneau. Avendo un marito scacchista, e non dispiacendomi affatto tale gioco, ho pensato di rielaborare il famoso brano di Queneau dandogli un taglio “scacchistico”: da qui il mio personale “esercizio di stile”.
    Del resto, se lei ha letto il libro di Queneau (in italiano con la versione di Umberto Eco), capirà che si presta alle più svariate interpretazioni, pur rispettando i pilastri dell’impianto originale.
    Se non l’avesse ancora letto, glielo consiglio caldamente: è uno splendido esercizio per la mente e una “enciclopedia” linguistica di tutto rispetto.
    Grazie e saluti

    Mrs P.

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