Larisa Volpert è scomparsa
6 min read
(Riccardo M.)
Ieri l’altro, nel corso del suo 92° anno, si è fermata la vita della campionessa, grande maestro sovietico/estone, critico letterario, dottoressa in scienze filologiche, Larisa Ilyinichna Volpert (San Pietroburgo 30/3/1926 – New York 1/10/2017).
Ingiustamente poco nota ai “meno addetti ai lavori”, Larisa Volpert è stata un bel personaggio. Imparò a giocare a scacchi all’età di 7 anni, spinta dal padre e dal fratello maggiore, Eugene, che fu un noto medico chirurgo.
Indovinate dove andava a giocare la piccola? Ebbene sì, proprio nel celebre “Palazzo dei Pionieri”, il palazzo dei ragazzi di Leningrado, l’allora nome di San Pietroburgo.
Lei stessa ricordava un giorno come avesse lì compiuto i primi passi sulla scacchiera, e scalato rapidamente le prime categorie più basse grazie al lavoro compiuto dal suo primo e bravo maestro, Viktor Andreevich Vasilev “un insegnante di talento che conobbi nell’autunno del 1944 nel club quando iniziai a giocare nella seconda categoria. Un tragico destino di guerra lo aveva reso gravemente mutilato, il solo guardarlo era doloroso, ma la sua pazienza e benevolenza avevano catturato la mia simpatia, forse anche perché presto capii come per lui gli scacchi costituissero una via di salvezza”.
E così i progressi non mancarono e nel 1947 Larisa vinse il campionato femminile di Leningrado e la semifinale del campionato sovietico. Intanto, grazie alle promozioni, era però passata in un’altra ala del “Palazzo dei Pionieri”, dove aveva trovato un nuovo e altrettanto valido insegnante, Vladimir Zak (1913-1994), sotto il cui lavoro seppe prendere d’assalto le non facili vette dello scacchismo femminile sovietico.
Nel 1949 terminò al 5° posto nel campionato assoluto, e successivamente seppe conquistare il massimo titolo sovietico per ben tre volte, nel 1954, 1958 e poi ancora, dopo un match di spareggio con Kira Zvorikina (2,5 a 1,5), nel 1959: nel 1954, a Krasnodar, vinse con p. 14 su 19, nel 1958 a Kharkov con p. 14 su 21 e a Lipetsk nel 1959 terminò con p. 12 su 18. Nel 1954 guadagnò il titolo di Maestro Internazionale femminile (e davvero a quel tempo non ce n’erano tante nel mondo).
Larisa ricordava come avesse trascorso molti pomeriggi, a cavallo fra gli anni ’50 e ’60, a casa della famiglia del suo allenatore Zak (in compagnia di sua moglie e delle due figlie piccole) e come lì, nel corso di lunghe e feconde lezioni di gioco, avesse incontrato anche altre due giovanissime promesse di quegli anni: Boris Spassky e Viktor Korchnoi. Zak l’avrebbe seguita ininterrottamente fra il 1945 e il 1958.
Larisa Volpert partecipò, tra gli altri, ai tornei di Mosca (1955, 2° posto), Plovdiv (1959, 3° posto) e Vrnjacka-Banja (1961, 7° posto). Vinse nel 1957 il campionato “open” della Cecoslovacchia e nel 1960 il torneo di Tbilisi. Il suo, a detta di chi la conobbe e studiò le sue partite, era uno stile di gioco prevalentemente posizionale ma sempre attento all’iniziativa.
Nel 1955 si laureò in filologia all’Università di Leningrado con una tesi sul saggista e romanziere francese Jean-Richard Bloch (1884-1947), il quale aveva vissuto a Mosca negli anni della seconda guerra mondiale.
Larisa prese ovviamente parte anche alle competizioni per il Campionato del Mondo (fra il 1955 e il 1961), compresi i tornei delle “Candidate” (1955, 2° posto; 1959, 3° posto). Nel 1955 si trovò in testa fino a tre turni dalla fine, ma, sconfitta dalla più anziana Olga Rubtsova, fu quest’ultima a toglierle la possibilità di sfidare per il titolo mondiale la campionessa uscente, Elisaveta Bykova.
Partecipò anche a numerose competizioni a squadre con il team URSS. Verso la fine degli anni ’50, suo allenatore divenne il noto teorico Pavel Kondratiev. Solo nel 1977, però, le sarebbe stato riconosciuto il titolo di Grande Maestro femminile, quando ormai da anni aveva appeso la scacchiera al chiodo.
Negli anni ’60, infatti, Larisa Volpert aveva annunciato la fine della sua carriera sportiva, rifiutato una borsa di studio e, insieme al marito, il professor Pavel Semyonovich Reifman, si era trasferita una prima volta da Leningrado a Pskov e poi definitivamente presso la città di Tartu, in Estonia. Suo marito Pavel Reifman, che era nato nel 1923 a Uman, in Ucraina, era professore di lettere a Leningrado. Era ebreo, e la coppia cadde vittima della campagna antisemita stalinista. A Pskov e a Tartu, Pavel Reifman continuò nell’insegnamento di storia della letteratura russa e pubblicò diversi libri e articoli su letteratura, storia e giornalismo.
Larisa Volpert dal 1962 al 1977 è stata professore associato di filologia all’istituto pedagogico di Pskov. Successivamente ha insegnato all’Università di Tartu, dove è stata dal 1990 professore ordinario e dal 1993 professore emerito.
Sul finire degli anni Settanta la si poteva incontrare a far jogging nel Tähtvere Park di questa bella città. Diceva che era felice di lavorare nell’Università di Tartu, l’unica in Unione Sovietica ad aver accolto al suo interno alcune personalità di religione ebraica. Diceva che le stava tornando anche la voglia di giocare a scacchi. Pur ufficialmente ritiratasi dalle competizioni internazionali, e pur già oltre i 50 anni, varie volte prese parte al campionato di scacchi di Estonia, che conquistò in ben quattro occasioni, a conferma delle sue intatte qualità.
Le passioni principali di Larisa, scacchi a parte, erano costituite dalla storia della letteratura francese e in particolare dai rapporti tra la letteratura russa e quella francese. Nel 1989 ha tenuto una tesi di dottorato su “Pushkin e la tradizione psicologica nella letteratura francese della fine del XVIII secolo al primo terzo del XIX secolo”. Puskhin e Lermontov erano i suoi autori preferiti.
I suoi lavori principali sono stati: “Pushkin e la tradizione psicologica nella letteratura francese”, “Puskin nel ruolo di Puskin”, “Lermontov e letteratura francese”, “Pushkinskaya France”.
In qualità di docente universitaria e profonda conoscitrice della letteratura moderna franco-russa, è stata invitata un po’ in tutto il mondo: a Parigi (alla Sorbona), a Gerusalemme, Helsinki, New York (alla Columbia University). Ha preso parte a prestigiosi forum internazionali: San Pietroburgo, Mosca, Kiev, Nizhny Novgorod, poi negli USA, Parigi, Roma, Israele, Grecia e Finlandia.
Per i suoi studenti ella era come una sorella più grande, e tutti la ricordavano così, sempre disponibile con un sorriso e una gentilezza.
Insomma, Larisa Volpert era veramente un grande maestro ed insieme un notevole e stimolante personaggio, non soltanto sulla scacchiera.

L’immagine qui sopra è del 2006. Non casualmente, Larisa si trova insieme a due dei più noti scacchisti esuli sovietici. Korchnoi, che quando aveva circa 14 anni la conobbe a casa di Zak, le era grato perché lei aveva cercato di aiutare suo figlio Igor (il quale trascorse oltre due anni internato in un gulag insieme alla madre e solo nel 1982 ebbe il permesso di lasciare l’URSS).

Così scrisse Viktor “il terribile”, deceduto lo scorso anno: “Quando l’Unione Sovietica, prigione dei popoli, è crollata, l’Estonia riacquistò la sua libertà. Ma, come i più grandi del passato, anche Larisa, nonostante i suoi 80 anni che le avrebbero consentito da tempo di lasciare il lavoro, ha deciso di non abbandonare mai la cultura e la scienza perché sa che una società cresce sana solo quando i giovani ne sanno apprezzare i veri valori, primo fra tutti la libertà”.
Sono quegli stessi valori che a lei, spentasi a New York l’altro ieri primo ottobre, dovranno assolutamente sopravvivere se l’umanità vorrà evitare altre catastrofi.
