Scacchisti e maestri bevitori
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(Riccardo M.)
Vorrei sapere dove sta scritto che gli scacchi sono un gioco troppo serio e che gli scacchisti sono tutti noiosi, equilibrati e morigerati. E astemi. Di esempi di giocatori che alzano ogni tanto il gomito (vino, birra, vodka ecc…) ce ne sono, eccome se ce ne sono. E sono pure quelli bravi. Sì, perché un artista (e gli scacchisti sono degli artisti) può trovare ispirazione e verità anche nel vino. “In vino veritas”, non è forse così che dicevano i nostri antenati qui a Roma all’incirca 19 secoli fa?
[Nella foto di apertura, alcuni attori protagonisti agli “eno-scacchi viventi” di Asti, (da “La Stampa” del 12.09.2018]
Forse pensate che al fiasco di vino o alla bottiglia di birra si avvicinino solo quei giocatori che all’ultimo turno sono fuori dal giro dei premi, oppure quei giocatori che già dopo aver perso al primo turno comprendono che quello non sarà mai il loro torneo e si divertono diversamente? No, non è mica così. Fior di giocatori hanno apprezzato (fin troppo) il buon bicchiere. Primo fra tutti uno dei più grandi, il russo Alexander Alekhine (1892-1946).
Ecco cosa di lui scriveva il G.M. statunitense Reuben Fine in “The Psychology of the Chess Player”, traduzione di F. Bovoli, 1976, ed. Adelphi, Milano:
“Nei suoi anni maturi, Alekhine manifestò altre eccentricità. Beveva moltissimo e trattava le persone come fossero semplici pedoni sulla scacchiera. Una volta era stato invitato in Messico a dare una esibizione simultanea su quaranta scacchiere; all’ultimo momento si presentò un ritardatario di qualche peso politico, per cui fu aggiunta una quarantunesima scacchiera; Alekhine la rovesciò deliberatamente. Un’altra volta comparve a una competizione così ubriaco che cominciò ad orinare sul pavimento e l’esibizione dovette essere sospesa. Nel corso dell’incontro del 1935 con Euwe fu trovato, ubriaco, steso in un campo prima di una partita”.
E, più avanti:
“I primi anni in cui regnò come campione, dal 1927 al 1934, videro Alekhine all’apice della sua potenza. Poi cominciò a bere smodatamente, il suo gioco deteriorò ed egli cominciò a dare segni di megalomania”.
Un altro amatore del bicchiere ricordato da Reuben Fine era l’inglese Joseph Blackburne (1841-1924), soprannominato “The Black Death”, “La morte nera”:
“Si racconta che Blackburne, un maestro inglese battuto innumerevoli volte da Steinitz, un giorno si sia talmente infuriato da gettare dalla finestra il suo illustre rivale. La principale passione di Blackburne nella vita, oltre gli scacchi, era la bottiglia, ed è molto probabile che quando avvenne questo incidente fosse ubriaco, ma può anche darsi benissimo che Steinitz gli abbia fatto perdere il lume degli occhi”.
Più di recente, nel settembre del 2009, si potevano leggere queste parole sull’Agenzia di stampa ADN Kronos:
“Calcutta, 4 set. – (Adnkronos) – Ha suscitato scalpore al torneo internazionale di scacchi di Calcutta, l”Open Grandmasters Chess Tournament’, la insolita performance del ‘gran maestro’ Vladislav Tkachiev, che si è presentato al tavolo ubriaco e si è addormentato all’undicesima mossa. Nell’impossibilità di svegliarlo dal sonno profondo in cui era caduto con la testa sulla scacchiera, ai giudici non è restato altro da fare che assegnare il punto al suo avversario, l’indiano Praveen Kumar. La partita è stata persa per tempo scaduto. Campione europeo di scacchi nel 2007 e al 58° posto nel mondo, Tkachiev, nato a Mosca 35 anni fa (parliamo del 1973 n.d.r.), era emigrato in Kazakistan e quindi si è trasferito a Cannes dove risiede avendo ottenuto la cittadinanza francese”.
E l’amico e Maestro Riccardo Del Dotto, in un suo articolo pubblicato sul Blog “Soloscacchi” nell’ottobre del 2010, scriveva così di un altro campione del mondo, Mikhail Tal (1936-1992):
“Nel 1988, al banchetto conclusivo del torneo di World Cup a Reykjavik, Tal bevve così tanto da sprofondare letteralmente nel sonno. Sembra che Spassky e Kortschnoj dovettero addossarsi l’incarico di trasportare l’amico-rivale all’hotel. Di fronte al portiere si giustificarono, affermando: “Qui c’è un giocatore di scacchi che ha dovuto pensare così profondamente da essere totalmente esausto!” Pochi sanno tuttavia che Tal, da ubriaco, vinse un titolo mondiale….”.
Insomma, scherzi a parte, esagerazioni (ovviamente sempre molto riprovevoli) a parte, ecco che a volte possiamo avvicinarci agli scacchi non con il solito occhio di uno sport noioso e lento, per gente grigia e poco interessante. Tutt’altro. E quindi guardare a queste leggende di “maestri bevitori” un po’ come il maestro Ermanno Olmi si accostò alla sua “Leggenda del santo bevitore“, il film del 1988 tratto dal racconto dell’austriaco Joseph Roth.
Di conseguenza, noi che siamo amanti del buon bicchiere di vino (io dico sempre di me “del buon fiasco”), non possiamo che plaudire alla simpatica iniziativa che ha luogo in Asti (non per caso la città dello spumante!), proprio oggi venerdì 14 settembre e domenica 16 in piazza Cattedrale: gli “eno-scacchi viventi”, una partita vivente organizzata dalla locale Camera di Commercio di concerto con il circolo scacchi “Sempre Uniti”. Leggiamo insieme l’articolo di ieri de “La Stampa” (https://www.lastampa.it/2018/09/13/asti/ad-asti-in-piazza-cattedrale-la-sfida-degli-eno-scacchi-viventi-mt4HzaeSWLZhVYzX4R9N6M/pagina.html) e, ancor più in dettaglio, quello di ATnews.it, il quotidiano on-line di Asti (https://www.atnews.it/2018/09/asti-gli-enoscacchi-vino-medioevo-chiudono-la-douja-la-domenica-del-non-piu-palio-49599/).
Partecipate in tanti! Auguri allora ai ragazzi (giovani e meno giovani …) di Asti, buon divertimento e naturalmente …. alla salute!
Dear Ricardo,
thank you very much for some really good verbal excuses and examples that once again prove how artistic the sport of the mind is!
Caro Ricardo,
grazie mille per alcune ottime scuse verbali ed esempi che dimostrano ancora una volta quanto sia artistico lo sport della mente!
Sabina
Sabine, vielen Dank und einen schönen Tag !