Da Alice Tonini a Marina Brunello
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Alice Tonini, 1906-1976
(Riccardo M.)
Come ha scritto qui UnoScacchista, non c’è stato da esultare per il piazzamento delle due formazioni italiane alle recenti Olimpiadi di Batumi, anche se le ragazze nei primi turni ci avevano un po’ illuso, incrociando la loro strada con alcune delle squadre favorite.
[Nella foto, Alice Tonini, 1906-1976]
Ma l’Italia, lo sappiamo ormai, è in ogni settore, in ogni sport (che non sia prettamente ed esclusivamente di squadra, come il basket, la pallavolo, il calcio), un Paese di artisti ed individualisti, di geni, compresi o incompresi. L’Italia è stato il Paese di Coppi, di Mennea, di Nuvolari…
Forse gli scacchi non fanno eccezione, e potrebbe averlo dimostrato a Batumi una nostra bravissima rappresentante, Marina Brunello, che ha vinto con merito l’oro sulla quarta scacchiera con p.8,5 su 10.
Torniamo qualche minuto indietro, in un momento storico in cui gli scacchi, specialmente al femminile, non avevano nel mondo l’interesse che c’è oggi, in un momento in cui erano sempre le stesse più evolute nazioni a ritagliarsi lo spazio per la gloria e a spartirsi i risultati. Siamo, per la precisione, in Inghilterra, alle Olimpiadi di Folkestone.
E’ l’anno 1933. Allora non si parlava di Olimpiadi, bensì di “Torneo delle Nazioni”, e le nazioni partecipanti non erano 183 (come quest’anno nell’Open), erano appena 17, diciassette! Ecco che l’undicesimo posto dell’Italia nel 1933 (Rosselli del Turco, Monticelli, Sacconi, Norcia e Campolongo) non suona affatto migliore del 33° di oggi, nonostante un breve momento di gloria quando si batté 2,5-1,5 la Francia di Alekhine, con il campione italiano Rosselli che buttò via, forse emozionato, una posizione giudicata ampiamente superiore contro il campione del mondo.
E, prima di tutto, allora non si potevano organizzare le Olimpiadi (o “Torneo delle Nazioni”) nel settore femminile perché di nazioni capaci di mettere in campo una squadra di sole donne, oppure di sobbarcarsi l’impegno del viaggio e soggiorno a Folkestone, ce ne sarebbero state pochissime. Ed infatti in concomitanza con le “Olimpiadi” quello che si poté organizzare in Inghilterra (o “Impero Britannico”, come qualcuno scriveva in Italia) fu soltanto il “Campionato del mondo femminile”. E anche qui le partecipanti erano appena 8, e la classifica finale la dice lunga sul valore delle signore:
1.Menchik _______ p.14/14
2.Price ___________ p.9
3.Gichrist ________ p.8,5
4.Michell _________ p.8
5.Alice Tonini ____ p.6
6.Schwartzmann _ p.5,5
7.D’Autremont ____ p.5
8.Harum _________ p.0 (ritirata).
Miss Vera Menchik vinse a mani basse, da campionessa di ben altra categoria, nessuna poteva neppure lontanamente crearle problemi.
La Menchik era un fenomeno, una che nel 1929 giunse seconda a Ramsgate in un torneo “open”, dietro Capablanca e alla pari con Rubinstein! Non ebbe fortuna: perì il 26 giugno del 1944 nella sua casa di Londra colpita da una bomba tedesca, insieme alla madre e alla sorella.

Molto significativo fu anche il commento che su Folkestone 1933 si poté leggere sulle pagine della “Italia Scacchistica”, che involontariamente mettevano in luce l’irrilevanza di un serio movimento scacchistico femminile in Italia e in Europa in quegli anni, e rivelavano tra l’altro uno storico difetto italico, particolarmente accentuato sotto certi regimi, quello di far emergere sempre alcuni alibi per un risultato che qualcuno doveva attendersi migliore.
Leggiamo insieme, per l’appunto, cosa scriveva (ricordo ancora che eravamo nel 1933, cioè 84 anni fa) sul torneo femminile proprio la nostra prima scacchiera olimpica, il marchese Stefano Rosselli Del Turco, campione italiano:
“…. Qualche parola sul torneo femminile. Se l’organizzazione maschile del giuoco degli scacchi in Italia ha fatto, in questi ultimi tempi, tanti progressi, bisogna pure amaramente convenire che, per lo sviluppo degli scacchi fra le signore, tutto è ancora da fare. In Italia non abbiamo non solo le bravi giocatrici, ma neppure le giocatrici stesse. Le signore da noi, che giocano a scacchi, rappresentano una percentuale del tutto trascurabile. Non così in Inghilterra, ove si hanno anche circolo di scacchi esclusivamente femminili e dove la partecipazione delle signore a tornei è cosa comune. In Francia si è cominciato a fare qualche cosa. Da parecchio tempo a Parigi si giuoca il campionato femminile, che negli ultimi anni è stato vinto dall’italiana Alice Tonini, colà residente insieme al marito, pure ottimo giocatore.
Purtroppo questa volta la signora Tonini ha dovuto giocare in condizioni di menomata efficienza fisica: un ascesso ad un dente l’ha tenuta, per tutta la durata del torneo, in uno stato febbrile, procurandole dolori ed insonnie. Non dico che in altre circostanze Ella avrebbe potuto vincere il torneo, perché Miss Menchik ha per ora, e forse per molti anni ancora, lo scettro assicurato di Campionessa del Mondo, tanto grande è la sua classe da quella delle altre giocatrici, ma avrebbe avuto buonissime possibilità di sorpassare Miss Price, per il secondo posto, ed in ogni caso non le sarebbe mai dovuto sfuggire il terzo. Ma anche con il risultato ottenuto, la “baby of the Folkestone tournaments” (come la chiamavano gli inglesi), ha mostrato che l’Italia ha, in lei, una degna rappresentante per le competizioni internazionali femminili”.
Alice Tonini era moglie di un pittore italiano residente a Parigi. Qualche mese dopo quel mondiale Alice confermò il suo valore, e la stima di Rosselli, vincendo per la seconda volta il campionato francese con punti 7,5 su 8, davanti all’emigrata russa Schwartzmann.

Vediamo una sua partita dello stesso anno.
Permettetemi di aggiungere che oggi l’Italia ne ha almeno un’altra, di degna rappresentante mondiale od olimpica, una ragazza che ben di più della Tonini ha fatto alle recenti Olimpiadi e che con l’Alice ha perfino -ci pare- qualche vaga somiglianza fisica: la bergamasca Marina Brunello (classe 1994), sorella di Sabino. E sicuramente ce ne sono altre che magari, per un motivo o l’altro, a Batumi non hanno ancora potuto dare il loro massimo. Le aspettiamo tutte sui prossimi palcoscenici internazionali, le nostre promettenti ragazze.
“Da Alice Tonini a Marina Brunello”, così semplicemente intitoliamo questo breve post. Breve, ma dalle parole del marchese Rosselli del Turco possiamo oggi apprezzare quanta lunga e impressionante strada abbiano fatto gli scacchi (e non solo gli scacchi …) in meno di un secolo nell’evoluzione del gioco e della società stessa, in particolare fra le donne, in Europa e nel mondo, e quanto appaia ormai diverso l’atteggiamento dei suoi stessi protagonisti e commentatori.

Ricordiamo che soltanto nel 1957 sarebbe stata timidamente organizzata la prima Olimpiade femminile: vinse l’Unione Sovietica (Rubtsova e Zvorikina) ad Emmen, in Olanda, per spareggio sulla Romania (Pogorevici e Teodorescu); erano 21 le nazioni partecipanti (non c’era l’Italia) e si giocava su sole due scacchiere. A distanza di 61 anni la partecipazione femminile, con le 149 nazioni presenti a Batumi (più di 700 giocatrici), è un risultato di notevole significato storico, forse da nessuno immaginabile all’epoca di Folkestone 1933 ed Emmen 1957.
“Da Alice Tonini a Marina Brunello” e a …
Chiedo scusa: Alice oppure Elisa?
Debbo scusarmi con tutti i lettori, in particolare con i tanti che ci seguono su Facebook (dove non è possibile rimediare all’errore di trascrizione da me commesso): il nome della Tonini è ALICE e non Elisa, come apparso in tre occasioni.
Grazie (Riccardo)