Almanacchi nuovi?
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(Riccardo M.)
Non si può scordare:
Venditore: Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?
Passeggere: Almanacchi per l’anno nuovo?
Vend. Sì signore.
[In apertura, “Le colporteur”, dipinto di scuola francese del XVII secolo]
Pass. Credete che sarà felice quest’anno nuovo?
Vend. Oh illustrissimo sì, certo.
Pass. Come quest’anno passato?
Vend. Più più assai.
Pass. Come quello di là?
Vend. Più più, illustrissimo.
Pass. Ma come qual altro? Non vi piacerebb’egli che l’anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?
Vend. Signor no, non mi piacerebbe.
Pass. Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi?
Vend. Saranno vent’anni, illustrissimo.
Pass. A quale di cotesti vent’anni vorreste che somigliasse l’anno venturo?
Vend. Io? non saprei.
Pass. Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?
Vend. Non in verità, illustrissimo.
Pass. E pure la vita è una cosa bella. Non è vero?
Vend. Cotesto si sa.
… .
E’ la prima parte del “Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere” (anno 1832), dalle “Operette morali” di Giacomo Leopardi: il tempo e la felicità, i due temi più cari al grande poeta (1798-1837) di Recanati.
L’almanacco è qualcosa che quasi appartiene ormai ad un tempo andato, ed è probabile che oggi molti giovani non sappiano neppure cosa sia.
Specifichiamo allora, anzitutto, la differenza fra calendario, lunario e almanacco. Il primo è una semplice stampa in cui sono elencati i giorni dell’anno con le ricorrenze festive, religiose o civili; il secondo è un calendario con l’aggiunta dei principali fenomeni astronomici dell’anno e con le fasi lunari; il terzo è un calendario/lunario arricchito da altre informazioni, statistiche ad esempio. In Italia negli ultimi decenni l’almanacco più noto e che più a lungo ha resistito allo schiacciasassi di internet è stato quello di Barbanera, in vita fin dal 1762, che trovò una formula fortunata basata su una miscela di informazioni casalinghe: alimentazione, salute e bellezza, orto e giardino, astronomia, proverbi, letteratura, perfino il Lotto.
“Almanacco” deriva dalla parola araba المناخ al-manākh, che in Siria significa “clima”. Ma Al-manākh era anche il luogo dove i cammelli e i cammellieri facevano le loro soste (o meglio, il luogo dove i cammelli venivano fatti inginocchiare) per riposare o per il carico e lo scarico delle merci.
Nella Enciclopedia Treccani leggiamo, più precisamente, che “il vocabolo è venuto dagli Arabi di Spagna, presso i quali al-manākh designava tavole astronomiche che davano il modo di determinare il giorno della settimana, di trasformare una data qualsiasi di un’èra nella corrispondente di un’altra èra, di determinare per un giorno qualsiasi la posizione media del sole, della luna e dei cinque pianeti”.
Fatto sta che la parola “almanacco” si diffuse nel XIII° secolo, grazie anche al filosofo e scienziato Ruggero Bacone, nella intera Europa. E così accade che è oggi una delle parole che si scrivono/pronunciano quasi allo stesso modo in tutto il continente: almanach in tedesco, francese e polacco, almanaque in spagnolo, almanac in inglese, almanak in olandese, danese, islandese, albanese e turco, almanakk in norvegese, almanah in rumeno e sloveno, almanakka in finlandese, альманах in russo e serbo, almanahs in lettone.
L’almanacco, anziché riportare informazioni varie, può anche essere a tema fisso: sport, scienza, natura, viaggi. Quelli che ancora oggi resistono in Italia sono per lo più legati alla promozione di località di villeggiatura: “L’Almanacco Alta Pusteria” o “L’Almanacco Gallurese”, ad esempio.
Un buon successo ebbe fra il 1920 e il 1941 “L’Almanacco della donna italiana” delle edizioni Bemporad e poi Marzocco.
Meno noti e frequenti sono stati, nonostante la rima (!), gli almanacchi di scacchi. Diciamo pure che si tratta di una rarità e che oggi potrebbero anche avere un certo valore. Il primo Almanacco di scacchi di cui si abbia notizia in Europa è del 1844 e lo si deve a un’idea di un tedesco, Julius Brede, che fece stampare ad Altona l’ “Almanach fur freunde von schachspiel”, contenente ben 112 composizioni dell’autore stesso.
Nel 1804 invero era già uscito un “Almanach fur karten, schach, etc …”, ma in quel caso il nostro gioco ne occupava solo una minima parte.
Brede non concesse un bis, ma la sua idea fu ripresa nel 1846 dal connazionale Karl Julius Simon Portius (1797-1862), che pubblicò a Lipsia lo “Schach-almanach”, il quale conteneva 50 problemi, per la più parte già usciti in precedenza su altri giornali. Portius è richiamato anche dal “Dizionario Enciclopedico” di Chicco/Porreca: “Ebbe grande notorietà per un suo fortunato trattato pubblicato in successive edizioni fra il 1834 e il 1920: “Das Katechismus der Schachspielkunst”. Fu anche garbato scrittore e poeta …. E diresse per molti anni la rubrica della “Illustrierte Zeitung” di Lipsia”.
I francesi stavolta arrivarono per secondi, nel 1852, quando a Parigi apparve lo “Almanach des Echecs”, molto vario e simpatico, con le regole e la storia del gioco, 12 partite e diversi problemi e composizioni (“contenant douze parties par les plus forts joueurs contemporains”). Ebbe un seguito nel 1874 grazie all’editore parigino Delarue.
E finalmente arriviamo al 1877, quando uscì a Livorno (dalla tipografia P.Vannini & figli), il primo tentativo di almanacco italiano, grazie alla redazione della “Nuova Rivista degli Scacchi” di Serafino Dubois, che provò così un suo bell’ “Almanacco dello Scacchista”. C’erano dentro, a parte il calendario, un sommario storico del gioco, un’avventura scacchistica di Alphonse Delannoy (del quale abbiamo parlato in un articolo a lui dedicato), la traduzione italiana del poemetto “Caissa” (1772) di William Jones e poi ancora vari finali, problemi e perfino sonetti.
Torniamo nel 1879 in Germania, con gli “Schach-Kalender” dell’Associazione Scacchistica Nordica e quindi finalmente anche in Inghilterra con alcune edizioni del “The Year Book of Chess”.
Teniamo comunque sempre in debito conto che alcuni di questi che qui cataloghiamo come tali non sono almanacchi veri e propri nel senso indicato in apertura del presente articolo, quanto, e forse più precisamente, degli “annuari” scacchistici.
Il primato degli Almanacchi rimase saldamente in Germania, grazie allo “Schach-Jahrbuch” dello storico e biografo Ludwig Bachmann (a partire dal 1897 e fino al 1930) e poi dello “Schach-Kalender” di Heinrich Ranneforth, che uscì regolarmente in formato tascabile a Berlino ad ogni fine anno dal 1907 al 1938, ottenendo una discreta popolarità.
Anche il Bachmann è citato nel “Dizionario” di Chicco/Porreca, così: “Storico tedesco (1856-1937), autore di numerose opere sulla storia degli scacchi. Fra il 1897 e il 1930 pubblicò una serie di annuari in cui riassume gli avvenimenti più importanti di ogni anno, con notizie sui giocatori, i tornei, i concorsi, i problemisti. Scrisse biografie di Anderssen, Charousek, Pillsbury e Steinitz. Raccolse in volumi le partite più brillanti. Scrisse manuali per principianti e opuscoli celebrativi per giubilei di circoli scacchistici”. La sua “Das Schachspiel und seine historische Entwicklung”, del 1920, fu anche tradotta in russo nel 1925. Fra le biografie, è notevole quella di Steinitz (“Schachmeister Stenitz”) in quattro volumi pubblicati fra il 1910 e il 1921”.
Heinrich Ranneforth (1864-1945) fu invece soprattutto un discreto giocatore; il suo rating massimo è stato valutato intorno ai 2400 punti.
Nel 1958 l’eredità di Bachmann e di Ranneforth fu raccolta dallo “Engelhardt Verlag”, anch’esso con sede a Berlino, opera di Siegfried Engelhardt e sempre in formato tascabile; questo Almanacco ebbe un certo successo sulla scia delle Olimpiadi di Dresda del 19060 e uscì fino all’inizio degli anni ’70.
Infine la tradizione germanica è stata ripresa di recente dalle “Edizioni Marco” che dal 1984 pubblicano ininterrottamente un nuovo allestimento dello “Schach-Kalender”, ampiamente illustrato e oggi con oltre 300 pagine ricche di materiale diverso: saggi, racconti, relazioni, interviste, scherzi, poesie e tanto ancora di più. Il calendario è reperibile “on line”, oppure lo troverete direttamente a Berlino nel negozio di scacchi (l’unico attualmente in Berlino) sito in Sophie-Charlotten-Str. 28, vicino alla stazione della S-Bahn Westend.
Non siamo riusciti a trovare traccia di altri Almanacchi (o Calendari) di scacchi, ma forse ce ne saranno stati e ce ne saranno ancora in giro per il mondo. Chissà se qualcuno dei nostri lettori ne sa qualcosa più di noi o addirittura possiede qualche vecchio numero di qualche Almanacco?
Very entertaining to read, as usual, well filled with facts and stories. Thank you Ricardo!
Molto divertente da leggere, come al solito ben riempito di fatti e storie. Grazie Ricardo!
Thanks, Sabine, and happy New Year!