[R] Julius Perlis (1880-1913)
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R I S T A M P A
(Riccardo M.)
E così siamo arrivati in Austria, in montagna, precisamente al passo Hochtor, nel gruppo del Großglockner. Ma perché? ….
…. Semplicemente perché vorrei parlare un poco più estesamente di Julius Perlis, non soltanto per i livelli di gioco e i risultati da lui ottenuti in carriera, ma anche perché la prima metà di settembre è da sempre il periodo dell’anno preferito dagli amanti della montagna (come me) per passeggiate, scalate ed escursioni più o meno estreme, in quanto queste sono facilitate in genere dallo scioglimento dei ghiacciai avvenuto nei mesi estivi precedenti.
E Perlis era, purtroppo, un grande appassionato di escursionismo e dei monti, piacere che disgraziatamente gli portò via la vita. Era il 1913. L’11 settembre anche per lui. La sua fine richiama un po’ quella più recente di un altro fortissimo giocatore, il filologo e grande maestro uzbeko Georgy Agzamov, perito nel 1984 fra le rocce di una scogliera nei pressi di Sebastopol, in Crimea.
Julius Perlis era nato a Byalistok, storica cittadina della Podlachia (Polonia), il 19 gennaio 1880. Da giovane si trasferì a Vienna per studiare legge nella locale Università. S’impose all’attenzione di tutti nel torneo della capitale austriaca del 1901, appena ventunenne, preceduto solo da Schlechter, Alapin, Albin e Marco.
Non sarebbe mai stato uno scacchista professionista. Si pagò gli studi lavorando dal 1905 al 1908 come impiegato presso uno studio legale, più tardi la sua professione divenne quella di avvocato. Chissà, altrimenti, dove negli scacchi sarebbe potuto arrivare.
Ma quello degli scacchi era qualcosa più di un hobby e praticamente Julius lo si poteva vedere quasi ogni sera giocare ai tavolini davanti al Café Central di Vienna.
A Vienna partecipò a vari forti tornei a partire dal 1901, sempre con discreti piazzamenti. Nel 1906 brillò nella semifinale di Ostenda, vincendo il suo girone davanti a Marshall, Teichmann e Mieses, poi però deluse in finale. Di nuovo a Vienna, fu 3° nel 1906, 7° nel 1908, 3° nel 1909 e 1910, quando si lasciò dietro gente del calibro di Reti e Tartakower. Nel 1909 fu 7° a San Pietroburgo. Nel 1910 perse di misura una sfida con Spielmann (+1 =2 -2). Qui potete trovare le sue partite.
Perlis, buon tattico, era da tutti assai temuto perché in grado di sconfiggere qualsiasi avversario.
Nel 1911 giocò il forte torneo di Karlsbad, finendo a metà classifica (13° su 26) a causa delle inopinate sconfitte contro 4 degli ultimi 5 classificati, ma ottenendo belle vittorie contro Alekhine, Spielmann, Lowenfisch e Burn.
Il suo miglior torneo è considerato San Sebastian 1912, questo, che ha visto il dilettante Perlis incredibilmente gareggiare alla pari con parecchi grandi del tempo:
Ed eccoci invece arrivati all’ultimo torneo, nella sua amata Vienna, nel 1913:
Qualche mese dopo, al mattino del 10 settembre intorno alle 8,30, egli lasciava il rifugio alpino in cui aveva riposato (l’Heßhütte, a quota 1700) e s’incamminava senza compagni né guide sul crinale est dell’Hochtor, nei monti della Stiria.
E’ sempre sconsigliabile partire da soli in montagna per lunghe escursioni e attraversate, lo si sa. Ma Julius era un individualista e un dilettante, non dimentichiamolo, fra i monti come negli scacchi. E certe leggerezze a volte si pagano molto caramente, in montagna ben più che davanti ad una scacchiera.

Nel tardo pomeriggio di quel maledetto mercoledì, verso le 18,30, altri due camminatori sentirono delle grida lontane. Provarono a raggiungerle. Purtroppo avanzava l’oscurità e s’avvicinava una tempesta di neve. I due furono costretti a rinunciare. Venne lanciato l’allarme.
Infruttuose riuscirono le ricerche del giorno successivo, 11 settembre, da parte del gestore del rifugio Heßhütte, John Bach, e di un suo dipendente. Julius fu trovato soltanto il giorno 12 da una squadra di uomini mossisi da Graz: sul suo corpo non c’erano ferite letali ma solo diverse abrasioni; ciò chiaramente significava che la morte era sopraggiunta per assideramento già dal giorno prima. Non aveva ancora compiuto 34 anni.
Scriveva così la partigiana e giornalista torinese Ada Gobetti: “Vado in montagna più per la paura di non vivere che per quella di morire”.
Ed è ciò che nella vita ha sempre voluto scegliere il dottor Julius Perlis.
Massimo rispetto per lui, vero campione.