Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

[R] Annibale primo Campione di scacchi?

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R I S T A M P A

(Ivano Pedrinzani)
Quello che segue vuole essere banalmente un esempio di insegnare “insieme” agli scacchi, un esempio che trascende il binomio classico e ormai assodato tra scacchi e matematica e vuole riaffermare invece le potenzialità multidisciplinari del nobil gioco.

Tutti noi conosciamo, grazie al nostro curriculum di studi, la battaglia di Canne, sappiamo che avvenne nel 216 A.C. e sappiamo che Annibale inflisse una dura sconfitta ai Romani. Probabilmente però, a meno che non si sia seguito poi un certo percorso di studi dedicato, i nostri ricordi si fermano lì e ciò che a suo tempo ci spiegarono, non collegato al nostro vissuto, si è via via perso.

Vediamo come tale battaglia può essere raccontata da ‘Uno Scacchista’ ad ‘Uno Scacchista’.


Estratto dell’intervento dell’Istruttore Nazionale FSI Ivano Pedrinzani al Convegno Nazionale CSEN degli Istruttori del 7/12/2017 a Roma

Io sono partito dall’analisi di una apertura, nello specifico la variante Taimanov della Benoni, e nell’interpretazione di essa desunta da una partita minore: la Moutaux – Daillet giocata a Parigi nel 1999 che peraltro qui di seguito riporto integralmente (ringrazio peraltro l’amico e Maestro Alessandro Della Corte che mi ha segnalato la partita):

1.d4 Cf6 2.c4 c5 3.d5 e6 4.Cc3 exd5 5.cxd5 d6 6.e4 g6 7.f4 Ag7 8.Ab5+ Cbd7 9.e5 dxe5 10.fxe5 Ch5 11.e6 Dh4+ 12.g3 Cxg3 13.exd7+ Axd7 14.Axd7+ Rxd7 15.hxg3 The8+ 16.Cce2 Dxh1 17.Da4+ Re7 18.Dc4 Rf8 19.Dxc5+ Rg8 20.d6 Te5 21.Df2 Tae8 22.Ae3 Txe3 23.O-O-O Dc6+ 24.Rb1 De4+ 25.Rc1 Ah6 26.Td2 Tc8+ 0-1

Come si noterà la partita segue linee molto particolari, il bianco procede con una forte avanzata del suo centro e il nero sembra lasciar fare (1.d4 – 2.c4 – 3.d5 – 6.e4 – 7.f4 – 9.d5 – 11.e6 – 13.exd7 – 20.d6).

Le mosse che si susseguono sembrano il preludio di un’avanzata inarrestabile del centro bianco fino alla vittoria finale, quando ecco che il nero con poche inaspettate mosse (10. … Cxh5 – 11. … Dh4+ – 12. … Cxg3 – 16. … Dxh1) dilaga sull’ala e chiude il Re avversario in una rete di matto dalla quale è impossibile sfuggire.

L’andamento della partita sembra quasi trarre ispirazione dalle tattiche di Annibale così come ce le ha tramandate Polibio nei suoi scritti, da cui la domanda del titolo.

Facciamo alcune premesse che aiutano a supportare il paragone a prima vista coraggioso:

  • Innanzi a tutto la battaglia è caratterizzata da quella unità di tempo e di spazio tipica della partita di scacchi.
  • Il campo di battaglia (la scacchiera) è ben delimitato, anzi il fiume Ofanto, alla destra dello schieramento romano fu uno dei fattori che contribuirono all’esito.
  • Come in una partita a scacchi abbiamo inoltre unità di tempo: la battaglia iniziò e si concluse il 2 agosto del 216 A.C.

E veniamo al protagonista:

  • Ogni giocatore di scacchi sa che è essenziale muovere i propri pezzi in maniera armoniosa e dialogante fra loro. Annibale aveva il difficile compito di coordinare non torri, alfieri e cavalli ma galli e iberici (la parte centrale della sua fanteria), i veterani africani, la cavalleria numida, i liguri, i baleari (che rappresentavano il cuore della fanteria leggera). Una torre di babele non solo come armamento ma anche come idiomi. E qui subentra un aspetto tradizionalmente “punico” dell’educazione di Annibale. Come dice Plauto: “Poenus est, omnes linguas scit”. La tradizione di un popolo mercantile che aveva nella padronanza delle principali lingue dell’epoca (punico, greco e latino) un hit indiscusso.
  • Ogni giocatore di scacchi sa che non basta lo studio teorico di un’apertura; occorre poi provarla più volte nella realtà.

Annibale attraversa il Moncenisio e si accampa in pianura presso l’attuale Susa, gli va incontro l’esercito romano guidato dal console Publio Scipione, il padre del futuro Scipione l’Africano. Nella scaramuccia del Ticino, si può definire poco più di una imboscata, c’è la prima prova con la cavalleria numida che finge di ripiegare al centro e poi accerchia la disordinata cavalleria gallica alleata in questo frangente dei Romani.

Nel secondo scontro al Trebbia (siamo a dicembre del 217 A.C.) la situazione si ripete: la forte cavalleria Numida ha nuovamente la meglio sulle ali ma il cerchio non si chiude.

  • Ogni giocatore sa infatti che se attacchi a est o a ovest rischi sempre un contro attacco al centro. Il nucleo centrale della fanteria romana è composto da legionari romani veterani che, prima del previsto, al Trebbia riescono a sfondare il centro cartaginese uscendo dalla sacca. Ma Annibale, pur vedendosi negare quella che avrebbe potuto essere una grande vittoria, capisce quali “mosse intermedie” non aveva calcolato.
  • Ogni giocatore di scacchi sa infine che bisogna conoscere profondamente i propri avversari. E’ ormai assodato che il condottiero cartaginese abbia raccolto informazioni sui due consoli romani che sapeva avrebbe trovato a Canne e che come tradizione si sarebbero alternati al comando: Gaio Terenzio Varrone console plebeo noto per la sua irruenza e che se provocato avrebbe sicuramente accettato la battaglia campale; Lucio Ennio Paolo console patrizio attendista. In mezzo a loro anche un capo della cavalleria, Minucio Rufo, che mal sopportava entrambi.

E ora come ripromessoci continuiamo nel nostro rimbalzare dalla partita alle vicende più propriamente storiche.

Siamo nell’estate del 216 A.C.: i consoli romani raggiungono con l’esercito le truppe di Regolo e Servilio Gemino che durante l’inverno hanno seguito e sorvegliato l’armata di Annibale. Il 2 agosto Terenzio Varrone, al comando per quel giorno, schiera i suoi uomini nella piana di Canne tenendo alla sua destra il fiume Ofanto. Si tratta di oltre 70.000 uomini di cui 15.000 (le prime righe) composti dalla fanteria leggera, dietro oltre 50.000 uomini schierati in manipoli, quasi senza intervallo. Ai lati la cavalleria: quella romana a destra limitrofa al fiume di 2.400 cavalieri (al comando dell’altro console Emilio Paolo), quella degli alleati italici, circa 3.600 cavalieri, a sinistra.

Annibale fronteggia l’avversario con 40.000 fanti: dopo la prima riga della fanteria leggera, il centro è composto dagli irruenti ma poco disciplinati galli e Iberici (circa 20.000 uomini) mentre i veterani di Annibale (10.000 africani) sono divisi ai loro lati in due blocchi profondi da 5.000 uomini, ma un po’ più arretrati. Al lato sinistro la cavalleria pesante di ben 6.500 cavalieri celti e iberici, in quello destra la cavalleria numida di 3.500 cavalieri.

Canne 2
Lo schieramento in sintesi come ce lo tramanda Polibio

Tutti i ‘pezzi’ sono disposti per la battaglia.

L’apertura e il mediogioco seguono la “preparazione casalinga” di Annibale: dopo le scaramucce delle fanterie leggere le legioni romane vengono a contatto con il centro della fanteria cartaginese schierata leggermente più avanti. Lo scontro è violentissimo, galli e iberici sono guerrieri crudeli ma anche poco organizzati. I veterani romani hanno a poco a poco il sopravvento mentre il centro cartaginese cede e rincula (qui l’armata cartaginese avrà alla fine le maggiori perdite, Annibale scientemente aveva mandato al massacro i galli). I romani avanzano sempre più al centro: d4, e4, d5 come nella partita sopra. Sul lato destro la cavalleria numida pur leggermente in minoranza sfrutta gli ampi spazi che la geografia del luogo regala per effettuare continue cariche e fughe tenendo testa alla più numerosa cavalleria degli alleati romani italici; sul lato sinistro la cavalleria romana è fortemente in debito di numero rispetto alla cavalleria pesante cartaginese, in più le ristrettezze di spazio date dal fiume Ofanto le impediscono di manovrare obbligandola al corpo al corpo e quindi, visto il deficit di forze in campo, alla completa disfatta. Nel frattempo i legionari romani al centro hanno sfondato e anche le loro ali non trovando subito resistenza (la fanteria pesante africana è leggermente più arretrata) tendono a stringere al centro. Al momento opportuno i veterani africani si voltano e chiudono le legioni romane attaccandole sui fianchi, mentre la cavalleria pesante di Annibale, senza più ostacoli, compiuto l’intero giro, li attacca da tergo.

Rivediamo due momenti topici della partita, dopo la 11.e6 del bianco che rappresenta il punto di maggiore avanzata del centro bianco:

Moutaux-Daillet 1999 diagramma 1
Moutaux-Daillet (1999) dopo 11. e6

e dopo la 12. … Cxg3 del nero che è il momento in cui il nero sfonda sull’ala di Re.

Moutaux-Daillet 1999 diagramma 2
Moutaux-Daillet (1999) dopo 12. … Cxg3

Fu un massacro e non è azzardato pensare che molti romani morirono soffocati nella calca prodotta al centro.

640px-Annibale_a_Canne
Annibale sul campo di battaglia di Canne dopo la vittoria e la distruzione dell’esercito romano – Incisione di Heinrich Leutemann contenuta nel libro “Rom” di Wilhelm Wagner (1877) [Fonte Wikipedia]
Secondo quanto riporta Tito Livio perirono 46.000 fanti, 2.700 cavalieri, il maestro dei cavalieri Rufo, il console Emilio Paolo, 29 tribuni militari (ufficiali dell’esercito). Gran parte dell’intellighenzia militare romana fu annientata. Annibale aveva vinto una partita fondamentale.

Come ogni scacchista sa si impara però più da mille sconfitte che da una vittoria. La sconfitta di Canne sarà basilare per permettere ai romani di mutare il loro approccio fino ad arrivare a Zama, ma questa è un’altra storia…

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