I desideri segreti di Fischer
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(Riccardo M.)
Il 9 marzo del 1943 nasceva a Chicago lo scacchista più famoso della storia. “Segreti”? Beh … oggi di segreti non ce ne dovrebbero essere quasi più! Saprete come non sia stato mai troppo ciarliero con la stampa l’ex campione mondiale Robert James Fischer. E molti ricorderanno ancora il suo freddo rapporto con i giornalisti (e non solo) nel corso del match del 1972 di Reykjavik contro il sovietico Boris Spassky. Per non parlare degli anni successivi e del suo nascondersi a (quasi) tutto il mondo.
In realtà il Fischer più giovane ogni tanto si apriva a qualcuno, ed allora veniva già parzialmente a galla tutta quella sua personalità contorta e disequilibrata che lo aveva portato ad allontanarsi dalla madre e in seguito dalla sua patria e infine (troppo presto per i suoi fans e per tutti gli appassionati!) dagli scacchi.
Fischer iniziò a parlare di sé soprattutto durante, e appena dopo, il grande torneo di Bled (in Slovenia) del 1961, evidentemente gasato dai suoi successi negli scontri diretti con i rappresentanti dello squadrone sovietico (3,5 punti su 4 contro Tal, Geller, Petrosjan e Keres), dalla vittoria contro “il re delle patte”, lo jugoslavo Petar Trifunovic, e per nulla scoraggiato dalle due patte a lui imposte da altri due semi-sconosciuti slavi ultimi arrivati, Germek e Udovcic. Quest’ultimo (permettetemi la digressione) era un tipo noto per il suo vizio di fumare continuamente, peggio di Lasker, e di soffiare il fumo in faccia all’avversario, la qual cosa faceva imbestialire in particolar modo Geller. A Bled vinse Tal (14,5/19) e Fischer fu secondo (13,5).
Una di quelle chiacchierate “autobiografiche” Fischer la ebbe col giornalista ed editore statunitense Ralph Ginzburg nel 1962, anche se in seguito tentò, in verità con scarso successo, di smentire le sue dichiarazioni più spinose e poco digeribili.
Alcune affermazioni di Fischer, tra Bled e Ginzburg? Più o meno suonavano così:
“Mia madre? Non vivo più con mia madre da oltre un anno, me ne sono sbarazzato, la sua presenza m’impediva di studiare gli scacchi come volevo, lei era insopportabile, cercava continuamente di mettermi i piedi in testa. Ora finalmente ho a disposizione tutto per me un appartamento di quattro camere a Brooklyn”.
“I circoli di scacchi? Rimpiango quelli di una volta, dove tutti gli uomini erano in giacca e cravatta e le donne non potevano entrare, e non vi trovavi né vagabondi né questi ragazzini di oggi con le loro sciocche scarpe da tennis”.
“Il più grande giocatore di scacchi mai esistito? Io, anche se non mi piace molto dirlo”.
“Il Presidente John Kennedy? Oddio, sta sempre con quelle orribili mani in tasca!”.
“Gli ebrei? Sì, ci sono troppi ebrei che giocano a scacchi” (sua madre, infermiera, era ebrea, n.d.r.).
“I miei piani e desideri per il futuro? Il primo è di andare a vivere a Manhattan e accettare l’offerta di una TV americana per fare pubblicità a qualche prodotto a 500 dollari al minuto, me lo hanno già proposto e penso che accetterò. Il secondo mio desiderio è di battere il record di quel signore inglese che possiede 240 vestiti: io ne ho già 18 e supererò quel record… Sapete, nei tempi antichi gli uomini più virili erano quelli che si vestivano meglio … A comperare le camicie forse andrò in Italia, a Milano. E poi voglio vivere il resto della mia vita in una casa costruita esattamente come una torre”.
Desideri ingenui? Dichiarazioni fanciullesche o volutamente esagerate? Mah! Fischer aveva all’epoca 18 o 19 anni …. Ma anche i suoi pensieri “da vecchio” lasciarono perplesso mezzo mondo. E non sappiamo se mai lui sia riuscito a battere il record di quel signore inglese collezionista di vestiti. Però ne batté sicuramente un altro: fu l’unico campione mondiale (Kasparov a parte, ma il russo per le sue battaglie politiche) a conoscere le patrie galere. Questo accadde nel maggio 1981 a Pasadena, quando fu sospettato di aver rapinato una banca. Fu poi rilasciato dietro cauzione, ma di nuovo imputato per aver distrutto, nella stessa prigione, un materasso.
Sulle sue idee intorno alle donne, è stato qui già scritto in un post pubblicato in un altro 9 di marzo. Aggiungo che in un’altra intervista affermò che mai avrebbe sposato una donna americana: “meglio una straniera, te la fai spedire, non costa nulla e se non ti va bene la rispedisci a casa”. E così accadde, dal momento che sposò la maestra internazionale giapponese Miyoko Watai. La stessa moglie, in un’intervista di En Mafuruji pubblicata su ChessBase nel gennaio 2004, non poté fare a meno di riconoscere l’eccentricità di Bobby; così infatti rispose alla domanda di En: Have you found any eccentricity of his behaviors? Watai: Yes. But I think he shouldn’t be judged from ordinary people’s standards. Beh, se ciascuno di noi fosse giudicato in base a “standards” particolari …

Il suo talento scacchistico, intendiamoci bene, resta indiscutibilmente immenso. Ma l’uomo Fischer? “Siate uomini prima che campioni!” disse un giorno Papa Bergoglio davanti alle nazionali di calcio di Italia e di Argentina.
C’è invece poco da meravigliarsi se un personaggio così stravagante come Robert Fischer abbia avuto tantissimi “fans”, milioni di fans (oggi si direbbe “followers”) un po’ dappertutto, “dalle Alpi alle Piramidi” e ben oltre, forse di più di quelli che ebbe mai Madre Teresa di Calcutta. Così va il mondo, no? Evidentemente per le masse è fondamentale essere “campioni” in qualche cosa …. E lui lo fu.