Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

La porta girevole di Gabriele, gli scacchi e Magnus Carlsen

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In anteprima per i nostri lettori due pagine dall'ultimo lavoro di Stefano Sala, "Giallo come il fiore dello zolfo"

Vi abbiamo già riproposto, tempo fa, un bel racconto di un bravissimo autore appassionato di scacchi: Stefano Sala.
Ci siamo rivisti con lui in questi giorni e abbiamo scambiato qualche parola. Queste alcune delle sue: “Il 2020 è iniziato alla grande con l’uscita del mio ultimo lavoro: “Giallo come il fiore dello zolfo“, un romanzo storico e contemporaneo dal ritmo molto veloce; inevitabilmente, pur non essendo un romanzo scacchistico, ha due pagine dedicate a Magnus Carlsen!”

Ed eccovi allora oggi queste due pagine, precedute però dalle recensioni che al suo lavoro “Giallo come il fiore dello zolfo” hanno rispettivamente dedicato altri due nostri amici, Riccardo Del Dotto e Carlo Alberto Cavazzoni.

Nel teatro del Risorgimento, don Saro Branciforte è un gattopardo in fuga, un barone braccato dai lupi, affamati di quella libertà che si è fatta giustizia da sola in quel di Bronte, al confine di un regno, mentre sta per sorgerne un altro. L’ultimo atto dinastico che compie è una carta disperata, un misfatto intriso di sangue, nella sepoltura dell’avito tesoro, quasi fosse roba qualsiasi di un Mazzarò qualunque, nel cuore dell’isola, nelle miniere di zolfo, degna sede dei suoi ori. La sua battaglia in difesa delle Due Sicilie è persa in partenza, per lui si apriranno le porte del carcere-lager delle Fenestrelle in Piemonte, a finire i suoi giorni, al pari d’un brigante. L’immensa ricchezza giacerà seppellita per oltre un secolo, finché da un vecchio secrétaire sbucherà una mappa, che nella concatenazione di vicende paradossali, ricche di colpi a sorpresa, cambierà più volte mano, testimone e legato di un patrimonio divenuto res nullius. Stefano Sala, da narratore ormai navigato, intreccia con sapienza la trama, la vivifica con sequenze a ritmo cinematografico, regala alla lettura la scorrevolezza oliata di un meccanismo perfettamente lubrificato. La suggestione “neoborbonica”, di cui potrebbe sorger sospetto, è in verità puro omaggio alla tradizione di una terra che è stirpe dei Verga, dei Pirandello, dei Tomasi di Lampedusa, degli Sciascia, fino ad arrivare ai Camilleri, per cui una buona e attenta lettura fuga ogni dubbio.

(Riccardo Del Dotto)

Ho letto “Giallo come il fiore dello zolfo” di Stefano Sala edizioni Qanat, in una notte. Preso dai cunicoli delle solfatare mi sono perso nel tempo finché non sono arrivato al finale, nerissimo, amaro ed ironico dove tutti tradiscono tutti.
Storia e destino si rincorrono, il romanzo conferma la vocazione dell’autore al thriller d’azione e la sua capacità di creare un “montaggio” della narrazione quasi cinematografico e sempre incalzante. Sì lo confesso quest’ultima fatica di Sala, ancor più che nei precedenti suoi romanzi, mi ha sollecitato a sedermi ed a gustarmi l’azione come fossi davanti allo schermo di un film. Dopo l’antefatto che ricostruisce un pezzo cruciale della storia della Sicilia, l’azione si mette in moto ai nostri giorni. La passione per il gioco degli Scacchi di Gabriele provoca l’apertura e la chiusura di una serie di porte che condizionano la trama fino al già accennato nerissimo e ironico finale. Un romanzo da leggere, una piacevole conferma. Continua a scrivere Stefano!

(Carlo Alberto Cavazzoni)


 

La porta girevole di Gabriele, gli scacchi e Magnus Carlsen
Da “Giallo come il fiore dello zolfo” di Stefano Sala, edizione Qanat 2019

Gabriele non riesce a contenere l’eccitazione, ancora stenta a crederci, ma quello che ha davanti agli occhi è proprio il Marshall Chess Club, il tempio americano del gioco degli scacchi. Eppure, fino all’ultimo giorno si è detto che non sarebbe mai riuscito a salire sull’aereo per New York.

Gabriele sogna di diventare un giocatore di scacchi professionista ed è sempre impegnato in qualche torneo; così si sposta da una città all’altra per seguire la sua grande passione. In uno dei tanti tornei cui ha partecipato, ha conosciuto il Grande Maestro Magnus Carlsen. I due si sono piaciuti subito, è nata una forte amicizia e sono rimasti in contatto.

Qualche settimana prima, il giovanissimo Grande Maestro campione del mondo ha invitato Gabriele a raggiungerlo al Marshall Chess Club dove lui si sarebbe recato per allenarsi in vista dell’incontro con l’italoamericano Fabiano Caruana, rimettendo in palio il titolo.

Un’occasione unica, imperdibile, per Gabriele, che però cozzava con il suo conto corrente cronicamente in rosso. Per poter partecipare ai vari tornei è stato costretto ad indebitarsi. È difficile vivere dignitosamente di scacchi, ma lui, per il momento, ha trovato la soluzione quasi perfetta: ha fatto, con successo, una corte spudorata a Olivia De Robertis, figlia di uno degli ultimi banchieri italiani. Vitto, alloggio e piccole trasferte assicurate, ma Gabriele ha trascurato un dettaglio: Olivia mal digerisce l’interesse del fidanzato per la scacchiera; così ha subito stroncato ogni speranza di Gabriele. Non finanzierà mai il suo viaggio in America, perché lei ha già noleggiato per i primi di agosto a Santorini uno splendido Sangermani 60, uno Jawl, con cui perdersi fra gli isolotti dell’Egeo ascoltando l’urlo del meltemi. Naturalmente il progetto include la presenza del fidanzato.

Alla fine, Gabriele eludendo con un sotterfugio il problema dei soldi è riuscito a ottenere da Olivia il permesso di salire sull’airbus A330 in volo da Fiumicino al John F. Kennedy, giurando che entro il quindici di agosto raggiungerà la donna della sua vita a Santorini per salire a bordo dello yacht.

I giorni scorrono rapidi, da Carlsen non ha ancora ricevuto nessuna notizia, il volo per l’Italia è prenotato per il dodici agosto e l’agitazione cresce, unita alla delusione: Gabriele non può accettare che questo viaggio in America sia solo un’inutile gita. Il calendario impietoso gli ricorda che è già il dieci di agosto e lui è disperato. L’unico espediente che trova per calmare l’angoscia è seppellirsi in un locale del Greenwich Village e prendere la più pesante sbornia della sua vita. Alle due di notte non si regge più in piedi e il gestore del bar, aiutato da un cameriere, lo carica in un taxi indicando al tassista l’albergo dove portarlo. Per il costo della corsa potrà farsi pagare dal portiere di notte.

L’undici agosto, mentre Gabriele ha la sensazione che la testa gli scoppi e neanche le quattro bottigliette di Perrier del frigobar sono riuscite a spegnere la sua arsura, il cellulare improvvisamente si risveglia. Dallo schermo lampeggia il viso di Magnus Carlsen.

«Pronto, Maestro, sono settimane che attendo la tua telefonata! Dove sei?»

Silenzio… sembra quasi che la telefonata sia partita accidentalmente e non c’è nessun “pronto”. Poi, da molto lontano emerge in un crescendo la voce di Carlsen.

«Pronto, Gabriele, devi scusarmi, ma sono stato impegnatissimo. Ho finalmente una buona notizia per te!»

«… Magnus, non ci speravo più, alla fine ti fai vivo, ma di che notizia parli? Io di buone non ne ascolto da qualche giorno e domani ho il volo che mi riporterà in Italia!»

Un lungo silenzio e poi la voce di Carlsen torna a riempirgli il cervello.

«No, dai! Dimmi che non è vero! Mi dispiace, ma prima non sono proprio riuscito a liberarmi. Arrivo a New York dopodomani e mi sono preso una settimana per te, per discutere dei tuoi problemi nei finali di partita. Inoltre, al Marshall Chess Club devo tenere un seminario su “come valutare la posizione”, ci sono solo cinque posti e uno l’ho prenotato a tuo nome! Oh, cavolo, che rottura! Scusami Gabriele, ho una chiamata da Göteborg, devo lasciarti. Fammi sapere che combini! Ciao grande italiano!»

Gabriele guarda il cellulare sul cui schermo un bellissimo alfiere nero lo inchioda al suo stallo. La carta d’imbarco è lì sul comodino e Magnus arriva dopo domani!

Le soluzioni sono due.

La prima prevede di chiudere la valigia e presentarsi il giorno dopo alla sala d’imbarco del JFK, preparandosi ai giochetti di Olivia che, come minimo, lo accoglierà con un paio di manette e dei lunghi stivali in pelle nera. Sulle abitudini di Olivia Gabriele è sempre stato un po’ confuso, feriscono il suo orgoglio ma gli procurano erezioni che lo stupiscono e lo gratificano.

La seconda soluzione prevede una telefonata nel corso della quale accampare le scuse più drammatiche per rimandare la partenza e la crociera nell’Egeo.

Gabriele comincia a mettere in fila i suoi sentimenti: cos’è per lui Olivia? Sesso sfrenato e imbarazzante, soldi e libertà economica, e poi? Poi basta.

“Cazzo, non c’è nulla” pensa, “non un piacere, non un interesse comune, non un affetto, niente! Il giorno che non scopiamo più e lei chiude i rubinetti, mi ritrovo col culo a terra!”

Basta, gli scacchi sono la sua vita, inutile girarci intorno, tutto il resto conta meno di zero. E poi, quando mai gli capiterà un’occasione simile?

Alla fine, tutto risulta facile: chiude il cellulare sulle urla di Olivia e, ruotando la maniglia, senza sapere perché, apre la sua porta girevole, mettendo in movimento una catena di fatti e coincidenze che si incastrano gli uni nelle altre, dopo essere rimasti fermi e in attesa per ben 150 anni.


Stefano Sala è nato a Palermo nel 1949 dove ha svolto gli studi. Lasciata la Sicilia ha lavorato per diversi anni in campagna, come direttore di alcune aziende agricole. Ha poi gestito per quindici anni una libreria. Vive in Toscana. Appassionato di montagna di scacchi e di vela, ha vissuto un anno su uno yacht di undici metri in giro per il mediterraneo. L’incontro con gli scacchi è avvenuto tardi oltre i cinquanta anni, ma è stato un travolgente amore a prima vista. Come la volpe afferma che l’uva è acerba, Stefano Sala racconta che ha provato a scalare le gerarchie scacchistiche riuscendo anche a vincere un torneo nell’open C, ma presto ha capito che per l’agonismo il tempo era scaduto, ha continuato a giocare, ma ha realizzato che sarebbe riuscito meglio scrivendo di questo suo amore: nel 2013 un e-book Amazon: 9 racconti “Una partita a scacchi giocando con la vita” nel 2015 il primo romanzo della trilogia nera: “Il sacrificio dell’alfiere” nel 2016 il secondo: “La scacchiera d’oro” e nel 2018 il volume che chiude la trilogia: “Il pedone avvelenato, Gioacchino Greco un romanzo” Tutti e tre pubblicati da LEDUETORRI. Nel 2019 pubblica “Giallo come il fiore dello zolfo” edizioni Qanat. Alla vela ha dedicato un altro e-book Amazon: “Un anno su Cochise navigando sul Mediterraneo”

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