Karpov story – 1, dagli inizi al 1975 (anno della conquista del titolo)
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(di Adolivio Capece)
Anatolj Karpov nasce il 23 maggio 1951 a Zlatoust, centro metallurgico degli Urali; di corporatura minuta, ha conservato negli anni un ciuffo di capelli che gli semi-nasconde la fronte, facendolo sembrare più giovane di quanto in realtà non sia.
[In apertura, Match Karpov-Korchnoi, Mosca 1974 (TASS, foto V. Savostianov)]
Sempre cortese, Karpov è fondamentalmente timido, a volte un po’ impacciato nei rapporti interpersonali, anche se i suoi occhi, vivi e penetranti, ne evidenziano la grande e profonda intelligenza.
A fargli conoscere gli scacchi, verso i quattro anni, fu il padre, Evghenij, ingegnere in una fabbrica di Zlatoust. È Karpov stesso che racconta come avvennero i suoi primi contatti con il gioco nel libro “La nona verticale”:
“Feci conoscenza con gli scacchi quando avevo circa quattro anni. Mio padre alla sera a casa era solito giocare con degli amici ed io stavo ad osservare per ore il movimento delle figure sulla scacchiera. Poi mio padre mi spiegò le regole del gioco e mi fece fare qualche partita. Le persi tutte e stavo per mettermi a piangere, quando mio padre mi disse: ‘Se non si perde non si vince; se piangi non giocherò mai più con te…”.

Da allora gli scacchi furono la grande passione del piccolo Tolija, insieme a quella per i francobolli e a quella per i libri, di cui spesso Karpov ricorda il primo ricevuto in regalo dalla madre all’età di cinque anni: “Le avventure di Tom Sawyer” di Mark Twain.
Comunque gli scacchi ebbero presto il sopravvento: a otto anni Karpov era seconda categoria, a nove prima. A dieci anni, nel 1961, prese parte ad una simultanea tenuta da Viktor Kortschnoj e ottenne un positivo pareggio.
A undici anni Karpov arrivò al titolo di candidato alla categoria magistrale. Tuttavia, come lui stesso ha confessato, fino a tredici anni non ebbe l’occasione di leggere e studiare un libro sugli scacchi!
All’inizio degli Anni Sessanta la famiglia Karpov si trasferì a Tula, cittadina a 180 chilometri da Mosca, dove al padre era stato affidato l’incarico di ingegnere capo in una fabbrica.
Anatolij, pur eccellendo negli studi scolastici, continuava a giocare a scacchi, ed i suoi successi giunsero all’orecchio di Michail Botvinnik che gli propose di iscriversi ad una scuola per corrispondenza tenuta personalmente dal grande campione; questo corso aiutò molto Karpov ad affinarsi nella tecnica del gioco.
Dimostratosi allievo assai attento e promettente, venne convocato insieme ad altri coetanei, durante le vacanze estive del 1964, per una esercitazione individuale sotto la guida dello stesso Botvinnik.
Si distinse subito come uno dei migliori allievi tanto che nel 1966 all’età di quindici anni ottenne il titolo di Maestro. In realtà una cosa abbastanza normale in Unione Sovietica, dove le selezioni avvenivano tra varie migliaia di giovani promettenti e del resto quella di Karpov non fu una carriera sfolgorante e rapida.
Per vari anni, pur distinguendosi sempre tra i migliori e più promettenti giovani, dovette fare ‘gavetta’ e non ebbe molte occasioni di cimentarsi in tornei all’estero.

Finalmente venne segnalato per partecipare alle selezioni valide per la designazione del rappresentante sovietico al campionato mondiale dei giovani.
L’edizione del 1967 di tale torneo si svolse però a Gerusalemme e nessun giocatore dell’Est europeo vi prese parte per motivi di carattere politico.
Due anni dopo invece il campionato si svolse a Stoccolma: Karpov vinse le selezioni e fu inviato a rappresentare l’Unione Sovietica.
Una grossa responsabilità pesava sulle sue spalle: dopo la vittoria di Spassky nel 1955 i giovani sovietici non erano andati, nelle sei edizioni successive, più in là del secondo posto e tutti quindi speravano che Karpov facesse il miracolo.
E Tolija non deluse le aspettative, imponendosi su un lotto di 37 avversari, terminando imbattuto e distanziando di ben tre punti il gruppetto dei secondi classificati. Così Karpov ottenne la promozione a ‘Maestro Internazionale’.
Aveva diciotto anni.
Il titolo mondiale juniores tornava finalmente ai sovietici e il destino di Karpov cominciava a delinearsi.
Intanto proseguiva negli studi scolastici; nel 1968 si iscrisse alla Facoltà di Meccanica e Matematica dell’Università di Mosca, una scelta dovuta alle notevoli doti di matematico sviluppatesi in lui sin dall’infanzia.
Ma poi gli scacchi influirono sulle sue scelte e fin dal secondo anno Karpov passò alla Facoltà di Economia dell’Università di Leningrado, la città dove allora viveva il Grande Maestro Semion Furman, diventato suo allenatore ufficiale.

Finalmente ammesso ai tornei importanti, Karpov bruciò le tappe e nel 1970, cioè l’anno successivo alla vittoria di Stoccolma, conquistò l’ambito titolo di “Grande Maestro”.
Intanto il mondo si stava concentrando sul fenomeno Fischer.
A novembre del 1970 Karpov prese parte al campionato sovietico, in cui si classificò quinto-settimo alla pari. Il risultato di per sé era buono, tenendo conto della forza dei partecipanti, ma Karpov perse con Kortschnoj – che vinse il torneo – e fu superato in classifica dai coetanei Tukmakov e Balashov, il che lo ridimensionò un poco nelle graduatorie nazionali.
Ma non sempre i mali vengono per nuocere… Dal campionato infatti Karpov comprese di non essere ben preparato in fase di apertura, almeno per poter giocare tornei ad alto livello.
Così iniziò uno studio sistematico ed approfondito della teoria ed i frutti non tardarono ad arrivare. Sperimentate in numerosi incontri a squadre ed in partite di allenamento, le nuove varianti si dimostrarono efficaci e permisero a Karpov una notevole maturazione, anche nello stile.

E finalmente nel 1971 la sua prima grande vittoria in un torneo importante, quello di Mosca, in cui si classificò primo alla pari con Leonid Stejn. Poi fu primo ad Hastings nel 1971-72 alla pari con Kortschnoj.
I successi individuali aprirono a Karpov le porte per le convocazioni in nazionale. Nel giugno 1972 Anatolij fu ‘prima scacchiera’ della squadra sovietica all’Olimpiade Studentesca di Graz in Austria (dove, lo ricordiamo, fu costretto alla patta dall’italiano Marco Albano di La Spezia).
Alla fine i sovietici vinsero con il clamoroso distacco di ben nove punti, rispetto alle due squadre classificate alla pari al secondo posto – Ungheria e Germania.
Ancora nell’autunno 1972 Karpov fu selezionato, sia pure come ‘seconda riserva’, per le Olimpiadi di Skopje. Fu una convocazione importante, se si pensa al momento storico dello scacchismo sovietico: Boris Spassky aveva appena perduto il titolo mondiale ad opera dell’americano Bobby Fischer e quindi i sovietici ci tenevano a ben figurare, anzi a vincere nettamente: la squadra sovietica doveva perciò schierare i giocatori più forti possibile e la convocazione fu motivo di orgoglio per il giovane Karpov, che molti tuttavia già indicavano come colui che avrebbe riportato in patria il titolo mondiale.
I sovietici vinsero le Olimpiadi e Karpov fece la sua parte.
Poi Karpov vinse a San Antonio nel 1972 alla pari con Petrosjan e Portisch, a Leningrado nel 1973 ancora alla pari con Kortschnoj e finalmente fu primo da solo a Madrid alla fine del 1973.
La vittoria a Leningrado gli era intanto valsa la qualificazione per il torneo dei Candidati, il cui vincitore avrebbe sfidato Bobby Fischer, titolo in palio.

“Non è il mio ciclo” affermò Karpov alla vigilia del torneo. Ma poi aggiunse: “Cattivo quel soldato che non sogna di diventare generale “.
E così, dopo aver battuto nell’ordine Polugajevsky, Spassky e Kortschnoj, conquistò il diritto al match contro il mitico americano. Karpov aveva allora ventitré anni.
La partita ha vinto diversi premi di bellezza.

Preparandosi al campionato del mondo, Karpov dedicò molto tempo alla sua condizione fisica: nuotava molto, giocava a tennis, in inverno aveva sciato e si era appassionato al gioco del biliardo. Furman riuscì anche a farlo appassionare alla pesca.
Il duello con Fischer, come è noto, non ebbe luogo e nel 1975 Karpov fu proclamato campione del mondo a tavolino dalla Federazione Internazionale.

“Non so – disse poi Karpov – per quali motivi Fischer abbia rinunciato a difendere il titolo. Forse non era pronto a sostenere la lotta sul piano scacchistico. Io ho fatto il possibile perché il match avesse luogo, accettando tutte le condizioni e le richieste da lui fatte. Ho accettato la sede da lui preferita per il match, ho accettato l’arbitro da lui preferito (entrambi avevano dato la preferenza ad Enrico Paoli – NdA), ero anche disposto a giocare alla decima vittoria, senza limite al numero di partite.
Ritengo sbagliata la decisione di Fischer: il titolo di campione del mondo di scacchi non appartiene ad una sola persona ma al mondo intero. Comunque io sarò un campione che giocherà”.
E Karpov mantenne la promessa: dall’aprile 1975 prese parte a tutti i più importanti tornei, sia individuali sia a squadre.
1. (continua)
Complimenti per l’articolo e foto !! Chapeau!
KARPOV è assolutamente da considerare come uno dei
più GRANDI scacchisti di Tutti i tempi!!!!
Cordiali Saluti.