Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

[R] Pittore di asini

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R I S T A M P A

(Roberto C.)
Cesare Pascarella è stato un poeta romanesco [1] e pittore italiano; nacque a Roma il 28 aprile 1858 in via dei Portoghesi, nei pressi di Torre Scimmia nel Rione di Campo Marzio.

1_Pascarella romanesche

La nota caratteristica della sua personalità è l’irrequietezza: da ragazzino scappò via da un seminario a Frascati; da giovane andò ad imparare l’arte presso Attilio Simonetti, antiquario e pittore: iniziò con scene della Campagna Romana e prese parte al Gruppo dei XXV autodefinendosi con i suoi primi versi poetici “pittore di asini”. Partecipò alla vivace scapigliatura romana [2] del Circolo Artistico e del Caffè Greco, stringendo rapporti con gli artisti più simili a lui per irrequietezza e bisogno di nuovo. Studiò all’Istituto di Belle Arti con scarsi profitti poiché era più attratto dalla vita artistico-mondana della città di Roma, divenuta da poco tempo la nuova capitale [3].

La vita quotidiana si svolge nel centro storico, tra piazza Colonna e Largo Sciarra: lì ci sono il Parlamento, i giornali, nati numerosissimi dopo la “Breccia” (Il Don Chisciotte, Il Capitan Fracassa, Il Popolo di Roma, Il Fanfulla, La Tribuna e tanti altri), i Caffè Aragno e Morfeo, e in special modo, mattina e sera, si va lungo il Corso per vedere e farsi vedere ma dove, sopra ogni cosa, c’è la passeggiata delle carrozze del bel mondo e dei Reali, con le livree rosse, che vogliono popolarità tra la gente. La vita degli artisti, italiani e stranieri, è nel quartiere tra il Babuino, il Caffè Greco ai Condotti e via Margutta.” ed il Pascarella ventenne si immerse tra gli artisti innovatori, dove si fece notare anche per l’abbigliamento: “abiti di strani colori, il cappello a caciottella, uno scialletto a scacchi, le ghette color nocciola e la pipa di gesso. È un eccentrico, non sta mai fermo.

2_Pascarella eccentrico

Recita in teatro e si appassiona al volo; è anche un grande camminatore, racconta quelle esperienze nelle sue tante collaborazioni (Capitan Fracassa, Cronaca bizantina, Nuova Antologia, Fanfulla, Fanfulla della domenica, ecc.):

È dal Greco che nella notte tra il 15 e 16 giugno 1895, Pascarella ha 33 anni, con l’inseparabile amico, il conte Diego Angeli, parte per raggiungere Venezia a piedi. Ma arriva soltanto lui perché il suo compagno non ce la fa più e si ferma a Bologna. È in vena di sfide: vuole traversare l’Europa a piedi e a nuoto: è il Tevere il suo fiume. Lo conosce bene da quando era ragazzo, con tutti i pericoli di “mulinelli, riggiri, murelle, pennelli, mollacce e mollaccioni”. Ma lo ama lo stesso e lo chiama ( beati quei tempi ) ” bello, biondo, ed antico.[4]

Frequentò assiduamente il Caffè Greco, il più antico e famoso caffè letterario di Roma che dal 1760 si trova in Via dei Condotti 86, ritrovo nel XIX secolo di artisti e letterati italiani e stranieri.

3_Pascarella caffè Greco 1890
Cesare Pascarella, a destra con la pipa, gioca a scacchi al Caffè Greco nel 1890
(Roma ieri, oggi e domani, n.23, pag. 43)

Sul Caffè Greco ha scritto alcune pagine; questa parte è tratta dal suo “Prose (1880-1890):


IL CAFFÈ GRECO
AL MARCHESE GIUSEPPE VITELLESCHI

Il giovanotto, ogni giorno, giuocava or con questo or con quello qualche partita a scacchi e, abilissimo com’era, vinceva quasi sempre la posta: il prezzo di una tazza di caffè. Una volta i suoi amici furono sorpresi di sentirgli chiedere al cameriere, invece dell’abituale «tazza nera», un bicchierino di un liquore bianco ferocissimo, fabbricato, Dio ce ne scampi e liberi tutti! coi nòccioli delle ciliege.

— Non pigli il caffè? — gli chiesero.
— No — rispose il giovanotto, vuotando in fretta il bicchierino — no. Il caffè m’urta troppo i nervi.

La risposta era persuasiva : gli amici non gli domandarono più nulla, e lui seguitò ad annaffiare le sue vittorie con l’infernale mistura; non gli domandarono più nulla; ma ogni volta che veniva pronunciato il suo nome, non sapevano trattenersi dall’esclamare:

— Che peccato! Buono, bravo, giovane… Rovinarsi cosi!— E se qualcuno chiedeva qual cosa facesse egli mai per rovinarsi cosi gli rispondevano con voce accorata : — S’è dato ai liquori. — E soggiungevano: — Li beve come noi beviamo l’acqua.

Proprio vero! poiché la bottiglia del famoso liquore bianco, fabbricato coi nòccioli delle ciliegie, conteneva soltanto acqua pura.

In conclusione egli beveva bicchierini di acqua; gli altri li pagavano come se fossero pieni di liquore, e il cameriere, che sapeva tutto, portava il danaro al suo padrone. E fu così che il bravo giovanotto si fece, è vero, la fama di un indurito ubriacone, ma pagò il suo debito fino all’ultimo centesimo.[5]


Gli ultimi tempi della sua vita furono per Pascarella molto tristi: il peso degli anni e i malanni lo portarono ad un ricovero in clinica e poi a rinchiudersi in casa fino a quando l’8 maggio 1940 se ne andò “Solo e lontano da tutti” come aveva desiderato; è sepolto al Cimitero Monumentale del Verano di Roma, al riquadro 85 del Pincetto Nuovo, sotto una statua raffigurante la Poesia.

4_Pascarella tomba

[Se ti interessa, puoi partire da qui per conoscere molte altre curiosità e aneddoti, attraverso una guida turistica ai luoghi degli scacchi in Italia]


[1] Tra i poeti della sua generazione che hanno scritto in romanesco è quello con più forte senso della storia e intenzione sociale, intesi in senso moderno

[2] La Scapigliatura fu un movimento artistico e letterario sviluppatosi nell’Italia settentrionale a partire dagli anni sessanta dell’Ottocento; ebbe il suo epicentro a Milano e si andò poi affermando in tutta la penisola

[3] La capitale d’Italia viene trasferita da Firenze a Roma con Legge n. 33 del 3 febbraio 1871

[4] Ceccarelli E., Su Pascarella, conferenza tenuta al Nuovo Circolo degli Scacchi, 19 ottobre 2005

[5] Pascarella C., Prose (1880-1890), STEN, Torino 1920 dal “progetto Manuzio” associazione culturale Liber Liber

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