Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Il Vento dell’Est ci riporterà le Olimpiadi

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(Riccardo M.)
Topatsius ha ragione: il ‘Vento dell’Est’ ha ripreso a soffiare intensamente in questo sofferente dicembre europeo. Giunse a inizio mese la voce che in Russia si sarebbero giocate le Olimpiadi di scacchi nel 2021 (cioè quelle rinviate quest’anno) e poi anche quelle del 2022,  in un primo tempo assegnate alla Bielorussia.

A questa possibilità di avere per due anni consecutivi le Olimpiadi a Mosca aveva accennato anche il presidente della Federazione internazionale di scacchi (FIDE) Arkady Dvorkovich, dal momento che la Bielorussia ha deciso di rinunciarvi per motivi finanziari.

All’agenzia TASS il presidente della Federazione russa Andrey Filatov aveva dichiarato che il suo Paese non avrebbe avuto alcun problema ad organizzare ai massimi livelli di qualità la manifestazione sia nel 2021 sia nel 2022.

Se si vorrà così, noi saremo pronti ad ospitarle” -disse Filatov- “anche tenendo conto che per quel momento avremo i vaccini russi contro il coronavirus sicuramente certificati, e quindi gli appassionati di scacchi che verranno a Mosca per assistere alla manifestazione non avranno nessun problema, potremo anche vaccinarli noi”.

Ma il 9 dicembre è apparsa sul sito della FIDE una dichiarazione di Dvorkovich che comunicava la decisione ultima della FIDE: “In questo periodo avremo una sola Olimpiade, quella del 2022 a Mosca, che sostituisce Minsk. In Russia (che si era gentilmente offerta per due Olimpiadi consecutive nel 2021 e 2022) si disputeranno comunque nella prossima estate le Olimpiadi 2021 per disabili, a Khanty Mansiysk”.

Andrey Filatov

L’ufficio stampa della FIDE ha anche divulgato il 5 dicembre scorso un’altra notizia, quella che le Olimpiadi di scacchi del 2024 avranno luogo a Budapest. Il giorno 9 ha confermato la cosa, specificando che si svolgeranno dal 10 al 23 settembre presso il Hungexpo Exhibition and Conference Center, con un budget di 16,6 milioni di euro.

Ancora vento dell’Est, pertanto, benché oggi l’Ungheria faccia parte della UE. L’agenzia TASS ha scritto che è la seconda volta che le WCO (World Chess Olympiad) si svolgeranno a Budapest: la prima sarebbe stata nel 1926. Ma è vero? Certe affermazioni sembrano fatte per essere smentite da qualcuno.

E’ un po’ come dichiarare che il primo Campione del mondo individuale sia stato Steinitz nel 1886 dopo il match con Zukertort. Steinitz in realtà era convinto (e molti con lui) di essere già campione del mondo dopo aver strappato il titolo ad Anderssen nel match del 1866. Ma allora forse Anderssen era stato il primo campione del mondo? In realtà molti lo considerarono tale dopo la sua vittoria nel torneo di Londra del 1851. Però fra il 1858 e il 1863 il vero campione del mondo era giustamente ritenuto Paul Morphy, che strapazzò Anderssen. E prima di Anderssen 1851 si poteva considerare Staunton e prim’ancora La Bourdonnais e così via.

Lo stesso marchio dell’ufficialità mondiale che ebbe il match Steinitz-Zukertort del 1886 lascia aperta una importante critica: la FIDE solo nel secondo dopoguerra riuscì ad imporre delle norme precise per lo svolgimento dei matches mondiali, in quanto prima di allora erano i capricci del campione a dettare le regole e perfino a scegliere gli sfidanti. Ricordo che fino al 1948 il campione in carica dettava ogni condizione, tecnica e finanziaria, per lo svolgimento del match. E allora? Davvero si può definire ‘campione’ chi ha approfittato per anni di una situazione di privilegio sentendosi al di sopra di una legge che mancava? Mah! Personalmente sono da sempre convinto che di veri campioni mondiali di scacchi si può cominciare a parlare soltanto dopo il 1948, cioè dal momento in cui a dettare regole e tempi intervenne la FIDE.

E le Olimpiadi? La denominazione più corretta di questo grande torneo dovrebbe, anzitutto, essere preferibilmente quella usata da A.Chicco e G.Porreca nel loro “Dizionario Enciclopedico degli scacchi”, ovvero: “Campionato del mondo a squadre”, almeno fin tanto che questa manifestazione a squadre scacchistica non entrerà a far parte effettiva dei Giochi Olimpici, il che potrebbe avvenire (si dice) con l’edizione del 2026 o del 2028.

Rimaniamo all’ufficialità, che vede la prima Olimpiade (seguitiamo per praticità a chiamarla così) essersi disputata a Londra nel 1927. Perché allora si legge ogni tanto del 1926 e di Budapest? Semplicemente, ritengo, perché a Budapest nel 1926 si svolse un Congresso della FIDE unitamente ad un piccolo torneo a squadre per nazioni, vinto dalla stessa Ungheria davanti a Romania e Germania. Scriveva Claudio Sericano che il torneo fu “una sorta di collaudo delle Olimpiadi di Londra del 1927”. Ed allora anche in questo caso, come nel mondiale individuale, si potrebbe tornare più indietro, ovvero al torneo per squadre nazionali svoltosi a Parigi nel 1924 e vinto dalla Cecoslovacchia: anche Parigi fu quasi una prova generale per le Olimpiadi.

In quegli anni l’Ungheria era protagonista negli scacchi, sia organizzati sia giocati. Basti ricordare la splendida vittoria del nostro Monticelli nel grande torneo di Budapest 1926, svoltosi contestualmente al citato torneo a squadre, vittoria che Monticelli condivise con Grunfeld (9,5 su 15), di misura su un terzetto composto da Rubinstein, Kmoch e Takacs. L’Ungheria affermò la propria superiorità in campo internazionale vincendo le prime due edizioni olimpiche, quella appunto del 1927 e la successiva del 1928. La regola di far svolgere questa manifestazione ogni due anni è successiva, ed iniziò con quelle di Folkestone (Stati Uniti) nel 1933, ma ci fu poi la lunga interruzione fra il 1939 e il 1950.

Insomma, la prima Olimpiade ufficiale fu giocata a Londra nel 1927, dal 18 al 30 di luglio, al Westminster Central Hall. Vi parteciparono 16 squadre e si affermò l’Ungheria davanti alla Danimarca e ai padroni di casa della Gran Bretagna. Meritano una citazione i componenti di quel team magiaro, i primi “ori olimpici” ufficiali della storia degli scacchi: Maroczy, Nagy, Vajda, Havasi, E.Steiner. L’Italia fu decima, con Rosselli del Turco, Monticelli, Romih e Sacconi: una bella squadra!

L’Ungheria vinse nettamente anche l’edizione del 1928 a L’Aja, che si svolse in concomitanza con i Giochi Olimpici, ma a L’Aja, come del resto era avvenuto a Londra e come sarebbe avvenuto in seguito, non era presente l’Unione Sovietica.

L’ungherese Geza Maroczy, primo oro in prima scacchiera della storia olimpica

L’Aja 1928 si distinse però per una regola che poi, fortunatamente, non venne più applicata: vennero ammessi esclusivamente giocatori non professionisti, e ciò provocò un tracollo nella qualità del gioco e nell’attenzione del pubblico. Si abbandonò subito tale principio.

Un’altra edizione olimpica molto menzionata dagli storici di scacchi è la numero 8, quella di Buenos Aires 1939. La si ricorda non soltanto perché è stata la prima a svolgersi fuori dall’Europa, ma anche perché il 1° di settembre si ebbe un terremoto mondiale con l’invasione della Polonia da parte della Germania nazista: la squadra inglese fu ritirata ed alcuni giocatori europei, fra i quali Najdorf ed Eliskases, chiesero a fine torneo asilo politico all’Argentina.

L’edizione di Helsinki 1952 è invece nota in quanto fu la prima alla quale prese parte, vincendo, la squadra dell’URSS: Keres, Smyslov, Bronstein, Geller, Boleslavsky e Kotov (non venne curiosamente convocato l’allora campione del mondo Botvinnik).

L’Ungheria, dopo quelle del 1927 e 1928, avrebbe di nuovo vinto le Olimpiadi ‘open’ nel 1978 a Buenos Aires, grazie a quella che è stata la squadra forse più forte della sua storia: Lajos Portisch, Zoltàn Ribli, Gyula Sax, Andras Adorjan, Istvan Csom e Laszlo Vadasz. E Lajos Portisch detiene un record che non sarà facile superare: fra il 1956 e il 2000 ha partecipato a ben 20 (!) edizioni olimpiche, 14 volte in prima scacchiera, giocando la bellezza di 260 partite complessivamente.

Le ragazze ungheresi invece seppero guadagnare l’oro olimpico in due edizioni, quelle del 1988 e del 1990, grazie allo strapotere delle sorelle Polgar. La quarta rappresentante della squadra femminile magiara (terza scacchiera nel 1988) era Ildikó Mádl. Susan Polgar (la vedete con le sorelle Sofia e Judit nell’immagine di copertina) partecipò a 4 Olimpiadi, ma anche lei ha qui (quasi) un record: 56 partite giocate senza perderne nemmeno una.

Lajos Portisch -classe 1937- qui su ChessBase nel 2012

Talvolta, in luogo di “Olimpiadi” (dizione impropria, come ho scritto), si legge pure di “Coppa Hamilton-Russell”. E’ questo un trofeo che in occasione del Campionato a squadre di Londra 1927 fu donato alla FIDE dal magnate inglese George Frederick Hamilton-Russell e lasciato alla squadra vincitrice. Quest’ultima nell’Olimpiade successiva restituiva la Coppa alla FIDE che la consegnava per due anni ai nuovi vincitori. I calciatori, come al solito, sono più fortunati e meno poveri degli scacchisti, dal momento che la Coppa Rimet fu un trofeo che poteva essere assegnato definitivamente alla prima squadra che l’avesse vinta per tre volte.

Veniamo ad oggi e a questo vento dell’Est che ci porterà a Mosca 2021 con le Olimpiadi per disabili, poi di nuovo a Mosca 2022 e quindi a Budapest 2024. Va benissimo, di certo l’Olimpiade è in buone mani. Dispiace però un pochino vedere il relativo interesse che per gli scacchi, o almeno per certe manifestazioni a squadre, stiano mostrando in questo scorcio di secolo le Americhe ed i Paesi dell’Europa occidentale, proprio adesso che grazie ad un inatteso exploit cinematografico il nostro gioco sta godendo di un fortunato rilancio un po’ in tutto il mondo. Pazienza, vediamo se le Olimpiadi potranno tornare nel 2026 o 2028 in Italia (cosa non semplice, ma ricordo che Torino ospitò l’edizione del 2006) o a Parigi o a Londra o a Berlino o a Madrid o addirittura in America, dove non si giocano da Buenos Aires 1978.

Ma l’importante, per ora, è ripartire, con un vento qualunque purché sia favorevole, e ritorneremo pertanto alla scacchiera con le squadre nazionali anche grazie ad un promettente ‘Vento dell’Est’.

Dal 1950 le WCO erano tornate a disputarsi regolarmente ogni due anni, finché nel 2020 (si doveva giocare a Mosca) un dannatissimo virus ha voluto interrompere questa lunga tradizione biennale. In realtà quest’anno si è giocato ugualmente, ma on line, e, dopo polemiche e ricorsi a causa di un’interruzione nella connessione internet, l’oro è stato assegnato a pari merito ad India e Russia. Ma dubito che questo torneo possa ambire ad entrare a far parte della storia delle Olimpiadi di scacchi.

Guerre e malattie: sono i due flagelli dell’umanità e sono le due fondamentali partite che non si dovrebbero assolutamente mai giocare/perdere.


P.S.: E’ di questi giorni una news che potrebbe mettere in dubbio l’effettuazione di Olimpiadi sul suolo di Russia. Lo sport russo è stato infatti squalificato e sanzionato dal TAS di Losanna (Tribunale Arbitrale dello Sport) come si legge su vari siti, ad esempio qui, dove si legge “La Russia viene anche bandita dal candidarsi ad ospitare grandi eventi internazionali per tutta la durata della squalifica. E grandi eventi che si dovevano tenere in Russia dovranno cambiare sede, “a meno che non sia impossibile farlo”.

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