Carlos Torre e l’immortale messicana (1)
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(Riccardo M.)
“Mi dici quale è la partita più bella della tua vita?” Questo chiese un giorno l’intervistatore al più forte giocatore messicano di ogni tempo: Carlos Torre, che vediamo nella foto di copertina sulla sinistra, impegnato contro un molto concentrato Geza Maroczy, a Chicago nel 1926, in occasione di una delle ultime uscite pubbliche di Torre.
Vedremo più avanti quale fu la sua originale risposta e la partita che ebbe a indicare al suo interlocutore.
Quando si parla di un Torre negli scacchi, a qualcuno viene in mente forse un altro nome, quello di Eugenio Torre, giocatore filippino degli anni ’70. Da Carlos a Eugenio: non a caso le Torri sono sempre due per ciascun colore, no? Però il Torre più di rango è stato sicuramente Carlos Torre Repetto, il campione messicano che diede il suo nome all’ Attacco Torre (1.d4,Cf6 2.Cf3,e6 3.Ag5), un’apertura che lui analizzò a fondo, che giocò molto spesso e che sarebbe stata rispolverata negli anni Sessanta anche da un campione del mondo, Tigran Petrosian.
Carlos Torre nacque a Merida, nello Yucatàn, il 29 novembre del 1904, da Egidio Torre Solìs (che gli avrebbe insegnato il gioco quando aveva 6 anni) e da Maria Repetto. Studiò gli scacchi sulle opere del maestro statunitense di origine irlandese James Mason (The Principles of Chess, The Art of Chess e Chess Openings, scritte fra il 1894 e 1897), che visse fra il 1849 e il 1905.
Molto presto la sua famiglia lasciò un Messico devastato dalla guerra civile, trasferendosi a New Orleans, dove vediamo un Carlos quattordicenne già in grado di battere i maestri del locale circolo, grazie soprattutto alle lezioni del suo maestro Edwin Adams.
Fra il 1922 e il 1923 vinse i campionati della Louisiana e poi di New York, così da attrarre l’interesse dei migliori giocatori europei. Nel 1924 al Marshall Chess Club di New York si giocò uno speciale torneo con l’apertura obbligata: 1.e4,e5 2.Ac4,Cf6 3.d4. Vinse lo stesso Marshall con 4 su 4, e Torre fu secondo con 3 punti. Più tardi si tenne al Rochester Chess Club il torneo di campionato: lui e E.Jennings ottennero 7 punti su 8 e poi Torre vinse il match di spareggio per il titolo. Nel 1925 grazie all’intervento di Siegbert Tarrasch poté debuttare al grande Torneo di Baden Baden, dove giunse a metà classifica con punti 10,5 su 21 (mentre il nostro Rosselli Del Turco fu 17° con 7,5 punti).
In Europa Carlos Torre riscosse l’ammirazione in primo luogo di Nimzowitsch, chiaramente attratto dallo stile combinativo del messicano, e di Richard Rèti, che nel 1925 giudicò alcune partite di Torre a Marienbad (Cecoslovacchia) come “le più belle del torneo”. Carlos a Marienbad fu terzo (10/15), ad un punto dai vincitori Nimzowitsch e Rubinstein, ed è probabile che Reti intendesse far riferimento in particolare a una spettacolare partita, quella contro Yates.
Eccola:
Da Baden Baden a Marienbad e poi a Mosca, un vero super-torneo che vide Torre ottimo 5°/6° (p.12 su 20) alla pari con Tartakower. Qui giocò la sua partita forse più celebre, quella contro Lasker denominata “il matto del vortice” (o “del mulino”), ovvero “l’immortale messicana”:
E qui purtroppo terminò la sua brevissima carriera ed iniziarono una serie di vicissitudini che lo riportarono dapprima per qualche mese in Messico, dove vinse il Campionato nazionale e s’iscrisse all’Università, poi negli Stati Uniti, a Chicago, dove un giorno ebbe a scoprire che nel circolo della città si barava. Protestò e all’uscita venne duramente picchiato, poi imprigionato, drogato e alla fine espulso dal Paese.
Tornò in Messico ad appena 22 anni, stavolta definitivamente, e visse a lungo nella casa fraterna, ma non poté mai più giocare tornei, avendogli i fatti di Chicago procurato dei danni irreversibili alla testa. Nel 1934 andò a trovarlo a casa lo statunitense Rueben Fine, e pare che Fine lo trovò abbastanza bene e che i due abbiano giocato anche qualche partitella fra loro. Ma nulla più.
Nel 1977 la FIDE gli assegnò il titolo di Grande Maestro “onorario”. Carlos Torre morì nella natìa Merida il 19 marzo del 1978. Un campione incompiuto.
Nella primavera del 2017 il Messico volle ricordare questo suo personaggio, “il più grande scacchista messicano di tutti i tempi”, e, per la regia di Juan Obregón e Roberto Garza, uscì un film-documentario su di lui, della durata di ben 105 minuti, dal titolo “El Gran Ajedrecista Carlos Torre”.
Ha ampiamente meritato, Carlos, quel lavoro, in specie per quanto ebbe a dichiarare un giorno a chi gli chiedeva se lui, messicano, sarebbe mai andato a giocare a scacchi sotto un’altra bandiera, forse quella “a stelle e strisce”. Carlos rispose: “Sì, mi hanno fatto delle proposte vantaggiose per farmi diventare un cittadino americano, proposte che ho respinto apertamente, perché l’ho sempre detto e lo ripeto adesso: io voglio che i miei trofei, passati e futuri, appartengano soltanto al Messico”.
Restarono purtroppo un sogno quei trofei futuri.
Ma torniamo all’inizio di questo nostro post e a quell’altra domanda che gli venne rivolta da un giornalista “Quale è stata la più bella fra le partite che hai giocato?”. Da scegliere ne avrebbe avute eccome, ad esempio le due dei link precedenti. Ma Carlos Torre era una persona insolitamente gentile e modesta, e un pochino particolare, e sapete quale partita scelse?
Beh … lasciate che ve la mostriamo, commentata, nella seconda delle tre puntate dedicate a Carlos Torre!