Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

“Una partita a scacchi: Zugzwang. Mossa obbligata” di Ronan Bennett.

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(Massimo Bencivenga)
Presi in mano il romanzo di Ronan Bennett dallo scaffale della libreria con un po’ di timore. Vuoi vedere che adesso, sulla scia di una serie tv, spunteranno come funghi, come già successo per i thriller esoterici alla Dan Brown o per i gialli scandinavi arrivati come una slavina sulla scia della Millennium Trilogy, anche romanzi con protagonisti gli scacchi? Perché timore? Perché simili prodotti, simili mode, hanno la tendenza a peggiorare con l’andar del tempo. E con l’aumento dei titoli in circolazione.

Timore subito scongiurato perché Una partita a scacchi: Zugzwang. Mossa obbligata di Ronan Bennett ha avuto la sua genesi nel 2007. Per la verità anche il libro al quale la serie si è ispirata è datato, ma perlomeno, mi dissi, questo libro non è stato prodotto per cavalcare l’onda.
Lo comprai.

Una partita a scacchi: Zugzwang. Mossa obbligata, è un noir molto teso e intelligente, e il lettore viene catapultato nella storia con tutti i pezzi, reali e immaginari, già sulla scacchiera, anzi, in una situazione già molto avanzata, quasi da finale di partita.

Tutto comincia a ruotare intorno alla figura e allo studio dello psicanalista Otto Spethmann, stimato psichiatra e psicanalista della San Pietroburgo del 1914. Ai tempi, la Venezia del Nord, era una città magmatica, pronta ad esplodere, stretta com’era, tra forze anarchiche e bolsceviche e zaristi che voleva spegnere sul nascere e nel sangue ogni afflato rivoluzionario; su tutti campeggiava un misterioso Re Nero, un infiltrato zarista tra gli anarchici.

In quell’anno si disputò anche un famoso torneo di scacchi, vinto da Lasker su Capablanca, ed è proprio nei giorni immediatamente precedenti a quel torneo che partirà lo zugzwang che vedrà coinvolti tutti i personaggi di questo romanzo dalle mille sfaccettature.

Spethmann sta giocando una partita a scacchi (gioca con i bianchi) per corrispondenza con un amico, il talentuoso musicista polacco di nome Kopelzon, quando questi gli ordina, in maniera perentoria e sospetta, di rimettere mentalmente in sesto Avrom Rozental, geniale scacchista polacco dalle mille idiosincrasie, manie e paure.

Rozental, dice Kopelzon, deve giocare e vincere quel torneo.

Speethmann accetta e da quel momento la sua vita non sarà più come prima. Avrom Rozental, dalle cui iniziali e dalle manie si può ben individuare lo scacchista originale e vero, non è in grado di fare alcunché; Kopelzon diventa sempre più insistente e, a poco a poco, Spethmann, mentre continua a giocare la sua partita per corrispondenza, la prima nella quale ha qualche probabilità di vincere, si rende conto di essere finito in un gigantesco ingranaggio, che sembra coinvolgere anche l’adorata figlia, teso a usare Rozental e il torneo di scacchi per arrivare ad ammazzare lo Zar.

A complicare le cose si aggiungono una relazione, non desiderata all’inizio ma bruciante e totalizzante poi, con una donna pericolosa e le sedute psicoanalitiche con un fervente attivista politico, uno pronto a tutto pur di avere una palingenesi per la Russia.
Anna, la donna, non è pericolosa in sé; a essere pericoloso è il suo potente papà, che cerca in tutti modi di allontanare Otto da lei, fors’anche perché potrebbe avere qualcosa da nascondere nel rapporto padre-figlia. Qualcosa che sembra emergere dai sogni di Anna.

Il delicato equilibrio tra azione e reazione, tra il piano zaricida e la repressiva contromossa della polizia è imperniato intorno alla figura di Otto, che vedrà i proprio valori, la propria etica e il proprio presente messi seriamente e severamente in discussione. Dovrà fare scelte importanti, il dottore. E sorprenderà tutti compiendo azioni che nessuno aveva messo in debito conto, dando il là all’ulteriore spallata per il processo di zugzwang.

Da un preciso momento in poi, tutti saranno costretti a muoversi, sulla reale scacchiera di San Pietroburgo, all’interno di una serie di mosse forzate, alcuni crederanno anche di poter vincere, ma alla fine perderanno.
Tutti.

Zugzwang.

Una figlia per una figlia, aveva detto La Montagna (nomignolo del papà di Anna) a Otto.

E così andrà a finire.


Un libro caldamente consigliato, un noir intelligente e per nulla banale, con più chiavi di lettura e con il pregio di una ambientazione storica e geografica veramente affascinante.

Anche il fervente attivista può essere, con un certo grado di errore, individuato nella figura storica di Aleksandr Aleksandrovič Bogdanov, e, last but not least, di lotte politiche l’autore ne sa qualcosa, essendo stato lui stesso un ex militare dell’IRA.


Una Partita a scacchi: Zugzwang. Mossa obbligata.
Casa editrice: Ponte delle Grazie
Edizione in italiano: Dicembre 2010.

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