Uno Scacchista

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Andrija Fuderer, un’indimenticabile meteora

8 min read

(Riccardo M.)
Il 2 ottobre del 2011 moriva a Palamos, in Spagna, dove viveva, l’ingegner Andrija Fuderer. Lo venni a sapere qualche giorno dopo, a Londra, sfogliando le pagine del “The Guardian”. Fui colpito dalla notizia perché su Fuderer avevo preparato un post per il Blog SoloScacchi nel gennaio di quell’anno, riprendendo in pratica un mio articolo apparso sul bimestrale “Zeitnot” nell’agosto 1983. Non potevo non ricordarlo bene.

Ed ecco cosa lessi sul The Guardian:

“Andrija Fuderer, who died aged 80 last month, was an eminent chemical engineer and inventor with more than 50 patents to his name. Few in the chess media noticed his passing, yet long ago in his twenties he had been the game’s most gifted attacker outside the Soviet Union.

Fuderer made an impressive international debut at Bled 1950, where the 19-year-old was fourth in a strong field and was praised for the style and elegance of his wins…

Fuderer took his doctorate at Zagreb, married in 1957…. His swansong was the 1959 Soviet Union v Yugoslavia match at Kiev where, still only 28, he showed what might have been by beating Bronstein, the victor at Gothenburg, 3-1. In the late 1960s he quit Yugoslavia for good, living in Spain and working as a chemical engineer in Antwerp”.

La traduzione non mi pare necessaria.

Mi venne subito alla mente quel mio vecchio articolo del 1983, articolo che era scaturito dal desiderio di sottolineare la presenza nella storia degli Scacchi di alcune meteore brillanti quanto effimere, a fronte di nominativi che hanno invece retto la scena del gioco per decenni e decenni. Fra i primi avevo indicato il messicano Carlos Torre, che nel 1925, a 20 anni, sconfiggeva Lasker e i migliori di quell’epoca; oppure il tedesco Klaus Jung, che nel torneo di Praga 1942 era stato capace di contrastare fino all’ultimo la vittoria di Alekhine e la cui vita fu spezzata dalla guerra. Fra i secondi menzionavo Samuel Reshevsky (1911-1992): pensate che Samuel all’età di 5 anni giocava già con Rubinstein e Capablanca, e che nel 1982, quindi a 71 anni, rischiò di qualificarsi per i tornei “interzonali”, qualificazione impeditagli soltanto da una sconfitta con Christiansen al penultimo turno del campionato USA.

Tra i primi inserivo pertanto anche Andrija Fuderer, che restò sulla scena scacchistica per poco più di 5 anni. Una meteora, quasi un fantasma dal momento che in rete non circolano molte sue immagini. Riprendo oggi le fila di quei miei due precedenti articoli su questo interessante giocatore slavo.

Andrija Fuderer era nato a Subotica, nella provincia della Vojvodina, quasi al confine tra Jugoslavia e Ungheria (oggi territorio di Serbia), il 13 maggio del 1931. Si mette in evidenza a 16 anni classificandosi 1°-2° al campionato giovanile jugoslavo. Nel 1950 è sorprendentemente 4° al torneo di Bled, piegando gente del calibro di Najdorf, O’Kelly e Tartakower. Contro l’esperto Tartakower giunge dopo 25 mosse alla posizione del diagramma:

(Fuderer-Tartakower, Bled 1950)

E’ secondo al campionato jugoslavo, dietro Rabar, nel 1951 e ancora secondo nel 1952, stavolta dietro Trifunovic. Nel 1953 è 1°-3° nel campionato (insieme a Rabar e Pirc), battendo tra gli altri il grande Gligoric. A giugno del 1953, nel match Jugoslavia-Italia, incontra due volte il nostro Enrico Paoli (due patte).

Lo stile di gioco, facile, aperto e brillante (quantunque a partire dal 1953 prediligerà l’apertura col pedone di Donna), ricorderà in alcuni momenti perfino quello di Fischer. Elegante è questa combinazione, realizzata nel campionato jugoslavo contro il “re della patte” Trifunovic:

(Fuderer-Trifunovic, camp.jugoslavo 1952)

In campo internazionale, dopo Bled, è 2° dietro O’Kelly a Dortmund nel 1951, 5° nel 1952 a Beverwijk (dove vince Euwe); nel 1953 è 2° a Opatija dietro Matanovic, conquistando il titolo di Maestro Internazionale, e poi 1° a Saarbrucken (9 su 11, precedendo Donner); nel 1954 è 4° nel torneo zonale di Monaco di Baviera (p. 14/19 e a un solo punto dal vincitore Unzicker) e a fine anno 3° ad Hastings alle spalle di Keres, contro il quale coglie un successo di prestigio, e di Smyslov.

E giungiamo così al fatidico 1955. Fuderer ha 24 anni e, essendo in piena ascesa, non nasconde di avere grosse ambizioni. Il regolamento per la selezione al titolo mondiale prevede stavolta un torneo interzonale a Goteborg, con 20 partecipanti: i primi 9 arrivati avrebbero dato luogo ad Amsterdam, l’anno successivo, al Torneo dei Candidati che avrebbe deciso lo sfidante del campione in carica Botvinnik. Fuderer è ammesso fra questi 20, essendosi classificato 4° allo zonale di Monaco.

Inizia benissimo: pareggia un’emozionante partita col campione mondiale juniores, l’argentino Oscar Panno, poi batte Najdorf, Bisguier, Medina e Filip, precedendo a metà torneo i vari Keres, Petrosjan, Geller e Spassky.

(Bisguier-Fuderer, Goteborg 1955)

In questa posizione l’americano Bisguier è schiantato da 28…Dxb3! 0-1. Infatti a 29.Dxb3 seguirebbe 29… Txa1 (minacciando 30… Cd4) 30.Dc2 Ah3.

Quasi 20 anni dopo così avrebbe scritto il suo connazionale Svetozar Gligoric su Goteborg: Durante quel torneo Fuderer era stato così in vantaggio di punti che avrebbe potuto permettersi di perdere due partite e di non vincerne nessuna per il resto del torneo e ugualmente classificarsi fra i Candidati. Ma ne perse quattro! Dopo quella mancata qualificazione Fuderer, ventiquattrenne, lasciò la Svezia con la ferma intenzione di abbandonare il gioco per seguire la carriera universitaria”.

L’amico Claudio Sericano ha poi corretto quell’affermazione di Gligoric, e nei commenti al mio post del 2011 così precisa:

“La vicenda di Fuderer a Goteborg mi ha sempre incuriosito e mi sono deciso ad affrontarla più seriamente, constatando che l’affermazione di Gligoric è sbagliata. Infatti, riferendosi probabilmente al 12° turno, quando Andrija è solitario in testa al torneo, e si appresta ad iniziare la serie di sconfitte, Gligoric scrive che poteva permettersi di perdere 2 partite e che ne perse 4. No! Di partite Fuderer ne perse ben 6, mentre perdendone due sarebbe finito a pari merito con gli ultimi 3 classificati (Filip, Pilnik e Spassky), e non ho idea se sarebbe stato necessario uno spareggio o meno. Comunque incuriosisce capire la differente condotta di Andrija nelle due parti del torneo, per cui ho recuperato il suo tabellino di marcia:

1- Rabar – Fuderer 1/2
2- Fuderer – Medina 1-0
3- Bisguier – Fuderer 0-1
4- Fuderer – Panno 1/2
5- Pilnik – Fuderer 1-0
6- Fuderer – Najdorf 1-0
7- Guimard – Fuderer 1-0
8- riposo
9- Fuderer – Filip 1-0
10- Stahlberg – Fuderer 0-1
11- Fuderer – Unzicker 1-0
12- Sliwa – Fuderer 1/2
e poi…..
13- Fuderer – Szabo 0-1
14- Donner – Fuderer 1-0
15- Fuderer – Petrosian 1/2
16- Keres – Fuderer 1-0
17- Fuderer – Spassky 1/2
18- Geller – Fuderer 1-0
19- Fuderer – Ilivitsky 1/2
20- Bronstein – Fuderer 1-0
21- Fuderer – Pachman 0-1

Appare abbastanza evidente che nella prima parte incontrò i giocatori “meno forti”, classifica finale alla mano, e giocò pure molto bene (anche se perse con i non certo irresistibili argentini Guimard e Pilnik), mentre i 6 sovietici vennero tutti fatti giocare tra di loro, per poi evitare “combine” nella parte finale del torneo. Il suo vantaggio sui big era quindi abbastanza plausibile.

Nella seconda parte del torneo, come diceva Gligoric, Fuderer poteva permettersi di perdere “solamente” 2 partite, ma questo non è per nulla facile se in 9 partite devi incontrare tutti i più forti (unico incontro sulla carta facile quello contro Donner, ma col nero), e soprattutto se tra il 15° ed il 20° turno devi incontrare i 6 sovietici uno dietro all’altro … Io credo che Fuderer abbia buttato al vento l’occasione al 13° e 14° turno, quando ha giocato debolmente contro Szabo (con tanto di svista finale) e Donner. Dopo quelle 2 sconfitte, dovute probabilmente ad un po’ di stanchezza in un torneo così lungo, e con 6 sovietici da incontrare in successione, il suo torneo era già quasi irrimediabilmente compromesso”.

Vince nettamente David Bronstejn a Goteborg (15/20) e a qualificarsi sono nell’ordine Keres (13,5), Panno, Petrosian, Geller, Szabo, Pilnik, Filip e Spassky. Fuderer termina addirittura quattordicesimo.

Cos’è accaduto nella seconda parte del torneo? Beh, la spiegazione “tecnica” di Sericano è certamente quella corretta, né io so se mai in qualche intervista Fuderer ne abbia parlato di quel torneo. Giova in ogni modo anche ricordare che gli scacchi, come altre discipline sportive, necessitano di un totale controllo fisico e mentale, di resistenza e saldezza di nervi, qualità che ad alto livello sovente determinano la differenza fra giocatori tecnicamente sullo stesso piano o quasi. Ricordo, ad esempio, quanto sarebbe accaduto l’anno dopo, al Torneo dei Candidati, fra gli stessi protagonisti: David Bronstein, gran favorito ma nervoso e ossessionato da manie superstiziose, fu presto tagliato fuori dal gioco; Geller, in testa a metà gara, non resse, come spesso gli accadeva, alla distanza; Keres infine si lasciò sfuggire una delle tante incredibili occasioni della sua vita perdendo all’ultimo turno con Filip una partita già vinta e facendosi così scavalcare da un più regolare e freddo Smyslov (il quale fu poi battuto da Botvinnik nel match mondiale col punteggio di 12,5 a 10,5).

Da quei giorni di Goteborg ‘55 le apparizioni del deluso studente di ingegneria Fuderer sul palcoscenico degli scacchi si fanno sempre più sporadiche e praticamente limitate alle competizioni a squadre. Nel 1957, dopo essersi laureato e sposato, gioca a Vienna nel primo Campionato europeo a squadre, dove la Jugoslavia vince l’argento. Nel 1958 gioca alle Olimpiadi di Monaco, dove la Jugoslavia è di nuovo argento a squadre e lui bronzo-scacchiera individuale con +8, -2, =1. A proposito di Olimpiadi, giova ricordare i suoi buoni risultati anche in altre due precedenti edizioni: nel 1952 a Helsinki (Jugoslavia terza e lui un +2, -0, =3) e nel 1954 ad Amsterdam, dove la squadra vinse il bronzo e Fuderer, come prima riserva, l’argento individuale con un +6, -1, =5.

Nel luglio del 1959 Fuderer si prende una simbolica rivincita contro il dominatore di quello sfortunato torneo di Goteborg, quando a Kiev, in occasione di un incontro a squadre Jugoslavia- URSS, affronta Bronstein e lo sconfigge con un simpatico scaccomatto al centro della scacchiera:

(Bronstein-Fuderer, Kiev 1959)

Dopo il 1960, anno in cui è 3° al torneo di Zurigo, Andrija Fuderer abbandona definitivamente il gioco degli scacchi e si dedica esclusivamente alla sua professione, come forse sempre aveva avuto in mente di fare.

Qualche anno fa il maestro e columnist inglese Leonard Barden ricordava di avergli giocato nel tavolo a fianco in un match Gran Bretagna-Jugoslavia, a Londra nel 1951, quando Fuderer sconfisse l’inglese Penrose in bello stile, e così scriveva di lui: “Fuderer era poliglotta e amichevole, e mi raccontò del suo dilemma della vita. Stava studiando chimica a Zagabria, suonava il piano in stile virtuoso e poteva puntare sulla cima degli scacchi del mondo. Quale futuro scegliere? …. Fuderer ottenne il dottorato in chimica a Zagabria nel 1957, lasciò la Jugoslavia e visse fra la Spagna ed Anversa, in Belgio: vinse insomma la chimica, ma gli scacchi persero un grande talento”.

Gli scacchi quasi si dimenticarono di Fuderer, e lui divenne un bravo e noto inventore: portano il suo nome oltre 50 brevetti. Peccato però che non porti il suo nome nessuna variante nel gioco degli scacchi.

La FIDE gli attribuì nel 1990 il titolo di Grande Maestro “ad honorem”, ed è giusto così perché Andrija Fuderer è stato a tratti un giocatore davvero geniale.


(nella immagine di copertina: opera di Domenico Bonavena, spraypaint e acrilico su tela, Roma 2019)

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4 thoughts on “Andrija Fuderer, un’indimenticabile meteora

  1. Buenos días:

    Como siempre muy buenos artículos !

    Saludos desde Offenbach ( Alemania ) .

    José María Gutiérrez Dopino

  2. Da qualche parte in rete (Chess.com, ChessBase, boh? Forse si trova ancora negli archivi) avevo letto all’epoca un necrologio di Fuderer davvero interessante, di cui provo a citare a memoria un paio di simpatici spunti su questa grande mente:

    1. Una dichiarazione del figlio abbastanza sconvolgente per chi crede tanto negli scacchi senza molto successo: “Le sue passioni?” “La musica, il mare, ecc.”. Allora l’intervistatore insiste “E gli scacchi?!” “No, he didn’t love chess, he was only good ad it…”
    2. L’episodio in cui un giorno nel 1990 il Circolo di Anversa si ritrovò all’improvviso senza il suo miglior giocatore per un importante incontro a squadre, e qualcuno ebbe l’idea di sostiituirlo andando a cercare Fuderer nell’industria chimica dove lavorava. Il nostro accettò e si presentò all’incontro riuscendo a pattare con il GM Van Der Wiel, pur non essendo riuscito ad analizzare a dovere la partita sospesa, non avendo più in casa neppure una scacchierina tascabile…

    Aggiungerei l’aneddoto narrato da Enrico Paoli in “Giocare bene per giocare meglio” in cui si racconta di quando giocò un torneo in Jugoslavia dopo anni di inattività e perse una sola partita, identica alla famosa Fischer-Reshevsky in cui il Bianco ottiene un vantaggio decisivo con 10. Axf7+, “che tutto il mondo scacchistico conosceva tranne lui”.

    1. Che memoria! Sì, sono davvero degli spunti simpatici, e anche significativi. Ti ringraziamo per il contributo (e spero di rileggerti presto), ciao.

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