Il più ricco giocatore di scacchi: Mikhail Tereshchenko
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(Riccardo M.)
Chi è stato il giocatore di scacchi più ricco del mondo di tutti i tempi? Beh, è chiaro che non possiedo la denuncia dei redditi di nessuno, ma è estremamente improbabile che sia mai esistito qualcuno più ricco di Mikhail Tereshchenko. Magnus Carlsen, al suo confronto, è un comune cittadino, piccolo contribuente.
Alla fine del XIX secolo e nei primi due decenni del XX il cognome Tereshchenko era uno dei più importanti in Europa: i nonni di Mikhail, mercanti ucraini nativi di Glukhov (o Hlukiv, storica cittadina nei pressi del confine russo) erano diventati i “re dello zucchero” dell’impero di Russia ed è grazie a loro che i musei di Kiev e dell’Ucraina si arricchirono di tele e altre opere pregiate provenienti da ogni parte del mondo.
Quel nome e cognome finì anche sulle pagine della rivista italiana “L’Eco degli Scacchi”, che così recitava nel numero di agosto/settembre del 1917:
“Il signor Mikhail Tereshehenko, il nuovo ministro degli esteri il cui nome figura in tutti gli avvenimenti della Russia, è giovanissimo e fa parte dell’attuale governo provvisorio della nuova Repubblica Russa. E’ stato educato a Mosca e a Lipsia, ha viaggiato molto, è un ricco industriale e grande manufatturiero di zucchero, coltiva con amore la sua arte, è anche uno scacchista brillante. Ha moltissime relazioni col mondo artistico, letterario e scacchistico, ove è grandemente stimato. Noi oggi abbiamo il piacere di presentare ai lettori de “L’Eco degli Scacchi” la seguente brillante partita giocata prima dello scoppio della rivoluzione russa”.
Tereshchenko – Rothpletz
(Partita Viennese)
Di questa partita non mi è noto altro e non ne conosco altre del giocatore; le brevi note sono del direttore della rivista, Nicolò Davì de Cordova, ed il cognome era imprecisamente riportato da “L’Eco degli Scacchi” come “Tereshehenko”.
Ma chi era questo personaggio (oggi quasi dimenticato, almeno fuori dall’Ucraina) e a cosa esattamente dovette la sua sterminata ricchezza?
Mikhail era il nipote di Artemy Tereshchenko, proprietario intorno a metà dell’800 di una quarantina di zuccherifici, un uomo che era solito permettersi il lusso di far erigere una nuova cattedrale ogni volta che doveva battezzare il suo ultimo figlio. Ne ebbe 4, ed uno di questi 4 fu Ivan, padre di Mikhail Ivanovich Tereshchenko “il giocatore di scacchi più ricco del mondo”.
Mikhail nacque a Kiev il 18 marzo del 1886. Papà Ivan non godeva di una gran salute e gli fu pertanto consigliato dai medici di trasferirsi in Costa Azzurra, che aveva un clima più adatto di quello ucraino per lenire i guai della sua tubercolosi. Lì infatti andò a vivere Ivan con la famiglia e lì, a Cannes, acquistò la splendida Villa Mariposa (che vedete nell’immagine seguente).
Nonno Artemy era stato un grandissimo benefattore: aveva costruito e regalato al suo Paese, oltre alle 4 cattedrali, anche strade, scuole e ospedali, e nel suo testamento lasciò scritto che i figli e i nipoti avrebbero dovuto fare altrettanto almeno con l’80% delle loro risorse.
E così si comportò anche il nipote Mikhail, al quale tuttavia, a differenza dell’austero nonno, non dispiaceva troppo la vita di lusso. Mikhail aveva avuto l’opportunità di studiare a Kiev, poi a Mosca e a Lipsia, prendere due lauree (in economia e in giurisprudenza) ed arrivare a conoscere ben 13 lingue, comprese greco e latino. Suonava molto bene anche il pianoforte.
Suo nonno e suo padre morirono a pochi mesi di distanza, nel 1903, e Mikhail Tereshchenko si ritrovò erede di un gigantesco impero finanziario all’età di appena 17 anni; poi a 25 anni anche di quello dello zio Alexander, che non aveva figli e che morì nel 1911.
Le sue piantagioni di zucchero erano estese decine di migliaia di ettari e con decine (forse centinaia) di migliaia di dipendenti; correva addirittura voce che almeno un ucraino su dieci lavorasse in quegli anni per lui. Nel 1910 entrava nella massoneria (“Il Grande Oriente dei popoli russi”) ed era politicamente molto vicino al Partito Progressista russo. Costruì ospedali, dormitori, mense, strade, palestre, uffici, scuole e università.
Acquistò perfino lo yacht Yolanda, che allora era il più lungo al mondo con i suoi 127 metri, da un miliardario americano che sparò, per toglierselo di torno (Mikhail, non lo yacht!), una cifra altissima, certo che non sarebbe stata accettata. Ed invece il giorno stesso la ricevette in contanti.
Alla moglie, la francese Margarita Noé, regalò nel 1915, per la nascita del primo figlio, nientemeno che il preziosissimo “diamante blu Tereshchenko”, un diamante blu da 54 carati, originario dell’India, la cui storia è parzialmente avvolta nel mistero. Mikhail lo aveva comprato due anni prima dal gioielliere parigino Cartier, dal quale lo fece ritagliare a forma di pera. I diamanti blu sono di una straordinaria bellezza e pregiatissimi in quanto molto rari in natura. Come narrano le leggende, però, certe pietre sono solite non portare grandi felicità ai loro possessori, ed accadde la stessa cosa a Margarita e Mikhail, la cui prima figlia morì subito dopo la nascita.
Appassionato di teatro, poesia e pittura, Mikhail divenne amico del grande poeta Aleksandr Blok. Nel 1912 fondò una casa editrice nella città natale di Blok, San Pietroburgo. Anche Mikhail Alexandrovich, il fratello dell’imperatore russo Nicola II, stimava molto Tereshchenko, che tornò a vivere sempre più spesso in Ucraina e Russia, tra Kiev e San Pietroburgo, e che non esitò a scendere, in anni assai delicati e difficili, in politica, impegnandosi con tutte le sue forze a favore della nazione russa. Fu nominato ministro delle finanze nel maggio 1917, e successivamente (ad agosto) ministro degli esteri nel governo repubblicano di Aleksandr Kerenskij.
Non durò purtroppo a lungo la rapida carriera del giovane Mikhail Tereshchenko. Il premier Kerenskij temette che il generale Kornilov stesse per organizzare un colpo di Stato e così lo fece arrestare, mentre Kornilov era forse l’unico uomo che avrebbe potuto fermare la presa del potere da parte dei bolscevichi. La notte del 25 ottobre 1917, durante la Rivoluzione, Tereshchenko fu arrestato dagli insorti insieme ad altri membri del governo provvisorio e rinchiuso dietro le sbarre della Fortezza di Pietro e Paolo a Pietrogrado.
Doveva essere fucilato, Mikhail: troppi erano i capi d’accusa contro di lui, lui che era un rappresentante della classe borghese invisa ai bolscevichi e un uomo chiave del sistema bancario internazionale. Ma, dopo alcuni rinvii dell’esecuzione, la moglie Marguerite, grazie all’intercessione dell’ambasciatore francese, riuscì ad intervenire e a parlare con Trotsky e Lenin, ricordando loro le tante opere di bene realizzate in patria dal marito e dichiarandosi pronta, dopo che anche la madre di lui, Elizaveta, aveva offerto 100.000 dollari, a scambiare la vita del marito con il pregiatissimo “diamante blu”.
“Non si compra la Rivoluzione”, fu la risposta dei due, e il destino di Mikhail parve segnato.

Tuttavia, come un giorno raccontò anche Michel Tereshchenko, nipote di Mikhail, Trotsky aveva troppo adocchiato quello splendido diamante, che alla causa rivoluzionaria poteva ben essere utile in considerazione del suo enorme valore di mercato, e riuscì a farselo consegnare tramite l’ambasciatore francese. Fu così che qualche giorno dopo (era la primavera del 1918) Mikhail, stanco e malato, fu fatto salire in una macchina e poi caricato su di un vagone di un treno diretto in Finlandia. Di lì in Norvegia.
Le fabbriche di zucchero e tutte le altre proprietà di Mikhail furono immediatamente nazionalizzate e gli altri membri della famiglia furono costretti ad emigrare; oggi i discendenti della famiglia Tereshchenko vivono negli Stati Uniti, in Svizzera e soprattutto in Francia (ma il nipote Michel tornò in Ucraina e nel 2015 divenne sindaco di Glukhov).

Mikhail aveva perso molto, anzi quasi tutto, e ciò anche al di fuori della Russia dal momento che molte delle sue proprietà e dei suoi capitali erano stati utilizzati da lui per garantire giganteschi prestiti arrivati dall’occidente alla Russia durante la prima guerra mondiale. Il nipote Michel ricordava che il nonno “finì di pagare questo enorme debito soltanto nel 1938”.
Mikhail non aveva però perso i suoi legami col mondo europeo industriale e finanziario. Riuscì così ad intraprendere nuove proficue attività, aiutato dalle sue indubbie capacità ed esperienze e dal fatto di aver mantenuto partecipazioni in diverse società e delle piantagioni di zucchero in Mozambico (dove si recava ogni anno) e in Madagascar. Oltre all’amata Francia, fu anche a Londra, a Vienna e in Svezia (le fonti non sono molto concordi in merito).
A Londra viveva nel 1938, quando i britannici, per ritorsione contro la politica di annessione dell’Unione Sovietica, vietarono ai cittadini sovietici di entrare o restare in Inghilterra. Anche lui, nonostante fosse amico del re Giorgio, decise di lasciare Londra e trasferirsi a Lisbona.
Si arricchiva intanto per la seconda volta. Non perdeva per fortuna le abitudini mecenatesche di famiglia, e di queste ultime divennero oggetto soprattutto gli emigranti ucraini (e non solo ucraini) bisognosi di aiuti e di lavoro. Mikhail tuttavia preferì sempre non pubblicizzare troppo questo aspetto della sua vita.
Non essendogli bastato Lenin come nemico, Mikhail Tereshchenko se ne creò un altro, parimenti e più pericoloso: Adolf Hitler. Infatti nel 1939, durante l’Anschluss, riuscì a trasferire tutti i fondi della più grande banca austriaca, la “Creditanstalt“, da Vienna a Monaco appena prima dell’arrivo dei nazisti. Hitler non lo digerì.
E così Mikhail tornò, stavolta per sempre e come il padre Ivan, in Costa Azzurra, a Monaco. Non volle avere più troppi rapporti né con la madrepatria né con l’emigrazione russa, in quanto quest’ultima era esclusivamente monarchica e lontana da un repubblicano liberale quale lui sempre si sentì.
Poco si conosce della sua vita privata dal 1939 in poi. Amava la montagna e trascorreva le sue estati nelle Alpi. Durante la seconda guerra mondiale salvò la vita di molti inglesi e il re Giorgio V, per riconoscenza, gli volle conferire nel 1946 il titolo di Lord. Sembra però che non rientrasse nelle aspirazioni di Mikhail, fiero e coerente repubblicano, quella di rendere omaggio ad un Re, tanto che il giorno della cerimonia mancava (caso unico, non più ripetuto nella storia d’Inghilterra) proprio lui: era andato a compiere, non più giovanissimo, una delle ultime imprese della sua vita eccezionale, la conquista dei 4.500 metri della vetta del Monte Cervino!
Mikhail Tereshchenko si spense a Monaco il 1° aprile del 1956, il giorno di Pasqua, all’età di 70 anni.
Del famoso “diamante blu” si persero le tracce fino al 1984, quando riapparve ad un’asta, al Richmond Hotel di Ginevra. Lì il 14 novembre 1984 fu venduto per 4 milioni e mezzo di dollari: l’acquirente era il commerciante di diamanti libanese Robert Mouawad e il diamante fu subito ribattezzato “Blue Mouawad” (il tempo cancella tutto, anche i nomi …).
Le partite a scacchi di Mikhail Tereshchenko di certo non erano così preziose come il “diamante blu” né così interessanti e ricche come lo fu la sua vita, ma, visto che un pochino preziose lo sono tutte le cose rare, e avendone trovata una, ve l’ho volentieri presentata. E’ servita, se non altro, ad avere l’occasione per ricordare uno “scacchista brillante” e un personaggio storico ammirevole che non merita di essere dimenticato e il cui insegnamento si può riassumere in una frase: “nella nostra vita non dobbiamo combattere CONTRO qualcuno, ma PER qualcuno”.
(Riccardo Moneta per “UnoScacchista”) Copyright/tutti i diritti riservati
Fonti principali del presente post:
- “nv.ua.ukr.” (articolo del 31.8.2014 riportante materiale dalla rivista Novoye Vremya del 15 agosto 2014)
- “Weekend” (articolo di Vitaly Kovalinsky del 5.3.2021)
- “Latifundistmedia.com”
- “Focus” (articolo di Dmitry Sinyak con materiale tratto dal libro di Michel Tereshchenko “Il primo oligarca”)
- “L’Eco degli Scacchi” (ago-sett. 1917)