Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

[R] 1875-1903: NUOVA RIVISTA DEGLI SCACCHI

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R I S T A M P A

(Alessandro Rizzacasa)
Il 1875 segna una data importantissima nella storia degli scacchi in Italia e, naturalmente, della loro storia in generale. Infatti è l’anno in cui, oltre ad essersi svolto a Roma, in primavera, il “Primo Torneo Nazionale dei giuocatori di scacchi”, nasce a Livorno la «Nuova rivista degli scacchi» (d’ora in avanti anche NRdS), un periodico che per primo saprà raccogliere l’interesse e tirare le fila dello scacchismo italiano riunendo l’attività di coloro che nel nostro Paese si dedicavano al gioco, gettando così le sue autentiche fondamenta future.

Dopo i precedenti tentativi di brevissimo respiro dovuti a Serafino Dubois e Augusto Ferrante, l’iniziativa si affermò come un’esperienza intellettualmente ricchissima e duratura, tanto che, sebbene con una fase finale di declino inarrestabile e non breve, fu pubblicata per ben ventotto anni.

Ben tre lustri abbondanti prima provò a dar vita ad un periodico Serafino Dubois che a Roma, nel gennaio del 1859, fece uscire «La Rivista degli scacchi» ma l’iniziativa cessò nel dicembre dello stesso 1859. Un secondo tentativo venne effettuato nel 1868, a Firenze, da Augusto Ferrante, che promosse «Il Puttino» e in questo caso l’esperienza durò appena due numeri. Tutto ciò non sembrava incoraggiare molto il progetto di varare un altro periodico, anche se di attenuanti per la rapida eclissi di quelli già usciti ce n’erano e sono intuibili; la complessa situazione politico-sociale, essendo così a ridosso di un decennio cruciale per la nazione italiana, viene a mente per quanto riguarda «La Rivista degli scacchi», come accennato nel primo editoriale del periodico livornese che riprendeva, deferentemente, il titolo della creatura di Dubois [1]. Ma ovviamente i finanziamenti, l’organizzazione e, brutalmente, il mercato. Non bastava la buona volontà per sostenere nel tempo una rivista e il fatto che Ferrante, pur operando nell’allora capitale d’Italia (Firenze lo fu dal 1865 al 1871) non andasse oltre un mero tentativo, ci sembra particolarmente significativo.

Gli scacchi avevano bisogno di analisi e riflessione, ottenibile solo attraverso la circolazione delle idee: per garantirla non si poteva prescindere dalla realizzazione di uno strumento adatto, cioè una rivista, che i livornesi sentivano necessaria; il nucleo di appassionati labronici radunato al Circolo Filologico aveva caratteristiche tali che non poteva non partorire l’idea di una pubblicazione.

Una domanda però dobbiamo porcela: perché Livorno? Come mai quell’insieme di giocatori facoltosi e volenterosi si creò a Livorno? Come mai, nel 1875, una rivista scacchistica robusta come fu la NRdS non uscì a Roma, Milano, Firenze, Genova, Napoli? La ragione, come succede spesso, non è una sola, ma risulta da una serie di concause. L’esistenza di un gruppo particolarmente vitale e ben organizzato che aveva al proprio interno sia buoni giocatori a tavolino che autentici studiosi: sotto il profilo strettamente teorico, ma anche sotto quello di un interesse che potremmo definire filosofico. Un ambiente aperto e motivato: Livorno era caratterizzata, fin dalla sua fondazione, dalla mescolanza delle genti e delle culture e il melting pot della città, per gli scacchi, fu un elemento di rilevante importanza.

La classe abbiente che fece nascere la rivista era fatta in buona parte di persone appartenenti a famiglie di diverse etnie; molti erano commercianti, con sviluppatissime capacità di relazione. Avevano dimestichezza nel rapportarsi reciproco, conoscendo e “maneggiando” con grande capacità l’uno verso l’atro usi, costumi, tradizioni, lingue, visioni del mondo, mantenendo una socializzazione armonica e multiforme. Questo li proiettava senza sforzo nella dimensione proto-professionale internazionale che gli scacchi avevano ormai assunto nell’Europa centrale, in Inghilterra, in Russia e negli Stati Uniti.

Dal 1868 Livorno non era più porto franco e questo decretò la fine del favore goduto dalla città a causa delle franchigie. Anche se la situazione economica, finanziaria e commerciale della città non poteva rimanere attardata in una dimensione che ormai non si raccordava più all’evoluzione dei traffici e dei rapporti economici nazionali e internazionali, la fine del porto franco ebbe ricadute negative; ma le difficoltà determinarono delle reazioni e una di queste fu senz’altro l’accrescimento spontaneo dell’impegno nel settore culturale: tra le varie associazioni dalla lunga tradizione di filomati [2], del vecchio e prestigioso Gabinetto Scientifico-Letterario, della Società promotrice della cultura popolare, avvenuta nel 1865, o della fondazione delle Bibloteche popolari livornesi, nel 1872 nacque il Circolo filologico, il quale ebbe subito non solo una notevole funzione aggregante, ma che fu un centro propulsivo della cultura locale, il maggiore senz’altro, e motore di molte iniziative educative, organizzando direttamente insegnamenti di lingua e di materie commerciali.

Fu proprio al Circolo filologico che confluirono, formando una loro sezione interna, gli scacchisti livornesi che dettero vita alla NRdS. Nell’introduzione al primo numero, quasi certamente stesa da Amerigo Seghieri, si ricordano le riunioni che avvenivano presso i locali del Circolo Filologico, in cui si conveniva della assoluta necessità di creare un organo a stampa che consentisse il convergere delle forze scacchistiche italiane. In Italia, vi si sosteneva, non mancavano né la levatura tecnica per comporlo e diffonderlo, né un pubblico sufficientemente ampio e capace di recepire con competenza una tale pubblicazione. Pertanto andavano trovati i finanziamenti, che arrivarono da parte di Luca G. Mimbelli esponente di una tra le più abbienti famiglie livornesi di allora [3].

NRdS Settembre 1875, Anno I, n° 1

Fu così che, nel settembre 1875 uscì il primo fascicolo della «Nuova Rivista degli Scacchi» stampata dalla Tipografia P. Vannini e figlio sita presso la Casa Pia del Rifugio in Livorno.

La Gazzetta Livornese di Venerdì 3 Settembre 1875 a p.2 nella rubrica -Cronaca della città-, dette notizia dell’avvenimento: “Mercoledì 1° corrente, fu pubblicato in Livorno il primo fascicolo della Nuova Rivista degli Scacchi. Consta di 24 pagine con copertina e contiene: un’introduzione; alcune considerazioni di S. Dubois sull’apertura del cap. Evans, partite antiche e moderne, notizie, e dodici problemi. È questo l’unico periodico scacchistico che si pubblica in Italia, ed è stampato nitidamente dal tipografo Vannini. L’abbonamento pei quattro fascicoli del 1875 costa L. 4”.

Firmato da Amedeo Bronzini, si era data notizia ufficiale dell’uscita della rivista in un fascicoletto datato 8 luglio 1875, [4] un opuscolo di appena due pagine che sia apre così: “Già fu annunziata in alcuni giornali la prossima pubblicazione d’un periodico mensile destinato esclusivamente agli Scacchi, che uscirebbe in questa città. Certi oggimai della cooperazione di molti tra i più valenti cultori italiani di questo sovrano fra i giuochi, ci accingiamo ad attuare un disegno che incontrò tanto favore presso i nostri dilettanti e ottenne l’adesione dello illustre Serafino Dubois” [5].

La direzione della rivista era collocata in Via Vittorio Emanuele n° 35, primo piano, luogo scomparso a causa delle devastazioni belliche. La pubblicazione si presentò molto bene sia per l’impostazione grafica chiara, sia per i contenuti: sembrava in grado di garantire collaborazioni prestigiose ed era curata con notevole attenzione non solo sotto il profilo tecnico, ma anche dal punto di vista dell’informazione, dei contatti, delle iniziative, della proposta culturale complessiva. Dava la piena sensazione che alle spalle avesse un gruppo non solo con notevoli disponibilità, ma anche in possesso di molte più armi che non fossero risorse finanziarie e passione.

Non ultimo elemento da tenere in considerazione era il valore attribuito agli scacchi come disciplina estesa ben al di là di una dimensione puramente ludica, che rendeva in qualche modo ancora più significativa la pubblicazione; si trattava di una concezione, che per certi versi potremmo definire professionale, di ciò che dovevano essere gli scacchi e l’operato di chi lavorava alla rivista, benché fosse indotto solo da puro amore per il gioco, rifletteva un livello di approccio alla materia in Italia forse mai esperito.

I temi introdotti fin dai primi numeri della pubblicazione presuppongono infatti un’idea di rinnovamento, se non già addirittura di vera e propria rifondazione dello scacchismo italiano, idea a cui la NRdS, nei suoi gloriosi primi dieci anni abbondanti di vita, si ispirò continuamente.

Trascorso un primo breve periodo di rodaggio, in cui fu verificata la possibilità di avviare il processo di rivitalizzazione e ridefinizione della concezione e del gioco degli scacchi in Italia, si dette il via alle ‘grandi manovre riformiste’, affrontando problema di quali regole fosse giusto usare: all’italiana, com’era ancora larghissima consuetudine da noi, o alla ‘francese’, cioè secondo le norme internazionali. Il nodo fu affrontato subito, anche se in modo velatamente implicito, nella rubrica intitolata ‘Partite antiche’, avvertendo: “Dovremo riportare il più sovente delle partite con l’arroccamento e le regole osservate dalle altre nazioni, perocchè è cosa oltremodo difficile (specialmente per le aperture pochissimo usitate) trovare dei buoni modelli di partite giuocate all’italiana, mancando noi di pubblicazioni scacchistiche dalle quali poterle estrarre.” [6]

Dal quarto numero verrà introdotto anche un dibattito sulla scaccografia che fu il viatico al grande confronto sulle norme prodottosi negli anni a venire e che modificò il corso della storia degli scacchi in Italia.

La pubblicazione aveva un taglio di tipo internazionale: il modello di riferimento infatti sono senz’altro le importanti riviste britanniche, francesi e di area germanica che gli scacchisti livornesi poteva consultare tranquillamente al Circolo filologico e per mezzo delle quali si davano notizie di ciò che accadeva in ambito scacchistico nelle altre nazioni con grande precisione, mettendo in risalto per evidente amore di verità e giustizia, la condizione arretrata dell’Italia [7].

Nel secondo numero si può leggere un articolo intitolato Gli scacchi in America, in cui si racconta della situazione del gioco nella città di Filadelfia, che di lì ad un anno avrebbe organizzato un importante torneo, inquadrando la vivacità scacchistica della città americana in un contesto giudicato particolarmente favorevole per i progressi evidenti che gli scacchi registravano al di là dell’oceano in termini qualitativi e quantitativi [8]. Dopo aver speso parole di lode per l’America e per il genio di Paul Morphy, il pezzo, con riferimento al venturo torneo di Filadelfia, si conclude mestamente: “E pensare che l’Italia non vi sarà nemmeno rappresentata, e che qui da noi tanta fatica fu necessaria per effettuare un piccolo torneo di pochi giocatori italiani!...[9]

L’ottimo andamento della rivista, la soddisfazione per la crescita degli scacchi a Livorno e per l’interesse che questa creatura aveva generato nell’ambiente italiano, consentì l’ideazione di varie iniziative, una delle quali, editoriale, risultò particolarmente riuscita.

Almanacco dello scacchista pel 1877

Si tratta dell’Almanacco dello scacchista pel 1877, un volume prodotto a scopo celebrativo che conteneva una serie di scritti di diverso genere tutti sugli scacchi. Tra questi figuravano il poemetto Caissa, ovvero il giuoco degli scacchi di William Jones e l’articolo Un’avventura scacchistica di trent’anni fa contenente l’estratto di una corrispondenza scritta su Livorno da Alphonse Delannoy e pubblicata nel 1845 su Le Palamède.

A tre anni dall’uscita la NRdS sembra correre un pericolo; il primo numero del 1878 informa difatti che “[…] molti dei dilettanti scacchistici d’Italia e anche alcuni stranieri, ci hanno indirizzato preghiere e sollecitazioni affinché la «Nuova Rivista degli Scacchi» continui a pubblicarsi nella nostra Livorno” [10]. La frase non deve far pensare che fosse in dubbio il luogo in cui pubblicare la rivista, ma si trattava della sua sopravvivenza stessa. Possiamo a posteriori dire che La NRdS, a dispetto della longevità, ha subito quasi costantemente la minaccia di chiusura e non ha avuto una vita facile. L’idea è che la NRdS avesse trovato una sorta di equilibrio magico per nascere, espandersi e mantenersi, ma questo a prezzo di uno grande sforzo collettivo, di un impegno duraturo e soprattutto a causa di una collaborazione indefessa da parte di tutti senza che vi fosse nell’operazione, dato essenziale, alcuno scopo di lucro personale. Chiunque fosse parte a vario titolo coinvolto nella realizzazione della rivista, ad es., era certamente un elemento quasi necessario, e in quel momento si crearono due condizioni, a cui far fronte, abbastanza preoccupanti: per ragioni legate alla sua attività di magistrato (era stato trasferito a San Miniato) Amerigo Seghieri, insieme a Orsini il più importante tra il gruppo dei fondatori e animatori della rivista (dando per acquisito il fondamentale apporto di Mimbelli, ovviamente), dovette lasciare Livorno e quindi tutti gli incarichi; inoltre era alle porte il Secondo torneo Nazionale, organizzato dalla NRdS e si subì forse la pressione per la gravità degli impegni; a questo va attribuito il momento difficile, come testimoniò successivamente Orsini nel necrologio che stese nel 1885 per Giuseppe Moreno [11].

In ogni caso la NRdS sopravvisse, realizzando un programma estremamente impegnativo e mantenendo un alto livello qualitativo. La direzione fu spostata da Via Vittorio Emanuele n° 35 a Via dei Floridi n° 1 nel 1881; questo indirizzo rimase attivo, a parte la successiva parentesi romana, fino all’ultimo numero uscito nel 1903, sebbene, a partire dalla gestione di Carlo Salvioli, solo come amministrazione, essendosi di fatto la direzione trasferitasi a Venezia.

Mario Guerrazzo Borgi (Livorno 15/8/1848 – 17/9/1884)

Il primo vero grave problema che investì il periodico si verificò nel 1884, anno in cui la testata si spostò a Roma a cura di Ciryl Bexley Vansittart. Mario G. Borgi, succeduto ad Orsini alla testa della rivista, molto malato, non riusciva più ad assolvere gli impegni e nella lettera di commiato pubblicata sull’ultimo numero avverte del passaggio di mano, affermando di riconsegnare la rivista nelle mani di Orsini. “Accresciutesi notevolmente le mie occupazioni, e non più tanto saldo nella salute, sono costretto a riporre nelle mani dell’ottimo mio amico cav. Emilio Orsini il timone di questa barca […]” [12]. Ma anche Orsini rinunciò, infatti in nota alla lettera di Borgi, con tutta probabilità Orsini stesso celato sotto l’impersonale firma de La direzione, dice: “[…] il sig. Orsini, proprietario della N.R., ci dichiarò che molti motivi indipendenti dalla sua volontà, rendendo a lui troppo difficile e gravosa la continuazione in Livorno di questo periodico, aveva stabilito di affidarne l’incarico al sig. C. Bexley Vansittart di Roma, che in addietro si era graziosamente mostrato disposto ad assumerne la Direzione, nel caso che l’esistenza del periodico medesimo venisse per avventura a pericolare. Quindi la pubblicazione della N.R. verrà definitivamente ripresa in Roma […]” [13]. Si avvertono inoltre i lettori che ogni contatto, a partire dalla fine di febbraio del 1884 quando, trascorso il tempo tecnico necessario, ripartirà con regolarità la circolazione della NRdS, dovrà far riferimento al nuovo indirizzo romano della direzione, Piazza di Spagna n° 10. Infine si inviano agli scacchisti i saluti di Orsini il quale sembra rivolgere un autentico addio alla rivista scrivendo di distaccarsene non senza rammarico essendone stato uno dei fondatori ed avendovi lavorato alacremente per nove anni.

Ciryl Bexley Vansittart (Londra 1852 – Roma 22/1/1887)

Siamo ad un punto di svolta: la NRdS diventa romana e quindi è presumibile che ne venga in qualche misura, o radicalmente, reimpostata la struttura e la strategia. Nel numero del Gennaio-Febbraio 1884 C. B. Vansittart assume dunque la direzione della NRdS e scrive agli associati:

“Nessuno di voi ignora con quanto amore, con quanta diligenza, con quanto disinteresse gli ottimi signori Seghieri, Orsini e Borgi abbiano messo al mondo e sorretto alternativamente per ben nove anni questa pubblicazione, unico segnacolo della vita scacchistica in Italia. È ben naturale dunque che tutti abbiano provato lo stesso rincrescimento che si ha nel separarsi da vecchi e cari amici, allorché la Direzione Livornese della Nuova Rivista annunziò di essere costretta di affidare a noi l’incarico cui ora poniamo mano. Non per vista di speculazione, giacché un periodico di questo genere non può in Italia offrire vantaggi pecuniari; ma per non vedere spegnersi questa fiamma che tien vivo, più che non sembri, l’amore degli scacchi nella nostra penisola, e rappresenta quasi un legame fra i cultori del nostro giuoco, abbiamo accettata l’offerta onde volle onorarci l’egregio cav. Emilio Orsini. Non ignoriamo che per la sua specialità questa pubblicazione richiede cure e fatiche non lievi. Tuttavia ci reputeremo a sufficienza ricompensati, se incontreremo il gradimento… […] raccomandiamo ai nostri corrispondenti di prender nota del cambiamento avvenuto nella Direzione e amministrazione.” [14].

NRdS, Dicembre 1884, Anno X, n° 10

Vansittart però reggerà le redini della NRdS solo per un anno, perché nel dicembre di quello stesso 1884 si congederà così: “Quando, nel gennaio passato, accettammo dall’egregio cav. Orsini l’incarico di compilare e dirigere questo periodico, non era certo nel nostro pensiero di doverlo presto declinare. Ma importanti occupazioni ed impegni personali ci rendono ormai impossibile d’attendere al lavoro che è richiesto da questa pubblicazione, per cui dobbiamo, con vivissimo rincrescimento, prender commiato dai nostri lettori. […] Chi conosce il nostro amore per gli Scacchi, intenderà facilmente che senza gravi motivi non avremmo rinunziato alla compilazione di questi fascicoli che hanno ormai dieci anni di vita, e che sono così meritatamente accreditati in tutto il mondo scacchistico. Il cav. Orsini che ha creata la Nuova Rivista, e mantenuta con non pochi sacrifizi per lungo tempo, ci annuncia avere buona speranza che essa possa continuare col gennaio le sue pubblicazioni a Livorno, e a questo intento egli fa attivissime pratiche con amici e collaboratori. Siamo certi che questa notizia tornerà gradita ai lettori come lo è per noi […]. Esortiamo quindi tutti a mantenersi fedeli ed affezionati alla Direzione che speriamo sia già in questo momento pronta a succederci, ad alla quale offriamo di gran cuore quella cooperazione che il nostro tempo e le nostre deboli forze ci permetteranno di darle.” [15] Il momento era difficile sia nella vita personale di Vansittart, causa vera del suo abbandono, sia dello scacchismo livornese, che stava esaurendo la sua energia propulsiva.

Orsini tornò però alla testa della NRdS, contrariamente forse a ciò che si era effettivamente ripromesso, impossibilitato, evidentemente per amore e passione, a chiudere quell’esperienza; purtroppo gli toccò aprire il 1885 con il necrologio dell’amatissimo amico Mario Guerrazzo Borgi, scomparso prematuramente.

La rivista proseguì dunque le pubblicazioni secondo quel protocollo qualitativo a cui mai, nonostante le difficoltà, aveva rinunciato. Furono però anni in cui allo scacchismo livornese stava venendo meno tutta la sua vitalità iniziale sia per la scomparsa di alcuni suoi importantissimi protagonisti, sia per il semplice trascorrere del tempo che non vedeva sorgere nuove forze. Orsini sempre più stanco, si sfiancava poco a poco finché, nel 1893 passò la mano definitivamente a Carlo Salvioli.

La NRdS sopravvisse così fino al 1903, ma si trasformò subito radicalmente, subendo passivamente i cambiamenti del mondo degli scacchi e il percorso evolutivo insoddisfacente del gioco in Italia, di cui Orsini e lo stesso Salvioli si erano più volte lamentati. Sempre più impersonale la NRdS, benché mantenesse formalmente la direzione a Livorno, perse la sua identità: di fatto divenne a conduzione veneta, ma naturalmente non fu questo il motivo del declino.

Salvioli, appena subentrato ad Orsini, esordì con un solido editoriale carico di intenti, ma il tempo, a parte i primi anni in cui si registrò una certa solidità almeno nella strutturazione, segnò inesorabilmente un decadimento della testata. Un giro di valzer continuo alla direzione lo testimonia. Carlo Salvioli si fece affiancare subito da Giovanni Dalla Rosa e Fermo Zannoni che rimasero la triade a capo della NRdS fino alla morte di Zannoni avvenuta nel gennaio 1896, anche se il suo nome comparve come condirettore sino al gennaio 1897.

Giovan Battista Valle (La Spezia, 1º gennaio 1843 – 13 gennaio 1905)

Il solo Dalla Rosa affiancò Salvioli fino al dicembre 1897; a partire dal gennaio 1898 al Dalla Rosa si unì come ‘secondo’ A. Della Corte. Nel luglio del 1899 moriva Dalla Rosa e il Della Corte collaborò da solo con Salvioli per pochissimo tempo, infatti il primo numero del 1900 ci fu un nuovo assetto direttoriale in cui al Salvioli si univa come condirettore il livornese Luigi Miliani (allievo di Orsini e futuro presidente di quella che sarà la FSI per quarant’anni quasi ininterrotti), ai quali facevano da secondi A. C. Corrias e il vecchio Giovan Battista Valle.

Il 1901 vede però l’uscita di scena di Corrias e l’ingresso, al suo posto, del damista Luigi Dossena il quale, per cercare di ovviare alle difficoltà crescenti, inserì nella NRdS sezioni dedicate al suo gioco di riferimento. Il Valle però rinunciò a tenere l’incarico perché nel 1902 cominciò ad avere seri problemi di salute e così la NRdS chiamò a sé il giovane problemista Ugo Mantelli, direttore della colonna scacchistica del «Corriere illustrato della domenica» [16].

NRdS, Maggio 1898, Anno XXIII, n° 5

Purtroppo la china non venne risalita e, mestamente, la NRdS si spense al suo ventottesimo anno di vita, col numero IV del 1903.

I motivi della decadenza furono molteplici; il clima che consentì di conquistare respiro nazionale ( e visibilità internazionale) ad un volenteroso, speciale, quasi unico, gruppo locale di persone non era da tempo un modello più proponibile, ma il tessuto scacchistico italiano non era in grado di aggregare un numero sufficiente e coordinato di giocatori, teorici e appassionati che sapessero, o forse potessero, lavorare armonicamente ad un prodotto che mantenesse le antiche caratteristiche di qualità della originaria NRdS. In ultimo, segno dei tempi, una concorrenza fortissima con lo scacchismo romano, da cui venne fondata l’UDI (Unione Scacchistica Italiana). La Roma degli scacchi infatti preferì trovare una vetrina su un periodico spagnolo anziché trovare accordo con la NRdS, prima di uscire con una sua propria testata, la «Rivista Scacchistica Italiana».


Cinquantasettenne, figlio del match Spassky-Fischer, Alessandro Rizzacasa ha giocato a scacchi senza abbandonarli mai, ma solo di rado in competizioni ufficiali. II ctg. naz. a tavolino ha ottenuto i maggiori successi nell’Internazionale di Livorno, con un terzo posto nel 2010 e la vittoria nel 2011, ambedue nel torneo B. Ha al suo attivo alcuni articoli usciti sulla rivista “Torre&Cavallo” e alcune pubblicazioni edite dal Comune di Livorno; il lavoro più ampio è del 2009: “Gli scacchi nella storia di Livorno. Dal secolo XVI alla fine del XIX

[1] NRdS, Anno I, n° 1, 1° Settembre 1875, p. 1

[2] Associazioni di intellettuali; il termine “filomati” letteralmente significa “amanti dell’apprendimento” (dal greco  philein, “amare” e mathema, “scienza” o “apprendimento”).

[3] La bellissima Villa Mimbelli, che è oggi sede del Museo Civico Giovanni Fattori di Livorno, non apparteneva al ramo familiare di Luca G. Mimbelli, essendone proprietario lo zio, ma dà la misura, essendo tutti i Mimbelli impegnati in vari, numerosi e profittevoli commerci, primo fra tutti quello di granaglie, della forza economico-finanziaria della famiglia.

[4] Nuova Rivista degli Scacchi periodico mensile compilato da una società di dilettanti, in Opuscoli e atti diversi d’interesse municipale a tutto l’anno 1875, Livorno (Biblioteca Labronica F. D. Guerrazzi, Coll. 04 0 6)

[5] Vi si indicano i nomi dei collaboratori la cui nutrita lista rivela il notevole lavoro organizzativo preparatorio. Sono elencati: di Spezia Camurri A., Camurri Elvira, Giovan Battista Valle, di Genova Centurini Luigi, di Milano Crespi Edoardo, Luigi Rossati, di Isola della Scala (VR) Alessandro D’Aumiller, di Roma Serafino Dubois, Leonardo Bellotti, Carlo Marchetti, Pietro Seni, Luigi Sprega, Giovanni Tonetti, di Ancona Luigi Dossena, di Arezzo Gio. Francesco Gamurrini, di Patrasso G. Liberali, di Ferrara Antonio Mazzolani, di Padova Gio. Battista Maluta, di Olate (Lc) Giulio Cesare Mornelli, di Venezia Carlo Salvioli, di Bologna Giovanni Tosi Bellucci, di Faenza Achille Ubaldini, di Firenze Carlo Usigli, di Livorno Mario Guerrazzo Borgi, Amedeo Bronzini, Giacomo De Medina, Paolo Marchettini, Luca G. Mimbelli, Giuseppe Moreno, Emilio Orsini, Cesare Sacuto, Amerigo Seghieri, Ottavio Vallecchi, Samuele Whitby. Non tutti i nominati saranno poi collaboratori della rivista, ma la stragrande maggioranza di quelli annunciati assicurerà il proprio apporto, anche le personalità più illustri, che onorarono l’impegno a lungo e molto produttivamente.

[6] NRdS, Anno I, n° 1, 1° Settembre 1875, p. 10

[7] Queste alcune delle riviste di scacchi che passavano per il Circolo Filologico: «American chess magazine»,  «Stratégie», «Dubuque chess journal» giornale statunitense dello Iowa, «The city of London Chess magazine», «Oesterreichische Scachzeitung»

[8] I mezzi inizialmente a disposizione della NRdS e probabilmente la contagiosa ‘febbre’ per il gioco scatenata dall’esperienza editoriale, consentirono addirittura di nominare un inviato speciale, l’avvocato ferrarese Giovanni Tosi Bellucci, al torneo di Filadelfia tenutosi nell’agosto del 1876.

[9] NRdS, n° 2, ottobre 1875,  p.41

[10] NRdS, anno IV, 15 gennaio 1878, N°1, p. 1

[11] Emilio Orsini, Gli scacchi a Livorno e Giuseppe Moreno, in NRdS, anno XI, n° 6-7, serie quarta, Luglio-Agosto 1885, p. 170

[12] NRdS, anno IX, n° 10, serie seconda, Dicembre 1883, p. 289

[13] Ibidem, p. 289 n.

[14] NRdS, anno X, n° 1-2, Serie terza, Gennaio-Febbraio 1884, p.1-2

[15] NRdS, anno X, n° 10, Serie terza, Dicembre 1884, p.349

[16] Direttori della NRdS: Amerigo Seghieri e Emilio Orsini (1875-1878) / Emilio Orsini (1879-1880) / Mario Guerrazzo Borgi (1881-1883) / Ciryl Bexley Vansittart (1884) / Emilio Orsini (1885- 1893) / Carlo Salvioli + Giovanni della Rosa + Fermo Zannoni (1893-1896) / Carlo Salvioli + Giovanni della Rosa (1897) / Carlo Salvioli + Giovanni della Rosa + A. della Corte (1898) / Carlo Salvioli + A. della Corte (1899) / Carlo Salvioli + Luigi Miliani + A.C. Corrias + Giovan Battista Valle (1900) / Carlo Salvioli + Luigi Miliani + Luigi Dossena+Giovan Battista Valle (1901-1902) / Carlo Salvioli + Luigi Miliani+Luigi Dossena + Ugo Mantelli (1902-1903)

Nel 1884, sotto la direzione Vansittart, la NRdS si trasferì interamente a Roma. Tornò a Livorno nel 1885. Nel 1893, col passaggio della direzione a Salvioli e collaboratori, la direzione rimase formalmente a Livorno, ma la testa della rivista era veneta.

 

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