Con le furie uzbeke, Abdusattorov & Co., torna il vento di Samarcanda! (parte 2^)
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Una vista del Registan, il cuore di Samarcanda (Uzbekistan)
(Riccardo M.)
“Gli scacchi insegnano ad amare la bellezza. Possa questa sensazione non lasciarci mai” (Erkin Vakhidov)
‘Le “furie” potevano essere ieri quelle dell’Orlando (Furioso), oggi quelle degli uragani che in autunno flagellano le coste americane atlantiche o degli incendi che devastano Italia ed Europa del Sud, l’altro ieri (o meglio nel dodicesimo secolo) quelle dell’imperatore mongolo Gengis Khan, devastatore delle pianure asiatiche occidentali di Kazakhstan e Uzbekistan…
… E proprio dall’Uzbekistan, potenza emergente, sembrano arrivare le furie scacchistiche di domani’.
Quanti si ricordano queste mie parole? Così iniziava un post dell’ottobre 2017, quasi 5 anni fa. Noi di UnoScacchista siamo stati buoni profeti, in ogni senso: incendi (proprio ieri il Presidente francese Macron ha chiesto aiuto all’Europa) e uragani sono aspetti di quel cambiamento climatico dominato dalla siccità con cui il mondo dovrà fare i conti negli anni e decenni che verranno, mentre le piccole “furie” uzbeke che avevo descritto nel 2017 sono tutte esplose e si sono impadronite con pieno merito delle Olimpiadi d’India da poco conclusesi a Chennai. Gli scacchisti indiani, ancor più giovanissimi e oggi preponderanti con i loro attuali 75 Grandi Maestri, dovranno anch’essi continuare a fare i conti con gli uzbeki. Intanto vediamo come proseguiva quel vecchio post (chi se lo ricorda bene, può direttamente andare a leggere la seconda parte di queste righe di oggi).
‘La magica e mitica, affascinante, Samarcanda, messa a ferro e fuoco da Gengis Khan e risorta con Tamerlano, potrebbe nel XXI secolo, grazie alle sue nuove furie sulle 64 caselle, sostituire i fasti di quelle che erano le capitali del nostro gioco (e non solo) nel secolo XIX: Londra, Parigi, Berlino.
E chi potranno essere le nuove furie uzbeke?
Beh, facile: la news freschissima è che l’uzbeko Nodirbek Abdusattorov, a 13 anni, 1 mese e 11 giorni (è nato il 18 settembre 2004 a Tashkent, la capitale), è diventato oggi martedì 31 ottobre 2017 il più giovane Grande Maestro del mondo vivente, scalzando l’americano/poco americano Awonder Liang, e il secondo più giovane Grande Maestro di sempre, dietro a Sergey Karjakin (che diventò Grande Maestro a 12 anni e 7 mesi esatti.
Abdusattorov ce l’ha fatta grazie al buon piazzamento (p.6,5 su 9) ottenuto al Memorial Chigorin di San Pietroburgo, dove era primo pari merito fino al 6° turno e dove poi è stato frenato dalla sconfitta subita al settimo da Dmitry Gordievsky.
Il bravissimo “Abdu” ha infatti raggiunto la terza e definitiva norma ed ha nel contempo superato la soglia dei 2500 punti Elo. Per inciso, il torneo lo ha vinto il russo Kirill Alekseenko (7,5) per spareggio tecnico su Paravyan, Sethuraman e Sarana.

Ma perché nel titolo parlo di “furie” uzbeke? Al plurale? Perché nei primi turni stava accadendo qualcosa di incredibile. Oltre ai 5,5 punti su 6 del nuovo giovanissimo GM, l’Uzbekistan aveva Javokhir Sindarov (12 anni) a 4 su 5, Nodirbek Yakubboev (15 anni) a 4,5 su 5, Shamsiddin Vokhidov (15 anni) a 5 su 6, tutti sotto l’egida protettiva del “vecchio” (22 anni) Jakhongir Vakhidov a 4,5 su 6.
Eppure non si trattava di un torneo juniores, ma di un serissimo torneo che vedeva al via la bellezza di 33 Grandi Maestri! Alla fine hanno ben concluso, nonostante qualche scivolata, anche Vakhidov e Sindarov (6,5 punti), Yakubboev (6) e Vokhidov (5,5).

Il vento di Samarcanda tornerà a soffiare sulle scacchiere del mondo, come (quasi) aveva previsto …. Roberto Vecchioni nel testo della sua famosa canzone?’
Qui terminava il post di allora. Che ne dite? La risposta all’ultima domanda, ora lo sappiamo, è “Sì”. La squadra dell’Uzbekistan vincente nell’Open delle Olimpiadi di Chennai 2022 è stata esattamente quella sopra indicata: Abdusattorov, Yakubboev, Sindarov, Vakhidov e Vokhidov. Né si può dire che fosse la squadra favorita in base al punteggio medio Elo, che la vedeva appena al 14° posto. E nessun giocatore uzbeko era presente, ad inizio agosto 2022, nei primi 60 giocatori delle liste Elo della FIDE. Un miracolo? Sì, probabilmente un miracolo di serietà, di impegno e di attaccamento al lavoro e ai colori nazionali. E’ la conferma che il punteggio Elo dice molto, ma non dice mai tutta la verità.

Quanto ai risultati individuali dei cinque, aggiungo che Abdusattorov ha vinto la medaglia d’argento sulla prima scacchiera, Yakubboev il bronzo sulla seconda e Vakhidov l’oro sulla quarta. La squadra ha avuto anche la soddisfazione di ricevere, a fine torneo, una telefonata direttamente dal Presidente dell’Uzbekistan Shavkat Mirziyoyev che si è congratulato con loro: “Oggi è una grande festa, una festa storica in Uzbekistan“, ha affermato il Capo dello Stato. C’è stato un solo precedente olimpico di prestigio nella breve storia dell’Uzbekistan, ovvero l’argento alla loro prima partecipazione; lo ottenne a Manila nel 1992, preceduta dalla Russia di Kasparov, la squadra dei sorprendenti Loginov, Serper, Nenashev, Zagrebelny, Saltaev e Iuldachev, i quali bruciarono sul filo di lana Armenia e Stati Uniti. Alexander Nenashev non è altri che Alexander Graf, essendo emigrato in Germania nel 2000 e preso la cittadinanza tedesca (è stato bronzo agli Europei del 2003).

Parliamo allora un poco di questi quattro ragazzi di oggi, che nel 2017 erano poco più che bambini (a parte Jakhongir Vakhidov che con i suoi odierni 27 anni può essere considerato il fratellone più grande di tutti).
Mi piace però prima di tutto ricordare che questo di Chennai 2022 non è stato tanto il successo di cinque individualità, ancorché ottime, quanto il successo di un team che ha dimostrato in ogni momento, davanti e dopo ogni turno (perfino nel vestire!), di saper mettere in gioco uno spirito di squadra dominante, evidentemente supportato da altrettanto ottimi allenatori. Tutti erano coscienti, ad iniziare dal leader Abdusattorov, che in ogni momento il compito del singolo doveva essere esclusivamente quello di portare il giusto fieno nella cascina della squadra. Bravissimi! E certamente è stato bravissimo anche il loro coach, ovvero il G.M. Ivan Sokolov, uno dei più apprezzati allenatori oggi in circolazione.

Nodirbek Abdusattorov è nato il primo dicembre del 2004, anno in cui Rustam Kasimdzhanov (prima di questo secolo il più noto scacchista uzbeko) conquistò il Campionato del mondo. Sua è stata una delle partite chiave dell’Olimpiade di Chennai, quella con Fabiano Caruana al 4° turno, una vittoria che ha consentito alla sua squadra di fermare sul 2 a 2 il superfavorito squadrone USA e che ha iniziato a scalfire le sicurezze statunitensi. Caruana ha sacrificato due pedoni, ma non è riuscito a raggiungere né avvicinare i suoi obiettivi, scontrandosi contro il gioco accortissimo e implacabile di ‘Abdu’. Ha concluso le Olimpiadi alla grande, sconfiggendo in una drammatica partita il giovane asso indiano Gukesh e andando vicino al successo anche all’ultimo turno contro l’olandese Giri.
La mamma di Nodirbek, Marziya Ochilova, ricorda come lui già all’età di 3 anni iniziasse a osservare la sorella e il fratello più grandi che giocavano a scacchi e come lei lo portasse con sé al circolo di scacchi insieme a fratello e sorella in quanto era troppo piccolo per lasciarlo a casa da solo. Beh, ditemi quanti altri giocatori avete conosciuto che abbiano frequentato all’età di 3 anni un circolo di scacchi! Nessuna meraviglia, pertanto, vedere Abdusattorov laurearsi a 8 anni, nel 2012 a Maribor (Slovenia), campione mondiale fra i bambini della sua età.
Il più bel successo di ‘Abdu’ fino ad oggi è stato senz’altro quello del 28 dicembre scorso, quando a Varsavia si è laureato “campione del mondo Rapid” dopo aver battuto Magnus Carlsen e poi, agli spareggi blitz, Jan Nepomniachtchi.
Nodirbek Yakubboev ha giocato sulla seconda scacchiera con la freddezza di un veterano: primo “non perdere”, e infatti ha concluso imbattuto, giocando, come il suo omonimo connazionale in prima, tutte e 11 le partite. Impresa sulla carta non facile in quanto 6 degli avversari godevano di un Elo superiore al suo, ad iniziare da Levon Aronian. Yakubboev è nato nella capitale Tashkent il 23 gennaio del 2002. Che fosse in ottima forma quest’anno lo aveva già dimostrato ad aprile vincendo negli Emirati Arabi il “Ramadan Open” di Sharjah davanti a 200 giocatori con un bel 8 su 9. Per dare un’idea dell’importanza che in Uzbekistan si attribuisce al gioco degli scacchi, basti pensare che nel viaggio aereo di ritorno a Tashkent Yakubboev era accompagnato dal vicepresidente della sua Federazione e che all’aeroporto, ad accoglierlo, c’erano funzionari del Ministero dello Sport e diversi giornalisti. Una curiosità: in uzbeko il suo cognome appare scritto come “Yoqubboev” o “Yoqubboyev”.

Javokhir Sindarov è nato il 5 dicembre del 2005, anche lui a Tashkent. Della sua bravura non c’erano più dubbi dall’ottobre del 2018, quando a Budapest, nel “First Saturday GM“, conquistò la terza e definitiva norma di GM, divenendo in quel momento, a 12 anni, il più giovane Grande Maestro al mondo. Javokhir (che in uzbeko si scrive Javohir) all’epoca ringraziò tutti, elencando coloro che lo avevano aiutato, ad iniziare da “nonno Kamil”. Ha fatto lo stesso pochi giorni fa appena concluse le Olimpiadi: “Abbiamo ottenuto un risultato clamoroso e ringrazio i miei compagni di squadra. Sono grato a tutti coloro che ci hanno sostenuto, al popolo dell’Uzbekistan. A Dio piacendo, questo sarà solo l’inizio dei nostri successi. Io ci spero”.

Jakhongir Vakhidov è nato il 25 aprile del 1995 a Samarcanda. E’ il veterano della squadra. Non ha avuto in passato, a livello individuale, troppi momenti di gloria, se si fa eccezione per il risultato della Coppa del mondo FIDE del 2021 a Sochi, in Russia, dove al secondo turno eliminò sorprendentemente il più quotato Dominguez Lenier. Il suo nome appare scritto in uzbeko ‘Jahongir Vohidov’. Suo è stato anche il sigillo definitivo sull’oro olimpico di squadra, grazie alla vittoria decisiva dell’ultimo turno contro il G.M. olandese Max Warmerdarm. E suo, come ho detto, l’oro sulla quarta scacchiera.

Shamsiddin Vokhidov è nato l’11 gennaio del 2002. Nel dicembre 2015 è stato campione mondiale under 14, nell’agosto 2018 conquistò la terza norma di G.M. Ha avuto una certa sensazione, a dicembre dello stesso anno, durante il Campionato mondiale Rapid e Blitz a San Pietroburgo, la sua vittoria di secondo turno su Magnus Carlsen. Spesso lo si confonde con Jakhongir perché anche in questo caso gli uzbeki utilizzano la grafia “Vohidov’, e talora il nome appare come ‘Shamiddin’.
Il cognome di questi ultimi due ragazzi non può che riportarmi al ricordo di una delle principali figure di questa giovane Repubblica asiatica, quella di Erkin Vohidov, 1936-2016 (anche in questo caso in occidente troviamo la grafia ‘Vakhidov‘). Eroe dell’Uzbekistan, poeta, drammaturgo, uomo politico, appassionato di scacchi. Erkin Vohidov ha ricevuto postumo, nel 2019, il titolo di “Gran maestro onorario” dalla Federazione di scacchi dell’Uzbekistan.
Egli fu per anni presidente della commissione per la cultura e lo sport e il suo amore per gli scacchi risalta in particolare in una intervista del 2012 per il giornale “Letteratura e arte dell’Uzbekistan” :
“Considero gli scacchi non solo uno sport, una scienza o un’arte, ma un grande strumento di educazione. Gli scacchi, prima di tutto, educano lo spirito di lotta e la fiducia nella vittoria. Dopodiché, questa ginnastica mentale non perdona gli errori: se commetti un errore, in un solo attimo, anche quando pensi di aver vinto, puoi andare incontro alla sconfitta. Ecco perché gli scacchi sono un gioco molto leale. In pratica gli scacchi rappresentano la giustizia stessa“.
Richiesto del rapporto storico fra la terra uzbeka e gli scacchi, Erkin così si espresse: “Da sempre sappiamo che gli scacchi sono nati in Oriente, che parecchi storici scrissero che la loro patria è l’India. Ma sulla base degli oggetti trovati a Dalvarzintepa e Surkhandarya nel 1972, gli archeologi giapponesi sono giunti alla conclusione che la nostra è la patria originaria degli scacchi. Ciò significa che gli scacchi sono stati giocati con amore nel nostro Paese fin dai tempi antichi“.
In effetti a Dalvarzintepa vennero alla luce dei pezzi di scacchi del I-II secolo d.C., mentre alcuni documenti dimostrerebbero che a Samarcanda venivano organizzati tornei annuali di scacchi già nel XIV secolo. In realtà sembra che nel 2018 la FIDE dell’ex presidente Ilyumzhinov stesse appunto preparando una lettera con la quale si dichiarava l’Uzbekistan “patria degli scacchi”. All’ultimo momento subentrarono però alcuni interventi, dall’India e dalla Russia, fra i quali quello di Anatoly Karpov (secondo il quale così si sarebbero ingiustamente penalizzate le popolazioni kazake e kirghize in favore di quelle uzbeke) e la cosa per il momento si arrestò.
Interessanti sono infine le sensazioni di Erkin Vakhidov sull’assenza nel secolo scorso (salvo alcune importanti eccezioni) di forti giocatori uzbeki: perché in questi anni del XXI secolo stiamo assistendo nel Paese al grande rilancio del gioco? “Tutto questo è dovuto all’indipendenza. Cosa sono 21 anni per la storia? (l’indipendenza dell’Uzbekistan dall’URSS fu riconosciuta l’8.12.1991, n.d.r.). Ciò che abbiamo ottenuto in questo periodo è per noi il traguardo del secolo. Prima eravamo persone diverse, eravamo una nazione diversa, eravamo una società diversa, la nostra mentalità era diversa…. Una persona che confronti la situazione di allora con quella del nostro presente troverà la risposta alla domanda su chi eravamo e chi siamo diventati“.
Le parole di Erkin del 2012 sono state profetiche, ben più delle nostre del 2017. Ecco infatti che la FIDE ai primi di agosto, prim’ancora dell’esito delle Olimpiadi in corso in India, ha comunicato che l’Uzbekistan sarà la sede delle Olimpiadi del 2026. Tashkent o Samarcanda saranno le città che le ospiteranno. L’Uzbekistan avrà per la prima volta nella storia un evento scacchistico di queste dimensioni. “Il vento di Samarcanda” è (speriamo definitivamente) tornato.