La scacchiera di Otranto ispira i poeti contemporanei
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Scacchiera del mosaico della Cattedrale di Otranto
(Roberto Cassano)
Glauco Senesi scacchista romano e poeta ci ha già fatto omaggio di alcune sue poesie sugli scacchi. Se non le conoscete, potete leggerle qui:
- Il Re e la Regina dedicata alla città di Roma;
- Armonia che dedicò alla partita di scacchi perfetta;
- Il maniero degli scacchi scritta per ricordare l’antica e moderna storia scacchistica del castello di Vignola, cittadina in provincia di Modena, dove il Maestro Carlo Alberto Cavazzoni ha insegnato a migliaia di bambini e ragazzi il Nobil Gioco”.
Più recentemente ha composto e recitato una poesia ispirata dalla scacchiera presente nel grande mosaico pavimentale della Cattedrale di Otranto, in provincia di Lecce.
La Cattedrale di Santa Maria Annunziata fu fondata nel 1068 dal vescovo normanno Guglielmo e consacrata dall’arcivescovo di Benevento l’1 agosto 1088 sotto il papato di Urbano II ed è il più importante luogo di culto cattolico della città.
All’interno un mosaico dal grande impatto scenico: con oltre 16 metri di estensione è il più grande d’Europa; per realizzarlo, con tessere policrome in calcare locale, vennero scelti i migliori tra i pittori islamici e i mosaicisti bizantini dell’epoca: artisti sotto la guida di Pantaleone (c’è la sua firma appena fuori la porta della chiesa e l’anno di costruzione del mosaico), un monaco basiliano di origine greca del XII secolo grande esperto della tecnica mosaicista e di una conoscenza teologica poliedrica.
Un’opera grandiosa non solo per le dimensioni è paragonabile ad un’enciclopedia per immagini del tempo e della cultura dell’Alto Medioevo: la figura centrale è l’Albero della vita, un gigantesco albero dal tronco lunghissimo lungo il quale si dipanano due racconti, uno mistico disegnato nella parte sinistra del mosaico ed uno reale che occupa la parte destra.
“Come su una sequenza di fotogrammi, scorrono credi politici e religiosi, usi e costumi, miti e leggende del mondo orientale e del mondo occidentale, personaggi camitici come la regina di Saba e personaggi iapetici come Alessandro Magno e Re Artù“[1].

Oltre alle molte scene tratte dall’Antico Testamento (e nemmeno una del Nuovo): la cacciata di Adamo ed Eva dal giardino dell’Eden, Caino e Abele, la Torre di Babele, Noè e il diluvio universale, sono inoltre raffigurati miti pagani (Diana cacciatrice, Atlante, il Minotauro e Alessandro Magno), i 12 mesi, i segni dello zodiaco e la storia della città di Otranto.
Otranto, la città più orientale d’Italia, importante crocevia medievale per le comunicazioni tra Occidente e Oriente, dov’è nato il gioco degli scacchi.
Dopo alcuni passi dall’entrata nella Cattedrale, dal lato sinistro del tronco dell’Albero della Vita, si nota la Scacchiera:

“Nel mosaico pavimentale di Otranto la scacchiera è sostenuta da un centauro, simbolo quest’ultimo di carnalità ma anche immagine archetipa della duplice natura umana, bestiale e divina, e rappresentazione tangibile di un contrasto irrisolto”[2].
Il mosaico è la sintesi di culture diverse, quella araba secondo alcuni studiosi è raffigurata con la Scacchiera dell’Essere del poeta persiano Omar Khayyam (Nīshāpūr, 31 maggio 1048 – 4 dicembre 1131) che nel Rubaiyyát scrisse due ‘quartine’ sul nobil giuoco.
O tu, la cui guancia è ricalcata sulla rosa,
il cui volto è fuso sul modello delle bellezze della Cina!
O tu, il cui languido sguardo dà scacco al re di Babele
senza cavallo e torre, alfiere e pedina e regina! (n.64)
Sotto specie di verità, non di metafora,
noi siamo dei pezzi da gioco, e il cielo è il giocatore.
Giochiamo una partita sulla scacchiera della vita,
e ad uno ad uno ce ne torniamo nella cassetta del Nulla. (n.126)
Khayyam, amato dal grande scrittore argentino Borges che lo cita nella sua famosissima poesia “Scacchi”:
“Ma anche il giocatore è prigioniero (Omar afferma) di un’altra scacchiera di nere notti e di bianche giornate.”
Nel 1480, la cattedrale fu teatro di una terribile carneficina: gli 800 abitanti della città salentina furono uccisi il 14 agosto dai Turchi di Gedik Ahmed Pasha per aver rifiutato la conversione all’Islam dopo la caduta della loro città; gli invasori entrarono nella chiesa, sterminando il clero e i civili che vi si erano rifugiati. Venne trasformata in moschea e furono distrutti tutti gli affreschi risalenti al XIII secolo ma non questo pavimento e nemmeno la scacchiera (senza giocatori) per la quale Glauco ha scritto questo bel componimento poetico alla quale ha premesso:
“E’ stata scritta di getto alla vista del meraviglioso mosaico nella cattedrale, in particolare sono stato colpito dalla piccola finestra posta in alto sopra all’altare. Ho pensato ad un osservatore alla finestra che ovunque si affacciasse avrebbe avuto la vista sul mondo… uno spirituale e l’altro affascinante e fonte di vita come sa esserlo solo il mare.”
La finestra nel mondo dei Re
(Otranto-la Cattedrale)
Un umile fascio di luce
Illumina, senza disturbare,
il viale della vita,
si posa su una scacchiera
laddove il male ed il bene
combattono la battaglia del pensiero;
i Re: Artù ed Alessandro
osservano in silenzio
mentre si cercano le mani,
in fedele armonia,
per affrontare il cammino
che condurrà alla Verità.
Glauco Senesi
[1] Gianfreda, G., Il mosaico di Otranto. Iconografia di Otranto tra oriente e occidente, Edizioni del Grifo, Lecce 1994
[2] Pasquini, L., Il gioco degli scacchi nel mosaico medievale: gli esempi di Pesaro, Otranto e Piacenza, In Angelelilli, C., (a cura di) Atti dell’XI Colloquio aiscom (Ancona, 16-19 febbario 2005) Tivoli, Scripta Manent Edizioni, 2006, pp. 67-69