Karlsbad 1907 e 1911, lotte fra titani
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(Riccardo M.)
Tra i più grandi tornei di scacchi di tutti i tempi hanno certamente validi motivi di rientrare i quattro giocati a Karlsbad (o Carlsbad, all’inglese) negli anni 1907, 1911, 1923 e 1929, tornei che hanno fatto della città termale di Karlsbad una delle “places of chess” per eccellenza.
[In apertura, una immagine del torneo di Karlsbad nel 1907]
Parliamo oggi dei primi due ed iniziamo richiamando proprio le parole di Claudio Sericano dal nostro imperdibile lavoro (perdonatemi l’apologia!) “I luoghi degli scacchi” (C.Sericano/R.Moneta, Youcanprint 2015).
“Karlsbad, l’odierna Karlovy Vary della Repubblica Ceca, nel primo trentennio del Novecento ospitò quattro grandissimi tornei, che scrissero la storia del gioco.
La prima edizione si tenne nel 1907. Jacques Hannak, il giornalista austriaco che fu biografo di Steinitz, Larsen e Nimzowitsch, la descrive così:
“Per la prima volta la nuova generazione si scontrò su un largo fronte con la vecchia: Rubinstein, vincitore di Ostenda, e poi Duras, Nimzowitsch, Spielmann, Tartakower e Vidmar contro il gruppo dei grandi maestri Janowsky, Maroczy, Marshall, Mieses, Schlechter, Teichmann e Chigorin. Tutto ciò lasciava prevedere una battaglia da campi Catalauni, in cui persino gli spiriti dei caduti avrebbero continuato a combattere. Così fu. Dopo una lotta gigantesca fino all’ultimo minuto, dopo uno svolgimento carico di tensione fino all’ultimo giorno, dopo uno spettacolo cui si adatta realmente l’aggettivo “drammatico”, vinse la gioventù nella persona di Rubinstein, con un mezzo punto di vantaggio sul più sperimentato giocatore di torneo della generazione precedente, Geza Maroczy. Fu una vittoria sul filo del rasoio, non uno sterminio, ma confermò la parità dei nuovi venuti; la classe extra dei vecchi grandi maestri, così gelosamente custodita da Tarrasch, non esisteva più….”
Ma chi era Akiba Rubinstein, trionfatore di Karlsbad 1907?

Rubinstein era un giocatore polacco (Stawinski 1882-Anversa 1961) al suo secondo grande successo internazionale (il primo fu Lodz 1906). Ne sarebbero seguiti altri importanti tra i quali San Pietroburgo 1909, San Sebastian, Pistyan e Vilnius 1912, tanti da poterlo inserire nel quintetto dei più forti scacchisti del primo ventennio del XX secolo. Il suo stile? Leggiamo come lo descriveva Richard Reti nel suo “Modern Ideas in Chess”: “Quando Rubinstein costruisce la sua partita, la posizione assegnata ad ogni pezzo è quella necessaria: Non è questione di combattimento per lui, ma di edificazione di una vittoria, per cui le sue partite danno l’impressione di una vasta struttura architettonica dalla quale non si oserebbe togliere un solo mattone”.
Alle spalle di Rubinstein giunse il solido Geza Maroczy, ungherese trentasettenne.
Sorprese assai il terzo posto di Leonhardt. Paul Saladin Leonhardt (1877-1934) era un tedesco di origine polacca, giunto piuttosto tardi agli scacchi. “Maestro dal gioco brillante” – scrive ancora Sericano -, “non a caso il suo nome è legato a più di una variante di partite di gioco aperto. Morì di un attacco cardiaco durante una partita a scacchi”. Leonhardt aveva però già dato buona prova delle sue capacità, vincendo i tornei di Hilversum 1903, Amburgo 1905 e Copenaghen 1907, anno in cui si permise il lusso di strapazzare la “promessa” Nimzowitsch col punteggio di 4 a 0 ed un pari.

Quarta piazza per il già affermato viennese Carl Schlechter, futuro vice-campione del mondo, un nome che dovrebbe essere già abbastanza noto ai lettori di UnoScacchista (https://unoscacchista.com/2018/12/27/120-anni-fa-con-schlechter/ e https://unoscacchista.com/2018/12/28/nel-centenario-di-carl-schlechter/).
E quarta piazza pari merito anche per il ventenne di Riga Aaron Nimzowitsch. Quest’ultimo “stupì per la sua “forza combinativa demoniaca”, ma di lui si scrisse che “dovrà mettere la briglia al suo temperamento”.
Un altro giovane (classe 1885), lo sloveno Milan Vidmar, mise in luce talento e combattività: avrebbe potuto ottenere ben più del 6° posto senza le sconfitte subìte dagli ultimi due della classifica.
A proposito di combattività, una menzione va al giocatore di casa e settimo classificato, il boemo Oldrich Duras (1882-1957), che solo tre volte in 20 partite si accomodò sul pareggio. Duras avrebbe poi confermato tutto il suo valore affermandosi a Vienna e a Praga l’anno successivo. Nel computo del minor numero di patte (una!) lo superò tuttavia a Karlsbad il campione olandese Adolf Olland, il più forte giocatore del suo Paese prima dell’avvento di Euwe.
Nelle posizioni di rincalzo si piazzarono firme illustri quali Marshall, Duz Chotimirsky, Spielmann, Tartakower, Janowsky, Mieses e l’ormai cinquantasettenne “padre degli scacchi sovietici” Mikhail Chigorin.
Qui, se volete, potrete leggere (o ri-leggere) qualcosa di più sull’ucraino Fjodor Duz Chotimirsky e sul tedesco Jacques Mieses.

Nel 1911 i grandi maestri si ritrovarono per la seconda volta a Karlsbad, in questa magnifica ed elegante città fondata nel 1350 da Carlo IV di Lussemburgo, Re di Boemia e Imperatore del Sacro Romano Impero.
Il torneo, aperto a ventisei partecipanti, durò più di un mese. La sfida fu titanica, e molti rinomati maestri finirono per smarrirsi nei meandri della classifica.

Chi non perse mai il filo fu il tedesco Richard Teichmann, soprannominato “Riccardo V” per la sua curiosa abitudine di arrivare quinto nei grandi tornei. Di lui rimane ben impresso il largo volto attraversato da una benda, come i pirati (aveva perso un occhio una decina d’anni prima per una infezione).
L’8 di settembre, dopo 14 turni, Schlechter e Teichmann erano appaiati al comando con 10,5 punti, uno in più del sorprendentissimo Rotlewi, ben 2,5 in più di Rubinstein, Vidmar, Marshall e Suchting, e 3 punti in più di Alekhine e Leonhardt.
Fu alla fine Teichmann a trionfare con punti 18 e conquistare il premio di 3.000 corone, mentre 2.000 e 1.500 corone andarono a Schlechter e Rubinstein e 1.000 corone al quasi sconosciuto Rotlewi. Secondi giunsero pertanto Akiba Rubinstein e Carl Schlechter, che giocarono al loro livello migliore ma accusarono alcuni cali forse dovuti alla stanchezza.
Se Teichmann era arrivato a Karlsbad forte di ottimi risultati nel decennio precedente, di cui ultimo il successo a Berlino 1910, nessuno avrebbe scommesso una sola corona sull’eccellente 4° posto del polacco Gersz (o Georg) Rotlewi (1889-1920), apparso dal nulla col successo di Amburgo nello stesso anno; chi poteva pensare che il ventiduenne inesperto giocatore di Lodz potesse, in un torneo così forte e lungo, riuscire a sopravanzare gente del calibro di Marshall, Nimzowitsch, Vidmar, Tartakower, Alekhine o Spielmann?
Il sorprendente Rotlewi fu invece non solo il giocatore più combattivo (appena due patte!), ma lottò per il primo premio fino alla sconfitta patita contro Teichmann al terz’ultimo turno. Rotlewi, che era allievo di Rubinstein, proveniva da una famiglia molto povera, al punto che, come ricordava il suo connazionale Levenfish (qui giunto 15°), era solito indossare abiti che appartenevano a suo fratello minore. Sconfitto da Teichmann, subì un duro colpo psicologico dal quale non si sarebbe ripreso, scivolando fuori dal podio. Per di più, Rotlewi a fine anno dovette ritirarsi dall’attività agonistica, a causa di forti disordini nervosi. Morì nel 1920 ad appena trentuno anni. Un personaggio che il destino non ha aiutato, tutt’altro: l’avversa sorte volle che la storia degli scacchi lo ricordasse solamente per una partita, quella persa a Lodz (1907) in 25 mosse proprio contro Rubinstein e divenuta famosa col nome di “l’immortale di Rubinstein”.
Quinti a Karlsbad 1911 giunsero l’americano Frank Marshall e il lettone Aaron Nimzowitsch. Quest’ultimo ebbe una prima metà di torneo disastrosa, navigando nelle ultime posizioni, ma poi seppe riprendersi prodigiosamente, riuscendo ad entrare in zona premi.
Milan Vidmar, settimo, chiuse la parte alta della classifica. Alexander Alekhine, ancora poco esperto, riuscì a fare gli stessi punti di Duras, Tartakower e del tedesco Leonhardt, nuovamente espressosi a buoni livelli. Rudolf Spielmann e l’austriaco Julius Perlis giocarono a corrente alternata, perdendo la maggior parte delle partite con gli ultimi della classifica. Perlis sarebbe tragicamente perito in montagna due anni più tardi.
Tra i più attesi a Karlsbad 1911 c’era in verità anche lo svizzero, nato a Praga, Hans Fahrni (1874-1939), reduce dai successi di Monaco 1909 e, soprattutto, da quello di Sanremo del febbraio 1911, che aveva vinto con p.7,5/10 davanti a nomi di rilievo quali Lowtzky, Forgacs, Kostic, Przepiorka, Gunsberg e Reti. Inoltre, un mese prima del torneo lo svizzero tenne quella che i giornali dell’epoca definirono “una strabiliante seduta di gioco simultaneo”: 100 partite giocate in 7 ore e mezzo, col risultato di 55 vinte, 6 perdute e 39 patte. A Sanremo Fahrni si era portato a casa il primo premio di lire 2.500 e anche un bel gioco di scacchi in avorio. Ebbene, una credenza popolare vuole che l’avorio porti una vita turbolenta, ed infatti le turbolenze sbalzarono Fahrni dal primo posto del podio di Sanremo all’ultimo di Karlsbad!
Divisero con Fahrni l’ultima piazza l’ingegnere ferroviario e mercante russo Semyon Alapin, ormai cinquantacinquenne, ed il bielorusso emigrato negli Stati Uniti Charles Jaffe, anch’egli mercante (di seta) e che da poco aveva deciso di tentare la via del professionismo.
E’ stato, questo di Karlsbad 1911, l’apice della carriera del tedesco Richard Teichmann (1868-1925), il cui fiore all’occhiello nel torneo fu senza dubbio l’abilissimo attacco che seppe realizzare contro il vincitore dell’edizione del 1907, Akiba Rubinstein, in una partita che sarebbe stata profondamente e magistralmente commentata da Petr Romanovskij nel suo celebre “Mitel’ Spil’”. Di Teichmann e di questa partita si dirà ancora qui sulle nostre pagine. Curiosamente Teichmann dovette essere stato colpito dalla stessa “sindrome di Fahrni”, dal momento che anche lui, nel successivo torneo (quello di San Sebastian, febbraio 1912, dominato da Rubinstein), sprofondò ad un clamoroso terz’ultimo posto senza vincere neppure una delle 20 partite!
Vi diamo intanto un appuntamento a Karlsbad 1923 e 1929, quando ritroveremo alcuni dei più fortunati protagonisti delle due prime edizioni: Alekhine, Maroczy, Nimzowitsch, Teichmann, Rubinstein, Spielmann.

P.S.: le parti in questo testo evidenziate in blu sono tratte dal volume 2° de “I luoghi degli scacchi” (Sericano/Moneta, Youcanprint 2015)