Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Paul Morphy, un bambino sgridato dai genitori

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(Riccardo Moneta)
Un posto di primo piano fra i collaboratori de “L’Eco degli Scacchi – Revue mensuelle internationale” l’ebbe l’avvocato Carlo Salvioli. Egli si dilettava prevalentemente, ma non solo, col riportare aneddoti storici. E tali aneddoti non è male ogni tanto rispolverare, anche in epoca di internet, perché sarebbe un peccato se venissero tutti inghiottiti dalle nebbie del tempo.

Uno di questi aneddoti toccò (nel gennaio 1917) ad uno dei riconosciuti “geni degli scacchi”, Morphy, per la precisione ad un ragazzino di 10 anni che si chiamava Paul Morphy e che diede prova già a quell’età (si era nel 1847 e all’epoca era un fatto eccezionale) di doti insospettabili di abilità scacchistica. Salvioli dichiarava di aver ripreso il racconto dal “Birmingham Weekly Mercury” del 25 luglio 1898, che a sua volta lo riproduceva dal “St. Louis Evening Journal”. Ascoltiamolo.

“Ivi si racconta che Paolo Morphy, allora nell’età di 10 anni, girando a diporto con un compagno di scuola per le vie di New Orleans, si lasciò condurre in una specie di fiera dove tra le altre attrattive vi era un automa scacchistico, una fantastica figura di turco col quale si poteva giocare a scacchi, pagando una tassa di mezzo dollaro, col diritto di guadagnare 5 dollari, vincendo.

Il giovanotto Morphy col suo compagno assistettero così a due o tre partite che il turco misterioso vinse colla più grande facilità. Paolo Morphy, il quale anche all’età di 10 anni era quel forte giocatore che tutti conosciamo, giudicò subito la forza del Turco, e (sebbene con qualche esitazione) sborsò il suo mezzo dollaro e si accinse a sua volta di giuocare una partita col Turco”.

I tratti della partita furono i seguenti:

Paul Morphy – Automa
New Orleans 1847

Insomma, il famigerato e temibilissimo Turco, il quale era solito dare sempre il vantaggio del tratto all’avversario di turno, non resse alla iniziativa giovanile del ragazzino. E il pubblico si era intanto radunato intorno alla insolita sfida. E vediamo come continua la narrazione del Salvioli:

“Il proprietario dell’automa rimase così sbalordito per la disfatta del suo Turco, che la attribuì ad un mero accidente, e propose la rivincita. Morphy, che aveva già toccato con grande compiacimento i suoi 5 dollari, avrebbe preferito di ritornarsene a casa, ma di fronte alla insistenza del proprietario dell’automa ed alla pressione degli astanti, dovette accettare di giuocare una seconda partita.

E male gliene incolse, perché il Turco, che a quanto sembra si era accorto di avere di fronte un avversario molto temibile, questa volta giuocò colla più grande circospezione e prolungò la partita per oltre settanta tratti.

Intanto era sopraggiunta la notte, i lumi si andavano accendendo dapertutto ed il museum stava per chiudersi; e il povero Morphy doveva giuocare ancora. Finalmente egli vinse anche la seconda partita (il sullodato giornale ne riporta anche il finale, cosa assai poco interessante), ma, giunto a casa in ora così straordinariamente insolita, fu sgridato acerbamente e punito dalla famiglia che per tante ore era stata in ansia per lui! Quanto in tutto ciò ci possa essere di vero … lascio giudicare ai miei benevoli lettori (Mirano, gennaio 1917, avv. C.Salvioli)”

Sgridato acerbamente”, il povero Paolo! Se fosse stato di famiglia povera, probabilmente lo avrebbero abbracciato per aver portato a casa i 10 dollari vinti, ma la sua famiglia era agiata, molto agiata, ed allora si può capire di più quell’atteggiamento. E si può anche capire come i genitori tenessero a mostrare il ragazzino come il “piccolo genio” di casa”, esibendolo sconsideratamente nelle occasioni cittadine a loro comode, quasi fosse, anche lui, una specie di “automa scacchistico”.

Un episodio al riguardo fu pubblicato in un articolo dello “Evening Post”, citato da H.C. Schonberg in “Grandmaster of chess” e concerne una partita organizzata nel 1846, quando Paul aveva poco più di 9 anni, fra lui e il generale Winfield Scott, un famoso personaggio appassionato di scacchi che era di passaggio a New Orleans. E così passiamo al secondo aneddoto di oggi, senza allontanarci da Paolo e da quegli anni.

“Gli scacchi erano uno dei vanti di Scott, che era in prima linea fra i dilettanti del suo tempo. Dopo aver rispolverato vecchie amicizie e parlato un po’ della guerra in Messico, si volse al giudice Eustis e gli chiese se poteva organizzargli una partitina a scacchi per quella sera … ‘Certamente’, rispose il giudice ‘Alle otto, se per lei va bene’. Finita la cena, la stanza era gremita. Il generale Scott, un gigante che torreggiava sui presenti, fu invitato a conoscere il suo avversario, un ragazzo introverso di una decina d’anni, che indossava calzoni di velluto al ginocchio e una camicia di seta con un grande colletto. Sulle prime il generale Scott pensò ad uno scherzo di cattivo gusto e si eresse in tutta la sua dignità per protestare, convinto che i suoi amici avessero commesso un’incredibile e imperdonabile impertinenza. Ma il giudice Eustis gli assicurò che il suo desiderio era stato scrupolosamente esaudito e che Paul era degno della sua considerazione. Così la partita ebbe inizio, ma il generale Scott era ancora in collera e tutt’altro che soddisfatto”.

Il generale Winfield Scott, eroe della guerra nel Messico, battuto da un ragazzino di nemmeno 10 anni (Ritratto di Charles D. Fredricks, 1862)

Potete immaginare come si concluse quella partita, della quale purtroppo non ci sono pervenute le mosse: Paul diede matto al generale alla decima mossa e poi fece sua facilmente anche la rivincita. A quel punto il generale Scott si alzò, offeso e indignato, e se ne tornò a casa, mentre anche Paul veniva riaccompagnato a casa “imbronciato e silenzioso come al solito”.

Beh, forse stavolta ad essere “sgridata acerbamente” doveva essere la famiglia Morphy: il loro Paul, pur vittorioso sulle 64 caselle, non aveva perduto il consueto broncio, mentre il generale Scott ritenne di aver perso l’onore. Non aveva vinto nessuno, insomma. In compenso noi oggi abbiamo avuto un aneddoto (anzi due) da raccontare …

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2 thoughts on “Paul Morphy, un bambino sgridato dai genitori

  1. Gentile Riccardo,
    stando alle mie fonti (tra cui il Mega Database 2023), la partita illustrata nell’articolo è stata giocata il 22 agosto 1876 a Philadelphia tra Henry Edward Bird e Lorenzo D Barbour nell’ambito dell’ “USA-04 Congress Grand Tournament”.
    Un cordiale saluto
    Pietro Conti

  2. Caro Pietro, ti ringrazio per la ricerca, che consente ai nostri benevoli lettori di conoscere una cosa in più. In ogni modo questo post non aveva carattere storico ma puramente aneddotico, e quanto ci sia di vero negli aneddoti -si sa- non è mai troppo facile scoprire né era mio intendimento scoprirlo. Del resto ho riportato fedelmente le parole del Salvioli, che così chiosava l’aneddoto sull’Automa: “… quanto in tutto ciò ci possa essere di vero … lascio giudicare ai miei benevoli lettori”. Pertanto …

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