Scacchi a 27 dimensioni (!)
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(UnoScacchista)
Nell’imminenza della richiesta di applicazione da parte del Regno Unito dell’ormai famoso Articolo 50, che farà scattare ufficialmente il cronometro per la Brexit, la complessità del compito che attende i negoziatori inglesi viene descritta da Jonathan Freedland (opinionista del “The Guardian“) come una partita a scacchi da giocare in 27 dimensioni!
Ecco, nella mia traduzione, un estratto dall’articolo pubblicato su “The Guardian” il 10 Marzo :
I politici inglesi (…) sono fin troppo rilassati di fronte alla enorme complessità della trattativa che sta per iniziare. Devono riuscire a sciogliere 40 anni di accordi, per trasformarli in un trattato che ha bisogno dell’approvazione di 27 Nazioni.
Definirlo “Scacchi a 27 dimensioni” neanche rende completamente la complessità del problema: l’accordo finale di separazione dovrà essere ratificato da ben 38 differenti parlamenti nazionali o regionali. Per non parlare poi del Parlamento Europeo, della Commissione Europea e del Concilio d’Europa, ognuno dei quali con i propri interessi, equilibri interni e procedure.
A prescindere dall’idea che ognuno può avere sulla Brexit e sull’Unione Europa, di certo la questione è sia politicamente sia proceduralmente complessa. E i risultati potrebbero non essere quelli promessi dai Brexiteers e attesi da coloro che hanno votato al Referendum per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.
E, a differenza dei banali scacchi a due dimensioni a cui siamo abituati a giocare, alla fine non si potranno rimettere i pezzi nelle posizioni iniziali per giocare un’altra partita.
Sì! E’ certo che la Brexit pone e porrà problemi politici, sociali, economici,di non facile soluzione e con ovvii effetti negativi per molti, se non per tutti. Ma tutto ciò non è anche la dimostrazione evidente che la attuale “costruzione europea” (prevalentemente di tipo economico/finanziario) è troppo farraginosa e artificiale? Basarsi su “trattati a 27 dimensioni” mi pare follia! Se non si lavora per fare un’unione europea vera, basata su poche idee e valori fondamentali accettati da tutti (e non soltanto di tipo economico), il groviglio rimarrà sempre inestricabile e poco convincente. Purtroppo i dubbi e le perplessità di tanti cosiddetti “antieuropeisti” e “populisti” non provengono soltanto dalla Luna.
Hai ragione Fabrizio, le complicazioni burocratiche dell’Europa Unita ci sono tutte e dipendono, in gran parte, dalla natura poco politica dell’Unione. Ma d’altra parte è evidente che non c’è una volontà diffusa di cedere la “sovranità” di ogni Stato Membro.
Una Unione macchinosa ma che tiene assieme, vuoi per ideale, vuoi per convenienza, così tante Nazioni è comunque un risultato eccellente, secondo me. Il problema è che ha perso la spinta propulsiva, annacquata dalle troppe adesioni per ragioni di politica espansiva comprensibile ma non bilanciata con meccanismi che garantissero la diverse “velocità” dei Paesi Membri (e che solo ultimamente viene considerata come una possibilità e non come un’eresia). Ed ha anche perso consensi come tutte le Unioni (anche quelle con la u minuscola) che entrano in crisi quando mancano le risorse economiche.
Lavorare per per l’Unione Europea “vera” (come la definisci tu) o niente, avrebbe semplicemente portato a nulla. Pur con le critiche che ho espresso, penso che l’Unione Europea che abbiamo oggi era un buon concetto: ahimé rimasto nel guado per mancanza di energia (leggi volontà dei Paesi Membri).
Il discorso Brexit è complesso perchè va al di là del tecnicismo dell’uscita dall’Unione (che, su questo siamo d’accordo tutti, potrebbe diventare un incubo) e rischia di diventare un caso di riferimento per una cammino di disgregazione. E quello che vuole fare la Scozia con la proposta di un nuovo referedum (magare seguito presto dalla Catalogna) comincia a descrivere uno scenario che mi preoccupa, molto.
Ciò detto, secondo me le “27 dimensioni” non sono però dovute all’Unione Europea, ma al fatto che il Regno Unito dovrà negoziare nuovi trattati su un’enormità di argomenti e potrà farlo in due soli modi: o creando un trattato che deve essere approvato dagli organismi europei in primis e poi ratificato (come tutte le decisioni di Bruxelles) dai Parlamenti di ogni singola Nazione, oppure negoziando un trattato singolo con ognuna di esse. Come la mettiamo la mettiamo, saranno 27 le approvazioni che saranno necessarie per sostituire i trattati attualmente in vigore (quelli sì, approvati in una “botta” sola perchè elementi fondanti dell’Unione Europea).
Caro Unoscacchista, sono sicuro che entrambi abbiamo in mente una idea di Unione Europea abbastanza diversa da quella effettivamente realizzata finora (senza disconoscere alcuni risultati positivi dell’attuale situazione).
Permettimi però di fare alcune considerazioni sulle tue affermazioni:
“natura poco politica dell’Unione” (concordo in pieno)
“è evidente che non c’è una volontà diffusa di cedere la “sovranità” di ogni Stato Membro.”
Purtroppo gli Stati membri hanno in concreto, qualcuno magari senza accorgersene, già ceduto la loro sovranità; e non ad un potere politico superiore creato con l’Unione, riconosciuto e avallato dal voto dei cittadini europei.
Io ritengo che l’errore fondamentale della attuale Unione Europea sia stato proprio quello di porre a base di tutto gli aspetti economici e finanziari, affidandoli poi ad una “ideologia di mercato” che ha esautorato, volenti o nolenti, gli Stati membri. Non per niente le più importanti decisioni debbono passare il vaglio della cosiddetta “troika” finanziaria, che detta e impone le condizioni, spesso indifferente alle richieste dei cittadini, soprattutto di quelli più deboli (la crisi greca ne è un triste esempio).
Soltanto una rifondazione su basi correttamente “politiche” e “democratiche” potrà darci una Unione Europea degna di questo nome.