“Gymnasium of the mind”
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(Riccardo M.)
Parecchi di noi hanno sentito dire da qualcuno, almeno una volta, che il gioco degli scacchi è una “ginnastica della mente”. Ma chi per primo pronunciò o scrisse questa frase? Lo sapete? Beh, probabilmente nessuno. E qui in molti sono caduti in errore, volendo per forza consegnarne la paternità a qualche nome importante.
Un articolista (A.Seleni) del “Il Piccolo” di Trieste scriveva alcuni anni fa che Lenin era un grande appassionato di scacchi e che quella era una sua frase. E il giornalista non faceva che riprendere svariate voci altrui. In effetti era una frase di Lenin, e fu uno dei principali slogan della propaganda socialista dopo il 1917. Ma non fu Lenin il primo a pronunciarla.
Giovanni Ferrantes, per lungo tempo direttore de L’Italia Scacchistica, l’aveva negli anni Cinquanta attribuita a Goethe. Goethe infatti, nel suo dramma “Goetz di Berlinchingen” (1773), faceva dire alla protagonista, Adelaide di Walldorf, queste parole: “Dite bene Voi, questo gioco è come dir la pietra di paragone dell’ingegno”.
In Italia, a sostenere che bisognava smettere di trattare gli scacchi come un gioco anziché come una “ginnastica della mente” era stato tra i primi il Generale Ugo Pasquinelli, autore di un manuale (“ABC degli scacchi”) pubblicato a Milano da Hoepli nel 1935, manuale controverso ma che fu perfino tradotto in cirillico.
Tuttavia già lo storico e teorico veneziano Carlo Salvioli (1848-1930) nel suo lavoro “Teoria e pratica degli scacchi” (1885) aveva attribuito l’espressione al filosofo americano Benjamin Franklin, che scrisse, ne “La morale degli scacchi” (1786), quanto questo gioco non fosse un ozioso passatempo bensì fondamentale per l’insegnamento di qualità come preveggenza, circospezione, cautela e perseveranza.
Per dirimere la questione di tale paternità, io personalmente farei affidamento sulle parole (Italia Scacchistica n. 616/1957) dello zatrichiologo più famoso d’Italia, cioè Adriano Chicco (1907-1990):
“Lo slogan “Gli scacchi sono la ginnastica della mente” non appartiene a Goethe ma neppure a Franklin; probabilmente nacque con gli scacchi. Già nel Salvio [1] si legge che “ … fu inventato ad esercitazione dell’intelletto dell’uomo, così come certi altri giuochi per l’esercitazione del corpo”; ed è da credere che una tale similitudine fosse presente nella mente di qualsiasi giocatore. Franklin, nella sua “Morale degli scacchi”, si limitò a prendere questo concetto, senza però tradurlo nello slogan di cui parliamo. Forse la frase che più si avvicina è quella attribuita ad un ignoto inglese, che nel 1803 scrisse: “Chess is Gymnasium of the mind”, cioè “Gli Scacchi sono una palestra della mente” (Chess Pieces di Norman Knight, pag.7). Stabilire con certezza chi per primo abbia usato questa espressione, mi pare in ogni caso una improba impresa. Come nessun botanico si accingerebbe a cercare chi per primo chiamò il miosotide “Non-ti-scordar-di-me”, così nessun cultore di storia scacchistica potrebbe seriamente sperare di stabilire, in modo definitivo, chi per primo definì gli scacchi “ginnastica della mente””.
[1] Alessandro Salvio (Bagnoli Irpino 1575-1640, ricordato oggi per il suo “Gambetto Salvio”: 1.e4,e5 2.f4,exf4 3.Cf3,g5 4.Ac4,g4 5.Ce5), fu autore di alcune opere sugli scacchi, fra le quali il “Trattato dell’inventione et arte liberale del gioco di scacchi del dottor Alessandro Salvio Napolitano”, edito a Napoli nel 1604.