Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

I miei ricordi all’Accademia Scacchistica Romana

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(Glauco S.)
Era l’anno scolastico 1977-1978, prima liceo a Roma.
Nella mia classe qualcuno sapeva giocare a scacchi ed in particolare un compagno frequentava l’Accademia Scacchistica Romana, situata non lontana dalla mia scuola nel quartiere di Prati. Qualche chiacchiera e l’entusiasmo dell’amico mi portarono nel mondo del circolo.

Era un bellissimo appartamento in viale Giulio Cesare n.2, vicino al fiume Tevere. Diversi coetanei già lo frequentavano e non mi fu difficile inserirmi. All’ingresso un primo controllo delle tessere (di colore arancione, avevano sul retro i timbri dei pagamenti mensili) permetteva di verificare la validità dell’abbonamento; ovunque cartelli indicavano le numerose attività in corso: dalle lezioni ai tornei tematici ed a quelli sociali. Una doppia porta divideva l’ingresso dalla grande sala da gioco dove diverse file di tavolini in legno attendevano gli appassionati.

In una atmosfera quasi irrespirabile per il fumo delle sigarette sedevano molti giocatori famosi dell’ambiente romano. Ricordo i Primavera (padre e figlio), gli affermati maestri Giustolisi e Tatai, oltre ad un giovane campione che di tanto in tanto si affacciava, reclamato da tutti, in sala: Pierluigi Passerotti.

Noi giovani leve competevamo nei tornei minori interni per ambire alle categorie sociali: terza, seconda e prima rispettivamente con due, tre o quattro punti finali; la conquista della prima categoria sociale era lo spartiacque per accedere ai tornei per il raggiungimento delle categorie nazionali. Il sabato pomeriggio era il giorno sicuramente più divertente; si svolgeva il torneo lampo a cui partecipavano indistintamente i maestri ed i non classificati.

Ogni giocatore metteva mille lire di iscrizione ed i primi classificati si dividevano il premio.

In questo ambiente completamente maschile, non ricordo all’epoca frequentatrici del gentil sesso, si accrescevano conoscenze, amicizie e talvolta scherzi goliardici, ricordo che era mia abitudine andare con il motorino al circolo e per un dannato scherzo (mi nascosero abilmente il giaccone) mi presi una fortissima bronchite che mi costrinse a casa per diverso tempo.

Non esistevano all’epoca software,telefonini e fenomeni di cheating informatico, ma rammento una furibonda lite (confermatami durante la stesura di questo articolo) tra due giovani scacchisti, terminata con una scazzottata subito fuori del circolo, perché durante il torneo lampo uno dei due contendenti tenendo la mano vicino all’orologio, durante la partita, mandava avanti il tempo dell’altro.

Un maestro su tutti mi è rimasto impresso: Alberto Giustolisi. Soleva rimanere seduto al “suo” tavolo, entrando nella sala in fondo a destra, tutto il pomeriggio con il fido cane sotto la sedia e la sigaretta a portata di labbra.

Ho avuto il privilegio di giocarci contro numerose volte (ai primi turni) in occasione dei tornei lampo, perdendo sempre; ma voglio raccontarvi in particolare di un sabato. Durante il solito torneo che Giustolisi spesso vinceva, improvvisamente accadde qualcosa di insolito. Una voce rotta dall’emozione, un vociare più alto, qualche cosa al tavolo di Giustolisi stava accadendo. Il fido cane non era più sotto la sedia, vane furono le ricerche per le sale del circolo; lo scacchista freddo analizzatore stava lasciando spazio all’uomo con le sue debolezze e fragilità. Il torneo si interruppe e le ricerche continuarono, senza successo, per le strade del quartiere. Il lunedì successivo alla riapertura del circolo seppi che il cane era stato ritrovato, o meglio era semplicemente tornato a casa da solo ed il povero maestro lo aveva ritrovato seduto sullo zerbino davanti alla porta.

All’interno del circolo altri giocatori destavano la curiosità di noi giovani. Un prelato che dall’alto della sua carica ecclesiastica risultava assai antipatico con atteggiamenti da campione ma che evitava accuratamente di confrontarsi con le nuove leve e due signori amici tra loro, se la memoria non mi inganna tali Pagliai e Del Toma, prime categorie nazionali, che ogni sera dopo il lavoro si incontravano e si sfidavano in partite rapide, mettevano in palio cento lire e poi a fine giornata contavano chi ne avesse di più e si ridividevano le monete.

E’ ad una serata dedicata alle premiazioni il ricordo tra i più belli di quel periodo, accompagnato da mio padre mi fu consegnato, dal maestro Roberto Primavera, il diploma di seconda categoria sociale, avevo realizzato tre punti e mezzo al torneo di promozione.

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Diploma di 2ª Categoria Sociale di Glauco Senesi, Roma 1979

I giorni e le stagioni si succedevano tra cavalli, torri ed il denso fumo della sala; frequentavo troppo quel circolo, innamorato del gioco, avevo trascurato gli studi e la pagella del secondo trimestre della seconda liceo lo confermava. Mio padre, seraficamente, sentenziò che potevo giocare a scacchi quanto volevo ma che non accettava simili risultati. Era giunta al termine la mia avventura giovanile con il mio fedele amico silenzioso. Era necessario interrompere e dedicarsi ad altro. Terminai il torneo delle “giovani promesse” dell’Accademia (vincendo nella mia categoria) e forse di qualche altro circolo che vi partecipò e non rinnovai la tessera.

L’ultimo mio giorno al circolo accadde un incontro curioso, apparve in sala il mio più caro amico delle elementari che si affacciava per la prima volta all’Accademia; non lo vedevo dalla licenza elementare e mai più lo rividi.

Passarono gli anni, la laurea, il lavoro, il matrimonio, la figlia e … nel 1997, dopo quasi vent’anni, la notizia della presenza di un circolo vicino casa mi riportò nel mondo delle sessantaquattro caselle.

XVIII Campionato Italiano Individuale UISP 2° Classificato Torneo Fascia B, Montecatini Terme 1997

Dopo pochi mesi di frequentazione mi cimentai con soddisfazione in un torneo fuori Roma ma questa è un’altra storia.

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2 thoughts on “I miei ricordi all’Accademia Scacchistica Romana

  1. Una piccola notazione aggiuntiva: lo scacchista Del Toma citato nell’articolo, è diventato il notissimo prof. Eugenio Del Toma ( esperto nutrizionista e diabetologo). Altra dimostrazione che gli scacchi fanno bene alla mente!!

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